Segnaliamo l’articolo di Maria Chiara Pievatolo circa i rankings di riviste di area 11. Eccone le amare conclusioni:
Sarebbe fuorviante scrivere che i criteri di classificazione delle riviste filosofiche dell’area 11 mettono un bavaglio alla filosofia, sopprimendo l’accesso aperto. Una simile operazione richiede una consapevolezza di cui il documento di lavoro non reca traccia. E’ più corretto dire che l’esercizio fa indossare alla filosofia una camicia di forza intessuta di dirigismo e di arretratezza tecnologica e comunicativa. I valutatori sanno bene che la filosofia deve “aprirsi maggiormente alla comunità scientifica nazionale e internazionale”. Ma, a dispetto delle loro intenzioni, sembrano ignorare che i loro criteri, in parte deliberati e in parte imposti, soffocheranno nella culla ogni sperimentazione di nuove forme di pubblicazione e di discussione offerte dalla rete e renderanno la comunità filosofica italiana ancora più chiusa, eterodipendente e gerarchica.
Va bene che con un ventennio di lavaggio di cervello mediatico al ribasso ci siamo vaccinati a tutto a tal punto che, anche quello che è strano, diventa normale!
E sia pure …… che potremmo giustificare dei criteri di classificazione (chi ha abbastanza pelo sullo stomaco) dal punto di vista PRETTAMENTE ECONOMICO, tutto questo però non è giustificabile dal punto di vista ETICO!
Faccio qui un appunto generico per far pensare (sperabilmente costruttivo!) riguardante L´ETICA nella COMUNICAZIONE e qui riporto parte dell´intervento del Prof Dr. Julian Nida-Rümelin alla conferenza su etica, finanze e politica – 2011 (Konferenz: Ethik, Finanzen und Politik – 2011)
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Che cosa è la COMUNICAZIONE! La sua tesi è la seguente: “NESSUNA COMUNICAZIONE SENZA ETICA” o anche “NON ESISTE COMUNICAZIONE SENZA ETICA!”
Ci sono tre regole:
1) la regola della VERIDICITÀ:
se io non posso essere convinto che la persona con cui comunico dice ciò di cui è convinto, l´informazione che egli dà perde il suo valore. Allora devo cercare un´altra strada per provare se è veritiero quello che dice e questo potrebbe costare/costarmi molto. Quindi la prima regola è essere veritieri e far in modo che ciò che diciamo corrisponda a quello in cui crediamo. SOLO questo! (Facile no?….)
Questo principio della veridicità funziona solamente se c´è un principio complementare.
2) LA FIDUCIA: se siamo tutti veritieri ma tutti non ci credono, avremmo ugualmente costi altissimi perché dobbiamo sempre avere la prova di tutto perché non crediamo a nessuno e niente.
Riferimento al libro di David Lewis, “Convention”!
……….
Esiste una terza regola per la quale Prof. J. Nida-Rümelin argomenta (riferimento a Donald Davidson)….. sino ad ora abbiamo parlato del livello del pensiero soggettivo, ……. siamo al livello di ciò che crediamo in termini di veridicità l´uno dell´altro, ma qual´è il legame con la realtà? (esempio: come apprende un bambino che un adulto dice “sta piovendo” e il significato di questa frase, non sapendo minimamente la lingua? Prima vede che piove, poi sente l´adulto dire “sta piovendo”, contemporaneamente deve presupporre che l´adulto sia veritiero e non dica “c´è il sole”). In conclusione l´esempio insegna che non è sufficiente essere veritieri ma ciò che diciamo deve essere anche VERO. Se nella regola non fosse vero ciò che diciamo non potremmo imparare quello che significa quello che la gente dice!
3) ATTENDIBILITÀ e AFFIDABILITÀ. Ciò che la persona dice è anche nella sua globalità VERO perché COINCIDE CON LA REALTÀ dei fatti.
Come si lega questo con l`etica e l`economia?
Seguire queste regole implica qualche cosa da parte nostra, cioè CHE NON COMUNICHIAMO in modo STRATEGICO! Se io in ogni situazione dico ciò che io credo mi porti il maggiore vantaggio personale, o al mio partito o allo stato o altro…… allora sono per definizione non veritiero, perché nella maggior parte dei casi l´essere veritiero comporta il non agire per i propri interessi o quelli dell´azienda o del gruppo,…. C`è una fortissima divergenza tra ciò che dico per interesse e la regola della veridicità, base per ciò che potrebbe essere comunicato in futuro.
Il comportamento “dell´HOMO ECONOMICUS” (quello che comunica sulla base d’interessi) sopra citato comporta normalmente una serie di COMUNICAZIONI CONTRADDITTORIE che seguono una CADUTA DI FIDUCIA in tutto ciò che viene detto. MA PROVA CON LA VERITÀ!
Il criterio della veridicità è un criterio ETICO, una regola etica complementare alla fiducia e all’attendibilità. L’ATTENDIBILITÀ è possibile solo se m’impegno a far coincidere le mie credenze alla realtà, il più possibile realista e questo costa fatica.
Per questi principi sopra citati se fossimo tutti uomini “economici” non ci sarebbe la possibilità di comunicare, né cooperazione, nessun successo economico, non ci sarebbero regole sociali, nessuna amicizia sarebbe possibile, nessuna politica, nessuna democrazia!”. (Prof. Dr. J. Nida-Rümelin)
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Aggiungo!: in questo caso anche nessun avanzamento scientifico perché gli studiosi, i ricercatori e i professori sarebbero pilotati a spendere più energia nel far sopravvivere “i propri” interessi in relazione alle regole imposte, piuttosto che ricercare e svolgere l´attività di studio, pensiero e ricerca!