Segnaliamo ai lettori il documento congiunto CIPUR-CNRU a proposito della legge di stabilità.
Il progresso delle conoscenze non avrebbe avuto luogo senza la libertà di ricerca di cui hanno potuto godere gli scienziati. La tutela del diritto a mettere in discussione principi e prassi della pratica scientifica sono intrinsecamente incompatibili con una struttura universitaria burocratica e gerarchica, perché un tale diritto verrebbe calpestato se, nel praticarlo, è necessario criticare il lavoro scientifico di qualcuno al quale la legge ha riservato privilegi feudali nell’allocazione delle risorse e la gestione delle carriere accademiche. Il risultato, inevitabilmente, sarebbe un forte impulso al conformismo scientifico; proprio ciò che non è necessario per il progresso delle conoscenze.
L’esistenza di chi fa ricerca è caratterizzata da continue valutazioni connesse sia alla carriera accademica (ci si sottopone a valutazioni concorsuali per: dottorato di ricerca; posti di ricercatore; posti di professore associato; posti di professore ordinario), sia al finanziamento di un progetto di ricerca (da parte di agenzie di finanziamento italiane e straniere) e sia alla pubblicazione su una delle varie riviste scientifiche dei risultati della propria ricerca. Sono poche le altre attività umane soggette a processi continui di valutazione come quelle relative alla sviluppo della carriera accademica.
Come si riconosce oramai in ambito internazionale, la valutazione della ricerca non può essere basata su una serie di indicatori bibliometrici la cui inadeguatezza e fallibilità è – finalmente – riconosciuta ampiamente anche dai principali beneficiari di tale sistema di indicatori, ma deve essere un processo basato sull’analisi critica di dati e informazioni, che porta a un giudizio nel merito da parte di persone. Pur consapevole del fatto che un tale giudizio, come la storia del progresso delle conoscenze dimostra, può in seguito risultare sbagliato, questo passaggio sembra ineludibile e per la specificità di questa attività è assolutamente essenziale evitare qualsiasi conflitto di interessi (di carriera, di finanziamenti, imprenditoriali) delle persone che esercitano questa funzione.
Inoltre, la ricerca scientifica a livello internazionale sta subendo un processo di snaturamento in quanto la si valuta anche in termini di produttività scientifica come se si stesse parlando di produzione manifatturiera.
Autorevoli esponenti del mondo scientifico, in primis premi Nobel, hanno condannato le ubriacature sia bibliometristiche e sia produttivistiche per i gravissimi danni che stanno procurando alla scienza, non ultimo l’inaridimento di specifici settori fondamentali per il progresso delle conoscenze.
I Docenti Universitari italiani nel corso di questi anni hanno dato prova di altissimo senso di responsabilità, contribuendo a farsi carico delle difficoltà del paese e con tangibili e significativi sacrifici economici rendono possibile il mantenimento e il funzionamento dell’insostituibile sistema dell’istruzione universitaria. Moltissimi Ricercatori universitari, ai quali a norma di legge non competerebbe alcun obbligo d’insegnamento, hanno accettato di tenere insegnamenti senza incremento di retribuzione.
Le retribuzioni dei Docenti universitari oggi si caratterizzano per:
a) blocco degli scatti stipendiali, che solo per la docenza universitaria sono privi di meccanismi di recupero alla fine del blocco (Finanziaria 2010);
b) abolizione della ricostruzione di carriera – che veniva effettuata a seguito di progressione di carriera conseguente al passaggio di ruolo o di fascia – a seguito della legge 240/2010;
c) blocco degli adeguamenti al costo della vita – in modesta percentuale calcolato sui contratti del Pubblico Impiego stipulati nell’anno precedente – anch’essi dal 2010;
d) blocco di adeguamenti ad hoc delle retribuzioni, l’ultimo risalente al lontano luglio 1990;
e) blocco dell’Assegno aggiuntivo, detto anche Assegno di tempo pieno – erogato a coloro che si dedicano esclusivamente alle attività universitarie – risalente al lontanissimo 1985, con un intento per nulla mascherato di penalizzare la scelta del tempo pieno.
Va segnalato che, contrariamente a quanto si sente spesso ripetere, gli scatti sono erogati a docenti universitari in servizio in altri paesi europei quali, ad esempio, la Spagna.
Così come va segnalato che, nonostante i sacrifici economici richiesti alla docenza universitaria e le scarse risorse assegnate al sistema universitario, l’analisi comparata della ricerca scientifica degli enti di ricerca ed università del nostro paese è ai livelli di quella di altri paesi industriali avanzati.
La Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) è stata introdotta in Italia con la promessa che si sarebbe finalmente avviato un nuovo percorso nella direzione di una migliore valorizzazione dell’attività di ricerca. Sono tuttavia inaccettabili e sotto gli occhi di tutti alcuni effetti prodotti non dalla valutazione in quanto tale, ma dalle modalità con le quali è stata realizzata e soprattutto dall’uso che è stato fatto dei suoi risultati:
1) La marginalizzazione della “missione” della didattica. Praticamente tutti gli incentivi sono stati concentrati sui prodotti della ricerca. Risultato: per i professori e per coloro che aspirano a “fare carriera” ogni ora trascorsa al servizio degli studenti diventa un’ora di tempo perso.
2) La trasformazione delle nostre comunità di ricerca in “falangi armate” secondo la logica non più semplicemente del publish or perish, ma addirittura del publish and kill. Occorre scalare con ogni mezzo le “dettagliatissime” classifiche dell’ANVUR. Risultato: pochi sopravvivranno a questa guerra di tutti contro tutti e il sistema-paese ne risulterà alla fine impoverito.
3) L’enunciazione del “merito” come parola d’ordine utilizzata ai soli fini di tentare di mascherare la brutale riduzione del finanziamento al sistema universitario, che era già ai livelli minimi fra i paesi più avanzati. Il blocco del turn over e quello degli scatti biennali sono gli elementi più evidenti di questa politica, ma gli effetti di lungo periodo saranno anche la progressiva desertificazione universitaria di intere aree del paese e una sostanziale riduzione del diritto allo studio, soprattutto per i giovani nati nel “posto sbagliato”.
La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, inviando all’ANVUR le sue osservazioni sul bando della nuova VQR, relativa ai “prodotti” degli anni 2011-2014, ha denunciato la gravità delle conseguenze del taglio delle risorse, avvertendo che “sarà possibile garantire la collaborazione del sistema universitario allo svolgimento del nuovo esercizio VQR 2011-2014” solo a condizione che vi sia il recupero delle risorse tagliate.
Chiediamo dunque alla CRUI di annunciare che i docenti delle università italiane non parteciperanno alla VQR 2011-2014, almeno fino a quando Governo e Parlamento non avranno dato una risposta concreta e definitiva sul recupero delle risorse sufficienti a garantire la fine dell’incomprensibile discriminazione della quale sono vittime i docenti universitari a causa del prolungamento selettivo del blocco degli scatti di anzianità, con ripristino, ai fini stipendiali e previdenziali, del livello di classi che avrebbero maturato in questi anni di prelievi “straordinari”.
Chiediamo altresì alla CRUI di esprimersi senza esitazioni sulla inderogabile:
A) prevalenza statale del sistema Università-Ricerca dato l’insostituibile ruolo della Stato, come studi recenti hanno dimostrato, nell’investire nella ricerca per il progresso delle conoscenze. Un tale tipo di investimento, possibile solo da un entità statale che a differenza di una imprenditoriale non mira al profitto o alla produzione di prodotti da commercializzare, è un prerequisito per future scoperte e un paese che adotta una tale strategia di investimento sta investendo sul proprio futuro. Solo investendo adeguatamente in ricerca per il progresso delle conoscenze è possibile per un “Einstein” ottenere finanziamenti per le sue ricerche, la cui applicabilità immediata è nulla, ma la cui influenza sul progresso delle conoscenze può comportare, ovviamente solo a posteriori, cambiamenti paradigmatici.
B) caratteristica di non contrattualizzazione della docenza universitaria che sottraendo i docenti ad una qualsiasi anche mascherata dialettica retributiva negoziale, insieme al principio di inamovibilità, svolge un ruolo chiave nel contribuire a proteggere e rafforzare le libertà di insegnamento, libertà di ricerca e la posizione permanente di influenza sociale dell’università.
C) struttura della retribuzione dei docenti universitari (che abbiamo recentemente dimostrato essere pienamente sostenibile da parte del sistema universitario italiano) caratterizzata da scatti automatici e da eventuali aumenti consolidati per meriti didattici, scientifici e manageriali; meriti da certificare e non valutare con criteri uguali per tutti gli atenei.
D) esigenza di uno sblocco totale del turn-over con un vasto piano straordinario di accesso per le attuali generazioni precarie ed un piano straordinario di progressioni di carriera (evitando così un conflitto interni/esterni).
Chiediamo ai singoli docenti universitari e ai loro Dipartimenti di aderire a una forma di protesta forte che dia un segnale inequivocabile che la misura è colma. Chi di noi acquisirà (o ha già) l’identificativo ORCID, previsto tassativamente dal bando della nuova VQR, si rifiuterà di elencare in ordine di preferenza i prodotti di ricerca attraverso lo strumento informatico messo a disposizione dal CINECA. Se saremo tanti, costringeremo Governo e Parlamento a cambiare rotta.
Chiediamo infine ai nostri studenti di non considerare questo problema come “un affare dei professori” totalmente slegato dalle problematiche studentesche, a cominciare dalla tutela dei livelli del diritto allo studio coerenti con l’art. 34 della Costituzione.
In aggiunta, condividiamo la preoccupazione espressa dalla CRUI in merito al recupero delle risorse sottratte al sistema universitario negli ultimi anni, sottolineando inoltre che tali risorse sono indispensabili anche per ripristinare i livelli di diritto allo studio, il turn-over, e il rinnovo del contratto per il personale TAB.
Riteniamo altresì valide le motivazioni per assegnare fondi “premiali” in modo chiaramente distinto e aggiuntivo rispetto a quelli necessari, e questo in base al principio che fondi “premiali” vanno messi a bilancio senza sottrarli a chi fa il proprio dovere.
In conclusione, invitiamo i Rettori, i Consigli di Amministrazione e i Senati Accademici a farsi parte attiva nei confronti del Ministro, del CUN e della CRUI, affinché sollecitino una pronta risposta dal Governo e dal Parlamento, e evidenziamo che, se venisse a mancare una risposta concreta, l’adesione alla protesta da parte di un largo numero di docenti universitari dei singoli dipartimenti metterà a rischio il processo di valutazione legato alla VQR 2011-2014.
14 Ottobre 2015
Alberto Incoronato | Marco Merafina |
Presidente Nazionale CIPUR Coordinamento Intersedi Professori Universitari di Ruolo | Coordinatore Nazionale CNRU Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari |
Niente da obiettare.
Gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi del Continente;
Una valutazione che non porti benefici ai valutandi a che serve?
La CRUI ha un’opportunità epocale: quella di chiarire ai decisori politici che i docenti vogliono sì essere valutati (e già lo sono come poche categorie in Italia), ma che una valutazione deve anche avere uno scopo positivo…
Mettere accanto “CRUI” e “opportunità epocale” mi fa venire i brividi. L’ultima volta che i vertici accademici parlavano di opportunità da non perdere si riferivano alla riforma Gelmini:
_______________________
«Il DL sull’Università non é il demonio – checché se ne dica (e molti di quelli che ne dicono non lo hanno nemmeno letto…) – anzi. Di molte cose contenute in quella legge abbiamo molto bisogno.
…
Non é vero come alcuni vanno gridando che il DL smantella l’università pubblica (per quello basta chiudere i rubinetti dei finanziamenti) e non é vero che uccide la ricerca (per quello basta chiudere i rubinetti dei finanziamenti) e non é vero che butta a mare il futuro di generazioni di giovani studiosi.» (Dicembre 2010)
Epocale per la CRUI…
Vi ricordo che il testo della bozza della legge finanziaria è a http://www.leggioggi.it/wp-content/uploads/2015/10/Bozza-Stabilit%C3%A0-2016-16.10.15.pdf
Che all’articolo 22 (Università), 5 CINQUE commi su 10 sono dedicati all’Anvur, tra cui
7. La dotazione organica dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del
Sistema universitario e della Ricerca di cui all’Allegato A
dell’articolo 12, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica
1 febbraio 2010, n. 76 è incrementata di 9 unità di Area terza del
CCNL Comparto Ministeri, di cui 7 funzionari valutatori tecnici e 2
funzionari amministrativi, e di 3 unità di Area seconda del CCNL
Comparto Ministeri. La relativa spesa trova copertura nelle risorse
disponibili nel bilancio dell’Agenzia a legislazione vigente.
9 A decorrere dall’anno 2016, al fine di consentire un’adeguata
programmazione delle attività dell’ANVUR, le risorse iscritte per il
finanziamento dell’Agenzia …….. sono incrementate fino al
raggiungimento del limite di spesa di cui al medesimo comma 142. Al
relativo onere, pari a 3 milioni di euro annui a decorrere dal 2016,
si provvede mediante corrispondente riduzione di 1,5 milioni del
Fondo per il finanziamento ordinario delle università ……..e
mediante corrispondente riduzione di 1,5 milioni del//
//Fondo ordinario per gli enti di ricerca ……..”/
10. … Al fine di assicurare il necessario adeguamento
dell’organizzazione dell’ANVUR all’evoluzione delle sue funzioni
istituzionali, la struttura e la dotazione organica dell’Agenzia
possono essere modificate [leggi: AUMENTATE] con decreto ministeriale di natura non regolamentare, adottato di concerto con il
Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la
pubblica amministrazione e la semplificazione, su proposta del
Consiglio direttivo, in relazione alle esigenze operative dell’Agenzia
e nei limiti delle disponibilità finanziarie della stessa.
Vergogna!
L’opportunità epocale (che quindi determina una nuova epoca in qualcosa, sulla base della sua importanza… credo che tutti intendiate questo) è rappresentata dalla non iscrizione dei docenti dell’Università italiana al gioco dell’oca della VQR. Passa oggi, fra tre mesi è troppo tardi. Perdita di retribuzione (unica categoria in italia!!), concorsi paralleli, aumento di dotazione finanziaria ad un’agenzia delegittimata e incapace, una nuova ASN che promette ulteriori baggianate (alle prime due tornate per lo meno si erano tenuti su indicizzazione e citazioni, adesso si buttano sull’IF… Auguri!!!). Puah! Tutto feccia. Solo ad una categoria senza coscienza di gruppo si può imporre tutto questo. Ogni atto del governo, non so se la vivo solo io così, mi sembra un’azione punitiva verso i docenti. Anche quest’ultima… Sembrano dire: i bravi sono dovuti andare all’estero. Ora glie la facciamo vedere noi a sti raccomandati che restano in Italia… Ma vai a…
Blocchiamo la VQR, come prima e non ultima forma di protesta!
Carissimi, però vi invito a leggere tra le righe. Quello che intendevo, proprio basandomi anche sulla consapevolezza delle incertezze e divisioni dei docenti, era un auspicio/invito: se la CRUI, questa volta, dicesse delle parole chiare sulla VQR, allora questo potrebbe aiutare molto.
Le parole chiare sono anche semplici: a che serve una valutazione che non porta benefici ai valutandi?
A che serve una valutazione dove non si spartiscono risorse aggiuntive?
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