Ecco la seconda puntata del post sul FFO premiale. Il MIUR ha calcolato l’IRFS adottando una definizione diversa da quella che l’ANVUR ha pubblicato nel bando VQR. Il MIUR ha anche introdotto, su richiesta della CRUI, una correzione del valore dell’indicatore della qualità della ricerca per sterilizzare gli effetti della protesta #stopVQR.  Di fatto la formula dell’IRFS certifica, con buona pace dell’ANVUR e di qualche giornalista, che la protesta #stopVQR ha sortito i suoi effetti sull’esercizio di valutazione, i cui risultati devono essere corretti per poter essere utilizzati nella distribuzione dell’FFO premiale. Ed eccoli gli effetti: ben 40 atenei statali su 60, pari al 66%, hanno usufruito della compensazione. E 16 atenei su 60, cioè oltre un quarto degli atenei statali (26,7%), hanno usufruito della compensazione massima: ciò significa che in quegli atenei lo #stopVQR ha ridotto i conferimenti di almeno tre punti percentuali rispetto alla VQR2004-2010. La compensazione premia gli atenei i cui docenti hanno aderito allo #stopVQR, trasferendo a loro favore risorse prelevate dagli atenei i cui rettori in un modo o nell’altro sono riusciti a contenere la dimensione della protesta. La compensazione #stopVQR ha spostato complessivamente 8,9 milioni di euro, pari a circa l’1% dell’intero FFO(A). In particolare ha beneficiato della compensazione La Sapienza di Roma che ha ricevuto da sola oltre il 10% dell’ammontare complessivo delle compensazioni. Molti altri atenei hanno visto aumentare il proprio FFO di percentuali pari o di poco superiori a La Sapienza (Politecnico di Milano, Genova, Catania, Roma Tre, Cagliari, Verona, Calabria, Sassari, Salento, Basilicata, Urbino, Partenope). Gli atenei che perdono più risorse sono quelli che hanno controllato di più la protesta: Bologna, Napoli Federico II e Torino.

La prima parte del post si può leggere qui.

1. Ma come si calcola l’IRFS?

L’IRFS è l’indicatore su cui è distribuito la parte premiale di FFO chiamata FFO(A). Il DM 29/12/2016 n. 998 lo definisce come somma pesata di tre indicatori: IRAS1 con peso 85%, IRAS3 con peso 7,5% e IRAS4 con peso 7,5%, tutti e tre ricavati dai risultati della VQR2011-2014.

IRAS1, che come sappiamo è l’indicatore presentato da Graziosi nella sua conferenza stampa, è definito nel DM come un “indicatore quali-quantitativo dei prodotti della ricerca attesi [sic] di ateneo”;[1]

IRAS3 è un indicatore relativo ai “finanziamenti competitivi nazionale e internazionali per la ricerca”;

IRAS4 è “il numero di studenti di dottorato, iscritti a scuole di specializzazione di area medica e sanitaria, assegnisti di ricerca, borsisti post-doc”.

Dei tre indicatori che entrano in IRFS l’unico che riguarda la “qualità della ricerca” è IRAS1. Il MIUR ha però deciso di correggerlo per rispondere ad una richiesta della CRUI:

La correzione introdotta dal MIUR per compensare le università maggiormente colpite dalla protesta #stopVQR finalmente chiarisce nero su bianco che la protesta c’è stata e che ha avuto effetti sulle percentuali di conferimento dei prodotti. Se avrà avuto effetti anche sui risultati finali della VQR in termini di indicatori non lo sapremo mai. Ma, con buona pace dei rassicuranti messaggi di ANVUR e Ilsole24ore, la protesta ha lasciato tracce nei risultati VQR.

E il MIUR modifica i risultati VQR con una correzione k. Quindi la formula di IRFS usata dal MIUR è la seguente:

2. Come è costruita la correzione k per compensare lo #stopVQR?

La correzione k è costruita confrontando le percentuali di prodotti conferiti sul totale dei prodotti attesi nelle due VQR. Nel caso in cui la protesta #stopVQR sia stata forte, si suppone che un ateneo abbia avuto una percentuale di prodotti conferiti inferiore a quella della precedente VQR. In questo caso è prevista una compensazione del danno subito dalla protesta, appunto la correzione k.

Il MIUR ha previsto tre casi diversi.

Caso 1. Nel caso in cui la percentuale di prodotti conferiti nella VQR2011-14 sia risultato superiore o uguale alla percentuale della VQR precedente, non si applica alcuna correzione per cui k=1; Per esempio se un ateneo nella VQR2004-2010 ha avuto una quota di prodotti conferiti pari al 96% dei prodotti attesi, e nella VQR2011-2014 ha avuto una quota di prodotti conferiti pari al 98% dei prodotti attesi, allora il valore di IRAS1 non viene corretto.

CASO2. Nel caso in cui la percentuale di prodotti conferiti nella VQR2011-14 sia risultato inferiore per non più di 3 punti percentuali rispetto alla VQR2004-2010, si applica una correzione pari al rapporto tra le due percentuali di conferimento. Per esempio se un ateneo nella VQR2004-2010 ha avuto una quota di prodotti conferiti pari al 96% dei prodotti attesi, e nella VQR2011-2014 ha avuto una quota di prodotti conferiti pari al 94,8% dei prodotti attesi, allora il valore di IRAS1 viene moltiplicato (aumentato) per un valore k=1,02 (+2%).

CASO3. Nel caso in cui la percentuale di prodotti conferiti nella VQR2011-14 sia risultato inferiore per più di 3 punti percentuali rispetto alla VQR2004-2010, si applica una correzione k=1,03. Per esempio se un ateneo nella VQR2004-2010 ha avuto una quota di prodotti conferiti pari al 96% dei prodotti attesi, e nella VQR2011-2014 ha avuto una quota di prodotti conferiti pari al 92% dei prodotti attesi, allora il valore di IRAS1 per un valore viene corretto per un valore k=1,03 (+3%).

Questo significa che il MIUR ha deciso di fissare nel 3% la compensazione massima agli atenei che hanno subito la protesta #stopVQR. Atenei che hanno visto un peggioramento delle percentuali di conferimento superiori al 3% sono quindi compensati solo parzialmente.

3. Ma quanti sono gli atenei che hanno usufruito della compensazione per #STOPVQR?

Chi segue le questioni universitarie sulla grande stampa nazionale penserà che solo pochi atenei abbiano usufruito della compensazione per la protesta #stopvqr. Rassicurati per esempio da questo titolo di Repubblica.

Nei dati FFO rilasciati dal MIUR questa informazione non è disponibile. Si possono però utilizzare i dati sui conferimenti pubblicati da ANVUR il 19 aprile 2016. Abbiamo così calcolato il rapporto tra le percentuali di conferimento nelle due VQR, e stimato il valore di compensazione di ciascun ateneo.[2] [I dati sono disponibili qui]

Gli atenei statali che hanno usufruito della compensazione, secondo le nostre stime, sono 40 su 60, pari al 66%. Ben 16 atenei su 60, cioè oltre un quarto degli atenei statali (26,7%), ha usufruito della correzione massima, avendo avuto una riduzione dei prodotti conferiti superiore ai tre punti percentuali.

4. Ma in che cosa consiste la compensazione per #STOPVQR?

La compensazione per la protesta #stopvqr consiste, come abbiamo detto, in una rivalutazione dell’IRAS1 degli atenei che hanno subito la protesta e che hanno visto diminuire la quota di prodotti conferiti su attesi rispetto alla precedente VQR. La rivalutazione dell’IRAS1 si riflette in una rivalutazione dell’indicatore IRFS, che significa una quota più elevata di FFO(A).

Poiché l’ammontare complessivo di FFO(A) è prefissato, le risorse spostate a favore delle università che hanno subito lo #STOPVQR sono prelevate dalle università i cui rettori, in un modo o nell’altro, sono riusciti ad arginare la protesta.

Una compensazione che premia gli atenei i cui docenti hanno aderito allo #stopVQR.

5. Quanto FFO(A) è stato utilizzato per compensare gli effetti di #STOPVQR?

Per calcolare le risorse usate da MIUR per compensare lo #stopvqr abbiamo stimato il valore di IRFS omettendo la compensazione k; abbiamo poi calcolato come sarebbe stato distribuito l’FFO(A) senza compensazione #stopvqr, ed abbiamo confrontato questa stima con l’FFO(A) effettivo.

La compensazione #stopvqr ha spostato 8,9milioni di euro, pari a circa l’1% dell’intero FFO(A).

6. Chi ha guadagnato e chi ha perso nella compensazione #STOPVQR?

Nel grafico seguente la stima di chi e quanto ha guadagnato o perso finanziamenti premiali per la compensazione #stopvqr. In particolare ha beneficiato della compensazione La Sapienza di Roma che ha visto cresce il suo FFO(A) dell’1,5%, ricevendo da sola oltre il 10% dell’ammontare complessivo delle compensazioni. Molti altri atenei hanno visto aumentare il proprio FFO di percentuali pari o di poco superiori alla La Sapienza (Politecnico di Milano, Genova, Catania, Roma Tre, Cagliari, Verona, Calabria, Sassari, Salento, Basilicata, Urbino, Partenope).

Dopo questo lungo giro possiamo tornare ad una questione chiave:

MA COSA E’ IRAS1?

CONTINUA…

 

 

[1] L’aggettivo “atteso” è usato in modo del tutto incongruo nella definizione. I prodotti della ricerca, “conferiti per la valutazione” e valutati, non sono più “attesi”. I “prodotti attesi” rappresentano il numero massimo di prodotti conferibili da una struttura sulla base della numerosità dei suoi “addetti alla ricerca” nell’ipotesi che tutti gli addetti abbiano prodotto il numero previsto di prodotti.

[2] I valori delle compensazioni stimati dovrebbero essere corretti poiché la nostra ricostruzione dell’IRFS coincide a meno di arrotondamenti con i dati pubblicati dal MIUR.

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6 Commenti

  1. Un premio (o una vendetta, dipende da quale parte lo si guarda) a chi non ha caricato “troppo” in modo forzoso sfruttando la riapertura dei termini? Sorprende in questo senso il dato di Pisa dove c’è stato un 20% di caricamenti di questo tipo.

  2. …e la follia, o idiozia, a seconda dei punti di vista, continua, non ci resta che ridere o piangere…

    A meno che non si ricominci, in altre forme, la protesta contro questo falso e ridicolo sistema di valutazione. Sarebbe necessario. O si attende la prossima ‘rilevazione’?

  3. Debbo ammettere che il nostro rettore è stato proprio bravo… Qui a Parma la percentuale di protesta era al 32%, forse la più alta di tutta Italia, e dunque il caricamento forzoso è stata una scelta sostanzialmente obbligata. Ma è stata “calibrata bene”, senza esagerare, per cui, anzichè venire poi penalizzati come è successo a Pisa, da noi veniamo comunque ulteriormente premiati dal mitico “fattore k”…
    Peccato solo che nella fretta del caricamente forzoso a me ed a numerosi colleghi siano stati caricati lavori pessimi, ignorandone altri sicuramente migliori, per cui il valore base di IRAS1 è stato comunque sicuramente inferiore a quello che avremmo avuto se ciascuno avesse scelto con cura le pubblicazioni da caricare.
    In questo senso, anche se ampiamente neutralizzata dal caricamento forzoso e dal successivo “fattore k”, la nostra protesta ha comunque “fatto male” lo stesso, anche se ora andarlo a dimostrare coi numeri è ben difficile, perchè già non si capisce con che criteri sono stati valutati i lavori caricati, per cui nessuno è davvero in grado di dire che punteggio avrebbero preso quelli non caricati….

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