Riceviamo e volentieri pubblichiamo il documento sull’emergenza COVID19 promosso dall’assemblea delle Dottorande e dei dottorandi di Storia, Antropologia e Religioni de la Sapienza.

“Il governo nel Decreto Rilancio ha annunciato una proroga retribuita di due mesi per i dottorandi con borsa del 33° ciclo. Resta ancora incerta la situazione per coloro che non percepiscono la borsa di studio e non pare siano state decretate forme di tutela per i dottorandi dei cicli 34° e 35°. La stessa proroga di due mesi si è rivelata uno strumento insufficiente a garantire il normale sviluppo dei propri progetti di ricerca ai dottorandi del terzo anno, giacché, anche nei mesi compresi fra maggio e settembre 2020, l’accesso al campo, agli archivi, alle biblioteche resterà fortemente limitato se non di fatto interdetto. Riteniamo quindi necessaria l’estensione della proroga facoltativa retribuita con fondi pubblici a sei mesi e a tutti e tre i cicli (33°, 34° e 35°) nel caso dei dottorandi borsisti, e chiediamo altresì il riconoscimento ai dottorandi ex art. 5 e 6 e senza borsa di una proroga anch’essa di sei mesi. Infine, convinti della necessità di democratizzare il sistema della ricerca e di liberarlo da logiche di tipo aziendalistico, proponiamo la sospensione della VQR 2015-2019.”

Al Magnifico Rettore
di Sapienza Università di Roma
Prof. Eugenio Gaudio
Al Prorettore alla Ricerca
Prof. Teodoro Valente
Ai membri del Senato Accademico

Le dottorande e i dottorandi del 33°, 34° e 35° ciclo dottorale di Sapienza Università di Roma in questi mesi si sono riuniti per discutere collettivamente gli effetti della pandemia e del lockdown sui propri percorsi di ricerca e sulla stesura della tesi. La spinta al confronto è emersa come esito positivo della delibera con cui il Senato Accademico, nella seduta del 26 maggio 2020, ha incaricato il Magnifico Rettore Prof. Eugenio Gaudio affinché si facesse portavoce presso il Ministero Università e Ricerca e la CRUI di alcune prime fondamentali istanze sollevate da dottorandi, assegnisti, borsisti e ricercatori Sapienza in una lettera presentata al Senato stesso il 4 maggio.

La congiuntura internazionale del COVID-19 ha costretto la maggior parte dei dottorandi ad
un’interruzione delle attività di ricerca sotto molteplici e fondamentali aspetti: ricerca sul campo; accesso ai laboratori, missioni all’estero, lettura, schedatura e consultazione di fonti d’archivio o di altri materiali indispensabili; spoglio delle pubblicazioni non recenti come nel caso dei periodici e delle fonti testuali non digitalizzate; compilazione di appunti e bozze necessari alla stesura della tesi o di altre pubblicazioni connesse all’esercizio della ormazione dottorale; partecipazione a convegni, seminari, workshop formativi, ecc. Il diritto all’accesso e/o alla fruizione ne risulta gravemente compromesso.

Se il governo nel Decreto Rilancio ha annunciato una proroga retribuita di due mesi per i dottorandi con borsa del 33° ciclo, resta ancora incerta la situazione per coloro che non percepiscono la borsa di studio e per gli ex art. 5 e 6, così come appare non siano state decretate forme di tutela dei percorsi di ricerca per i dottorandi dei cicli 34° e 35°. Inoltre, la stessa proroga di due mesi si è rivelata uno strumento insufficiente a garantire il normale sviluppo dei propri progetti di ricerca ai dottorandi del terzo anno, giacché, anche nei mesi compresi fra maggio e settembre 2020, l’accesso al campo, agli archivi, alle biblioteche, vale a dire all’insieme di quegli “strumenti” che sono essenziali allo svolgimento del lavoro
di ricerca, resterà fortemente limitato se non di fatto interdetto.

Riteniamo quindi necessaria l’estensione della proroga facoltativa retribuita con fondi pubblici a sei mesi e a tutti e tre i cicli (33°, 34° e 35°) nel caso dei dottorandi borsisti, e chiediamo altresì il riconoscimento ai dottorandi ex art. 5 e 6 e senza borsa di una proroga anch’essa di sei mesi, sollecitando il governo a prevedere misure di tutela e sostegno economico specifiche per questa ultima categoria già discriminata dalla normativa vigente. Riteniamo inoltre che tali misure di sostegno da parte del governo non debbano avere ricadute negative sulla valutazione dei singoli dottorandi e dei programmi di dottorato a cui
afferiscono.

Infine, convinti della necessità di democratizzare il sistema della ricerca e di liberarlo da logiche di tipo aziendalistico, proponiamo la sospensione della VQR 2015-2019. Consideriamo infatti un grave errore la scelta da parte del MUR e dell’ANVUR di non riconoscere l’attuale, oggettiva impossibilità al normale funzionamento del sistema universitario e, conseguentemente, al normale svolgimento dell’attività di ricerca al suo interno.
Chiediamo che il Senato Accademico si esprima a sostegno delle nostre istanze e che il Magnifico Rettore Prof. Eugenio Gaudio se ne faccia portavoce presso la CRUI e il MUR.

Assemblea delle Dottorande e dei dottorandi di Storia, Antropologia e Religioni la Sapienza

Link al documento con le firme

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14 Commenti

  1. Capisco un extra periodo per chi e’ all’ultimo anno di dottorato, non si capisce il perche’ di chi e’ il primo o secondo anno. I due mesi di lockdown+altri ritardi sono (al momento) recuperabili in un percorso multiennale, a differenza di chi e’ in fondo. Altrimenti dovremmo parlare di coloro i quali non si sono riusciti a laureare (sia triennale che magistrale) etc. etc. L’accesso ai laboratori e’ permesso dal 4 di maggio (se alcune universita’ non si sono attrezzate non e’ colpa del governo). Certo ci sono i periodi all’estero (lo scrivente ne soffre in prima persona), ma non possiamo immaginarci che in mondo squassato da una pandemia che non ha pari nell’ultimo secolo, le nostre ricerche non ne siano afflitte. Anzi, dovremmo chiedere maggiori investimenti sulla ricerca *in Italia* (dove si intende anche maggiori investimenti in archivi e biblioteche curiosamente assenti in un documento dei dottorandi di area). Se i supermercati stanno aperti piu’ a lungo (per evitare affollamenti), grazie all’assunzione di personale, non si capisce perche’ i ministeri competenti non chiedano altrettanto nei vari “Decreti Rilancio” per tenere piu’ aperti (invece che chiusi) archivi e biblioteche (necessari alla ricerca). Questo si che permetterebbe di recuperare e rilanciare la ricerca.

    • “Altrimenti dovremmo parlare di coloro i quali non si sono riusciti a laureare (sia triennale che magistrale) etc. etc. ”

      Infatti bisognerebbe parlarne, visto che ci sono un sacco di studenti che hanno perso la possibilità di partecipare al concorso scuola perché la tesi magistrale è slittata.

  2. Le proroghe si chiedono in prossimità della scadenza. quindi Quelli del 2 anno la proroga la possono chiedere con il consenso del Collegio docenti il prossimo anno quando sapranno se hanno recuperato o meno. Quelli del 1 la possono chiedere fra due anni.

    • Il collegio dei docenti non ha il potere di prorogare la durata del corso di dottorato che è fissata dal D.M. 45. La proroga fino a due mesi ai dottorandi che terminerebbero quest’anno il loro percorso è stata introdotta nel DL Rilancio. Attualmente, per i dottorandi che termineranno nel 2021 o nel 2022 non è prevista alcuna proroga.

    • Appunto. Siccome per il 1 e 2 anno non è prevista nessuna proroga … proponevo che si possa prevedere per il prossimo anno non su semplice richiesta del dottorando come è giusto che sia adesso, ma per il prossimo anno prevederla anche per gli altri vincolandola al parere del Collegio dei docenti … perché solo i tutor possono giudicare se nel corso di un anno o due si può recuperare il tempo perso. I soldi che prendono i dottorandi vengono dalle tasse dei cittadini e bisogna spenderli con parsimonia e giustizia.

  3. Che fesseria demagogica. Per quale motivo si dovrebbe fare una cosa del genere? Hanno continuato a lavorare on line, come tutti gli studenti. Allora si dovrebbe prorogare la durata di tutti i corsi di laurea? Allora si dovremmo concedere sei mesi a tutti i laureandi?
    E poi: la ricerca si fa principalmente su banche dati elettroniche e riviste elettroniche. Non hanno avuto a disposizione il materiale cartaceo delle biblioteche per qualche mese, ma tutto il resto si!!!
    Demagogia, pura demagogia, vadano a lavorare

    • Cara Lara, il tuo intervento mi appare aperto al mondo, tollerante ed inclusivo. In particolare nei confronti di chi non è potuto andare in laboratorio, a lavorare su parti fisiche, a consultare documenti in biblioteche, etc.

    • La ricerca si fa anche consultando materiali (non sempre disponibili al prestito) presenti in biblioteche e archivi. Si fa ricerca anche utilizzando laboratori per esperimenti di chimica, biologia e farmacologia. Si fa ricerca utilizzando dispositivi e strumenti tecnologici disponibili solo nei laboratori delle università e dei centri di ricerca. Se qualcuno fa ricerca usando solo banche dati e riviste elettroniche, da ciò non segue che il resto dei colleghi ricercatori lavori esattamente come lei o lui. Appare decisamente fuori luogo il tono sprezzante (“pura demagogia, vadano a lavorare”) riferito a situazioni di cui, palesemente, si ha poca conoscenza. Da chi lavora nel mondo della ricerca o da chi intende esprimere commenti argomentati su questo mondo così complesso sarebbe lecito attendersi un atteggiamento non solo meno semplicistico ma anche più civile.

    • diciamo che i due mesi di lockdown non sono stati semplici per nessuno, e quindi sono certo che anche i dottorandi del I e II anno ne abbiano sofferto. Dopodiche’ hanno un lungo percorso per recuperare i tre mesi. Quanto ai senati accademici, sarebbe meglio se spingessero i docenti a rientrare al lavoro (i.e. nei loro uffici/laboratori). Non ne vedo..

    • E per chi lavora sul campo, come gli archeologi? Personalmente, sono stato completamente impossibilitato ad accedere a magazzini di Soprintendenze e Musei per 3 mesi interi, periodo nel quale avrei potuto portare avanti lo studio di almeno 2-3 siti presentati nel progetto. Senza contare che l’accesso a pubblicazioni online non sempre è garantito dalle mail istituzionali, dato che dipende dalla qualità del servizio bibliotecario digitale del singolo ateneo. Paragonare i corsi di laurea ai progetti di dottorato è completamente insensato, soprattutto se non si ha contezza delle difficoltà nella ricerca che possono aver avuto determinati ambiti anche umanistici, non solo scientifici.

  4. La Luiss, tempio dell’aziendalismo, ha già garantito, senza battere ciglio, 3 mesi retribuiti in più ai dottorandi di ogni ciclo. Rifletta su ciò chi ha talmente interiorizzato la logica del sistema da cui viene oppresso, da prendersela con chi reclama la tutela del prorpio lavoro.

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