Francesco Sinopoli (FLC-CGIL): test INVALSI campionari? Assolutamente sì

Quarto Convegno Roars, Trento 24-24 febbraio 2023 Tavola rotonda: COSA «MERITANO» LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ ITALIANA

Anzitutto, vi ringrazio dell’invito e vi chiedo scusa se posso solo collegarmi, ma ho avuto un impegno di natura personale improrogabile. Ci tenevo comunque a partecipare a questa vostra importante discussione. Io, se permettete, vorrei però prima di interloquire con il ministro Valditara a distanza  per  evidenziare che noi oggi ci troviamo di fronte a un’ emergenza ulteriore. Se un ministro della Repubblica minaccia, come è avvenuto al di là delle ritrattazioni, sanzioni disciplinari nei confronti di una docente, incidentalmente dirigente scolastico, che svolge la sua funzione educativa, stigmatizzando un attacco fascista fuori da una scuola, penso che ci troviamo di fronte a un salto di qualità nella scala dei nostri problemi.
Noi veniamo da ormai 30 anni di deriva mercatista neoliberale  e ci possiamo permettere un bilancio storico, anche alla luce delle cose che voi avete sempre ricordato. Una cura delle istituzioni pubbliche che è stata somministrata a colpi di “mercatizzazione”: tutto doveva essere modellato sul sistema dell’impresa, e le istituzioni educative, le scuole e le università, non dovevano fare eccezione. Sono stati fatti grandi errori inseguendo l’idea di un tardo New Public Management ed è stata ristrutturata l’università come anche la scuola. A questo intervento, finalizzato a realizzare condizioni di quasi mercato dentro cui far competere le istituzioni educative, peraltro senza risorse pubbliche. Naturalmente – figuriamoci in Italia –  senza neppure risorse private: le voglio vedere, al di là delle ovvie considerazioni sulle finalità dell’istruzione, le imprese italiane che bussano alla porta delle scuole dell’università per dare soldi, non si capisce per fare cosa. Ma adesso ci porta lontano questo discorso, cerco di limitarmi.
Ecco, noi veniamo da questi 30 anni che naturalmente hanno avuto tanti profili, tra cui l’istituzione di sistemi nazionali di valutazione, a partire dagli Invalsi che dovevano completarli. Le scuole che competono hanno bisogno di clienti che possano scegliere, quindi servono informazioni per colmare le asimmetrie informative. Questo è lo schema. Noi vediamo da questa storia che ha prodotto grandi danni, tra cui l’ultimo che ricordavi tu, Guseppe [ndr: De Nicolao], e cioè quello della schedatura dei fragili, ma potrei dire l’orientamento, l’indirizzo delle risorse del PNRR sulla dispersione scolastica, con il criterio politicamente inconcepibile e io credo scientificamente infondata (non sono un esperto della dispersione implicita) per cui si riescono a dare risorse ai licei del centro delle grandi città come se fossero luoghi dove veramente esiste la dispersione. Ci sono scuole dove gli insegnanti vanno a casa dei loro studenti. Quella è la dispersione scolastica.
Qui noi siamo dentro questo schema, ma siamo oltre perché alla scuola di quasi mercato adesso, che cosa si sostituisce? Questo modello e ha chiaramente fallito, ha fallito sia  per la cittadinanza sia per chi lavora in queste istituzioni perché ha peggiorato le condizioni di lavoro di tutti. Ora si propone il ripristino di una sorta di del bel tempo andato, di una scuola pre-costituzionale dove si restituisce a chi nella scuola opera la cattedra ovvero l’autorità. Alla scuola di quasi mercato adesso si risponde con la scuola dell’autorità. Quando il ministro parla di dignità, allude a quello. Almeno così la vedo io.
Il tema delle risorse è un tema a parte. Il ministro ha parlato del rinnovo del contratto. È molto semplice: fare peggio di chi lo ha preceduto è molto difficile, perché non ci dimentichiamo, appunto, chi ha avuto responsabilità nei governi precedenti. Gli ultimi mesi del governo Draghi rappresentano una sintesi perfetta: risorse aggiuntive pochissime stanziate sul rinnovo di un contratto scaduto destinate alla dedizione. Questo è stato fatto dal  governo Draghi, non dal governo Meloni. Il ministro attuale, dopo un’enorme pressione delle organizzazioni sindacali, fa una cosa corretta e questo glielo riconosco, svincola quelle risorse, ma sono soldi che c’erano già. Quello di cui dovrebbe preoccuparsi il ministro di questo governo è come finanziare il rinnovo del contratto che noi dobbiamo ancora fare, che è a zero con un’inflazione del 12%. Quindi, anche sul capitolo le risorse, diciamo che le risposte sono evidentemente inadeguate.

Quindi, per chiudere questo mio contributo che deve essere necessariamente breve, mi piacerebbe tanto interloquire con il ministro e con voi, ma mi rendo conto che non è la sede. Noi dobbiamo avere adesso la forza e questo riguarda naturalmente innanzitutto le organizzazioni sindacali, di riaffermare non solo un’idea di scuola democratica, come anche di università democratica, di una scuola e università che sono finanziate dallo Stato, che rispondono alla missione costituzionale. Quindi, non solo reagire alla deriva neo-autoritaria, ma contestualmente mette in discussione il modello di quasi-mercato. Penso che ci siano idee, risorse intellettuali e confido anche capacità organizzativa per ripristinare condizioni minime di agibilità democratica in questi sistemi, ma magari usare qualcosa in più: ripensare al fondo le politiche dell’istruzione e farlo dentro un’idea di paese che si fonda sulla nostra carta costituzionale, a mio avviso ancora attuale.

Intanto, mi fermerei qui e vi chiedo scusa se ho allargato il campo del mio intervento a quella che mi sembra oggi l’emergenza principale e vi dico anche che  il 4 marzo, cioè sabato prossimo, noi parteciperemo a una manifestazione a Firenze che spero sia molto partecipata: abbiamo raccolto l’appello delle delegate dei delegati delle scuole di Firenze, perché serve una risposta democratica a questa deriva neofascista.

ROSSELLA LATEMPA Ciao Francesco, volevo chiederti: quindi, la CGIL è disposta a portare avanti l’istanza politica e sindacale di rendere campionari test Invalsi?

FRANCESCO SINOPOLI. Assolutamente sì. Non solo l’ho detto nella mia relazione al congresso della FLC  della settimana scorsa dedicando un passaggio chiaro sul fatto che dentro questa deriva abbiamo liberale è stato fondamentale il passaggio alle prove censuarie, ma l’ho anche ribadito in tante occasioni di confronto con il presidente dell’Invalsi, attirandomi accuse di ogni tipo. Sì, assolutamente sì, e dico anche che in passato avremmo dovuto fare di più. Io credo che ci sia stato una grande confusione all’inizio degli anni ’90 che ha riguardato tanti soggetti istituzionali e non, e credo che su questo punto bisognava essere più netti dall’inizio, perché la deriva poteva essere letta neanche tanto tra le pieghe. Certamente, la nostra posizione di oggi è questa. Certo, è questa senza alcun dubbio

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