Da qualche mese a questa parte il Presidente e diversi membri del Consiglio direttivo di ANVUR  non hanno perso occasione per rassicurare che mai e poi mai sarebbero stati resi noti i risultati individuali della VQR.

Le ragioni per cui i risultati non devono essere resi pubblici sono sintetizzate anche in questo documento del garante della privacy.

Apprendiamo da un comunicato stampa della FLC-CGIL che l’università di Venezia a firma del rettore Carlo  Carraro, ha emesso un Bando per l’attribuzione ai professori e ricercatori universitari dell’incentivo di cui all’art. 29, comma 9 della Legge 240/2010 – anno 2011″ che prevede che il docente dichiari, a pena di esclusione dai benefici, i risultati ottenuti nella VQR. 

La FLC-CGIL ha fatto ricorso al TAR contro il bando.

Noi aspettiamo fiduciosi una presa di posizione della CRUI e del Consiglio direttivo di ANVUR su questa vicenda.

Ed attendiamo anche che la ministra Carrozza dica qualcosa in proposito.

 

 

 

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43 Commenti

  1. La questione della pubblicazione dei nomi dei revisori e’ un altra delle cose pasticciate dell’ anvur. Avrebbero dovuto dirlo da subito. Soprattutto, la possibilita’ che alcuni diano il consenso ed altri no permette scenari del tipo: un unico revisore di un micro-settore specialistico da’ l’ autorizzazione ed appare esplicitamente, lasciando pensare che sia stato il revisore di qualsiasi lavoro di quel campo. Ma allora sarebbe stato meglio pubblicizzare da subito chi ha referato che cosa.

    Il vero probema e’ che di fronte ad un esercizio di valutazione fatto male e piegato a fini solamente punitivi, sarebbe stato meglio non collaborare per nulla.

    A suo tempo, a fronte della richiesta di collaborare alla valutazione per a VQR, scrissi al responsabile del GEV della mia area un diniego di cui riporto la parte principale:

    “….non posso sentirmi a mio agio e men che meno desidero prender parte attiva ad un esercizio di
    valutazione che sembra volersi rifare ai principi della *peer* review solo nel momento in cui si tratta di trovare dei referee. Non mi sembra che ci sia stata una gran richiesta di opinioni o di consenso sui criteri
    bibliometrici utilizzati.
    E siccome continuo a non trovare ragionevole la valutazione di un singolo lavoro sulla base (anche non unica) dell’ IF della rivista su cui e’ stato pubblicato (seguendo addirittura le fluttuazioni dello stesso da un anno all’ altro), o del mero conteggio delle citazioni, declino la tua cortese richiesta.

    Ripeto, non si tratta di opposizione alla valutazione in quanto tale. Ma come intellettuali penso che abbiamo il dovere di chiederci se le forme, le modalita’ e le priorita’ di quanto ci viene richiesto siano coerenti
    col bene della societa’ in cui viviamo. Io me lo sono chiesto e me lo chiedo per quanto concerne l’ azione del’ Anvur e non riesco a trovare una risposta positiva. Mi sembra anzi che si muova in un’ ottica illuminista
    di riforma imposta dall’ alto che con lo spirito della peer review ha molto poco a che fare.
    ….”

    • Un attimo: ANVUR nella prima VQR è sicuramente criticabile, in fondo che ci siano state delle criticità lo hanno ammesso tutti a partire da Stefano Fantoni che ha una notevole onestà intellettuale.
      ———–
      Cerchiamo però di non proporre comportamenti estranei alla comunità scientifica: pubblicare i nomi dei revisori è accettabile, pubblicare chi ha valutato cosa non se ne parla nel modo più assoluto, perché cade il principio della “blind” peer-review. Insomma, evviva la trasparenza e le critiche a ANVUR, ma anche solo la proposta di pubblicare chi ha referato cosa è per me inaccettabile.

    • @ Marco Bella: quello che ho scritto e’ che, per come e’ stata gestita la questione pubblicita’ dei nomi, questa pubblicazione dei nomi dei referee, condizionata al loro assenso, potrebbe dare un messaggio interpretabile, in alcuni casi con probabilita’ prossima a 1, come equivalente a dire chi ha valutato cosa.

      L’ onesta’ intellettuale di Fantoni per quanto riguarda l’ aspetto tecnico della valutazione non e’ in discussione. Su questo fronte mi sembra piuttosto che decine e decine di analisi presenti su questo sito vadano nella direzione di scarsa competenza tecnica, di cui il direttivo anvur deve essere considerato responanbile.

      Ma il punto centrale della critica da fare all’ attuale direttivo, a mio parere, non e’ sulla tecnica ma sul ruolo *politico* che l’ anvur sta ricoprendo, sia per l’ ipocrisia di non vedere l’ uso che viene fatto delle valutazione (decidere dove tagliare di piu’ o di meno; di premi non se ne parla), sia, molto piu’ grave, per l’ attentato senza precedenti che l’ anvur sta portando all’ autonomia dell’ Università.

    • @Marco Bella
      Il revisore è in concorrenza con il valutato. Alla faccia della ‘blind peer review’. In realtà doveva essere ‘double blind’ ma come si fa su un articolo già pubblicato?

  2. Mi auguro che la VQR vada quanto prima in prescrizione sostituita da una nuova valutazione su un periodo successivo (ormai sono passati già 4 anni). Mi auguro anche che i soggetti responsabili della precedente siano sostituiti da altri in grado di valutare anche il loro operato.
    Nei commenti precedenti è stato accennato il conflitto di interessi. E’ difficile capire il confine di questo pur riconoscendo l’onestà intellettuale della maggior parte dei nostri docenti e ricercatori. Stiamo assistendo ad un uso dei dati VQR finalizzato a fare classifiche di università e di dipartimenti per non parlare delle scuole di dottorato. Un qualsiasi revisore di una università italiana, considerando il risultato finale, avrebbe avuto chiaramente interesse a tenere basse le valutazioni.

  3. Ma non siete tutti stanchi di valutare, essere valutati, valutare le valutazioni ed i valutatori, per poi assistere all’inarrestabile declino dell’istruzione pubblica, a tutti i livelli?

    Aboliamo le valutazioni. Punto. Boicottiamole in massa. Rifiutiamoci di aderirvi.

    Scuola e università erano molto migliori quando certi assurdi meccanismi non esistevano. Allora i soldi, il tempo e le energie erano spesi in attività più sensate e produttive. Quando non v’era nulla in palio, io lavoravo molto di più, in maniera più serena, con maggiore entusiasmo e con risultati più brillanti.

    Perché lasciarsi coinvolgere nell’attuale miserevole guerra dei punti?

    • anch’io sono giunta alla medesima conclusione. smettiamola di collaborare. come — se non erro — si diceva in War Games, l’unico modo di vincere a questo gioco è non giocare.

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