Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo appello di ricercatori e ricercatrici precari, borsisti, dottorandi, docenti a contratto che da anni lavorano a intermittenza all’interno di Università e Centri di Ricerca di questo paese.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo appello di ricercatori e ricercatrici precari, borsisti, dottorandi, docenti a contratto che da anni lavorano a intermittenza all’interno di Università e Centri di Ricerca di questo paese.
Cari dottorandi, assegnisti, contrattisti, leggo con simpatia ciò che scrivete e vi è ben ragione di temere altri sacrifici.
Sosterrò, credo sosterremo tutti, queste vostre richieste. Ma spero che non vogliate farne una questione di rottamazione, perché sarebbe oltre che triste, una perdita prima di tutto per voi, per gli studenti, un aggravio di una competizione stupida all’interno delle Università.
Cercheranno di dividerci, ed invece, dobbiamo essere uniti, perché a voi diano il tempo di maturare, a noi che nel pure nome ci venga riconosciuto ciò che siamo da anni. Saremo una buona guida, e avendo patito tanto nel periodo in cui non eravamo proprio nulla, tanto da doverci cercare un altro lavoro, ed anche di più dopo, una volta aver avuto questo che ci pareva un privilegio, saremo forse guida migliore di chi all’inizio, a mezza strada, alla fine, ci lasciò soli.
Sono con voi, condividendo in tutto i punti dolenti indicati tanto che, per quello che potrebbe servire, avrete il mio appoggio incondizionato. Ma perché i RTD sia A sia B che hanno accesso agli organismi istituzionali finanche ai senati accademici, non espongono in chiaro le loro doglianze e le incongruità del sistema? Capisco che la loro posizione precaria (per non parlare dei non strutturati) li rende ricattabili ai poteri forti dell’Accademia (tipo: “se continui a rompere le scatole sognati il prosieguo di carriera”), ma senza esporsi almeno un po’ difficilmente si otterrà qualcosa. E lo dico consapevole che la mia generazione a suo tempo non si era comportata meglio. Ma ora, con la coperta delle risorse alla ricerca e alla didattica sempre più corta, darsi una mossa diventa indispensabile.
Già sarebbe tanto se la politica si degnasse di intraprendere iniziative elementari tipo: rtda + abilitazione equivale a rtdb + abilitazione, invece NO, non equivale e non si capisce perché.
Ma come, tutti a dire “la legge 240 del 2010 fa schifo” (Giusto) e nessun politico di sinistra in questi ultimi anni (ma anche di destra), compresi tanti ministri rettori che si sono susseguiti in questi 10 anni (e sono tanti, senza fare nomi) incomprensibilmente, NON potendo NON conoscere i problemi delle università, hanno lasciato tale legge sostanzialmente intatta.
Ai politici (compresi i ministri rettori e cosa ancor più grave ministri rettori di sinistra) del precariato universitario non importa nulla.
Rassegniamoci, hanno altre priorità,
sia fatta la volontà di Dio,
Amen.
volevo dire :”nessun politico di sinistra in questi ultimi anni (ma anche di destra) ha cambiato qualcosa”.