Il CUN raccomanda FORTEMENTE alla Ministra Giannini di togliere ai rettori la competenza a decidere sui provvedimenti disciplinari nei confronti dei professori e dei ricercatori universitari, trasferendola ad un unico organo nazionale “che assicuri la necessaria imparzialità dei giudizi e uniformità dei criteri di valutazione e di imputazione delle sanzioni disciplinari”. Secondo il CUN, aver affidato ai rettori la competenza a valutare la fondatezza delle azioni disciplinari” non garantisce che sia mantenuta la “giusta distanza” tra chi valuta l’ipotesi di responsabilità disciplinare, ed il contesto nel quale è scaturita l’azione disciplinare. E può generare irragionevoli disparità di trattamento per casi identici. E’ del tutto probabile che non sia una coincidenza che la raccomandazione CUN arrivi proprio nel momento in cui alcuni rettori hanno dato il via alla “VQR di polizia”, minacciando non meglio precisate sanzioni per chi aderisce alla protesta #stopvqr.
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Consiglio Universitario Nazionale
Alla Sig.Ministra
Sen. Prof.ssa Stefania Giannini
Sede
Oggetto: Raccomandazione «In tema di giudizi disciplinari nei confronti dei professori e dei ricercatori universitari»
Adunanza del 2 dicembre 2015
IL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE
VISTO l’art. 10 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, che assegna agli Atenei la competenza esclusiva in materia di giudizi disciplinari nei confronti dei professori e dei ricercatori universitari;
RILEVATO che in tale disposizione si prevede l’istituzione, presso ogni Università, di un Collegio di disciplina, composto esclusivamente, secondo modalità definite dallo statuto, da professori universitari e ricercatori a tempo indeterminato in regime di tempo pieno, «competente a svolgere la fase istruttoria dei procedimenti disciplinari e ad esprimere in merito parere conclusivo»;
RITIENE
Che anche nel giudizio disciplinare nei confronti dei professori e dei ricercatori universitari, tanto più in considerazione delle garanzie costituzionali poste a tutela dell’autonomia e della libertà di ricerca scientifica e didattica universitaria, sia necessaria la «giusta distanza» tra l’organo che valuta l’ipotesi di responsabilità disciplinare prospettata e il contesto dal quale è scaturita l’azione disciplinare, tenendo altresì conto che il conferimento a organi locali del potere di giudicare in merito alle azioni disciplinari genera irragionevoli disparità di trattamento tra casi simili quando non addirittura identici.
In particolare, questo Consesso ritiene debba essere garantita l’imparzialità di chi giudica, da intendersi come assoluta estraneità e neutralità rispetto agli interessi in causa. Imparzialità quale presupposto dell’indipendenza organizzativa e funzionale di chi giudica, assicurata dall’assenza di vincoli o di rapporti nei confronti di altri organi o soggetti suscettibili di condizionare la decisione.
A questo fine, ritiene altresì necessario che sia prevista una netta separazione fra chi promuove l’azione disciplinare, chi procede alla fase istruttoria e decisoria e chi infligge la sanzione o dispone l’archiviazione del procedimento, come misura atta a prevenire il verificarsi di interferenze o distorsioni nel procedimento stesso, legate alle differenze di ruolo o di posizione accademica tra chi è sottoposto a giudizio disciplinare e i componenti dell’organo di disciplina.
Per queste ragioni,
IL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE
AUSPICA FORTEMENTE
Che la competenza a valutare la fondatezza delle azioni disciplinari promosse dagli Atenei sia attribuita a un unico Organo nazionale, che assicuri la necessaria imparzialità dei giudizi e uniformità dei criteri di valutazione e di imputazione delle sanzioni disciplinari.
IL PRESIDENTE
(Andrea Lenzi)
Cosa e’ più garantista per l’ individuo, un potere locale che eventualmente potrebbe perseguire oppositori politici oppure un organismo nazionale magari un po tronfio e pieno di se (i professori….) ma forse più neutrale?
Non ho le idee chiare ma a prima vista la cosa non mi scandalizza
Consiglio ai rettori di prendere provvedimenti contro quei docenti che continuano a fare danni verso i nostri studenti piuttosto che minacciare chissà quali azioni disciplinari nei confronti di chi da anni svolge bene il proprio lavoro.
Ritengo che sia errato “demansionare” i Rettori. I Rettori vivendo la vita accademica quotidiana sono quelli maggiormente titolati ad applicare, se del caso, provvedimenti disciplinari. Un eventuale organo del CUN (per come funzionano le cose in Italia) emanerebbe provvedimenti disciplinari totalmente sganciati dalla realtà locale.
Invece dovremmo dare ancora più potere ai Rettori fino al punto che possano, in casi estremi e selezionati, anche arrivare a licenziare il docente che non fa il proprio dovere, cioè non produce scienza per un certo periodo di tempo o anche che non raggiunga un numero adeguato di citazioni in un determinato periodo di tempo (segno che quello che fa non interessa la comunità).
Ottima proposta. Soprattutto la parte sulle citazioni. Finalmente, qualcuno che dimostra di capirci e che ha le idee chiare.
beh metterei delle soglie: al di sotto di una certa soglia di citazioni/anno (o anche citazioni/mese o citazioni/giorno a seconda dei settori) si potrebbe reintrodurre anche la fustigazione.
Premetto non sono razzista (come sempre iniziano i benpensanti…), però io nei casi di mancato raggiungimento di standard accettabili della VQR proporrei l’iniezione letale accompagnata, nei casi peggiori, dalla confisca dei beni del condannato fino alle due generazione successive, mettendo questi soldi in un fondo per finanziare le attività sociali e/o ricreative dei membri più autorevoli dell’Anvur (Direttivo, GEV e Sub-GEV e affini). Mentre penso sia il caso di reintrodurre anche lo Ius primae noctis per i neo assunti, nobilissima pratica feudale da lasciare come prerogativa ai rettori maschi o, in caso di rettori di genere femminile, ai GEV (o Sub-GEV) del settore concorsuale di pertinenza. In questo modo potremmo finalmente ripristinare il rispetto delle gerarchie. E che c… !
A green_baron. Non capisco le ragioni della discriminazione di genere riguardo allo ius p.n.
A Marinella: Hai ragione, chiedo scusa, effettivamente si potrebbe pensare ad una forma di ius primae noctis anche per i rettori donna (tuttavia penso sia in ogni caso imprescindibile reintrodurlo). Tuttavia prima si dovrebbe sentire il parere dei Sub-GEV, dai quali dipende la nostra sorte e quella dei nostri figli, che – viste le premesse – saranno destinati alla fame, in quanto (se ho ben capito) saremo tutti licenziati (i più fortunati andranno a fare gli attendenti nelle dimore private dei Sub-GEV).
Dovrebbe essere nazionale anche la commissione etica non solo una commissione disciplinare. All’Universita del Pontevedro la commissione etica locale si e’lavata le mani di una mancanza statutaria del MR locale. E’meglio abolirle a favore di una commissione etica nazionale. Funzionerebbe? So di non sapere…