Siamo in un’epoca in cui la comunicazione scientifica evolve molto rapidamente. Le modalità di comunicazione della ricerca si moltiplicano e assumono forme e modi diversi, avendo però sempre come garanti i colleghi (reviewers) e le comunità disciplinari. Quali sono, dunque, gli elementi che rendono scientifica una sede di pubblicazione? Può il formato della pubblicazione o la modalità di peer review applicata rendere un contenuto meno scientifico e diminuirne il valore? ANVUR pensa di sì. Questo è in aperto contrasto con il secondo commitment dell’agreeement della Coalition for Advancing Research Assessment (COARA) sottoscritto da ANVUR. La vicenda illustra però in modo esemplare che, dopo anni di netta e arcigna contrapposizione al mondo accademico, ANVUR tende a presentarsi come “valutazione di stato responsabile”. L’adesione a COARA e la difesa a parole dei principi dell’open science si configurano come operazione di “openwashing” per fornire supporto a questa nuova narrazione della valutazione amministrativa autoritaria di stato.
Open research Europe è la infrastruttura messa a disposizione dalla Commissione europea per il deposito, validazione e la disseminazione dei lavori di ricerca esito di finanziamenti europei. La Commissione europea invita i propri ricercatori a pubblicare su ORE. La pubblicazione non costa nulla agli autori perché il costo è sostenuto dalla Commissione per tutti.
Questa infrastruttura risponde ad alcune caratteristiche della comunicazione scientifica che la Commissione promuove ormai da tempo: trasparenza dei processi, accessibilità di contenuti, dati, metodi e codice.
ORE è strutturata per area disciplinare e, come ormai molte riviste, ha adottato in piena coerenza con i principi della Commissione europea, un sistema di revisione aperta.
Questo significa che al lavoro che viene pubblicato in una prima versione come preprint vengono assegnati due o tre revisori che, dopo una dichiarazione sul conflitto di interessi, svolgono la revisione in maniera aperta e visibile da chiunque.
Ai commenti dei revisori (che possono essere richieste di major o minor revision) gli autori rispondono e caricano una versione emendata dell’articolo che potrà essere accettato o potranno esserci ulteriori richieste di modifica. In qualche caso il o i revisori possono respingere l’articolo considerandolo non emendabile.
Tutto il processo è pubblico.
Gli autori sono ricercatori che hanno ottenuto un grant e quindi il cui progetto è stato approvato dopo una valutazione comparativa. ORE è una piattaforma gestita dalla Commissione con la finalità di raccogliere i contenuti finanziati con i fondi pubblici; i revisori, di cui si possono vedere nome, cognome e affiliazione, e di cui si possono leggere i report di revisione, sono ricercatori esperti della specifica disciplina. Tutto ciò sembrerebbe essere garanzia di robustezza e trasparenza, perché chiunque nella comunità scientifica può verificare l’intero processo e la sua serietà e robustezza.
ORE è stata indicizzata da Scopus e dalla Directory of open access journals (DOAJ).
In Italia, come è noto, per i cosiddetti settori “non-bibliometrici” ci sono liste di stato, compilate dall’agenzia governativa ANVUR, che elencano le riviste scientifiche e le riviste di Fascia A. Ogni articolo pubblicato su una rivista assume rispettivamente la qualificazione di “scientifico” o “di Fascia A” se pubblicato da una rivista presente nella prima o nella seconda lista.
Se una rivista non è già presente nelle liste ANVUR deve fare istanza di riconoscimento. ORE si è sottoposta al giudizio di ANVUR per ricevere la qualifica di rivista scientifica e rivista di Fascia A.
Al termine del processo di valutazione ANVUR ha stabilito che ORE non è una rivista di fascia A, né una rivista scientifica. Quindi per le aree non-bibliometriche tutto ciò che viene viene pubblicato su ORE non vale assolutamente nulla.
In particolare alla istanza di classificazione in classe A e come rivista scientifica inviata a inizio anno ANVUR risponde in questo modo:
Area: 14
Esito riconoscimento scientificità: non riconosciuta
Motivazione: Alla luce delle informazioni e chiarimenti forniti in sede di controdeduzione si concorda che il periodico ORE è assimilabile ad una rivista, ritenendo quindi soddisfatto l’art. 2, c. 3, lettera g) del Regolamento per la classificazione delle riviste. Tuttavia, si conferma il mancato rispetto del comma 2, lett. b) del succitato articolo, in quanto i fascicoli non sono distinti, in sè conclusi e non aperti ad ulteriori aggiornamenti e dell’art. 9 circa le modalità di peer review ad almeno singolo cieco. Sulla base di quanto sopra riportato si conferma la valutazione negativa sui requisiti preliminari e quindi la rivista non è ammessa alla valutazione dei requisiti di processo e di prodotto.Area: 14
Settore: 14/C1
Esito riconoscimento classe A: non riconosciuta
Motivazione: Alla luce delle informazioni e chiarimenti forniti in sede di controdeduzione si concorda che il periodico ORE è assimilabile ad una rivista, ritenendo quindi soddisfatto l’art. 2, c. 3, lettera g) del Regolamento per la classificazione delle riviste. Tuttavia, si conferma il mancato rispetto del comma 2, lett. b) del succitato articolo, in quanto i fascicoli non sono distinti, in sè conclusi e non aperti ad ulteriori aggiornamenti e dell’art. 9 circa le modalità di peer review ad almeno singolo cieco. Sulla base di quanto sopra riportato si conferma la valutazione negativa sui requisiti preliminari e quindi la rivista non è ammessa alla valutazione dei requisiti di processo e di prodotto.
Il Regolamento per la classificazione delle riviste nelle aree non bibliometriche approvato nel 2019 e mai più rivisto, prevede dunque che una rivista per essere riconosciuta da ANVUR esca in fascicoli e adotti un processo di revisione tra pari almeno ‘single blind’.
Secondo ANVUR la revisione paritaria aperta, fatta da autorevoli ricercatori e verificabile da chiunque nella comunità scientifica è meno valida di quella opaca e segreta chiusa nei cassetti degli editori. Difficile sostenerlo visto che la revisione aperta richiede un impegno e una cura particolari: chi accetta di fare una revisione aperta lo fa per migliorare il contributo dei colleghi e in modo completamente trasparente visto che tutti possono verificare il suo operato e giudicarlo a loro volta.
Questa decisione ha conseguenze paradossali, cui l’accademia italiana è completamente assuefatta. Immaginiamo un articolo pubblicato da ORE e coautorato da un ricercatore di Area 14 e da un ricercatore di un’area cosiddetta “bibliometrica”. Per il ricercatore di Area 14 l’articolo non vale nulla; per il ricercatore di area bibliometrica quello stesso articolo e le sue citazioni vengono considerati nel calcolo degli indicatori per l’ASN. Più in generale gli articoli validi per le aree bibliometriche perché pubblicati su riviste indicizzate e che adottano open peer review come potrebbero essere Discrete analysis o Faculty1000 research, le riviste Plos o Biomed central, per le aree non bibliometriche non dovrebbero essere accettati.
Sulla assurdità di avere liste di riviste per le aree delle scienze umane e sociali riconosciute solo in Italia abbiamo più e più volte scritto in questo blog. Il fatto di non considerare valida la revisione paritaria aperta rende questa attività di ANVUR ancora più grottesca, soprattutto alla luce del fatto che un membro del suo direttivo è stato eletto nello steering board della Coalition for Advancing Research Assessment (COARA).
La decisione di ANVUR su ORE è infatti in aperto contrasto con il Commitment 2 dell’agreement europeo dove si legge:
It is important that peer review processes are designed to meet the fundamental principles of rigor and transparency […] Researchers should be recognised for these efforts and their contributions to reviewing peers’ work should be valued as part of their career progression.