La questione dell’ “utilità” dei corsi di studio e della occupabilità dei laureati sembra essere tornata d’attualità. Anche fuori d’Italia si discute dell’opportunità o meno di mantenere dipartimenti che insegnino discipline non immediatamente portatrici di sbocchi occupazionali. Una visione miope.
Come osserva Michael Wood, How do we make astrophysics sound useful without turning it into science fiction? A parte il fatto che senza astrofisica probabilmente saremmo privi di molti avanzamenti scientifici produttivi anche di occupazione, siamo arrivati a un tale livello di tatcherismo da pensare che la conoscenza richieda sempre una giustificazione in termini economici?
Sul tema M. Wood, Must we pay for Sanskrit? (London Review of Books)
[grazie a S. Chinellato]