Scateneremo_inferno

«Pretendiamo sei cose … se ciò non avverrà, scateneremo l’inferno!!!». Così aveva scritto il Rettore di Parma, Loris Borghi, nella slide finale della sua Lezione accademica speciale, tenuta in occasione della primavera dell’università (21/03/2016). A sottolineare la risolutezza del proposito – oltre ai tre punti esclamativi – una scena di combattimento presa dal Gladiatore di Ridley Scott. Non essendo avvenuto nulla di quanto richiesto, trecento docenti dell’ateneo parmense hanno preso in parola il loro Rettore, sottoscriveno una lettera con la richiesta di dimissioni del Consiglio Direttivo dell’ANVUR, che riceviamo e volentieri pubblichiamo. Nell’elenco dei firmatari non compare Loris Borghi.

 

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La lettera è stata inviata anche a vari membri del governo e ai rettori di tutte le università. Questo il testo della lettera di accompagnamento

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Al Consiglio Direttivo dell’ANVUR, 

 

Chiar.mi Proff. 

Stefano Fantoni

PRESIDENTE

Andrea Graziosi 

VICE PRESIDENTE

Sergio Benedetto

COMPONENTE

Daniele Checchi

COMPONENTE

Paolo Miccoli

COMPONENTE

Raffaella Rumiati

COMPONENTE

Susanna Terracini

COMPONENTE

e p.c.

Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Ill.mo Dott. Matteo Renzi

Alla Ministra dell’Istruzione Università Ricerca 

Chiar.ma Prof.ssa Stefania Giannini

Al Ministro dell’Economia e delle Finanze

Ill.mo Dott. Pier Carlo Padoan

Al Presidente del CUN

Chiar.mo Prof. Andrea Lenzi

Ai Magnifici Rettori degli Atenei italiani in indirizzo

In nome e per conto del “Movimento per la dignità della Docenza universitaria” dell’Ateneo di Parma, invito le SS.VV. a prendere visione della lettera in allegato, sottoscritta da oltre 300 docenti del nostroAteneo. 

L’iniziativa si inquadra tra quelle tese alla richiesta del ripristino dei diritti della docenza dell’università italiana in merito allo sblocco degli scatti stipendiali a partire dal I gennaio 2015 e al riconoscimento dell’anzianità giuridica per il periodo 2011-2015.

Con i migliori saluti.

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Parma, I maggio 2016

Gentili Signori,
Ai Membri del Consiglio Direttivo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del
Sistema Universitario e della Ricerca)
Via Ippolito Nievo, 35 – 00153 Roma

con la presente, i sottoscritti Docenti dell’Università degli Studi di Parma sono a chiedere le Vostre dimissioni dalla carica di Membri del Consiglio Direttivo dell’Agenzia in indirizzo.
Siamo convinti che la storia recente del mondo accademico italiano, di cui facciamo parte, sia stata da più parti viziata da un esercizio quanto meno improvvido del mandato che Vi è stato conferito, culminato nella gestione dell’ultimo procedimento VQR, ancora in corso. Non ci addentriamo in un’analisi dei provvedimenti da Voi varati, spesso discutibili, e dei metodi a ciò impiegati, spesso inadeguati.
Vostri membri hanno dichiarato che “qualche sede (universitaria) dovrà essere chiusa” [S.Benedetto, 2012], quando l’Italia ha meno sedi di Francia, Germania, Regno Unito, Spagna. Avete ripetutamente confuso il rating, la serena valutazione obiettiva di qualità, con il ranking, la puerile classifica dei buoni e dei cattivi. Avete spaccato il corpo Docente in “bibliometrici” e “non bibliometrici”, come se la qualità del lavoro scientifico fosse misurabile, anche solo per qualcuno, con un algoritmo. Avete concepito e promosso il “TEst sulle COmpetenze generaliste (TECO)” [v. le dichiarazioni di F. Kostoris, già membro di codesto Consiglio Direttivo], dirottando l’Università dalla sua missione a quella di un super-liceo. Avete promosso la logica delle ‘mediane’, dove metà di noi sono per definizione ‘non abili’, anche se eccellenti. Avete incluso tra le ‘riviste scientifiche’ della precedente VQR, “Suinicoltura”, “Stalle da latte”, “Etruria Oggi” e “Yacht Capital”. Avete violato il ‘Principio di non cancellazione’ [G. De Nicolao], per cui, nei criteri di Abilitazione Scientifica Nazionale, è possibile migliorare la propria valutazione cancellando dei titoli dal proprio curriculum.
Questa è solo la punta dell’iceberg; la lista sarebbe lunga. Ciò che poi colma la misura è l’arbitraria riapertura, fuori dalle regole e fuori tempo massimo, della ‘finestra di conferimento dei prodotti’ (per inciso: si chiamano ‘lavori scientifici’), subito oggetto di discussioni e prese di distanza, anche da parte di diversi Rettori. Si è trattato di un’operazione oscura, condizionata da interessi mirati, tra l’altro, a vanificare le giuste proteste che una parte notevole dei docenti italiani aveva attuato, astenendosi dalla compilazione della VQR, per ottenere il riconoscimento di diritti sacrosanti già concessi a tutte le altre categorie del pubblico impiego. I toni trionfalistici da Voi imprudentemente usati, alla chiusura del procedimento, non solo sono risultati offensivi per la dignità di chi aveva consapevolmente operato tale scelta, ma sono ben presto risultati privi di fondamento reale, tanto da indurvi a un’incauta riapertura dei termini di scadenza.
L’Università italiana ha bisogno di un sistema di valutazione serio e attendibile, che la Vostra gestione ha dimostrato – a nostro avviso – di non poter garantire. Vi invitiamo pertanto a voler recedere dal Vostro mandato e a presentare le Vostre dimissioni dalla carica che attualmente ricoprite.
I sottoscritti Docenti dell’Università degli Studi di Parma, proff.

Seguono 301 firme

Lettera all’ANVUR_Richiesta dimissioni

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5 Commenti

  1. Forse hanno dimenticato di chiedere al rettore di firmare!

    La diagnosi è ottima, ma dovremmo, prima o poi, senza fretta, smettere di chiedere di essere seriamente valutati, retribuiti meritocraticamente ecc., e limitarci a chiedere di essere seriamente finanziati.
    Io non ho mai sentito medici o insegnanti di scuola o funzionari ministeriali insistere per essere valutati ogni 5 minuti. E’ come se ci avessero ipnotizzati e convinti a ripetere che vogliamo essere valutati a tutti i costi, a ogni stormire di foglia, come se già non partecipassimo ad abilitazioni, concorsi e bandi, come se non fossimo valutati da comitati di riviste, comitati di convegni, comitati di editori, da colleghi, maestri, studenti, scuole avversarie…
    Passiamo più tempo a farci valutare che a fare quello per cui dovremmo farci valutare.
    Basta con questa bulimia valutativa.

  2. Eccellente. C’è un unico punto non condivisibile: “L’Università italiana ha bisogno di un sistema di valutazione serio e attendibile, che la Vostra gestione ha dimostrato – a nostro avviso – di non poter garantire.” Toglierei “a nostro avviso”, si tratta di un teorema.

  3. In Febbraio mi venne richiesto di scrivere un documento che spiegasse al personale Tecnico Amministrativo del mio Ateneo le ragioni della protesta. Non lo inserisco tutto, ma solo la chiusura che riguardava la valutazione.

    Infine, l’accusa di rifiutare la valutazione e’ risibile quanto quella mossa ad un pesce di rifiutare l’acqua. Il docente universitario vive nella valutazione: ogni articolo e’ valutato, ogni progetto e’ valutato, ogni corso e’ valutato. Dire che i professori universitari che boicottano la VQR rifiutano la valutazione e’ come accusare un pesce di rifiutare l’acqua perche’ non ne porta un campione al ministero.

  4. Schiacciata sotto i profili di eccellenza professionale dei membri direttivi dell’Anvur, non dovrei fiatare. Ma qua non si tratta di questo, anzi dovrebbe essere decisamente accantonato, perché è in stridente contrasto con le prese di posizione supponenti, coi traballanti metodi e coll’inqualificabile linguaggio da essi adottati nei confronti dell’università e dell’attività di ricerca degli altri in generale, cioè nei confronti di colleghi dotati di minore, poco o nullo potere politico. Qua si tratta di questo, e non c’è eccellenza strettamente professionale che li autorizzi a simili comportamenti e che li giustifichi. Anzi, questo getta su di loro un’ombra vischiosa, repulsiva, perché un persona sana di mente (equilibrata) si domanda come si armonizzano e si conciliano l’eccellenza scientifica con una simile mancanza di autocontrollo psicologico e scientifico, al quale ultimo, soprattutto, dovrebbero essere superallenati. Senz’altro deve agire ciò che si constata anche in altre circostanze, e cioè che anche una mente eccellente ha una parte intrisa di pregiudizi, di luoghi comuni, di incapacità di valutare i propri limiti, ed è sufficiente un po’ di potere per manifestare o dare sfogo a questi lati deficitari e pericolosi, a seconda dei casi, della personalità. Delirio di potere. Proprio per questo dovrebbero ridimensionarsi, ma non lo faranno (e non si permetterà loro di farlo, Renzi in primis) perché l’attuale momento politico generale non permette l’indebolimento dell’apparato dirigente dello Stato.

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