Può un cammello passare per la cruna di un ago?
A poche settimane dall’arrivo della grande ondata degli abilitati all’ASN, e prima di essere trascinati nell’arena delle lotte fratricide, conviene riflettere ancora un momento sul senso dell’operazione condotta dal MIUR e dell’ANVUR in attuazione della riforma Gelmini. Nello specifico, l’obiettivo di questo intervento è provare a calcolare, secondo diversi possibili scenari, il costo della messa in ruolo degli abilitati nell’ASN 2012 per cercare di comprendere se vi sia o meno una sproporzione tra gli esiti possibili dell’ASN e le risorse che saranno messe a disposizione del sistema universitario per promuovere/reclutare gli abilitati.
Necessariamente non si terrà conto del fatto che, mentre si stanno ancora attendendo i risultati dell’ASN 2012, si stanno per chiudere le candidature alla seconda tornata del nuovo sistema di reclutamento. Le due coorti di abilitati si troveranno, dunque, a breve tempo, a competere per le medesime risorse con, sulla carta, i medesimi diritti. A tale proposito, è giusto osservare che l’abilitazione costituisce un titolo sostanzialmente diverso dalle vecchie idoneità, frutto di una valutazione comparativa, e perciò dovrebbe essere del tutto naturale che una parte degli abilitati non possano prendere servizio con la nuova qualifica.
Ma, dopo aver magari atteso per anni un passaggio di carriera, aver passato le forche caudine delle mediane e aver superato l’esame delle commissioni, chi sarà disposto, tra gli abilitati 2012, ad attendere la fine delle abilitazioni 2013 perché siano distribuiti i pochi ossi disponibili sul piatto? E quanti si risolveranno a mettere tranquillamente la propria abilitazione in un cassetto perché si trattava di una “semplice” abilitazione?
Reclutamento o scorrimento?
Si è sempre parlato dell’ASN come di un sistema di “reclutamento” della docenza universitaria ma l’espressione è equivoca per almeno due motivi. In primo luogo l’ASN è a tutti gli effetti una “semplice” preselezione del personale da reclutare: il vero reclutamento sarà, infatti, quello che compiranno gli atenei dopo aver preso atto delle risultanze dell’ASN e sulla base dei propri regolamenti interni (come prescritto dagli artt. 18 e 24 della L. 240/2010).
In secondo luogo, il termine “reclutamento” invita a pensare a una nuova leva di ricercatori e docenti universitari che entreranno in massa nell’Università. In realtà, come è largamente noto, l’ASN è stata sostanzialmente pensata per transitare una parte consistente di appartenenti al ruolo ad esaurimento di ricercatore a tempo determinato a quello di professore associato. Si risolverà, dunque, in larga parte in una gigantesca operazione di scorrimento interno delle carriere, da ricercatore a professore associato e da professore associato a ordinario (e solo in pochissimi casi, probabilmente, da ricercatore a ordinario). Solamente una minima parte di nuovi docenti proverrà dall’esterno dell’università: solo tenendo conto di ciò, dunque, ha un senso parlare di “reclutamento”.
I dati sul numero degli aspiranti per ogni fascia di docenza e per area disciplinare è noto: ne ha parlato Giulio Marini su Roars il 31 luglio 2013 (link). C’è un totale di 58.061 domande presentate da 43.332 studiosi e ricercatori, dei quali 22.538 già strutturati (circa il 52%). Alla luce dei dati sulla ripartizione delle domande tra I e II fascia, che danno un rapporto di circa 1 a 3, è possibile ipotizzare una distribuzione dei candidati “interni” in questi termini: 6.876 (30%) hanno fatto domanda per la I fascia, 15.662 (70%) per la II fascia. Questi dati non tengono conto, peraltro, di coloro che non provengono dai ruoli dell’Università, una componente che verrà considerata in un secondo momento.
Tre possibili scenari
Di seguito, calcoliamo il costo ipotetico dell’assunzione degli abilitati già strutturati (“interni”) ipotizzando tre diverse ipotesi di percentuali di conseguimento dell’abilitazione, e cioè:
Ipotesi A – tasso di abilitazione pari al 15% per coloro che hanno fatto domanda per la I fascia e al 25% per coloro che hanno fatto domanda per la II fascia;
Ipotesi B – tasso di abilitazione pari al 25% per coloro che hanno fatto domanda per la I fascia e al 40% per coloro che hanno fatto domanda per la II fascia;
Ipotesi C – tasso di abilitazione pari al 35% per coloro che hanno fatto domanda per la I fascia e al 55% per coloro che hanno fatto domanda per la II fascia;
Ecco i numeri di cui si parla, desunti dal totale delle domande presentate.
Tabella 1 – Stima degli abilitati “interni” per fascia
I fascia: | II fascia: | |||
Totale candidati: 22.538 | 6.876 | 15.662 | ||
tasso di abilitazione | abilitati | tasso di abilitazione | abilitati | |
Ipotesi A | 15% | 1.031 | 25% | 3.916 |
Ipotesi B | 25% | 1.719 | 40% | 6.265 |
Ipotesi C | 35% | 2.407 | 55% | 8.614 |
Per i non strutturati (“esterni”), per le ragioni ci cui si è detto sopra, si ipotizzano percentuali di conseguimento dell’abilitazione sensibilmente più basse rispetto a quelle prospettate per gli interni: il 5% dei candidati per la prima fascia e il 15% per la seconda fascia. In quest’ultimo caso si tiene conto di una ampia base di candidati altamente qualificati tenuti fuori dal sistema universitario in quest’ultimo decennio a causa del contingentamento delle risorse.
Tabella 2 – Stima degli abilitati “esterni” per fascia
I fascia: | II fascia: | |||
Totale candidati: 20.794 | 6.238 | 14.556 | ||
tasso di abilitazione | abilitati | tasso di abilitazione | abilitati | |
Ipotesi unica | 5% | 312 | 15% | 2.183 |
Quanto verrà a costare la progressione di carriera dei docenti interni e l’assunzione dei docenti esterni?
Il Punto Organico, un punto cruciale
Come è noto, per l’assunzione di personale universitario (sia ricercatore/docente che tecnico-amministrativo) è invalsa dal 2009 una “prassi”, non sancita da alcuna legge ma applicata sulla base di una mera circolare ministeriale (la cosiddetta “Circolare Masia”), secondo cui il costo delle assunzioni è legato a un indicatore detto “punto organico” (d’ora in poi PO). Per un professore di prima fascia è necessario impegnare 1 PO, per un professore di seconda fascia 0,7 PO e per un ricercatore 0,5 PO. Per i passaggi di carriera vale la differenza, quindi per far prendere servizio nella stessa sede un professore associato abilitato all’ordinariato costa 0,30 PO e un ricercatore abilitato come professore associato costa 0,20 PO.
In secondo luogo, il Dlgs 49/2012 prevede (art. 4, c. 2) che gli atenei debbano assumere 1 ricercatore a tempo indeterminato cosiddetto “di tipo b” (RTD-B) per ogni professore ordinario assunto. Il calcolo del costo di un ricercatore di questo tipo è assai complicato (e non ancora chiaro) perché deve tener conto anche dal successivo upgrade del ricercatore a professore associato: per comodità lo considereremo uguale a 0,70 PO, sebbene tale ipotesi implichi, di fatto, l’ottenimento di un’abilitazione nell’arco di tre anni.
Inoltre, è necessario tenere conto che la L. 240/2010 “Gelmini” (art. 18 c. 4) prevede che almeno il 20% delle risorse debba essere destinato a chiamate di soggetti che non siano già in servizio presso la sede universitaria interessata al reclutamento. Ciò implica che tutti gli atenei dovranno assumere un certo numero di associati e ricercatori “a prezzo pieno”, impiegando cioè, rispettivamente, 1 e 0,7 PO.
Infine, c’è un “piccolo” problema di cui molti fanno finta di non ricordarsi. A causa del blocco delle assunzioni negli anni passati una parte degli idonei negli ultimi concorsi a professore universitario banditi nel 2008, e avviati nel 2010 con commissioni sorteggiate, debbono ancora prendere servizio (Non si uccidono così anche gli idonei). Costoro, ai sensi della legge Gelmini, devono essere quantomeno equiparati agli abilitati prossimi venturi e quindi rientrano nel calcolo del costo complessivo del “reclutamento”. Considerando che, stando alla banca dati Reclutamento del Cineca, gli idonei alla I fascia non ancora assorbiti (in generale perché in servizio in sedi che sono incorse per anni nel cosiddetto “blocco delle assunzioni”) sono ancora circa 200 e quelli idonei alla II fascia sono ancora circa 250, il loro costo, in termini di PO, è pari a circa 144: una bazzecola rispetto al costo potenziale degli abilitandi.
Tabella 3 – Idonei ai concorsi banditi nel 2008 che non hanno ancora preso servizio
I fascia | II fascia | |
Idonei “residui” | 200 | 250 |
di cui % già strutturati (90%)* | 180 | 225 |
Totale punti organico per fascia | 74 | 70 |
Totale PO | 144 |
* Si ipotizza che circa il 10% degli idonei che non hanno ancora preso servizio sia esterno ai ruoli universitari.
Il costo dell’ASN 2012
Stante queste noiose ma indispensabili premesse, è possibile calcolare il costo in termini di punti organico dell’ ASN 2012.
Tabella 4 – Costo in punti organico ASN 2012
Punti organico (PO) | |||||
Interni | |||||
Ipotesi A | Ipotesi B | Ipotesi C | |||
Scorrimenti da associato a ordinario | 309 | 516 | 722 | ||
Adempimento Dlgs 49/2012: RTD b | 722 | 1.203 | 1.685 | ||
scorrimenti da ricercatore a associato | 783 | 1.253 | 1.723 | ||
Totale PO interni | 1.814 | 2.972 | 4.130 | ||
Esterni | |||||
Assunzione di ordinari esterni | 312 | ||||
Adempimento Dlgs 49/2012: RTD b | 218 | ||||
Assunzione di associati esterni | 1.528 | ||||
Totale PO esterni | 2.058 | ||||
Idonei 2008 | |||||
Idonei “residui” I fascia | 74 | ||||
Idonei “residui” II fascia | 70 | ||||
Totale PO idonei 2008 | 144 | ||||
Totale fabbisogno PO | 4.016 | 5.174 | 6.332 |
Per gli idonei 2008 si fa riferimento al dettato normativo contenuto nell’art. 29 della Legge Gelmini che per questi ultimi, prevede l’applicabilità delle procedure ex Legge 210/98 e, pertanto, non si prevede il costo aggiuntivo in termini di PO che deriva dal vincolo ex-art. 4 c.2 Dlvo 49/2010. L’applicazione, al contrario, si configurerebbe, come un vincolo vessatorio e discriminatorio: tutti gli altri 1.400 idonei alla prima fascia nei concorsi banditi nel 2008 che hanno preso servizio tra il 2010 e il 2013 hanno potuto farlo, infatti, ad un costo pari al solo differenziale di PO relativo alla loro posizione precedente.
Le risorse in campo
Questi numeri assumono il loro pieno valore solo se confrontati con la reale disponibilità che gli atenei italiani hanno e avranno nei prossimi anni per le assunzioni di personale. Il DM 9 agosto 2013 n. 713, che ha fissato per l’anno 2013 i punti organico a disposizione di ogni sede, ha stanziato 445,5 punti organico per l’intero sistema universitario italiano. Si tratta di una cifra che deriva dall’applicazione di turn over di sistema del 20%, e che è sensibilmente inferiore (del 20%) a quella dell’anno 2012, a causa della diminuzione complessiva del personale universitario intervenuta nel quinquennio 2008-2013 e della curva di età del corpo docente: una buona parte dei docenti più anziani sono già andati in pensione negli anni scorsi.
Per calcolare il turn over per gli anni 2014 e seguenti bisogna quindi armarsi di pazienza e seguire l’altalena delle cifre tra i diversi e più recenti provvedimenti governativi. Alla data odierna, secondo la bozza della Legge di Stabilità 2013, lo scenario più plausibile (link art. su Roars) è che il turn over per i prossimi anni sia: 50% (2014), 50% (2015), 60% (2016), 80% (2017) e 100% (2018). Tali dati potrebbero naturalmente cambiare nelle prossime settimane ma qualche spostamento non modificherebbe, ahinoi, sul medio periodo l’entità delle risorse messe in campo.
C’è poi da tenere conto del Piano Straordinario Associati che, con il DM 28 dicembre 2012, ha fissato la distribuzione dei PO tra le sedi, con il fine di “transitare” i ricercatori a tempo indeterminato ad esaurimento nel ruolo di associato. Per il 2012 sono stati previsti per l’intero sistema 749,2 PO e per il 2013 41,6. Quanti di questi sono già stati impiegati dagli atenei, ad esempio per far prendere servizio ai ricercatori risultati idonei ad un posto di professore associato nel concorsi banditi nel 2008? Una parte considerevole, ma per carità di patria vogliamo credere che siano ancora disponibili più della metà: 400 PO…
A questo punto, ipotizzando una sostanziale invarianza della base di calcolo dei PO per il prossimo triennio (2014-2016) – che saranno invece certamente in calo data la diminuzione dei pensionamenti – e tenendo conto di quanto sopra detto a proposito di turn over, si può approssimare un quadro temporale per l’assorbimento degli idonei e dei nuovi abilitati nei prossimi anni:
Tabella 5 – Cronoprogramma assorbimento idonei ASN 2012
Ipotesi A | Ipotesi B | Ipotesi C | |
Totale fabbisogno PO | 4.116 | 5.174 | 6.332 |
PO disponibili nel 2013 (turnover 20%) | 445 | 445 | 445 |
PSA | 400 | 400 | 400 |
Totale PO disponibili | 845 | 845 | 845 |
Saldo 2013 | -3.271 | -4.329 | -5.487 |
PO disponibili nel 2014 (turnover 50%) | 1113 | 1113 | 1113 |
Saldo 2014 | -2.158 | -3.216 | -4.374 |
PO disponibili nel 2015 (turnover 50%) | 1.113 | 1.113 | 1.113 |
Saldo 2015 | -1.045 | -2.103 | -3.261 |
PO disponibili nel 2016 (turnover 60%) | 1.335 | 1.335 | 1.335 |
Saldo 2016 | 290 | -768 | -1.926 |
PO disponibili nel 2017 (turnover 80%) | 1.780 | 1.780 | |
Saldo 2017 | 1012 | -146 | |
PO disponibili nel 2018 (turnover 100%) | 2.225 | ||
Saldo 2018 | 2.079 |
Queste ipotesi non tengono tuttavia conto di due altri elementi che si è volutamente esclusi dalla proiezione, e cioè che i PO in dotazione alle sedi dovrebbero servire anche:
- all’assunzione e allo scorrimento delle carriere del personale tecnico amministrativo (un aspetto che al Ministero continuano ad ignorare evitando di stimare il rapporto docenti/personale tecnico-amministrativo come invece richiede lo stesso Dlgs 49/2012), ponendo vincoli unicamente sul personale docente;
- al reclutamento di ricercatori a tempo determinato di tipo a che, se non gravano su risorse esterne all’ateneo, devono essere imputati alla disponibilità di punti organico “ordinaria”.
Una minima incidenza di questi due fattori sul sistema sposterà almeno di un anno l’assorbimento degli abilitati nell’ASN 2012.
Considerazioni conclusive
Dunque, nonostante le ipotesi avanzate – al di là della loro apparente precisione numerica – siano stime largamente approssimative, il quadro appare sufficientemente chiaro. Considerando i tempi tecnici necessari ogni anno per avere a disposizione i punti organico, secondo questi tre scenari gli abilitati nell’ASN 2012 potranno legittimamente pensare di essere assunti (se esterni) o di prendere servizio con la qualifica superiore( se interni) entro una forbice temporale che va tra il 2016 e il 2018.
Se si tiene però conto dell’incidenza del costo di possibili assunzioni di personale tecnico-amministrativo e del possibile (auspicabile?) impiego di risorse per reclutare ricercatori, la forbice si sposta al 2017/2019.
Va poi considerato un altro elemento. L’assorbimento è stato finora considerato in termini di sistema, come se la pentola fosse unica e ogni ateneo potesse attingervi in base al numero di bocce da sfamare. In realtà, come ha dimostrato il recente decreto che ha distribuito i PO tra le sedi (link), le disparità di disponibilità di risorse tra le sedi sono in vertiginoso aumento e questo provocherà una crescita considerevole del costo di assorbimento degli abilitati 2012. Una parte di essi, una parte molto più consistente di quanto si immaginasse, se vorrà prendere servizio dovrà necessariamente cambiare sede e ciò avrà un costo maggiore di sistema. La forbice, dunque, si sposta ancora: 2018/2020.
Infine, non va dimenticato quanto si diceva all’inizio, e cioè che le due tornate di abilitazione prima o dopo si sovrapporranno (e lasciamo per ora perdere l’ipotesi di un’ASN 2014). Considerando che nel frattempo ad una buona parte degli abilitati 2012 scadrà… l’abilitazione stessa, la cui durata è quadriennale (quindi indicativamente fino al dicembre 2017), si torna dunque alla domanda iniziale.
Può un cammello passare per la cruna dell’ago?
Due commenti:
1)la situazione e’ ancora peggiore in quanto non mi meraviglierei affatto se ci fossero numerosi ricorsi. Ad esempio, assai probabilmente io faro’ ricorso.
2)Se l’interessante ipotesi di discriminazione degli “esterni” nelle percentuali di abilitati fosse poi verificata (e ho come l’impressione che lo sara’) io auspico che noi “esterni” si faccia un mega-ricorso di tipo “class action”. Chi vuole mi contatti pure via email: alberto.donofrio chiocciola ieo.eu
Vorrei aggiungere un elemento sulla questione “esterni” di cui non si parla nell’articoli. I veri “esterni”, cioe’ quelli non di ruolo nell’universita’ (per es. abilitati provenienti da CNR o ENEA o INFN) sono ulteriormente svantaggiati. Infatti e’ vero che l’universita’ e’ obbligata a utilizzare 0.7 PO per il reclutamento di un esterno, ma ci sono due categorie di esterni: gli esterni-esterni ossia li chiamo esterni veri (ripeto ancora una volta estranei ai ruoli universitari) e gli esterni – interni (ovvero interni ai ruoli universitari che potrebbero transitare da una universita’ ad un altra nella quale non hanno messo piede negli ultimi tre anni). Gli esterni veri sono svantaggiati perche’ prendendo un esterno-interno costa si 0.7 p.o. ma legge prevede che 0.5p.o. verrano restituiti all’ateneo dal quale proviene. Quindi alla fine gli abilitati esterni-esterni verrano fatti fuori da scambi tra atenei: tu mi prendi un associato e io ti prendo un ricercatore. Cara redazione di roars, cari prof. Banfi e De Nicolao, e cari autori dell articolo, perche non ne fate riferimento?
Assumere esterni-esterni non è una priorità. La priorità è ridimensionare l’organico in modo da consolidare un massiccio downsizing dell’università e della ricerca ritenute una spesa eccessiva rispetto alle esigenze di un paese che non ritiene di poter competere con le economie avanzate.

“Vi è in atto un processo di contenimento dello spesa pubblica in tutti i paesi del mondo dunque è necessario tagliare… Bisogna concepire la ricerca come un formidabile processo internazionale in cui il nostro apporto è di qualche percento… Noi siamo un paese che ha limiti e bisogna prendere atto di questi limiti. Non possiamo assolutamente più pensare di essere un paese di serie A in tanti settori perché le ricerche sono condotte con mezzi che non possiamo permetterci.” Guido Possa (allora Presidente della Commissione Cultura del Senato) – http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/02/23/le-scope-della-ricerca/
Nella stessa direzione si è espresso anche Giuseppe De Rita:
In ogni caso, gli esterni-esterni possono pur sempre cercare un impiego nel settore turistico:
“Ci sono un miliardo e quattro di cinesi e un miliardo di indiani che vogliono vedere Roma, Firenze e Venezia. Noi dobbiamo prepararci a questo. L’Italia non ha un futuro nelle biotecnologie perché purtroppo le nostre università non sono al livello, però ha un futuro nel turismo”
http://www.youtube.com/watch?v=tHpIgkw4ZwU
Non per insistere, ma in aggiunta al commento precedente, un assegnista di ricerca (abilitato) non e’ “esterno” lui pure? Non costa 0.7 PO non solo se entra in altre universita’ ma anche nella sua stessa universita’?
Bell’articolo (nel senso scritto bene) ma che ovviamente lascia molta amarezza, in particolare per chi (come me) e’ “informalmente” abilitato ma ancora post doc. Nel nostro settore quelli come me si contano sulle dita delle mani. Non riesco a immaginare le prospettive che avremo…Cmq: due cose:
1)alla riga 26 dell’articolo, penso si intendesse ovviamente ricercatori a tempo INdeterminato e non determinato.
2) il vincolo RTDb-PO credo che non sia piu’ (appunto) vincolante: dal decreto
http://www.codau.it/news/file_news/705//PUNTI_ORGANICO_2013.pdf
pagina 3 righe 4-7: esso infatti e’ “rimesso all’autonomia responsabile degli atenei”.
Chi sara’ dunque quel pazzo che si impegna a bandire RTDb quando puo’ non farlo??? Questo punto andra’ sicuramente a favore delle idoneita’ da PO, un po’ meno per quei poveri disgraziati esterni abilitati precari.
Per altro, quanti RTDb sono stati banditi finora? Quanti RTDa? Si potrebbe scrivere un pezzo per fare il confronto con i corrispondenti bandi RTI? I numeri per me sono senza paragoni.
Come si puo’ pensare, anche passando per la via lunga e resettando la propria vita Pre-Gelmini (4 anni di assegno + (3+2) RTDa + 3 RTDb), aspirare a un posto di ruolo se i posti “cardine” RTD vengono banditi col contagocce? Se le universita’ non vogliono proprio usare queste figure perche’ costano troppo? Cambiera’ qualcosa ora che un RTDa sara’ 0.4 PO e non 0.5 come prima o (come e’ gia’ stato detto da qualche parte) il 2014 sara’ l’anno dei ricercatori, nel senso che sara’ l’anno in uni l’ultimo esemplare si estinguera’?
Trovo tutte le argomentazioni di Michela pienamente condivisibili. Si è voluto fare una riforma di così vasta portata come la soppressione del ricercatore a tempo indeterminato non solo a costo 0, ma con saldi pesantemente negativi. E’ naturale che il sistema sia al collasso, con ricercatori meritevoli che vogliono giustamente aspirare alla II fascia, giuste ambizioni di chi vuole ottenere la I fascia, e giovani non strutturati che sono stati traditi dalla promessa di una figura come quella del RTD che è nata morta, e che dunque ora aspirano anch’essi alla II fascia.
Senza finanziamenti canalizzati in interventi mirati, non si va da nessuna parte.
Vogliamo dirlo ancora che la’ASN la VQR e tutte queste inventate dall’ANVUR sono solo delle pagliacciate non degne di una comunità accademica seria. Le mediano le hanno calcolate ma nessun sa come le hanno calcolate e su che dati. Le mediane dei candidati non si sa come sono state calcolate e su che dati. Le commissioni non hanno ancora finito ed il ministro tace. Basta ! Non se ne può più di questo SUDOKU.
Sarà un mio eccesso di pignoleria, ma trovo assurdo che ci sia ancora qualcuno che parla di “mediane dei candidati”.
Mai vista tanta difficoltà di apprendimento. Persino i miei studenti, se gli ripeto “non si chiamano mediane ma indicatori”, dopo un po’ capiscono.
Si figuri, io lo dico a tutti. Ma molti fanno finta di non sentire o, peggio, prendono tutto molto sul serio.
Un cammello? Certo che può. In Salomé di Carmelo Bene. Citazione sprecata per una vicenda politica molto brutta.Complimenti per l’articolo.
Caro Abbondanzio: la sua pignoleria è ridicola. Il ministero parla di MADIANE non di indicatori, se lei li vuole chiamare indicatori è lei che e’ in mala fade e dice cosa sbagliate. Un indicatore non stabilisce chi è sopra o sotto l’indicatore. Mi dispiace per i suoi studenti per avere un insegnante che insegna cosa sbagliate e … poveri i suoi studenti che si adeguano alle sue falsità.
Per sua conoscenza: http://it.wikipedia.org/wiki/Mediana_(statistica)
Le “mediane” citate dal Ministero sono appunto mediane dei tre indicatori bibliometrici calcolate relativamente ad associati ed ordinari di ogni settore concorsuale. I candidati non hanno mediane, hanno indicatori. Vada, ora, e diffonda il verbo.
Insomma, dopo aver fatto tutto quello che ci hanno raccomandato di fare, potremmo trovarci con in mano un pezzo di carta con cui potremo accedere a concorsi “chiusi” che tuttavia resteranno tali…Dopo quattro anni, poi, quel pezzo di carta perderà valore, e potremo ricominciare da capo tutta la trafila. Davvero incoraggiante!
Di fatto il ministero recita (a proposito degli aspiranti commissari, e per i candidati è evidentemente la stesa la stessa cosa): Indicatori bibliometrici: mediane per i candidati commissari all’abilitazione scientifica nazionale relative agli indicatori bibliometrici dei settori concorsuali di cui all’allegato A del DM 76/2012 (le mediane risultano aggiornate al 27/08/2012).
Indicatori non bibliometrici: mediane per i candidati commissari all’abilitazione scientifica nazionale relative agli indicatori non bibliometrici dei settori concorsuali di cui all’allegato B del DM 76/2012 (le mediane risultano aggiornate al 27/08/2012). Quindi le mediane sono per il ministero (vedi sito ASN) EQUIVALENTI concettualmente agli indicatori bibliometrici, che vanno superati per ottenere l’idoneità. Il candidato non ha mediane (matematicamente non avrebbe senso) nè tantomeno indicatori (perchè essi sono quei valori numerici che INDICANO l’asticella da superare). Forse il candidato possiede FATTORI NUMERICI DI PRODUTTIVITA'(una sorta di impact factor individuale) che vanno appunto confrontati con gli indicatori (o mediane). Anche io sono incorso nello stesso “errore” terminologico alcuni post fa, ma, secondo ciò che dice il ministero, non è corretto dire che i candidati hanno “indicatori”.
1) indicatore “numero di articoli pubblicati su riviste indicizzate”
2)indicatore “numero di citazioni della
produzione scientifica complessiva”
Firmato: ANVUR
OK, capitolo chiuso.
@GC @DeNicolao Concordo in toto con la risposta di De Nicolao: MIUR = Ministero Incaricato di Uccidere la Ricerca. Si vuole che i lavoratori della ricerca (post-doc, prof associati, ricercatori e dirigenti di ricerca di istituti privati e degli enti di ricerca) ma anche molti ordinari privi di mezzi al di fuori dei loro meri stipendi EMIGRINO. E NON si vuole che colleghi stranieri immigrino in Italia. Non mi meravigliero’ se un domani dall’estero (dove prima o poi potrei finire, casomai volessi cambiare aria) leggero’ che il governo italiano vorra’ demolire la colonna di Marco Aurelio o il Colosseo come i fecero i talebani col Buddha di Barniyan… Il “trend” – come direbbe il vispo e “simpaticissimo” Zingales – è quello….
PS per i moderatori: prima ho avuto un problema, casomai fate “passare” questo post e non l’altro, che e’ incompleto
@GC. E’ vero che gli esterni sono particolarmente svantaggiati. E’ per questo che per loro abbiamo previsto una % di assorbimento relativamente bassa rispetto al n. di domande di abilitazione presentate. Era però praticamente impossibile tener conto della doppia possibilità per raggiungere il 20% di risorse dedicate agli esterni: attraverso gli esterni veri e propri o attraverso i trasferimenti.
@Michela. Effettivamente la nota di D. Livon al DM 9 agosto 2013 parla dell’obbligo di assumere un RTD-B per ogni prof.ordinario non più come un obbligo ma come una scelta “rimessa all’autonomia responsabile dei singoli Atenei”. Bisognerebbe capire cosa ciò significa, considerando che tale scelta concorrerà alla “valutazione delle politiche di reclutamento”… Tanto più che sul DM 9 agosto 2013, di cui la nota direttoriale fornisce un’intepretazione, se non erro non viene fatto cenno alla questione.
@De Nicolao. Sono d’accordo con lei. Non sono un amante delle teorie dei complotti però è chiaro come ci sia una politica di medio-lungo periodo condivisa dagli ultimi ministri e dal ministero: ridurre la spesa pubblica per l’università; concentrare la ricerca in alcuni poli; abbandonare la ricerca in alcuni settori e in alcune regioni del Paese. Obiettivi in teoria comprensibili, che tuttavia in un Paese democratico dovrebbero essere discussi in Parlamento e inquadrati in una legge, non raggiunti attraverso codicilli e note ministeriali.
Caro Andrea Zannini, grazie per la risposta, Giuseppe Calabrò.
Io non li trovo obiettivi comprensibili. E’ molto inquietante il susseguirsi di Ministeri contro l’Università.
Sono obiettivi perfettamente comprensibili, tenuto conto delle feccia che abbiamo al governo da anni e anni. Ma sono radicalmente deprecabili, e non a caso non sono condivisi dalle più rilevanti nazioni europee, che evidentemente hanno una classe politico-governativa e quindi un popolo almeno decenti.
La continuità, anzi l’identità, fra la “visione” dell’università del PDL e quella del PD (oltre che fra numerosissime altre “visioni” dei due partiti) è ormai di palmare evidenza. E’ dunque altrettanto evidente che, se mai e quando mai ci richiameranno a votare, avrà qualche senso soltanto votare M5S, sia pure senza alcuna certezza, perché votare uno dei due cosiddetti principali partiti darebbe sì certezze, ma nettamente negative
Per favore, qualcuno mi potrebbe dire che tipo di “esterno” è un RTDA, con alle spalle 6 anni di assegno di ricerca (sempre nella stessa Università), al momento che viene abilitato alla II fascia? Grazie
@lotka non mi è chiara la tua domanda.
Un RTA è un non strutturato. Potrà concorrere per PA (con e contro tutti), ma non per la c.d. quota esterni (art. 18, comma 4) perché gli esterni sono coloro che non hanno avuto contratti con l’università negli ultimi tre anni.
Grazie, irnerio. Ma per un’altra sede univeristaria risulto un esterno?
Certo!
mi sfugge in base a quale logica gli esterni dovrebbero abilitarsi con meno probabilità degli interni.
per i concorsi post-abilitazione è chiaro, ma per l’abilitazione essere interni o esterni non dovrebbe contare. dovrebbe contare solo l’essere sopra o sotto la soglia indicata dalla commissione.
deduco quindi che l’autore dell’articolo ritenga che gli esterni siano mediamente meno ‘bravi’ degli interni ai fini dell’abilitazione, mi domando però in base a quali dati.
La previsione che gli esterni ai ruoli universitari avranno una % di abilitati inferiori agli interni è basata sulla riflessione che, in una situazione di scarsità di risorse, le commissioni tenderanno a preferire gli scorrimenti interni piuttosto che l’apertura agli esterni. Salvo pochi casi fortunati, infatti, per le singole sedi reclutare esterni per una quota di risorse superiore al 20% minimo stabilito dalla L. 240/2010 significherà di fatto impedire la promozione a ruoli superiori di personale di ruolo abilitato.
In questa previsione non vi è naturalmente nessun giudizio di valore, ci mancherebbe altro…
mi pare ci sia un equivoco.
le commissioni per l’abilitazione non dovrebbero proprio preoccuparsi dei posti a disposizione, per legge sono tenute solo a verificare chi sta sopra una certa soglia.
se a parità di produzione e titoli faranno passare l’interno e segheranno l’esterno verranno sommersi dai ricorsi.
che ci pensino le commissioni locali a valutare costi ecc, non è questo il compito delle commissioni abilitative.
dare per scontato che si comporteranno così mi pare sbagliato, sembra suggerire che sia giusto o cmq ragionevole mentre non lo è e sopratutto sarebbe un comportamento illegittimo, in tutto e per tutto contrario allo spirito della legge
Caro insorgere, gli esterni-esterni in qualsiasi percentuale verranno fuori come abilitati avranno l’unica consolazione della medaglia di cartone dell’abilitazione. La quota 20% sarà coperta solo da trasferimenti. Non mi va di dare giudizi, non sono nessuno, ma in Italia funziona cosi…o perchè costa di meno, o perchè siamo (sono) corporativi gli ESTERNI – ESTERNI abilitati rimarranno fuori.
Attenzione!!!! La piattaforma MIUR CINECA per l’ASN 2013 è stata chiusa oggi 31/10/2013 alle 12.00 e non alle 17.00 escludendo tanti come noi che stavamo inserendo gli ultimi dati per la candidatura.
Perché la chiusura è stata anticipata alle 12.00 e non alle 17.00 come previsto dal Decreto Direttoriale per la Tornata 2013 (comma 4 dell’allegato)?
Segue il testo del messaggio comparso sulla piattaforma ASN 2013:
TERMINE PRESENTAZIONE DOMANDE SCADUTO
Era possibile presentare le Domande di Ammissione fino al 31/10/2013 alle ore 12:00.
Non è più possibile registrare, compilare né inviare ulteriori domande
Ma cosa sta succedendo!!!!!
art. 1, comma 4 del Bando Candidati 2013:
“La domanda di ammissione deve essere interamente compilata entro e non oltre le ore 12:00 (ora italiana) del 31 ottobre 2013 e perfezionata, entro e non oltre le ore 17 (ora italiana) dello stesso giorno con l’invio della scheda di sintesi della domanda, generata in formato elettronico (.pdf) dal sistema telematico”
http://abilitazione.miur.it/public/documenti/Bando_Candidati_2013.pdf
Sembra di capire che la domanda dovesse essere chiusa entro le 12:00 e che la scadenza alle 17 riguardasse solo l’invio della scheda di sintesi.
Ragazzi, ma il form per la presentazione delle domande era aperto dal 15 febbraio(!!!)… Possibile che con otto mesi e mezzo di tempo ci si riduca all’ultimo minuto dell’ultimo giorno per presentare la domanda?