L’articolo di Gramellini sulla surreale burocrazia del MIUR, pubblicato sul Corriere del 26 aprile 2018 col titolo Ventinove Denari, mi ha ispirato a scrivere questa storia.
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Trenta Denari
“Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse:
– Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?
E quelli gli fissarono trenta monete d’argento.
Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.”
Così racconta Matteo (26, 14-16). Il seguito è meno noto e io me lo sono immaginato così.
Dopo aver compiuto la “missione” Giuda Iscariota si presentò dai sommi sacerdoti per riscuotere il compenso pattuito.
C’è chi dice che trenta monete d’argento dell’epoca corrispondessero a circa 2500 Euro di oggi.
Era una bella cifra e Giuda, mentre camminava verso il Sinedrio, già pensava a come impiegarla:
– potrei investire la metà in azioni dell’ILVA e il resto in Alitalia e Monte dei Paschi. Fra pochi anni diventerò ricchissimo. Me l’ha consigliato Matteo il pubblicano, e lui sì che se ne intende di finanza …
Arrivato che fu al Sinedrio, si presentò al sommo sacerdote Caifa:
– Sommo sacerdote, quello che dovevo fare è stato compiuto, sono venuto per la ricompensa.
Caifa interpellò suo suocero Anna, perché a quei tempi non c’era ancora la legge Gelmini con le norme anti-nepotismo, e i parenti e affini potevano occupare insieme le cariche apicali del Sinedrio:
– Anna, tu che sei pratico con l’amministrazione, come possiamo fare per liquidare quest’uomo?
– Hai tu partita IVA? – chiese solennemente Anna all’Iscariota.
– No Signore – rispose Giuda sconsolato – sa com’è, faccio l’apostolo, e il capo ci imponeva di essere non profit. Potrei fare una prestazione occasionale, con la ritenuta d’acconto e la gestione separata INPS, così mi ha suggerito Matteo il pubblicano. Sarebbe richiesta la comunicazione al datore di lavoro abituale, ma credo che … per ovvi motivi … Egli non possa più riceverla.
– Le prestazioni occasionali purtroppo sono diventate complicatissime, sono soggette al parere preventivo della Corte dei Conti, bisognava iniziare il procedimento due mesi fa. E per di più il nostro collegio dei revisori ci ha vietato di farne di nuove, perché l’anno scorso ne abbiamo abusato e ANNAC (l’autorità anticorruzione dei farisei istituita dallo stesso Anna, n.d.a.) ha avviato un’ispezione – rispose perentorio il sacerdote e aggiunse sottovoce: – Non è che per caso ha una ditta di famiglia che ci può fatturare?
– Signore, mio padre Simone Iscariota ha una piccola cooperativa di servizio che fa lavoretti di falegnameria per la pubblica amministrazione; posso chiedere se ci fa fattura. Mio padre mi ha detto che si è iscritto sul MePA. Per farlo ci ha messo più di 30 anni. Iniziò la pratica ai tempi del Re Erode, della stella cometa e del censimento di Augusto, perché intendeva fare profitti sui lavori di ristrutturazione degli alberghi pubblici. È riuscito a concludere la registrazione solo in questi giorni, grazie all’intervento miracoloso di Gesù che gli ha sbloccato la smart card salvandolo dal fallimento – dicendo questo Giuda cominciò a sentirsi un po’ in colpa.
– Ma la ditta è in regola col DURC? Può fare fatturazione elettronica con lo split payment dell’IVA? Ce la può mandare per PEC con la firma elettronica? – lo incalzò Anna – Queste sono le nuove disposizioni imposte da Roma per la spending review e il patto di bilancio imperiale. Pare che le abbiano definite insieme con gli esperti di Bisanzio. Abbiamo protestato col Procuratore Pilato. Gli abbiamo detto che queste procedure sono macchinose e controproducenti, ma lui se ne è lavato le mani.
– Signore, temo che non abbiamo niente di tutto questo, siamo uomini semplici, di elettronico non teniamo nulla, possediamo solo un asino per le consegne … e dubito che il mio commercialista, Matteo il pubblicano, a questo punto sia disposto ad aiutarmi – il rimorso e il senso di abbandono dilagavano nell’animo dell’Iscariota.
– Non possiamo fare con i voucher? – s’intromise il Sommo Sacerdote Caifa.
– Purtroppo no! – replicò Anna allargando le braccia – L’Imperatore Tiberio ha emanato un editto che ne limita fortemente l’uso, specialmente per prestazioni intellettuali di alto profilo professionale, come questa. Alcune province, specialmente in Italia, ne avevano abusato … si sa come sono gli Italiani.
– Non si potrebbe fare un assegno di ricerca? – interruppe Giuda speranzoso, confidando sulla modesta autonomia che l’Impero ancora riconosceva alle province in campo accademico.
– Macché! – lo gelò Anna – l’importo pattuito basta a coprire il costo lordo di poco più di un mese e gli assegni possono essere banditi per un periodo minimo di sei mesi secondo il regolamento interno approvato dai nostri organi di governo, che siamo noi stessi. Per cambiare regolamento il Sinedrio dovrebbe fare richiesta formale al Sinedrio stesso e per avere risposta passerebbero mesi e mesi. Non credo che poi alla fine il Sinedrio approverebbe in assemblea. Sono le procedure di noi farisei, è un po’ complicato capirle da fuori. Gli assegni devono essere per forza semestrali e nemmeno se lei ci tradisse anche tutti gli altri undici apostoli noi potremmo stanziare la cifra sufficiente.
– E una borsa di studio? – balbettò tremante Giuda, ormai senza speranza e sconvolto dal senso di colpa.
– Per le borse di studio servono comunque una valutazione comparativa, un bando pubblico, una valutazione a punteggio con una commissione secondo il regolamento del Sinedrio. Lei signor Iscariota mi pare deboluccio sui titoli, non sappiamo nemmeno se sa leggere e scrivere, non ha diplomi né titoli di studio, non è in grado di esibire nemmeno le pagelle delle elementari. Nella sua vita non ha fatto altro che seguire un predicatore nel deserto senza nemmeno sostenere esami.
– Non è colpa mia Signor Sacerdote, ho frequentato la scuola negli anni della riforma, c’era l’alternanza scuola-lavoro: so piegare benissimo i maglioni di Zara e prendere gli ordini da McDonalds. Nella mia scuola c’erano la flipped classroom e l’apprendimento attivo. Non c’erano i voti e le materie, perché rimpiazzati dalla certificazione delle competenze, ma nessuno la sapeva fare e così non mi hanno certificato un bel niente. Per questo sono andato a seguire il Nazareno, almeno le cose che diceva Lui si capivano. L’unico acronimo che ho visto nei tre anni con Gesù è stato l’INRI inchiodato sulla croce dai Romani! – il rimorso in Giuda a questo punto si fece insopportabile.
– Mi pare allora che non ci sia più nulla da fare. Ci dispiace signor Iscariota ma queste sono le regole! – concluse perentorio il sommo sacerdote Caifa.
– Ma non è giusto! Io il lavoro l’ho fatto … – tentò di protestare Giuda mentre le guardie del Sinedrio lo portavano via a braccia.
E fu così che Giuda, disperato per i sogni di ricchezza perduti e devastato dal senso di colpa, cercò un albero e s’impiccò.
Molto bene. Complimenti. Ma la mia filosofia è (e non solo mia ovviamente, cfr. lo stare sulle spalle dei giganti che a loro volta stanno e così via, sempre più giganti a mano a mano che si torna indietro, il che è assurdo, ma pazienza, una specie di reductio ad unum) che non c’è storia inventata che possa superare la realtà. Ha voglia qualcuno di parlare di “Immaginazione, complessità e mondi possibili in letteratura e nella scienza”, che sono modi per mettere ordine. Certe storie familiari, certi fatti di cronaca o di politica (come quelli, persino grotteschi, che viviamo oggigiorno e da tempo), gli accadimenti bellici disumani e impensabili, come sarebbero stati impensabili i due leaderS coreani che giocano come bambini sulla linea di frontiera (e tutti sorridono) dopo aver sparato o temuto missili nucleari (nessuno sorrideva, allora), che abbiamo visto e vediamo intorno a noi, sono più complessi e più imprevedibili di quanto uno possa immaginare. Aveva ragione Camilleri, anche se ci vorrebbero un Balzac o un Zola o un Tolstoj per raccontarli, tanto per fare qualche esempio su mille. L’altro giorno stavo leggendo qualcosa a proposito di uno storico ungaro-ebraico-americano (John Lukacs, n. 1924), a suo modo abbastanza influente negli USA, assolutamente non di sinistra. Faceva due previsioni nel 1982: una di tipo storico-politico, e l’ha azzeccata (lui è storico, politologo, filosofo della storia), una di tipo culturale, e ha fallito (lui non è l’uomo della strada). Questo per dire che il caso raccontato da Gramellini va oltre qualsiasi immaginazione possibile da parte di coloro che credono ancora nella razionalità e nella autorevolezza delle istituzioni, però qualche spiegazione molto semplice ce l’ho. C’entra chiaramente la stupidità e l’arroganza umano-burocratica, che sperimentiamo giorno dopo giorno, ma mediata dalla tecnologia usata, appunto, da stupidi e arroganti. Sono convinta che quella lettera è partita in automatico, generata dall’ “algoritmo” comprato a caro prezzo da chissà dove, algoritmo ministeriale che genera quel che deve generare (una forma, un modulo, una ingiunzione) a prescindere da quel che contiene. Il funzionario firma, elettronicamente, e via, elettronicamente. Questo è il cosiddetto mondo immateriale che è più materiale che mai. Anche se si fosse trattato di un solo euro, il comune avrebbe ricevuto la lettera. Che poi là non ci sia nemmeno una scuola e che il calcolatore non lo sappia, dipende dal mancato aggiornamento, da parte di chi dovrebbe dominare l’algoritmo ma è troppo ignorante e troppo presuntuoso per saperlo e per saperlo fare. Ci vuole un altro algoritmo.
Nicola argomentazione e concetti come sempre bellissimi, ma per favore, un po’ di rispetto: non si scherza con Carl Anderson!
https://www.youtube.com/watch?v=g-voeq7Cebo