Il 2023 è un anno importante per due istituzioni italiane: è il centenario della fondazione del Consiglio nazionale delle ricerche e quello dell’Aeronautica militare italiana, avvenute nel 1923.

Stiamo parlando di due organizzazioni statali italiane di indiscusso prestigio e valore, apprezzate non solo nel paese, ma a livello internazionale.

Le ricorrenze come i centenari rappresentano un momento di riflessione su quanto è stato compiuto, sui successi conseguiti, un giusto e probabilmente meritato autocompiacimento; hanno tuttavia il precipuo scopo di mostrare ai cittadini come le istituzioni pubbliche, in questo caso una operante nel campo della scienza e l’altra della difesa, contribuiscono al benessere della società.

La ricorrenza è l’occasione per promuovere un dialogo, di norma non particolarmente intenso, tra coloro che svolgono un servizio collettivo e coloro che, consapevoli del suo valore, lo sostengono e lo finanziano. Diciamo che la ricorrenza è anche un’operazione di marketing per legittimare le istituzioni ed assicurarne la sopravvivenza e lo sviluppo.

Questo duplice centenario come è stato gestito dai due enti?

L’Aeronautica militare ha fatto ricorso ad una intensa campagna di comunicazione utilizzando tutti i principali canali, ha aperto alle visite gli aeroporti e le altre strutture, partecipa a molteplici iniziative in tutto il paese spesso con sorvoli delle Frecce tricolori. Insomma gli italiani si sono ben accorti che l’Aeronautica ha festeggiato i suoi primi cento anni.

Diverso il caso del Consiglio nazionale delle ricerche. Quest’anno l’ente ha programmato e sta svolgendo tutta una serie di iniziative presso i propri laboratori, le scuole, le università, insomma all’interno del mondo del sapere, ma non ha intessuto un adeguato dialogo con il paese. Ed è un peccato, perché in occasione della pandemia i cittadini hanno potuto verificare, forse per la prima volta, di quale patrimonio di competenze i ricercatori dell’ente dispongono, in particolare per affrontare i problemi della salute. Gli italiani hanno visto e vedono in televisione ricercatori come Mario Tozzi, Valerio Rossi Albertini ed altri, ma non necessariamente li associano al loro ente di appartenenza. Insomma, il centenario della fondazione del CNR sta passando di fatto inosservato ai più. Ed è un peccato perché, in occasione del novantesimo compleanno, dieci anni fa, l’ente attivò un serrato dialogo con il paese sul tema della ricerca scientifica, sulla sua importanza per la vita economica e sociale, sulle difficoltà da superare affinché essa venga sempre più percepita come investimento ineludibile e necessario per il futuro del Paese.

Attualmente il CNR sta vivendo una situazione paradossale: da un lato ha l’opportunità di disporre delle risorse straordinarie del PNRR che ne potrebbero garantire un consolidamento ed un forte rilancio ma, dall’altro, il suo management, tutto impegnato a gestire la quotidianità, non mostra di avere idee, strategie, programmi, insomma una visione di futuro possibile che veda il CNR, come avvenuto in fasi gloriose del passato, al centro della vita scientifica e culturale nazionale.

 

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