«Questo messaggio è destinato solo al blocco delle assunzioni e serve anzitutto a rasserenare l’ambiente: vedrete che di problemi gravi ce ne sono tanti altri e almeno di questo possiamo fare volentieri a meno, visto che la vicenda si è evoluta nel senso positivo che si dirà nel seguito. […] Pur interessando direttamente solo una parte di tutta la Docenza […] si è risolta solo grazie alla massiccia mobilitazione di tutti, anche di quelli non direttamente coinvolti che si sono mossi per gli altri. Traiamone un insegnamento per il futuro: SOLO UNITI SI VINCE. […] Non tirate un respiro di sollievo e non adagiatevi sullo “Scampato pericolo”, tendendo ad accettare come buono o tollerabile tutto ciò che trovate nella Legge di bilancio, ma aspettate tutte le cattive notizie che Vi daremo a breve prima di rasserenarVi del tutto. […] È inequivocabile, dall’ultimo periodo del comma citato, che per gli RTDB la norma non si applica. Per tutti i concorsi fatti con i POM derivanti dal turnover la frase chiave che risolve è che la norma “ si applica con riferimento al 1° dicembre 2019 relativamente alle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno”. […] Dato il malvezzo di distribuire i POM relativi al turnover di un dato anno molto tardivamente, […] se ad esempio, la futura distribuzione dei POM del 2018 fosse fatta nel luglio 2019, la perdita sarebbe solo per quei pochi concorsi che gli Atenei riuscissero a bandire in tempi da assoluto record nel 2019 stesso e si concludessero, ancora più da record, ad esempio, a fine ottobre 2019. Si perderebbe solo 1 mese di anzianità e di mancato incremento di stipendio. Il danno è così modesto da far tirare ai più, giustamente, un respiro di sollievo per aver evitato il peggio. E forse potrebbe non esserci proprio nessun danno poiché quanto ipotizzato richiede tempi record inusuali. Detto tutto ciò, vi preannuncio che, dopo una analisi attenta, dissotterreremo l’ascia di guerra per tutte le altre misure insoddisfacenti della Legge di bilancio.»
Publichiamo di seguito la lettera inviata da Carlo Ferraro alla mailing list del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria.
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Commento sul blocco delle assunzioni nelle Università
Cari Colleghi Professori e Ricercatori,
questo messaggio è destinato solo al blocco delle assunzioni e serve anzitutto a rasserenare l’ambiente: vedrete che di problemi gravi ce ne sono tanti altri e almeno di questo possiamo fare volentieri a meno, visto che la vicenda si è evoluta nel senso positivo che si dirà nel seguito. Inoltre è utile per introdurre dei “paletti” nei riguardi di chi pensasse di voler mettere in dubbio quanto sarà detto nel seguito.
Prima di entrare nel merito qualche considerazione di carattere generale.
Pur interessando direttamente solo una parte di tutta la Docenza (circa 3.000 Docenti che avrebbero vinto i concorsi previsti per l’anno prossimo) e una parte degli RTDB (circa 1.200 che concluderanno il loro triennio da RTDB), a fronte di altri 40.000 Docenti non direttamente coinvolti, si è risolta solo grazie alla massiccia mobilitazione di tutti, anche di quelli non direttamente coinvolti che si sono mossi per gli altri.
Traiamone un insegnamento per il futuro: SOLO UNITI SI VINCE.
Se ognuno si mobilita solo se vede intaccati solo i propri pur legittimi interessi e non interviene in soccorso degli che altri sono in difficoltà non si ottiene mai nulla. Muoversi solo e sempre solo per sé stessi non paga, non si ha poi aiuto dagli altri nei momenti di necessità. Né tantomeno paga lasciare che siano gli altri a portare avanti le azioni che interessano anche sé stessi.
Ancora, sempre sulla base di quanto segue, non tirate un respiro di sollievo e non adagiatevi sullo “Scampato pericolo”, tendendo ad accettare come buono o tollerabile tutto ciò che trovate nella Legge di bilancio, ma aspettate tutte le cattive notizie che Vi daremo a breve prima di rasserenarVi del tutto. Tutto il resto previsto dalla Legge, che commenteremo in sede separata e con la calma dovuta, è ancora infatti tutto lì, ad aspettarVi con tutti i suoi aspetti negativi.
Occorrerà, qua e là, fare anche un po’ di storia, altrimenti si capisce poco.
Tutto è iniziato con il blocco, valido per tutto il pubblico impiego e per l’Università, delle prese di servizio al 15 novembre 2019. Ciò era inizialmente previsto da un primo maxiemendamento del Governo presentato alla Commissione Bilancio del Senato nella notte del 19 dicembre scorso.
Dannosissimo per quelli di Voi che attendevano da anni un sospirato avanzamento da una fascia all’altra o da un ruolo all’altro e avrebbero dovuto attendere anche 8-10 mesi per prendere servizio, pur avendo già vinto il relativo concorso, e soprattutto per gli RTDB in attesa di diventare Associati, che sarebbero restati per mesi e mesi senza alcuna retribuzione.
Ma la misura indignava tanti altri non direttamente interessati, che vedevano in essa un ulteriore attacco alla Dignità della Docenza Universitaria. La Docenza un blocco lo ha già subito, quello degli stipendi nel 2015 e del mancato riconoscimento giuridico degli anni 2011-2014 ai fini della carriera, diversamente da tutto il resto del pubblico impiego. Mentre il blocco degli stipendi non è ancora risolto completamente, l’Università ne vedeva invece arrivare un altro che questa volta, amara consolazione, vedeva gli Universitari accomunati a tutto il pubblico impiego stesso.
Le rimostranze, comprese le nostre, hanno avuto il loro effetto e in un nuovo maximendamento presentato in Commissione Bilancio e poi approvato in Aula al Senato (ormai non più modificabile dalla Camera dei Deputati, pena il passaggio al cosiddetto “esercizio provvisorio” che sarebbe fonte di altri problemi) e la formulazione data nel primo maxiemendamento è stata radicalmente cambiata ed è diventata la seguente:
399. Per l’anno 2019, la Presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri, gli enti pubblici non economici e le agenzie fiscali, in relazione alle ordinarie facoltà assunzionali riferite al predetto anno, non possono effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2019. Per le università la disposizione di cui al periodo precedente si applica con riferimento al 1° dicembre 2019 relativamente alle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno. Sono fatti salvi gli inquadramenti al ruolo di professore associato ai sensi dell’articolo 24, comma 5, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, che possono essere disposti nel corso dell’anno 2019 al termine del contratto come ricercatore di cui all’articolo 24, comma 3, lettera b), della stessa legge.
Tratterò, a questo punto, i seguenti argomenti:
- Cosa riteniamo sia previsto dalla Legge.
- Perché non sono possibili, e quindi per noi assolutamente inaccettabili, alternative a quantodetto al punto A?
- Allora, perché compare nella legge di bilancio una norma quasi del tutto innocua? Tanto valevanon introdurla!
- Cosa ha detto il Governo. Cosa potrebbe ancora fare.
- Per noi la vicenda è chiusa positivamente secondo quanto detto al punto A. Ma cosa faremo se dovesse riaprirsi in senso negativo?
A. Cosa riteniamo sia previsto dalla Legge.
È inequivocabile, dall’ultimo periodo del comma citato, che per gli RTDB la norma non si applica.
Per tutti i concorsi fatti con i POM derivanti dal turnover la frase chiave che risolve è che la norma “ si applica con riferimento al 1° dicembre 2019 relativamente alle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno”.
Riteniamo che il blocco dei concorsi anzidetti si riferisca ai POM futuri, derivanti dal turnover di quest’anno, 2018, che saranno assegnati nel 2019 (non si può farlo che nel 2019, deve ovviamente prima terminare il 2018).
Dato il malvezzo di distribuire i POM relativi al turnover di un dato anno molto tardivamente (la Fedeli distribuì nel luglio 2017 i POM del 2106, quest’anno la distribuzione dei POM dell’anno passato, 2017, non è stata ancora fatta), se ad esempio, la futura distribuzione dei POM del 2018 fosse fatta nel luglio 2019, la perdita sarebbe solo per quei pochi concorsi che gli Atenei riuscissero a bandire in tempi da assoluto record nel 2019 stesso e si concludessero, ancora più da record, ad esempio, a fine ottobre 2019.
Si perderebbe solo 1 mese di anzianità e di mancato incremento di stipendio. Il danno è così modesto da far tirare ai più, giustamente, un respiro di sollievo per aver evitato il peggio. E forse potrebbe non esserci proprio nessun danno poiché quanto ipotizzato richiede tempi record inusuali.
B. Perché non sono possibili, e quindi per noi assolutamente inaccettabili, alternative a quanto detto al punto A?
Per spiegarlo occorre partire dalle situazioni in atto negli anni trascorsi. 2
La distribuzione dei POM del 2016 la Ministra Valeria Fedeli l’ha fatta nel 2017, a luglio. Con il solito proverbiale ritardo: poteva essere fatta già a gennaio 2017. Si è avuto tempo per espletare tutte le procedure per i concorsi per i sei mesi da luglio a dicembre 2017 e, sapendo che il tempo poteva non essere sufficiente, il MIUR, anche per compensare i suoi ritardi, ha dato tempo fino a tutto il 2018 per espletarle. Tali concorsi dovrebbero essere ormai tutti esauriti e non cadranno sotto nessuna scure. Anche gli Atenei più in ritardo avranno anticipato al 31 dicembre prossimo le prese di servizio programmate al 1° gennaio 2019, come è stato fatto (ma solo per prudenza, non era strettamente necessario) in alcune sedi.
Pensiamo ora, per un attimo, a quale sarebbe stata la situazione se il Ministro Marco Bussetti avesse distribuito a luglio 2018 i POM resisi liberi dal turnover del 2017. Si sarebbe avuto tempo per espletare tutte le procedure per i concorsi per i sei mesi da luglio a dicembre 2018 e, sapendo che il tempo poteva non essere sufficiente, il MIUR, anche per compensare i suoi ritardi, avrebbe dato tempo fino a tutto il 2019 per espletarle. Lo farà ancora di più quest’anno, non avendo ancora provveduto a tale distribuzione.
È lecito a questo punto classificare tali concorsi, che si svolgeranno giocoforza nel 2019 e che senza i ritardi del MIUR e le lungaggini burocratiche dei concorsi si sarebbero potuti fare benissimo nel 2018, quali concorsi rientranti nelle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno 2019?
Ciò significherebbe stabilire per legge che siano “ordinari” sia i ritardi del MIUR sia le lungaggini burocratiche.
Noi sosterremo sempre che rifiutiamo le interpretazioni che vorranno classificare i concorsi derivanti dai POM resi liberi dal turnover del 2017 come ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno 2019.
Lo diremo non come dubbio interpretativo (è un dubbio che non abbiamo affatto), ma come evenienza che non accettiamo affatto.
Fino a condannare, a livello morale, sia chi vorrà avallare o instillare tale decisione sia, a livello materiale, le Istituzioni che vorranno dare tale interpretazione. Fino alla denuncia per “abuso di potere” di cui diremo ancora più oltre.
C. Allora, perché compare nella legge di bilancio una norma quasi del tutto innocua? Tanto valeva non introdurla!
Qui occorre proprio analizzare la storia del provvedimento. Questa norma inizialmente (nella notte del 19 dicembre, quella del primo maxiemendamento inviato in Commissione bilancio) era scritta per bloccare anche l’Università, e l’Università era citata espressamente per essere certi che anch’essa fosse bloccata.
Dopo aver inizialmente citato espressamene l’Università, viste le reazioni, il Governo e i Parlamentari della maggioranza si sono resi conto dell’ingiustizia che si stava perpetrando, aggiungendo nuovi blocchi a blocchi preesistenti e non ancora risolti, e sono corsi ai ripari.
Ma non si poteva scrivere “L’università è fuori dal blocco”: si sarebbero ribellati tutti gli altri Ministri e tutti i dipendenti pubblici, dato che la norma resta per tutti gli altri ministeri.
E allora, pur senza effetti apprezzabili per il bilancio dello Stato, è stata introdotta una norma quasi innocua che riguarda i concorsi derivanti dai POM ordinari del 2019 (ossia di quelli resi liberi dal turnover del 2018) e di esonero totale si è parlato solo per gli RTDB (dato che era necessario esonerarli espressamente non essendo coinvolti nei POM del 2018).
E così la norma penalizzava anche l’Università, seppur molto meno, ed è stato possibile vararla.
D. Cosa ha detto il Governo. Cosa potrebbe ancora fare.
Sulle prese di posizione del Governo citiamo ad esempio un “post” del Vice Ministro Lorenzo Fioramonti su Facebook in cui scrive: “Riguardo al blocco delle assunzioni nella PA, deve essere chiaro come ne siano esplicitamente esclusi gli RTD-B che divengono professori associati ed i concorsi in atto (oltre a tutti i reclutamenti a tempo determinato in generale e quelli a tempo indeterminato che siano fatti su punti organico precedenti al 2019). Per le altre categorie, considerando i normali tempi delle procedure, si tratterà di un ritardo di pochi mesi rispetto alla normalità”. Ma un post su Facebook non ha nulla di ufficiale e non raggiunge tutti. E poi contiene parti equivoche, quali, ad esempio, l’ultimo periodo, che è molto generico e fa nascere chiaramente un dubbio: quanti sono i “pochi mesi” di cui parla il Vice Ministro? uno, come diciamo noi al punto A? sei? otto? Fa una bella differenza.
Il Vice Ministro, a nostro parere, avrebbe fatto bene, oltre che a postare su Facebook, a prendere “carta e penna” (la carta intestata del MIUR) e scrivere una nota ufficiale del MIUR, dicendo, in particolare, che rientrano nella limitazione i concorsi banditi su POM resi liberi a seguito del turnover del 2018 ma non quelli derivanti dal turnover del 2017. Ci auguriamo che lo faccia.
E. Per noi la vicenda è chiusa positivamente secondo quanto detto al punto A. Ma cosa faremo se dovesse riaprirsi in senso negativo?
Per noi il blocco delle assunzioni è per ora un capitolo chiuso positivamente rispetto al disastro iniziale.
Però vigileremo attentamente e non tollereremo che nessuno metta in discussione quanto detto al punto A.
Saremo pronti a stigmatizzare il comportamento di quanti vorranno stimolare il MIUR e il Governo a restringere la norma.
Saremo soprattutto pronti a intervenire se fosse lo stesso Governo, o singole Sedi Universitarie o altri, a voler tentare di restringere la norma. C’è sempre in agguato, ad esempio, il MEF, quando si tratta di spesa da tagliare, ma non è l’unico che potrebbe “remare contro”.
In ogni caso, chiunque si muova per restringere la normativa, forza di Governo o meno, siamo già pronti a perseguire tutte le azioni consentite dalla legge. Fino a una denuncia alla Procura della Repubblica per “abuso di potere”.
Detto tutto ciò, vi preannuncio che, dopo una analisi attenta, dissotterreremo l’ascia di guerra per tutte le altre misure insoddisfacenti della Legge di bilancio.
Cordiali saluti,
Carlo Ferraro
Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria
Personalmente sono un po’ più pessimista. In finanziaria sono stato accantonati 100 milioni di euro. Se a luglio la situazione economica italiana non fosse in linea con le previsioni attuali del governo (!), correremmo il rischio di una riduzione di budget dell’FFO e di un blocco delle assunzioni sui PON legati al turnover 2018. Dobbiamo fare sentire uniti la nostra voce nel corso dell’anno
2019 per evitare che questa eventualità di concretizzi.
I 100 milioni sono vincolati a voci di spesa ben precise, e ‘solo’ 40 di questi peserebbero direttamente sul FFO. Anche nella peggiore delle ipotesi, dubito che si rischi un blocco delle assunzioni sui PON legati al turnover 2018.
Assunzione e concorso in italiano non sono sinonimi, quindi secondo me sono bloccate solo le assunzioni ma i concorsi intanto possono essere banditi e espletati.
yes
La frase ‘Per l’anno 2019 (…), in relazione alle ordinarie facoltà assunzionali riferite al predetto anno’ (riferita, in realtà, non solo all’Università ma a tutte le pubbliche amministrazioni interessate dal provvedimento) effettivamente non è equivocabile. L’interpretazione proposta al punto A è quella giusta e la sola possibile.
La lettera di Ferraro viene ripresa anche dal Corriere della Sera:
https://www.corriere.it/scuola/universita/18_dicembre_29/universita-sbloccate-assunzioni-prof-ma-solo-gli-atenei-virtuosi-2dfc4a84-0b66-11e9-aa07-eb4c2c5595dd.shtml
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Nell’articolo di Corriere Scuola si commenta anche il comunicato stampa del MIUR relativo alla firma del Decreto Punti Organico:
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http://www.miur.gov.it/web/guest/-/universita-bussetti-firma-decreto-sui-punti-organico-finalmente-le-assunzioni-tornano-a-crescere-
C’entra nulla, ma segnalo qui che stanno uscendo – alla spicciolata – le graduatorie delle assegnazioni del PRIN 2017. Per ora, è stato pubblicato solo il decreto relativo al settore PE4 (‘Physical and Analytical Chemical Sciences’).
Il decreto (e, immagino, quelli che stanno per essere pubblicati) è visibile qui:
http://prin.miur.it/
In rapporto a tale provvedimento trovo contraddittoria la politica del Governo che da un lato sbandiera politiche di apertura a nuovi finanziamenti e sostegno per la cultura e d il Sistema Universitario e dall’altra attua provvedimenti restrittivi ed iniqui evidenziando una malafede di fondo.
Perché proclamare un incremento dell’FFO per poi limitarne gli effetti con un blocco delle assunzioni?
Perché proporre criteri di attibuzione dell’FFO così iniqui e faziosi
Si tratta a mio avviso di un provvedimento fazioso e scellerato:
1)Fazioso perché favorisce quei territori con economie già più floride che possono supportare gli atenei locali con risorse aggiuntive e favorisce ulteriormente quegli Atenei già abbondantemente finanziati non su base meritocratica (rapporto finanziamenti percepiti/produttività scientifica e qualità della didattica) ma dello storico.
2) Scellerato perché ha un indirizzo pro-ciclico, anziché tendere a compensare le disuguaglianze territoriali tra nord e sud con finanziamenti aggiuntivi agli Atenei svantaggiati ma con indicatori positivi, accentua le disuguaglianze elargendo ulteriori finanziamenti a chi ne ha già in abbondanza sulla base dello storico e non di criteri meritocratici: si accentuano i divari e le ingiustizie tra nord e sud, una vera vergogna ed un rischio per la tenuta dell’unità Nazionale.
Un provvedimento corretto avrebbe dovuto erogare finanziamenti aggiuntivi in base al merito calcolato in base al rapporto tra finanziamenti percepiti globalmente (FFO + tutte le altre fonti di finanziamento) / produttività scientifica e qualità-quantità della didattica.
Cordialmente, ma per le persone in buona fede ed onestà intellettuale,
Antonio Cortese
Le osservazioni sull’FFO sono in gran parte giuste, ma riguardano le politiche dei precedenti governi, soprattutto per quanto riguarda i criteri di attribuzione. Argomento oggetto di studio per esempio nel volume L’università in declino, da noi recensito a suo tempo:
https://www.roars.it/il-declino-delluniversita-italiana/
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Si veda anche questo intervento di Gianfranco Viesti sugli squilibri territoriali:
https://www.roars.it/finanziamento-agli-atenei-il-provvedimento-che-aggrava-gli-squilibri-territoriali/
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E pure il più recente allarme sulla “regionalizzazione” dell’istruzione, progetto questo sì imputabile al governo in carica:
https://www.roars.it/entro-ottobre-avremo-la-regionalizzazione-di-scuola-e-universita/
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Detto ciò, l’argomento della lettera di Ferraro è il blocco delle assunzioni. In particolare, si spiega che “potrebbe non esserci proprio nessun danno”, invitando a tenere d’occhio le vere criticità.
Mi chiedo se la politica frammentata delle nostre richieste e delle risposte ad esse non denunci la mancanza di un disegno forte e condiviso che ridia una missione condivisa alla istruzione in Italia.
Abbiamo di fatto assolto il progetto, che le prese di posizione contro la Gelmini dicevano altrui, di un’università-azienda? Lo stiamo mettendo spietatamente in pratica? Con tattiche di mobbing, clientalizzazione degli studenti, operazione di marketing?
Non siamo forti nel proporre perché non abbiamo idee o perché le idee del vero cambiamento non sono mainstream?
Scusate, se ben capisco, il provvedimento della presa di servizio ritardata si applica tuttavia ai vincitori di concorsi da PA e PO non derivanti dai POM relativi al turnover.
Nel qual caso mi pare che l’effetto non sia del tutto trascurabile. Se ho mal inteso grazie a tutti per il chiarimento
L’unica distinzione all’interno dei POM è quella relativa all’anno. Non credo esistano categorie di “POM relativi/non relativi al turnover”.
Grazie Giuseppe, hai perfettamente ragione, ero rimasto confuso da alcuni commenti/ipotesi presenti nella nota di Ferraro. Il testo nella finanziaria è chiaro e non mi pare richieda molte interpretazioni. Resta il danno ai colleghi che vinceranno posizioni da PA o PO a fronte di concorsi banditi nel 2019 e che si concluderanno prima dell’1 dicembre 2019 (la maggior parte). L’entità dipenderà dal numero di mesi che intercorreranno tra la data della potenziale presa di servizio e il primo dicembre stesso qandiquando avverrà. Personalmente non ne gioisco, è comunque un ulteriore trattamento penalizzante verso la nostra università
“Resta il danno ai colleghi che vinceranno posizioni da PA o PO a fronte di concorsi banditi nel 2019 e che si concluderanno prima dell’1 dicembre 2019 (la maggior parte)”
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Dato che è stato firmato ieri il DM punti organico 2018, per avere concorsi banditi nel 2019 su POM 2019, bisognerà che vengano distribuiti i POM 2019. Se si ripetesse il ritardo di quest’anno, non ci sarebbe nessun concorso bandito nel 2019 su POM 2019. Nel frattempo, verranno espletati i concorsi e assunti i relativi vincitori sui POM 2018.
Questa sospensiva sulle assunzioni, infatti, mi sembra avere un effetto limitatissimo, se non nullo, se fosse una tantum: anche in una ipotesi ottimistica di distribuzione POM a luglio 2019, le procedure di ateneo porterebbero facilmente a scavallare dicembre 2019. Preoccupante, invece, e molto, se tale sospensiva venisse prorogata/replicata.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/12/30/universita-altro-che-blocchi-e-tagli-grazie-alla-manovra-saranno-assunte-piu-persone/4866538/?fbclid=IwAR07OdNMHpBWJ05S-jNv_ZzgU45f7FUgj-0ksFw03j-TIBeh2XrVpKmm4HI
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Sul suo blog ospitato dal Fatto Quotidiano, anche il deputato M5S Marco Bella dà un’interpretazione sostanzialmente in linea con quella di Carlo Ferraro. Inutile dire che una nota esplicativa del MIUR sarebbe sommamente benvenuta.