Da qualche mese a questa parte il Presidente e diversi membri del Consiglio direttivo di ANVUR  non hanno perso occasione per rassicurare che mai e poi mai sarebbero stati resi noti i risultati individuali della VQR.

Le ragioni per cui i risultati non devono essere resi pubblici sono sintetizzate anche in questo documento del garante della privacy.

Apprendiamo da un comunicato stampa della FLC-CGIL che l’università di Venezia a firma del rettore Carlo  Carraro, ha emesso un Bando per l’attribuzione ai professori e ricercatori universitari dell’incentivo di cui all’art. 29, comma 9 della Legge 240/2010 – anno 2011″ che prevede che il docente dichiari, a pena di esclusione dai benefici, i risultati ottenuti nella VQR. 

La FLC-CGIL ha fatto ricorso al TAR contro il bando.

Noi aspettiamo fiduciosi una presa di posizione della CRUI e del Consiglio direttivo di ANVUR su questa vicenda.

Ed attendiamo anche che la ministra Carrozza dica qualcosa in proposito.

 

 

 

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43 Commenti

  1. Enrico A:
    forse tu non ricordi che gli articoli VQR sono stati attribuiti ai diversi coautori in base a considerazioni di massimizzazione della valutazione delle STRUTTURE di appartenenza. La cosa fu ampiamente discussa a suo tempo qui su ROARS.

    • questo aspetto però e affrontato dal bando che prevede (giustamente) che ciascuno possa scegliere le pubblicazioni migliori presentante nella vqr, indipendentemente dai coautori…

      art 3 e) ….I candidati potranno
      altresì chiedere che vengano valutate, ai fini della seguente procedura, le pubblicazioni
      di cui risultino essere coautori che non sono state presentate direttamente ai fini della
      VQR 2004-2010 perché presentate da altro docente di Ca’ Foscari ;

  2. Vero, ma quanti prodotti di ricerca ci ha richiesto la VQR? 3 in 7 anni! Veramente il minimo sindacale… fare i nomi vuol dire smascherare i parassiti dell’università, e ben venga! (Il problema semmai è che intanto non gli puoi fare niente!!)

    • Qui si parla di rendere pubblici i voti. Un vero nonsense come spiegato dalla stessa ANVUR nell’estratto del Rapporto Finale VQR riportato nel corpo dell’articolo.

    • Giuseppe: in realtà il bando non prevede affatto la divulgazione dei dati VQR, prevede che vuole partecipare alla valutazione comparativa debba comunicare i voti VQR. Se nella classifica finale questi non sono riportati, niente divulgazione.

      ————
      Enrico A: per lo stesso argomento, chi ha meno di tre prodotti VQR in 7 anni probabilmente non parteciperà (la domanda non è un obbligo” quindi non si “smaschererà” nessun “parassita”.
      A mio avviso invece l’elemento più criticabile del bando è l’entità dell’incentivo per fasce di docenza:

      ——————–
      …. Gli importi individuali…. sono i seguenti:
      €. 3.000,00 (lordo Ateneo) ai professori ordinari;
      €. 2.100,00 (lordo Ateneo) ai professori associati;
      €. 1.500,00 (lordo Ateneo) ai ricercatori. ——————–

      Il danno maggiore dal blocco degli scatti/adeguamento stipendiale lo hanno avuto i docenti più giovani. Una cosa è bloccare lo stipendio a chi ha 4000 euro, ma molto più dannoso è bloccarlo a chi ne prende solo 1500, perché in termini reali è un taglio regressivo. Se si chiedono sacrifici, proprio chi ha di più dovrebbe sacrificarsi di più. Invece qui si premia la posizione, non il merito.

  3. Enrico A ha sicuramente buoni voti (ma non sappiamo il suo nome= omertà? ),.
    Chissà se Enrico A ha fatto squadra con il suo dipartimento per migliorare il punteggio complessivo a discapito del proprio, oppure se ne è fregato e ha corso la gara da solo.
    Chissà se Enrico A ha perso tempo a studiare le caselle dei prodotti del suo dipartimento per massimizzare il prodotto collettivo, oppure ha fatto i fatti propri.
    Chissà se Enrico A ha capito che la Vqr era stata programmata per gli aggregati e non per gli individui, oppure ha intuito che la deriva gli avrebbe concesso l’opportunità di far vedere quanto era stato furbo.
    Chissà.

  4. Basta con questa aritmetizzazione del valore scientifico. Basta con questa monetizzazione (da quattro soldi) dell’attività di ricerca. Basta davvero. Ma non vi sentite offesi da iniziative come questa? C’è forse, tra voi, qualcuno che sale di buon grado sul bilancino – con il peso delle sue ore di didattica “frontale”, dei suoi papers e della sua qualifica – per aggiudicarsi la sua parte del contentino ministeriale?

    Io, personalmente, mi rifiuto. Indipendentemente da ciò che dicono l’ANVUR, il CUN, e tutti gli altri.

    Forse sbaglierò. Ma non mi importa.

    • Non ti preoccupare, roc. Quello che “aspetti con ansia” non accadrà. Accadrà, invece, che tanti “operatori della cultura” si metteranno in fila (e, magari, bisticceranno tra di loro) per mettersi in tasca i mille euro della Gelmini. Col beneplacito di ANVUR, CUN e sindacati. Ecco quello che accadrà.

      Purtroppo.

  5. Complimenti per la scelta del gattino con le zampine alzate. E’ superazzeccata.
    Come siamo caduti in basso. La VQR è nata morta, riporta dati del decennio passato. Il blocco degli scatti parte dal 2011 e lo scatto sospeso dal 2009. Ma che c’entra la VQR?
    @Marco Bella: Per un eventuale valutazione comparativa dei candidati all’incentivo devi prendere tutta l’attività svolta dal 2009 in poi. I voti dell VQR non valgono, per questo scopo sono illegali.

  6. Semplicemnte allucinante la lettera del comma 2 dell’articolo 4:
    6 pubblicazioni nel triennio precedente e chissenefrega se sei un geometra o un fisico sperimentale…. Hanno mai sentito parlare a Venezia di “normalizzazione”????????

    Mediana del numero di articoli in 10 anni dei PO di 01/A2 (Algebra e Geometria): 9
    Mediana del numero di articoli in 10 anni dei PO di 02/B1 (Fisica sperimentale della materia): 54

    Normalizzare per favore!!

  7. Mi sembra che i commenti critici sull’uso dei risultati della VQR a livello individuale si concentrino su aspetti che possono essere facilmente aggirati (la privacy o l’attribuzione di un prodotto ad uno o all’altro dei coautori), ad esempio come fa il bando di Venezia, secondo Marco Bella

    E invece mancano di sottolineare quello che e` il problema principale (che e` stato piu` volte fatto notare in queste pagine e che e` il motivo per cui anche l’ANVUR ne vieta esplicitamente l’uso), ovvero l’inaffidabilita` dei risultati di valutazione a livello della singola pubblicazione (“prodotto di ricerca”).

    Tale inaffidabilita` che e` solo parzialmente mitigata dall’aggregazione dei dati su larga scala per struttura o per Ateneo, si svela in tutta la sua devastante nocivita` quando si considerino i dati su una scala molto piu` piccola, come i lavori presentati da un singolo ricercatore o gruppo di ricerca.

    • Sembra anche a me che lo scandalo qui non sia l’aggiramento della privacy, bensì l’utilizzo dei dati VQR per premiare – o punire – il singolo studioso. Si tratta di due questioni solo apparentemente correlate. Personalmente, proprio perché nessuno possa permettersi di fare battutine sull'”omertà” nello stile dell’anonimo Enrico A, ho deciso di rendere pubblici i dati della mia VQR (non esaltanti, comunque superiori anche se di poco alla disastrosa media dell’area !4 cui appartengo: ho avuto uno 0 di cui non mi capacito, comunque) sul mio sito; MA mi opporrei in tutte le sedi all’utilizzo di tali dati per la premialità o addirittura per le chiamate. E lo farei anche se avessi avuto tre 1 (ma questo capisco che i talebani della meritocrazia a singhiozzo – cioè solo quando i “meritevoli” sono loro – non lo capiranno). Mi opporrei, tra le altre cose, anche perché la mia richiesta di accesso agli atti della peer review VQR mi è stata respinta da ANVUR con la motivazione che a essere valutate erano le strutture e NON i singoli. Dunque, rifiuto nel modo più assoluto la pratica illegale di essere personalmente valutato sulla base di atti pubblici al cui accesso non ho diritto.

  8. Il disastro era annunciato. E l’ ipocrisia dell’ Anvur totale. Come si fa, da un lato, evidentemente per autotutelarsi, ribadire che non si daranno i risultati individuali e poi metter fuori una bozza per l’ accreditamento dei dottorati da cui risulta evidente l’ interesse vitale dei Dipartimenti di conoscere i dati individuali VQR per ottimizzare la composizione del Collegio docenti ed evitare la chiusura di un dottorato ? Il risultato e’ una pressione enorme degli organi di governo per ottenere questi dati che “a norma di regolamentazione della materia” e della stessa anvur, non dovrebbero essere accessibili.

    Il ricatto morale del “non vuoi dire i tuoi punteggi, ergo vuoi nascondere qualcosa” e’ inaccettabile razionalmente (dovrebbe essere evidente ma se serve posso argomentare o fare un disegnino). E’ tuttavia vero che discende in modo quasi obbligato dal quadro in cui VQR e ANVUR si muovono: tutto l’ esercizio di valutazione serve solo a spostare risorse in caduta rapida e non ad allocare una vera premialita’ aggiuntiva. E’ quindi inevitabile tornare alla legge della giungla, anche visto l’ appiattimento in corso delle valutazioni interne degli atenei alle follie anvur, se possibile in peggio.

  9. Per chi non ha ancora capito come funzionano questi meccanismi
    (e mi sembra che siano molti quelli che pensano che tutto va bene finche’ tocca agli altri)

    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
    e fui contento, perché rubacchiavano.
    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
    Poi vennero a prendere i comunisti,
    e io non dissi niente, perché non ero comunista.
    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a protestare.
    (B. Brecht)

  10. Ci sarebbe un modo sensato e semplice di reagire a questa imposizione: i docenti veneziani dovrebbero rifiutarsi tutti di fornire il dato richiesto, pur facendo tutti domanda. Certamente il rettore potrà escluderli tutti dall’elenco degli aventi diritto all’incentivo, ma si troverà comunque in difficoltà a dover dichiarare che nessuno dei suoi docenti è meritevole. Che siano tutti fannulloni è improbabile, naturalmente; e comunque rendere pubblico un tale stato di cose creerebbe qualche imbarazzo. Il problema è, però, che ci sono molti accademici che sono convinti della bontà di questo tipo di iniziative (cui attribuiscono un lodevole portato moralizzatore: vedi sopra, il collega Enrico A.), e altri che pensano opportunisticamente di poterne trarre vantaggio. Del resto, è questo il bello della ‘cultura della valutazione’: che si può diffondere e consolidare solo grazie al consenso e alla fattiva collaborazione di chi deve subirla. E, come abbiamo visto nel caso delle procedure allestite per la VQR, per l’ASN, così come per la SUA-CdS e dei RAR, e adesso temo pure che lo vedremo con la questione dell’accreditamento dei dottorati, concordare linee di azione comune per dare visibilità e forza al dissenso è più faticoso/impegnativo che supinamente e svogliatamente accettare di giocare a questo gioco.

    • Da noi gira una bozza che valuta i docenti dando peso uguale a tre misure: didattica (ore di lezione, numero di esami), ricerca (lavori in cineca ante 2011), compiti organizzativi (incarichi ufficiali).
      Non di sola ricerca vive il docente!

    • @Bruno Bruna
      Grazie. Mi sembra che l’idea di valutare didattica, ricerca e compiti organizzativi sia ottima. Poi l’idea che si valutino i lavori Cineca ante 2011 mi sembra una bella legge del contrapasso, per quelli che si sono tolti dei lavori dal cineca per superare le mediane e avere l’onoroficenza dell’abilitazione :-) Le somme sono ridicole, ma si potrebbero rivelare meglio di niente (meglio dell abilitazione beffa).

  11. Siamo nel 2014 e danno l’incentivo per il 2011. E poi che somme astronomiche, agli ordinari 3000, ai ricercatori 1500 euro. Nel prossimo ‘bando’ distingueranno tra maschi e femmine. E quanta burocrazia. E quanta pomposità. E domani saremo senza ministro.

  12. Riassumo qui la mia opinione sui dati VQR. Sono assolutamente favorevole in linea di principio alla pubblicazione di tutti i dati VQR, in nome della trasparenza, e soprattutto, penso che alla fine i dati diverranno noti comunque. Non riesco a vedere cosa c’entra la privacy riguardo ad una valutazione (a volte automatica) di una pubblicazione.
    Per come è costruita la VQR, la quale non valuta il contributo individuale, (corresponding author, numero di autori, autori principali) non vedo come i voti VQR possano essere utilizzati per una valutazione individuale, anche se in combinazione con tutta una serie di altri parametri, tipo nel bando dell’università di Venezia o peggio nella selezione collegio docenti del dottorato. L’idea di poter utilizzare in una valutazione individuale in presenza di più prodotti VQR valutati i migliori e non i 3 attribuiti effettivamente (bando università Venezia) è un efficace palliativo ma non risolve il problema che i dai VQR non sono costruiti per un uso individuale. Al limite, potrebbero essere utilizzati per il “taglio delle code” e mettere alla “gogna mediatica” gli inattivi della ricerca, che tuttavia potrebbero essere molto attivi in altri ambiti (didattica). v come osservava giustamente Alberto Baccini, solamente per questo non serviva una VQR.

    • La trasparenza vuol dire conoscere la distribuzione dei revisori per ateneo e per SSD. La trasparenza vuole dire conoscere i giudizi dei revisori sulla base dei quali è stato dato un voto (nei quadrati magici il voto era definito da una formula nota). Tu Marco ti concentri sui parzialmente attivi (prodotti mancanti) io invece pongo l’attenzione su un uso improprio di un giudizio 0.5 0 0.8 buttato li in un arco di 7 anni e che finirebbe a marchiare una persona per ancora non so quanto. Questa persona magari aveva altri 20 prodotti simili da presentare e forse (diciamo così) più interessanti ai revisori più o meno esperti che gli sono capitati. Revisori che lui non sa chi sono ma che invece lo conoscono. Secondo me c’è del marcio in questa VQR. E’ una opinione personalissima ovviamente.

  13. Caro Thor,
    Per quanto riguarda la trasparenza totale sono d’accordo con te… tra le altre cose presto saranno pubblicati i nomi dei revisori VQR da parte di ANVUR (solo quelli che lo vogliono, però). Non ho difficoltà ad anticipare che sono stato un revisore e spero di aver fatto un buon lavoro. Penso che se ci attenga a standard internazionali, ovvero ai singoli si comunichi il giudizio dei revisori ma ovviamente NON il nome, non ci sia nulla di male. La valutazione 0.5-0.7 penso dipenda da umano giudizio, tutti abbiamo avuto giudizi anche molto discordanti quando mandiamo una pubblicazione a peer-review.
    Secondo me un problema degli universitari italiani è che si enfatizzano troppo le valutazioni… ciascuno avrebbe voluto tre 1 magari anche con coautori stranieri, che ne aumentano leggermente il valore. Questa è la cultura del vecchi PRIN, ove se non avevi il massimo non serviva a nulla e tutte le valutazioni erano schiacciate verso l’alto.
    Si può essere ottimi scienziati, docenti organizzatori anche senza tre 1 alla VQR…

    • Pur essendo inserito nella lista dei revisori al CINECA non sono stato coinvolto nel processo di revisione. Mi piacerebbe sapere se la cosa è collegata ai miei trascorsi da revisore. Gli standard internazionali sono un’altra cosa e comunque, soprattutto sui singoli lavori, c’è un diritto di replica. Diritto sacrosanto perchè a sbagliare talvolta è il revisore. Non solo, ma talvolta il revisore riconosce la sua ignoranza sull’argomento (che può anche essere solo parziala ma comunque sufficiente a non garantire un confronto fra pari) e lo dice all’editore che farà un’altra scelta. Sono anni (troppi) che stiamo facendo troppe cose in casa nostra (PRIN, ASN, VQR ecc…). Non va bene.

    • “Si può essere ottimi scienziati, docenti organizzatori anche senza tre 1 alla VQR…”
      Sono perfettamente d’accordo. Però se nel collegio dei docenti R+X < 2,2 devi cominciare a preoccuparti per l'accreditamento del dottorato ...

    • ATTENZIONE: rendere noti i nomi dei revisori ora, e solo quelli che avranno dato l’assenso è una procedura che con la trasparenza non ha nula a che fare. Come ormai ANVUR ci ha abituati, fanno sfoggio di trasparenza inrealtà inondando il web di dati assoluitamenti inutili e inutilizzabili.
      Si doveva dire PRIMA ai revisori che i loro nomi sarebbero stati resi tutti noti al termine dell’esercizio, e che sarebbe stato reso noto anche il numero di prodotti valutati da ciascuno. Questo sarebbe servito a ridurre la possibilità di comportamenti opportunistici (come dicono elegantemente gli eocnomisti; per intendersi: regolamenti di conti accademici, sgarbi, vendette etc. etc.). Rendere noti i nomi volontariamnete ora è il solito specchietto per le allodole.
      Sulla questione della traspsarenza avevo scritto prima dell’inizio della VQR. Nessuna delle cose là scritte è stata minimamente ascoltata: https://www.roars.it/lesercizio-vqr-e-la-trasparenza/

    • Il caso citato da Baccini di Economia è veramente eclatante se si guarda ai risultati. Quanto fa R+X per Bocconi, ICT e S.Anna? Della serie ‘ti piace vincere facile’. In realtà mi sembra che anche negli altri settori la peer review della VQR ha in generale portato a voti più bassi della bibliometria nei quadratini magici. Ripeto, era del tutto conveniente per il revisore dare un voto basso. Fra due voti X e Y di cui X>Y ha spesso prevalso il voto Y. Un voto fortemente dominato da considerazioni citazionali piuttosto che di contenuti (settori bibliometrici). Tutti si sentono esperti nel dare un voto guardando alle citazioni piuttosto che cercando di leggere per davvero il lavoro.

  14. @Thor Anch’io ho fatto il revisore per la VQR (dopo averci pensato su parecchio), e mi è capitato di rifiutare la revisione o perché ero incompetente o perché in conflitto di interessi (le regole cui chiedevano di attenersi davano di quest’ultimo caso una definizione piuttosto estesa). Insomma ho fatto il revisore ANVUR come ho fatto in altre occasioni il revisore per riviste del mio settore, anche se devo aggiungere che mi sono per lo più toccati capitoli di libro da leggere e non era richiesto un report dettagliato. Devo anche dire che mentre in altri settori tre lavori sono probabilmente una parte molto piccola del lavoro di 7 anni, nel mio (economia) credo che in molti casi costituissero una frazione significativa della produzione scientifica (considerati i pochi coautori e l’incentivo a scegliere i migliori).

  15. Anch’io ho partecipato alla VQR come valutatore. Quando ho accettato non avevo idea che mi sarebbe stato chiesto di compilare una scheda come quella che è stata approntata per noi — una scheda che può darsi sia sensata per le discipline scientifiche, ma che mi è parsa inappropriata se applicata alla mia materia (Letteratura inglese), e che aveva come inaccettabile implicazione che ciò che ricadeva sotto il 50% veniva valutato 0 (zero). Di conseguenza, ho accettato di valutare solo pochi ‘prodotti’ (ovviamente quelli in relazione ai quali mi sentivo più competente), il minimo per onorare l’impegna preso. Non ho niente in contrario che rendano noto il mio nome nell’elenco dei valutatori (ho valutato, è la verità), ma non parteciperò nuovamente a questo “esercizio” (si profila una nuova VQR per il 2015, mi dicono) se le regole del gioco rimarranno invariate, e tanto meno se — come sembra — verranno modificate in peggio (con goffi tentativi di condizionare la valutazione dei ‘prodotti’ delle discipline umanistiche AREA 10 con considerazioni relative alla sede editoriale, l’impact factor e via discorrendo). Mi piacerebbe che fossimo in tanti a dichiarare la nostra indisponibilità.

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