Credo che la pubblicazione inconsapevole di un articolo su una rivista cosiddetta “predatoria” sia un tipo di infortunio sul lavoro che possa capitare nel corso della carriera di un ricercatore. Qualche anno fa il professore emerito Meine Pieter van Dijk ha raccontato in un’intervista di essere incorso più di una volta in un simile infortunio. Il professor van Dijk ha sinora pubblicato circa 300 articoli e 50 libri, ma 5 articoli sono comparsi su riviste definite in seguito “predatorie” dallo stesso professore[1].

La presenza delle riviste predatorie nelle liste Anvur è già stata documentata e studiata[2], sebbene in diversi casi non sia facile classificare una rivista in una categoria così poco onorevole. Sono piuttosto restio a fare uso dell’aggettivo “predatorio”, poiché gli stessi esperti faticano a trovare una definizione condivisa del termine[3]. Preferisco distinguere semplicemente tra riviste scientifiche (I tipo), riviste che non si definiscono scientifiche (II tipo) e riviste che si autodefiniscono scientifiche senza offrire sufficienti garanzie di scientificità (III tipo).

Per quanto mi consta l’Anvur continua a includere riviste del III tipo nelle proprie liste. Se ci si mette di mezzo anche l’Anvur il rischio di infortuni come quelli occorsi al professor van Dijk aumenta, poiché un ricercatore è incentivato a collaborare con qualunque rivista censita negli elenchi ASN. Quando l’Anvur include una rivista negli elenchi validi ai fini dell’ASN (o della VQR) rilascia contemporaneamente una sorta di certificato di qualità. Il ricercatore che consulta gli elenchi ASN dovrebbe poter fare affidamento sul fatto che tutte le riviste censite soddisfino standard accettabili.

Oggi vi propongo un altro incontro ravvicinato con potenziali riviste del III tipo, dopo il caso che ho segnalato nella mia lettera precedente (quello dello Scorpione Nero).

Un metodo per verificare la qualità del processo di selezione seguito da una rivista consiste nell’inviare un paper deliberatamente farcito di errori grossolani e di verificare poi se il paper viene pubblicato. Il metodo è già stato sperimentato da diversi ricercatori. Uno di questi è un certo Bradley Allf, il quale ha raccontato la sua esperienza sul sito Undark[4] .

Il buon Allf ha spedito un “fake-article” alla rivista “US-China Education Review A”. L’articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2020 ed è tuttora liberamente accessibile sul sito della rivista (ultimo accesso: 10/6/2021). Oltre che dallo stesso Allf, l’articolo risulta firmato anche da Jesse B. Pinkman e da Walter H. White[5]. Pinkman e White sono due personaggi della serie televisiva “Breaking Bad”. Pare sia una serie abbastanza famosa, sebbene io non abbia mai visto una puntata. Quindi anche io avrei potuto non accorgermi che i nomi degli autori erano sospetti.

L’articolo è costellato da affermazioni surreali. Per esempio, a pag. 159 il malcapitato lettore apprende che la craniotomia, eseguita sugli studenti, è uno degli strumenti utilizzati nella ricerca svolta da Allf e soci (inesistenti) per verificare l’efficacia dei nuovi metodi di insegnamento. A pag. 160 si legge che la città di Albuquerque (New Mexico) si trova nell’Arcipelago delle Galapagos e che anticamente il New Mexico confinava con le Galapagos. Rimarchevole anche la seguente affermazione a pag. 162: “Although we did not record the cloacal temperature for the participants involved in the study, we are confident that it had a minimal effect on the data” (sic!).

Penso non serva aggiungere altro, gli interessati possono approfondire personalmente. Eviterei di farvi perdere tempo con sciocchezze di questo genere, se non fosse per il fatto che US-China Education Review A è presente nelle liste valide per l’ASN delle aree 13 e 14.

Credo sia legittimo nutrire qualche dubbio sulla qualità del processo di selezione degli articoli adottato da US-China Education Review A. Credo anche sia opportuno fare qualche controllo su David Publishing, ovvero l’editore della rivista. Si tratta di un editore che pubblica complessivamente circa 50 riviste, dedicate a varie discipline. Nell’appendice 1 alla mia lettera trovate un riepilogo delle riviste di David Publishing che compaiono nelle liste ASN, divise per aree CUN (non sono certo che il mio elenco sia esaustivo).

David Publishing è stato inserito da Jeffrey Beall nella sua famosa lista di predatori. Alcuni anni fa mi è arrivato via mail l’invito a pubblicare per una rivista di David Publishing e ho fatto qualche indagine per mio conto. Il primo elemento che mi ha colpito è stato il sistema di pricing adottato. Per esempio, sul numero di maggio 2015 della rivista Chinese Business Review è scritto quanto segue: “Subscription Information: Print $520 Online $360 Print and Online $680”. Su fascicoli di altre riviste, ma dello stesso editore, ho trovato condizioni simili.  La cosa strana è che già all’epoca tutte le annate, di tutte le riviste da me consultate (un sottoinsieme di quelle pubblicate da David Publishing) erano liberamente accessibili online. Insomma: gli articoli si potevano scaricare gratuitamente, ma chi voleva poteva sottoscrivere un abbonamento online a pagamento.

La situazione sopra descritta è parzialmente mutata. Al presente l’abbonamento cartaceo alle diverse riviste di David Publishing ha un costo compreso, indicativamente, tra i 400 e i 700 dollari. Tutte le riviste sono gratuitamente accessibili online. E’ stata eliminata una palese contraddizione, ma c’è ancora qualcosa di strano. Certamente la copia cartacea costa, però mi domando per quale motivo ci sia qualcuno desideroso di pagare fino a 700 $ una rivista che è gratuitamente scaricabile dal sito dell’editore.

Anche la composizione dell’editorial board nelle svariate riviste aveva attirato la mia attenzione. Almeno fino al 2018 in diversi editorial board comparivano sovente persone che non era possibile identificare con certezza, poiché veniva fornito solo il nominativo e il Paese di origine. Alcuni esempi: Shelly Shen (China); Bonny Tu (China); Chris Tian (China); Ruby Li (China). Non sono riuscito (e non riesco tuttora) a trovare pubblicazioni riferibili ai precedenti nominativi e non riesco nemmeno a individuare l’affiliazione delle persone elencate. Shelly Shen ha un profilo Linkedin dove si presenta come General Manager di David Publishing e penso sia vero. Esiste anche un profilo di Google Scholar a nome di Shelly Shen, ma credo sia un caso di omonimia.

Il criterio dell’adeguata composizione dell’editorial board è previsto dal Regolamento Anvur per la valutazione delle riviste nelle aree non bibliometriche.  L’articolo 15 del Regolamento vigente stabilisce che: “Ai fini dell’inclusione di una rivista nell’elenco delle Riviste Scientifiche è necessario che gli organi (Direzione, Comitato editoriale, Comitato Scientifico) siano composti da studiosi affiliati ad Università e enti o istituti di ricerca o da Alti Esperti provenienti da Istituzioni di comprovata qualificazione e prestigio”. Il requisito relativo alla composizione degli organi era previsto anche nella precedente versione del Regolamento. Le riviste di David Publishing sono presenti nelle liste ASN da diversi anni. Come avrà fatto l’Anvur a verificare la sussistenza del requisito per i nomi privi di affiliazione?

Al presente l’editore specifica, per molte riviste, l’affiliazione delle persone incluse nei diversi editorial board e i nominativi “strani” sembrano essere stati eliminati. Svariate riviste potrebbero dunque soddisfare a pieno titolo i criteri previsti dal regolamento Anvur.

D’altra parte il caso dell’articolo di Allf, Pinkman e White mi sembra difficile da ignorare e chiama in causa direttamente l’editore. Il fatto che l’articolo sia stato accettato e pubblicato è sconcertante, ma non riesco a comprendere per quale motivo l’articolo non sia stato ritirato dall’editore, dopo che Allf ha reso pubblica la sua marachella. Possibile che, a oltre un anno di distanza, nessun membro dell’editorial board e nessun dipendente di David Publishing abbia avuto il minimo sentore dell’accaduto?

Ho cercato qualche notizia aggiuntiva sull’editore, senza entrare nel merito delle valutazioni relative alle singole riviste. Guardando i files che avevo scaricato anni fa, mi sono accorto che David Publishing cambia spesso indirizzo. Gli indirizzi che sono riuscito a trovare sono riportati in appendice 2, senza alcuna pretesa di esaustività.

Benché l’elevata frequenza del cambio di sede potrebbe essere del tutto irrilevante ai fini della mia indagine, procedo a una verifica dell’indirizzo attualmente riportato sul sito internet dall’editore:

David Publishing Company, 3 Germay Dr., Unit 4 #4651, Wilmington DE 19804.

Tel: 1-323-984-7526, 323-410-1082; Fax: 1-323-984-7374, 323-908-0457

Secondo le informazioni ricavate da Loopnet (un mercato online che fornisce servizi legati alla compravendita di proprietà adibite a uso commerciale) l’edificio corrispondente all’indirizzo sopra indicato è una specie di capannone di 20.000 square foots (circa 1.858 metri quadri). Con l’aiuto di Google Map e Street View ho visualizzato l’edificio che ospiterebbe la sede di David Publishing.

Osservando le insegne visibili all’esterno dell’edificio, al numero 3 di Germay Dr(ive) risultano i seguenti inquilini:

  • Tuckers Carpet LLC – tappezzeria, pavimenti e finiture
  • Antioch Christian Church – organizzazione religiosa
  • Sevenshopper LLC – servizi postali e di spedizione, affiliato a FedEx

Sempre osservando le immagini disponibili su Street View è possibile scorgere, nello stesso edificio, le insegne di altre 3 attività commerciali, le quali però sono situate al civico numero 5.

Sembra che al numero 3 di Germay Drive sia tutto un brulicare di attività. Girovagando sul web è possibile imbattersi in circa 50 società o esercizi commerciali che hanno lo stesso indirizzo di David Publishing e che offrono i servizi più disparati.

Tra le precedenti società mi limito a segnalare un altro editore: Scientific Archives LLC, il quale fornisce sul proprio sito web il seguente indirizzo: 3 Germay Dr. Unit 4, Wilmington DE 19804, USA. Non viene indicato alcun numero di telefono.

Scientific Archives pubblica una ventina di riviste, in campo medico-scientifico e tecnologico. Non saprei dire se Scientific Archives sia uno spin-off di David Publishing oppure se i due editori abbiano deciso di condividere lo stesso ufficio per contenere le spese.

La mia ipotesi è che l’indirizzo fornito da David Publishing corrisponda a una casella postale, gestita, insieme ad altre, da Sevenshopper LLC. Questa ipotesi spiegherebbe anche un altro fatto. I numeri di telefono indicati dai sopra elencati inquilini 1), 2) e 3) hanno tutti come prefisso 302, che è l’unico prefisso del Delaware e, quindi, di Wilmington. I numeri di telefono e di fax indicati da David Publishing hanno invece come prefisso 323, che è uno dei diversi prefissi della California, in particolare di Los Angeles.

Non è vietato usufruire di una casella postale, come non è vietato avere l’ufficio a Wilmington e il telefono e il fax a Los Angeles (cosa volete che siano 2.702 miglia?). Ma allora dove si trova la sede di David Publishing e perché è così difficile da trovare?

Secondo Jeffrey Beall la sede di David Publishing potrebbe essere a Wuhan, in Cina. Avevo letto la notizia sul vecchio sito di Beall, che però nel frattempo è stato chiuso. Sono riuscito solo a trovare traccia di un tweet dello stesso Beall che fa riferimento alla Cina come sede di David Publishing. Ammesso che sia vero, non sarebbe per niente disdicevole avere sede a Wuhan. Perché allora non raccontare le cose come stanno? L’editore di una rivista scientifica che nasconde la propria sede non mi ispira molta fiducia.

Ritengo che agli indicatori di classificazione attualmente utilizzati da Anvur sia opportuno aggiungerne uno che controlli la trasparenza dell’identità e dell’assetto proprietario dell’editore. Un editore può influenzare in diversi modi il processo di selezione degli articoli da pubblicare. Mi sembra importante sapere se l’editore di una rivista sia un’associazione scientifica, un’università, una società commerciale o altro. Per quale motivo si consente che l’editore possa rimanere anonimo o possa fornire informazioni vaghe o inesatte sulla propria identità? In molti casi si tratta di un’informazione immediatamente disponibile, ma in diversi altri casi, riscontrabili negli elenchi ASN, non è così. Dovrebbe inoltre essere possibile rinvenire anche il bilancio o, a seconda dei casi, un rendiconto finanziario dell’editore.

Basterebbe applicare il criterio della trasparenza dell’editore per escludere tutte le riviste di David Publishing dalle liste ASN. Forse i criteri che propongo sono troppo restrittivi. Spero di fugare i miei dubbi proponendo un sondaggio finale.

Domanda: perché le riviste di David Publishing, insieme a tante altre simili, sono presenti negli elenchi predisposti dall’Anvur? (è ammessa più di una risposta):

  1. L’autore dell’articolo sbaglia e farebbe bene a evitare di occuparsi di classificazione delle riviste, argomento del quale è incompetente.
  2. L’autore dell’articolo ha parzialmente ragione: solo la rivista che ha pubblicato l’articolo a firma di Allf, Pinkman e White deve essere considerata del III tipo.
  3. Il Regolamento Anvur non è sufficiente per individuare tutti i casi dubbi.
  4. Il Regolamento Anvur è adeguato, ma talvolta è applicato in modo approssimativo.
  5. La situazione esistente è perfettamente nota, ma si continua a far finta di niente.

Appendice 1

Le riviste seguenti sono tutte pubblicate da David Publishing e sono contemporaneamente presenti negli elenchi delle riviste scientifiche valide per l’ASN.

Nome rivistaISSNArea Cun
Journal of Civil Engineering and Architecture1934-73598
Journal of Literature and Art Studies2159-583610
History research2159-550X11
Journal of Modern Accounting and Auditing1548-658313
Chinese Business Review1507-153613
Usa-China Business Review *1537-151413
US-China Education Review A2161-623X13 e 14
US-China Education Review B2161-624813 e 14
Sociology Study2159-552614

* Sul sito di David Publishing la rivista è chiamata “China – Usa Business Review”. Tuttavia l’ISSN fornito sul sito coincide con quello indicato nell’elenco ASN.

 

Appendice 2

 

Sono riportati di seguito gli indirizzi indicati da David Publishing come sede della società tra il 2011 e il 2016 (non sono sicuro che ci siano tutti).

04/2011: 1840 Industrial Drive, Suite 160, Libertyville, IL 60048, USA.

02/2012: 9460 Telstar Ave, Suite 5, EL Monte, CA 91731, USA.

12/2013: 16710 East Johnson Drive, City of Industry, CA 91745, USA.

07/2014: 240 Nagle Avenue #15C, New York, NY 10034, USA.

10/2015: 1840 Industrial Drive, Suite 160, Libertyville, IL 60048, USA (coincide con l’indirizzo di 04/2011).

12/2016: 616 Corporate Way, Suite 2-4876, Valley Cottage, NY, 10989, USA.

Ultimo indirizzo conosciuto: David Publishing Company, 3 Germay Dr., Unit 4 #4651, Wilmington DE 19804.

[1] Smaling E., “These EUR professors had their articles published in ‘predatory journals’ “, Erasmus Magazine,  13/8/2018, disponibile su www.erasmusmagazine.nl .

[2]Bagues M., Sylos-Labini M., Zinovyeva N., “A Walk on the Wild Side: `Predatory’ Journals and Information Asymmetries in Scientic Evaluations”, Research policy, 48(2), 2019, pp. 462-467.

[3]Grudniewicz et al., “Predatory journals: no definition, no defence”, Nature, 2019 Dec; 576(7786):210-212.

[4] Allf B. “I Published a Fake Paper in a ‘Peer-Reviewed’ Journal”, 26/11/20, disponibile su www.undark.org

[5] Alff B. C., Pinkman J. B., White W. H., “Experiential Learning in Secondary Education Chemistry Courses: A Significant Life Experiences Framework”, US-China Education Review A, April 2020, Vol. 10, No. 4, 158-164, doi: 10.17265/2161-623X/2020.04.002.

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4 Commenti

  1. Scusate se mi intrometto. Impact factor, citazioni o pubblicazioni non dovrebbero mai essere utilizzate con metodi automatici per assumere un professore. Sono, però, strumenti che, in mano ad un esperto, possono fornire degli indizi.
    Ho in mente colleghi che hanno molte citazioni ed elevato impact factor, ma entrambi i valori crollano togliendo dal compito autocitazione e convegni.
    Mi vien da dire che abbiano un po’ forzato la mano al sistema, prediligendo una via economicamente favorevole (pagare il convegno) e magari in parallelo dedicarsi ad altro (la famosa “politica universitaria”). E sinceramente non so se US-China Education Review sia meglio o peggio di diversi convegni (anche noti) con politica paga e pubblica (ed esiste una intera economia basata su questo, anche da parte di autorevoli associazioni internazionali).

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