“Il Brasile ha una anagrafe della ricerca bellissima”

S. Fantoni, Audizione alla Commissione Cultura, 19 giugno 2014.

Non si può che concordare.

La Plataforma Lattes, intitolata all’omonimo fisico brasiliano (Cesar Lattes), nasce come progetto di integrazione in un unico sistema informativo dei CV dei ricercatori del mondo ispano americano e delle istituzioni S&T. Le informazioni contenute in Lattes servono da supporto alle attività di gestione e formulazione delle politiche scientifiche. Il Brasile ha scelto di adottare un modello di curriculum vitae nazionale, di metterlo in rete assicurando la completa trasparenza dei dati e di renderlo obbligatorio per qualsiasi richiesta di finanziamento.

La creazione della base di dati ha origini lontane. Dal 1987 il Consiglio nazionale per le ricerche (CNPq) sviluppa il primo modello di curriculum e progetta il primo database che censisce le istituzioni S&T.

Nel corso dei 12 anni successivi viene sviluppato un modello di CV comune a governo e istituzioni e nel 1999 parte la Plataforma Lattes con 32.000 CV caricati.

Intanto si crea il network SCienTI che comprende, oltre al Brasile, Colombia, Equador, Chile, Perù e Argentina (seguiranno poi altri paesi del mondo ispanoamericano).

I moduli che compongono la piattaforma sono i CV, le istituzioni e i gruppi di ricerca.

Lattes contiene ad oggi quasi 2 milioni di CV, oltre 20000 gruppi di ricerca e oltre 15000 istituzioni (profit, no profit, governative, accademiche).

I CV appartengono a docenti, ricercatori, esperti e studenti e contengono informazioni relative a bio, titoli di studio, progetti, pubblicazioni, brevetti, citazioni e attività nell’ambito S& T.

Per quanto riguarda i gruppi di ricerca si trovano descritte le linee e gli ambiti di ricerca e ovviamente i componenti.

Delle istituzioni vengono descritte le facilities, la tipologia e la sede.

Alcune caratteristiche del sistema

Chiunque può inserire i propri dati, ma la registrazione è obbligatoria per chi vuole richiedere un finanziamento. La base di dati si è dotata di un identificativo univoco per le persone ed è passata ora a ORCID1. E’ interoperabile e i dati vengono certificati e validati. Un comitato formato da esponenti delle diverse comunità scientifiche si occupa di definire le evoluzioni della piattaforma. Tutte le informazioni contenute (tranne i dati sensibili) sono pubbliche.

Il meccanismo di validazione dei dati prevede il controllo incrociato con altri database nazionali, con i database bibliografici/bibliometrici. Sono previsti controlli e misure disciplinari per chi fornisce informazioni false.

La piattforma viene usata come vetrina delle competenze per la ricerca di partner o di expertise, per sostenere programmi di ricerca anche in partnership con le aziende, per valutare la produttività dei ricercatori, per individuare network, per valutare master e dottorati.

Questo per quanto riguarda il Brasile, che, ci ricorda sempre Fantoni è il Brasile, non gli Stati Uniti.

Negli USA si lavora invece da parecchi anni al progetto Star Metrics https://www.starmetrics.nih.gov/. Anche l’europa ha il suo modello di gestione dei dati della ricerca (CERIF http://www.eurocris.org/Index.php?page=featuresCERIF&t=1), anch’esso interoperabile.

In Italia.

In assenza di regole a livello centrale molti atenei hanno organizzato la propria anagrafe interna con il requisito minimo di interoperabilità col sito ministeriale (Loginmiur) e il proprio sistema di gestione di progetti e gruppi di ricerca. Quindi, dovendo progettare una anagrafe nazionale della ricerca, sarebbe necessario interagire con le istituzioni che a mio parere non possono essere solo le Università ma dovrebbero essere almeno anche i centri di ricerca. Il che può essere anche facilitato dal fatto che nel corso dei prossimi due anni tutti gli atenei (Ugov e Surplus) migreranno verso un sistema di gestione dei dati della ricerca unico (Iris) che dovrebbe rendere più omogenea la raccolta delle informazioni e meno diversi fra loro gli interlocutori (almeno quelli di ambito accademico).

Nel disegnare l’anagrafe è necessario definire il modello di acquisizione dei dati: dal centro alla periferia o dalla periferia al centro tenendo presente i pro e i contro (e i costi) delle due modalità; le fonti dei dati; la struttura di validazione; gli identificativi: L’arco temporale; gli strumenti a supporto (authority file); le diverse responsabilità; i partner tecnologici; l’interoperabilità con gli altri database ministeriali, con quelli nazionali e internazionali.

Per questo ho trovato stonata la affermazione del Professor Fantoni, sempre di fronte alla Commissione Cultura (“L’anagrafe, se si decide di farla in pochi mesi si fa”).

Non è così. Ce lo dicono sistemi ben più avanzati del nostro.

Nessuno dei modelli citati o progettabili è realizzabile in pochi mesi e soprattutto nessuno dei modelli citati è realizzabile a costo zero e neppure a costi contenuti.

Ma per fortuna non è fra i compiti dell’Anvur realizzare l’Anagrafe.

E’necessario che il governo (come è stato fatto in molti altri paesi del mondo) prenda atto dell’importanza strategica di una base di dati pubblica della ricerca nazionale e faccia gli investimenti necessari. Ciò sempre che la ricerca scientifica come motore del progresso e strumento per poter essere competitivi sia fra le sue priorità. Ancora non è chiaro. O forse si?

 


1 ORCID (Open Researcher and Contributor ID) è un progetto europeo che assegna ad ogni autore un identificativo digitale persistente e univoco


 Link al video dell’audizione: http://webtv.camera.it/evento/6530

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2 Commenti

  1. Grazie dell’articolo. A parte questi insopportabili ammiccamenti (Brasile, ergo mondiali, calcio) all’interno di un discorso edulcorato e confezionato per chi non ha idea né di asn né di ava, infarcito di luoghi comuni di convenienza (sui baroni, categoria notevolmente rafforzata nell’era postgelminiana), il prof. Fantoni evidentemente non conosce i nostri patimenti pluriennali, il barcamenarsi tra cineca e anagrafi locali in continua metamorfosi. Non lo sa o non gliene importa nulla? “L’anagrafe, se si decide di farla in pochi mesi si fa” – certamente, pasticciando come con la asn, il che è del tutto secondario rispetto alla grandiosità delle Grandi Opere.

  2. Quindi Fantoni ammette candidamente che anche in Ecuador sono riusciti a fare un’anagrafe bellissima. Che figura.
    No, perché la nostra ha una storia travagliatissima, ma che non ha ancora portato ad un’anagrafe della ricerca che sia normale, non dico bellissima.
    Il sito loginmiur del Cineca ha una grafica anni ’70, con colori che andavano di moda ai tempi di Happy Days, e anche funzionalità: non appena ci si avventura in qualche sottosezione, tipo ASN o PRIN, è impossibile tornare alla “home”. Cioè, non si può, manca il tasto. Bisogna chiudere tutto e rilogarsi o tentare un “indietro” plurimo che non sempre riporta al punto d’inizio…dipende da quanto ci si è spinti in là.
    Poi c’è questo passaggio dei dati dai siti locali universitari, che neanche è “bellissimo”. Una volta chiusa la scheda sulle anagrafi locali, quella poi è blindata, come un file classified della CIA.
    Senonché, negli anni, prima hanno cominciato a chiedere gli ISBN o ISSN per i progetti nazionali (prima che morissero) e poi gli indici Scopus e WOS per l’ASN e ora un po’ per tutto. Quindi, le possibilità erano o di invocare la declassificazione dei file sulle anagrafi locali per modificarli tutti insieme e tutti nel periodo dei bandi (con relativi intasamenti e imprecazioni del personale amministrativo e mail del prorettore con supplica di andarci piano e l’annuncio di proroga) o (e non sempre!) creare una nuova pubblicazione su loginmiur, servendosi sempre della grafica e funzionalità antidiluviane: roba che se si sbagliava tasto bisogna ricominciare a inserire di nuovo tutti i numeretti, ISBN, pagine, codice qui, codice lì, gruppo sanguigno e così via.
    Il risultato è che ora il (almeno il mio) sito docente CINECA contiene il catalogo fashion delle pubblicazioni in tutte le loro varianti: con o senza ISBN, con solo codice Scopus, con codice Scopus e WOS (perché mica indicizzano nello stesso periodo), con solo WOS e così via.
    Una versione per ogni occasione.
    Cioè, per ogni occasione pensata fino a questo momento.

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