Il CNR ha attivato, per il novantesimo anniversario dalla sua fondazione, una serie di iniziative tra cui il concorso fotografico “RiScattiamo la scienza – Immagini per i 90 anni del CNR”. Ottima iniziativa. Al concorso sono stati invitati a partecipare i membri della comunità scientifica dell’ente in base al seguente bando: “Le fotografie dovranno esprimere, in modo originale e creativo, realistico o simbolico, l’impegno e la passione di chi lavora nella ricerca scientifica, la varietà e il valore delle attività svolte all’interno del CNR, l’importanza della scienza nella società. Le fotografie devono appartenere a una delle seguenti sezioni: 1. Vita da ricercatore: immagini di vita quotidiana sul luogo di lavoro, ritratti, ambienti, strumentazione e loro applicazioni. 2. Immagini di scienza: il fascino della scienza nella forza della natura e nella visione dell’uomo. Ogni sezione sarà suddivisa nelle seguenti macro aree: habitat & vita (es.: genomica, scienze dell’atmosfera, biologia, agroalimentare, genetica, salute, etc.); materia & energia (es.: materiali, elettronica, nanoscienze, superconduttori, fisica molecolare, etc.); informazione & comunicazione (es.: intelligenza artificiale, informatica, scienze cognitive, etc.); cultura & società (es.: archeologia, restauro, economia, comunicazione, storia, linguistica, etc.)”.

 

 

L’iniziativa ha avuto un riscontro notevole: sono state inviate oltre 200 fotografie che sono state valutate da un’apposita commissione giudicatrice formata da esperti di comunicazione e da ricercatori del CNR (nessuno di loro ha ricevuto alcun compenso per il lavoro svolto) con il compito di scegliere le “migliori” otto.

Credo che la commissione non abbia fatto un buon lavoro: appare chiaro che, sotto il profilo culturale ed istituzionale, le fotografie vincitrici restituiscono un’immagine della scienza culturalmente ed istituzionalmente parziale e fuorviante – l’aspetto estetico, argomento del tutto discutibile come in tutti i concorsi nel campo dell’arte, è qui fuori discussione. Non vi è alcun elemento caratteristico della ricerca specifico del CNR: le fotografie sarebbero potute essere state scattate in qualsiasi ambiente di ricerca in qualsiasi ente o laboratorio nel mondo e non hanno alcun riferimento ai 90 anni di storia del CNR. Tra le fotografie prescelte, inoltre, è del tutto assente la dimensione della scienza nel campo umano e sociale. Forse perché le proposte non erano di qualità tale da far emergere il pensiero e la creatività di chi, facendo ricerca al CNR, usa libri, biblioteche, pensieri, numeri, modelli, idee, entità astratte difficili da fotografare, o forse perché i commissari non hanno ritenuto che le scienze umane e sociali siano veramente parte integrante del lavoro del CNR.

Peccato, perché ci sono voluti quaranta anni per vedere l’ingresso di tali scienze nell’ente (soltanto nel 1963 sono stati costituiti i Comitati di consulenza dell’area socio-economica-umanistica) od ora chi festeggerà i 90 anni di vita del CNR non si accorgerà, dalle fotografie, dell’esistenza della ricerca dei filosofi, dei linguisti, degli economisti, degli storici, dei giuristi, dei sociologi, degli statistici, ecc. che operano negli istituti del CNR. Ciò rappresenta una plastica riproposizione della divisione tra le “due culture” che non aveva cittadinanza nel CNR di Vito Volterra, suo fondatore, scienziato e uomo di vasta cultura (tra le fotografie in concorso ce n’erano alcune che ritraevano la sezione letteraria della sua biblioteca privata. Si tratta di un passo indietro in un ente che, stritolato dalle pressioni di un mondo dominato dagli interessi economici e che si deve legittimare con parole chiave  come trasferimento tecnologico, spin-off, rilevanza, commesse, ecc., mette da parte la sua vocazione di produttore di cultura, o una svista di una commissione inadeguata? Lo vedremo nel corso delle celebrazioni del novantesimo anniversario.

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2 Commenti

  1. Forse c’entra, forse no. Giudicate voi.
    A proposito di distorsioni a carattere culturale. Avete per caso notato che tra i testi proposti all’esame di maturità (di stato), per essere analizzati commentati, utilizzati entro la prova di Italiano, non ce n’era UNO, dico UNO, il cui autore sia una donna? Le donne compaiono soltanto come ‘citazioni’ (nel testo di Magris, nella fotografia di Andy Warhol).
    http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/SoleOnLine5/_Oggetti_Correlati/Documenti/Notizie/2013/06/traccematurita-2013.pdf
    Non commento il caso Magris. Ma segnalo – a proposito di scientificità – l’utilizzo della metafora/luogo comune ‘DNA’ per indicare “capacità radicata, forte, invincibile, indistruttibile” (quasi predisposizione innata) nel testo dell’economista Luigi Zingales, e non importa se è un testo divulgativo o meno (del resto è impossibile saperlo in quel contesto): “Fortunatamente gli Stati Uniti possiedono nel loro DNA i geni per intraprendere una riforma.” Evidentemente altri stati ne sono privi dalla nascita.

    • Le prime righe di cui sopra dedicate alla memoria della coraggiosa Barbara De Anna.

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