In queste ore, il forcing dei rettori nei confronti degli obiettori alla VQR sta raggiungendo il parossismo. Si sventolano percentuali di astensione locali significativamente più elevate che nel resto di Italia, si paventano severi ridimensionamenti dell’FFO e si evoca anche il possibile danno reputazionale associato al posizionamento nelle classifiche che verranno pubblicate. In molti atenei si preannuncia l’inserimento istituzionale dei prodotti di chi si era astenuto, a meno che non venga inoltrata formale diffida, riservandosi però di valutarne la fondatezza giuridica. Insomma, i rettori hanno scelto di ostacolare con ogni mezzo la protesta dei docenti, come d’altronde si era già visto nel 2010 ai tempi della riforma Gelmini. Un atteggiamento che non impedisce ai magnifici di ergersi difensori della lotta al sotto-finanziamento degli atenei e compagni di lotta per le giuste rivendicazioni salariali e pensionistiche dei docenti. Sono credibili? Non provate anche voi una sensazione di déjà vu?
Sì tutto già visto e sempre più ridicolo. Ma, a parte i rettori, è una intera classe “intellettuale” a dimostrarsi ormai inerme e senza dignità
Una piccola chicca. Pur restando incardinato a UniTO, da 3 anni presto l’80% del servizio a UniCAL. Avendo io stesso presentato, nel Dipartimento di UniCAL (DiSPeS) dove lavoro una mozione per il blocco pro tempore della VQR, mozione votata all’unanimità dai presenti al Consiglio (al DiSPeS successivamente la percentuale di conferimento dei prodotti non è stata superiore al 60%), avevo da tempo comunicato per email alla Direzione del Dipartimento CPS di UniTO, dove avrei dovuto, se avessi aderito, conferire i miei prodotti di ricerca per la VQR, che, per elementare coerenza, me ne sarei astenuto. Di lì a qualche tempo la Direzione del Dip. CPS mi mandò copia di una circolare dell’Ateneo (UniTO) dove si chiedeva ai “refrattari” di mandare una lettera autografa e firmata alla direzione dipartimentale ed al delegato del Rettore alla VQR di conferma del boicottaggio pro tempore, avvertendo che se essa non fosse pervenuta si sarebbe provveduto d’ufficio a scegliere i prodotti da inviare alla VQR, giusta una decisione del SA in proposito, un po’ nibelungica perché presa il giorno del solstizio d’inverno (21/12/2015)… Ovviamente ho preparato la missiva, poi scandita ed inviata in allegato mail, confermando la mia “refrattarietà”, diffidando formalmente chiunque a mettere le zampacce tra i miei prodotti, manifestando perplessità verso una prassi che comportava la violazione dei miei codici personali validi per il sito CINECA, e sottolineando come, in particolare per i settori non bibliometrici come il mio (M-STO/04), far scegliere prodotti da altri che non sia l’autore ha la stessa scientificità di una selezione effettuata tramite il trottolino (come dicevano gli antichi: “ad mentulam canis”). Ovviamente niuno rispose. Pensavo fosse finita lì, tanto più che ufficialmente il 29 febbraio anche a UniTO cadeva la mannaia per il conferimento dei prodotti. Invece mi sbagliavo: ieri (4 marzo, a conferimento ufficialmente chiuso da 5 giorni) ricevo una mail dal Supporto VQR di UniTO in cui, con toni a metà tra la mozione degli affetti, l’esplicito appello al senso di colpa qualora l’Ateneo fosse penalizzato, la rodomontata secondo cui UniTO aveva raggiunto il 99% dei prodotti consegnati (ma se così fosse, perché rompermi i santissimi? La mia refrattarietà sarebbe irrilevante), venivo invitato a conferire le mie pubblicazioni (cosa da cui si evince che il 29 non era stato affatto chiuso il portale di consegna, come invece era stato prima comunicato in toni corruschi assai). Ho ribadito la mia posizione astensionista, cosa che ha dato origine ad uno scambio, dai toni inizialmente accesi ma poi di comune accordo progressivamente più moderati, con il locale delegato del Rettore alla VQR. Non dubito egli sia ottimo studioso e valente collega (ci siamo reciprocamente promessi di leggere le rispettive pubblicazioni) ma perché tanta insistenza? Possibile fosse così difficile per la CRUI ed i Rettori che ne fanno parte accettare le buone ragioni (in senso weberiano) di chi ha scelto di astenersi, così come i “refrattari” (quorum ego) hanno avuto rispetto delle buone ragioni (vedi sopra) di chi invece ha ritenuto di aderire? A prescindere da ogni giudizio sulla validità delle une e delle altre.