Riprendiamo un post di Paolo Valente originariamente apparso sul blog IoNonFaccioNiente, che offre una panoramica sui risultati degli ERC Starting Grants 2014 comparandoli a quelli del 2013. Ci permettiamo di azzardare una piccola morale dalla constatazione del numero elevato e crescente di giovani ricercatori italiani che, pur risultando vincitori, decidono di sviluppare il proprio progetto all’estero (da 7/17 a 18/28): che cioè i fondi europei, lungi dal poter sostituire il finanziamento di base alla ricerca, siano sfruttati al meglio da quegli Stati  che al contrario la finanziano adeguatamente.

 

ERC starting grants: confronto 2014 vs 2013

E’ interessante fare una prima analisi dei risultati del bando “Starting Grant” dell’European Research Council, riservato ai giovani ricercatori, mettendo a confronto la tornata 2014 con la precedente del 2013.

– I partecipanti sono sostanzialmente stabili, passando da 3329 a 3273, mentre la percentuale di successo sale leggermente dal 9% al 10% (da 287 a 328 progetti selezionati).

– Anche l’equilibrio tra le tre aree rimane sostanzialmente invariato:

– Physical sciences and Engineering: dal 37.6% al 37.8%

– Life Sciences: dal 43.9% al 43.6%

– Social sciences and Humanities: dal 18.5% al 18.6%

– Guardando come si comportano i vari paesi, si possono notare:

ERC StG 2013

stg2014-country

– La Germania che scavalca il Regno Unito e si colloca decisamente al primo posto;

Francia e Olanda che si collocano al terzo e quarto posto, scavalcando Israele;

– il tonfo catastrofico della Svizzera, che precipita da 21 a 1 vincitori;

– il buon risultato dell’Italia, che migliora in termini percentuali dal 2.8% al 3.4%, pur rimanendo dietro la Spagna.

ERC StG 2013

erc-abroad-2014

– Per quanto riguarda la mobilità dei ricercatori, ovvero la frazione di coloro che restano nel loro paese rispetto a quelli che portano il loro Grant in un’altra nazione, l’Italia che si aggiudica 11 progetti ma in realtà vede ben 28 vincitori italiani, di cui ben 18 scelgono un altro paese, è certamente il peggiore tra i grandi paesi. Purtroppo anche questo dato negativo si conferma e anzi peggiora ancora rispetto al 2013, che vedeva 7 su 17 ricercatori italiani scegliere di restare in Italia. Anche la capacità di attrarre ricercatori di altre nazionalità se è possibile peggiora, passando da 2 a 1 solo ricercatore che decide di spostare il proprio Grant in Italia.

ERC StG 2013

ERC StG 2014

Sulla capacità di attrarre ricercatori il confronto con gli altri grandi paesi europei per l’Italia si fa davvero sconfortante, soprattutto nei confronti di Germania e Francia, ma anche della Spagna. Significativo anche la percentuale molto elevata di ricercatori di altre nazionalità che già si trovavano in paesi come Regno Unito, Germania, Olanda e – in misura leggermente minore – Francia, e che decidono di restare con il loro Grant.

Update:

Su segnalazione di Manuela Cirilli, non resta che sottolineare la performance delle ricercatrici italiane è l’unica nota positiva, con un netto sorpasso, rispetto al sostanziale equilibrio del 2013.

ERC StG 2013

ERC StG 2014

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11 Commenti

  1. La “performance catastrofica” della Svizzera va spiegata con il fatto che per quasi tutto il 2014 non era stato raggiunto l’accordo per la partecipazione del Paese elvetico ad Horizon 2020, a seguito del noto referendum che intendeva applicare il meccanismo delle “quote” d’ingresso per tutti gli stranieri L’accordo è stato raggiunto in dicembre, ed ha valore retroattivo, ma evidentemente pochi Svizzeri confidavano in una simile soluzione e pertanto pochi avranno fatto l’applicazione…
    Questo dato da solo cambia significativamente i paragoni con l’anno scorso.
    L’altro dato strutturale da tenere a mente per leggere i risultati degli ERC Grantees è il ruolo degli “analoghi” Grant Nazionali d’Eccellenza, che non possono essere cumulati con un Grant ERC. Ad esempio, il Programma SIR in Italia è considerato l’equivalente Nazionale (per i giovani) dei Grant ERC. A seconda delle date di svolgimento dei vari procedimenti selettivi, è possibile che i risultati interferiscano positivamente o negativamente con la “performance” del Paese nelle statistiche ERC.

  2. L’analisi dei dati dice alcune cose che sono sotto gli occhi di tutti. Amministrare un grant europeo in una universita’ italiana e’ una battaglia contro la burocrazia più ottusa che si possa immaginare e contro ambienti molto provinciali (anche in grandi Atenei).

    1- gli Atenei non danno in media alcun supporto amministrativo (anche perché non si trova spesso personale qualificato), ma di norma pongono vincoli incompatibili con le regole comunitarie

    2- sono prontissimi ad assalire gli overheads, con i sindacati che in alcuni casi pretendono di considerarli come “attività per conto terzi”
    e alimentare cosi il fondo comune per la retribuzione aggiuntiva del personale di ateneo o i colleghi anzianità e squattrinati del loro dipartimento che vedono il giovane “ricco” come una preda da spolpare

    3- per contrattualizzare postdocs o dottorandi pretendono in genere di usare le regole locali degli assegnisti e dei dottorandi.

    4- le forme assicurative del personale sono nel caos più totale

    5- il responsabili scientifici non ricevono retribuzioni aggiuntive o sgravi sulla didattica

    6- per chi non e’ strutturato e volesse usare il grant per crearsi un posto (es. ricercatore B), benché’ teoricamente possibile, difatti si scontra con la muraglia dei punti organico, delle limitazione alle spese di personale, con il fatto che per i dirigenti degli atenei questa roba e’ solo una rottura di scatole che complica la vita.

    Risultato vai in Germania e 1–5 non sono un problema, vai in UK e contratti anche 6.

    Domanda: ma per quale motivo uno giovane e bravo deve rimanere in Italia ? ma chi glielo fa fare?

    • tutte quisquilie. In realtà non rimane in Italia per via dei tagli al FFO. Per il resto va tutto bene.
      Io, in seguito alla vincita di un grant europeo me ne sono andato esattamente per 1-6. Al 6 vorrei aggiungere che dopo aver superato tutte le muraglie descritte nel commento sopra, c’e’ la muraglia invalicabile della “lista di proscrizione” per cui non è possibile fare un posto per tizio perche’ non si puo’ scavalcare caio e si farebbe un torto a sempronio il cui allievo aspetta il posto da x anni ecc. ecc.
      V.

    • Quando vinsi io un grant EU da strutturata, lì per lì pensai di diventare ricca visti i compensi su carta e considerando il mio stipendio medio. Poi mi informai meglio (alla mia università il personale amministrativo non aveva idea di cosa si dovesse fare) e il funzionario per le questioni economiche dei grant a Bruxelles mi disse che mi avrebbero dovuto fare un contratto in Italia che prevedesse tutte le tasse italiane. Non ci potevo credere, quasi il 50% della borsa in tasse. Lui mi disse che purtroppo non c’era altro da fare e che i più penalizzati, a parità di borsa, erano quelli residenti nei Paesi con le tasse più alte.
      Non so se è ancora così, ma io mi sentii come quello che troppo in alto sale e poi cade sovente precipitevoliss… eccetera.

    • Analisi lucida e, ahimé, condivisibile al 100%. Aggiungo che nel presentare un progetto ERC la mia amministrazione mi ha negato la possibilità di inserire dottorandi tra i costi. Mah…

    • Quando mi sono registrato come Murinho pensavo proprio alla sua frase: «Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d’Europa e credo di essere speciale»
      Quelli che hanno vinto un grant EU si sentono tutti un po’ speciali. … ne hanno motivo ???

      Poi ho pensato ad una sua foto famosa:
      https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT3Sos3neBcc__PJMfwYTdzQVCck2_yl8m8d6MImL0gQC8aJooyOw

      che si addice al comportamento del MIUR, e visto l’assonanza ho cambiato il mio login da Murinho a MIURinho.

      Alcuni del MIUR (non tutti) sono talmente scansafatiche che alla richiesta da parte dei burocrati di bruxell: “possiamo far valutare un progetto di un italiano che ha sbagliato un non mandatory form?”, rispondono: “neanche per sogno”.

    • Si un cervello in fuga ritorna e ritrova Elena/l’università e l’ama in macchina, perchè
      “… gli amori non vissuti durano per sempre …”

  3. Tra i problemi pe attrarre ricercatori vedo che ne manca uno.
    Se sei un ricercatore senza nazionalità UE (“paese terzo”) devi affrontare il problema del VISTO e della legge BOSSI-FINI (si, l’archelogia leghista ci ha regalato anche questo). Immaginiamo che tu pensi di ottenere un posto fisso (in prospettiva). Provi ad immaginarti la tua vita.
    1. il tuo stipendio e’ taglieggiato dalle tasse ed i riallineamenti salariali usati dal governo come bcmat (chiamasi “blocco degli stipendi degli statali”). Accetti anche questo ma
    2. quando tuo figlio comincia ad andare a scuola scopri che non è italiano. e non lo diventerà, forse mai. magari e’ anche nato in Italia ma a 18 anni (forse) potra’ ambire al suo vero passaporto.
    A questo punto ti fermi. Ti guardi allo specchio e vai altrove, dove ti fanno ponti d’oro e magari (Germania) anche un percorso accelerato per la cittadinanza. Se sei poi del Commonwealth, il passaporto UK lo hai già in tasca.
    Purtroppo lo scenario non e’ di pura fantasia (vorrei tanto). L’ho visto succedere.
    Cominciamo noi che lavoriamo in Italia a dire di no a queste condizioni capestro. altrimenti non saremo mai competitivi,foss’anche ci raddoppiassero i fondi di ricerca.

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