Nei giorni scorsi il presidente Napolitano ha rivendicato a Berlino l’orgoglio italiano. Giusto,
nessuno può premettersi di darci del clown, men che meno gli amici tedeschi.
L’occasione può essere tuttavia propizia per un nostro esame di coscienza, individuale e collettivo.
Di recente in Germania abbiamo assistito a due vicende significative. Le università di Bayreuth e di Dusseldorf hanno revocato il titolo di dottore di ricerca per plagio rispettivamente al brillante e potente ministro della difesa Karl-Theodor zu Guttemberg ed ad Annette Schavan, ministro dell’istruzione in carica. A cascata, la cancelliera Merkel ha accettato, per modo di dire, le loro dimissioni – in realtà i due ministri sono stati cacciati dal governo: l’opinione pubblica tedesca non ammette che un plagiario ricopra una carica pubblica.
In Italia non abbiamo conosciuto casi analoghi. Probabilmente i politici nostrani sono tutti immacolati, o forse c’è un difetto nei controlli da parte delle università. O forse il mondo universitario, supposto presidio e baluardo della moralità pubblica, non ha la forza di contrastare il potere politico, di cui è talvolta succube. Ricordiamo che durante il fascismo praticamente tutti i professori universitari, con l’esclusione di dodici, si sono piegati al volere del dittatore ed hanno preso la tessera del partito fascista. Oggidì gli eredi di quei docenti non sembrano teutonicamente determinati ad intraprendere iniziative come quelle dei colleghi tedeschi. Si fa fatica ad immaginare un consiglio di facoltà, un preside, un rettore che si mettono contro il ministro della difesa o, peggio, contro quello della pubblica istruzione. Si fa pure fatica ad immaginare un cittadino italiano indignato al punto di chiedere a gran voce di sanzionare il plagiario con la revoca della laurea e con l’allontanamento dalle cariche pubbliche per indegnità.
Sarebbe dunque il caso di comportarci – tutti – come gli amici tedeschi. In tal modo forniremo solidi e concreti argomenti al presidente Napolitano per affermare che da noi i clown stanno al circo, i docenti universitari hanno la schiena dritta e i cittadini non sono sudditi.
Il grande problema della democrazia italiana e’ proprio l’elettorato. I nostri politici possono anche aver torto dal punto di vista morale, ma se continuiamo a votarli, perche’ dovrebbero cambiare i loro comportamenti? In fin fine, diamo ragione a chi imbroglia. A chi invece si comporta bene, col nostro voto diciamo che e’ proprio defficiente.
Triste non e’ che abbiamo questi politici, triste e’ che _vogliamo_ averli (so di non parlare per tutti gli elettori, ma e’ piu’ semplice generalizzare un po’ :o).
Qui ci si vanta di aver fatto il concorso in magistratura dove era più facile …