Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Davide e Golia: ovvero, come (tentare di) distruggere la gigantesca macchina burocratica dei D.M. sull’offerta formativa universitaria con la fionda della progettualità (si spera) razionale.
Salve, sono Davide. In realtà non mi chiamo Davide, ma oggi condivido con il mio biblico predecessore il sentimento di minorità e soggezione che certo, per un attimo, deve aver preso il giovane con la fionda davanti al colosso che si apprestava a combattere. Il mio compito – sono un coordinatore di un corso di studio – è quello di rispondere ad un obiettivo primario dichiarato (e sottolineo, dichiarato, che è cosa ben diversa da perseguito) dalla legislazione universitaria: progettare un’offerta formativa coerente con le istanze del territorio, delle parti sociali, con le prospettive occupazionali relative ai profili propri del corso di studio.
Già. Vi pare facile. Io sono un coordinatore di un corso di studio di una sede decentrata di un megaateneo del sud. Praticamente, il mio corso di studi è un tordo nella stagione della caccia, con un bersaglio disegnato addosso con la vernice fosforescente. Come mi muovo, mi sparano a vista. Se non mi muovo, sono un bersaglio fisso, mi beccano lo stesso. Se provo a cambiare il RAD, mi faranno il pelo e contropelo su ogni singolo CFU, settore, disciplina affine, prima dentro e poi fuori del mio Ateneo. Se non provo a cambiarlo, dovrò scrivere nel Rapporto di riesame che ci stiamo lasciando morire, che non stiamo infilando neppure un tampone di garza nella ferita che ci dissangua: meno matricole, meno laureati, meno occupati.
I docenti di cui dispongo sono giusti giusti, anzi forse me ne manca qualcuno, perché due arzilli vecchietti sono andati in pensione e il turnover consentito al mio Ateneo si avvicina allo zero. Se chiedo in prestito qualcuno alla mia sede centrale, per erogare didattica, mi sento rispondere – anche se magari non è proprio vero vero – che non si può, che servono tutti, che il calcolo dell’indice DID quest’anno va fatto a livello di Dipartimento e non più di Ateneo e quindi non si può prestare più nessuna risorsa, anche se lì dove sta è sottoutilizzata.
Dovrei progettare l’offerta formativa guardando ai giovani e al mercato del lavoro – che già è difficile, considerando che il mio Corso di Laurea è uno di quelli che sfornano gaudenti igitur fuori corso a go-go (per manifesto disinteresse/tendenza all’autoparcheggio) e inoccupati perdigiorno – e invece mi ritrovo a dover costruire un sudoku, inventandomi discipline per il personale che ho a disposizione e cassando i settori scoperti. Ho ricercatori sulla via della beatificazione (non scherzo, ce li ho davvero, alcuni sono idonei di II fascia non chiamati per consunzione di punti organico) che sono disponibili a tenere anche 2, 3 corsi completi di lezioni, per un totale di 180 ore di didattica frontale, ma il Ministero mi dice che un ricercatore pesa 60 ore e che il di più non vale, sbilancia l’indice DID.
Ma ci sto provando lo stesso. Ho indetto un vero incontro con le parti sociali, non ho scartabellato su un verbale finto come altri hanno fatto. Ho ascoltato gli studenti. Ho provato a disegnare curricula razionali, organici, con caratterizzanti specifici e persino affini congruenti. Non ho più il simulatore del RAD, il Ministero ha detto che vita, morte e miracoli dei Corsi di Studio si realizzeranno sulla SUA, ma non ha ancora predisposto gli strumenti nella SUA per valutare la tenuta degli ordinamenti dei Corsi di Studio; o forse sono io che non li trovo nel guazzabuglio totale di siti, pagine, passwords, credenziali.
Nel frattempo, tanto per darmi una mano, il Ministero mi chiede di curare la compilazione del Rapporto di Riesame Periodico, in cui devo certificare i problemi del Corso di Studio e dovrei indicare le azioni positive intraprese per superarli…ma a costo zero non posso bandire corsi di recupero per i debiti formativi, non
posso organizzare tutorati didattici, non posso migliorare le condizioni di erogazione della didattica acquistando videoproiettori, o invitando prestigiosi relatori italiani e stranieri per seminari e convegni…
Ricapitoliamo. A) Mi si chiede l’impossibile. B) Mi si chiede di farlo in tempi eterodeterminati e ristretti. C) Ho strumenti ridicoli per farlo. D) Ciononostante, lo farò.
Sì. Chiamatemi Davide.
[…] Davide e Golia […]
E) Imbrogliare: inventarsi i dati e copiare frasi fatte che non vogliono dire niente.
Condivido l’opinione e in parte la sorte del collega (stiamo messi un po’ meglio a UNIFI, ma solo un po’).
La cosa che mi affascina è che questo è un sistema che “vince sempre”: l’obiettivo non è una didattica sensata e di qualità, ma la diminuzione dell’offerta formativa (richiesta esplicitamente da Gelmini, ma prima ancora da Mussi) – e tutte le strade del labirinto che si è disegnato portano a questo esito: accorpamento dei corsi di studio creando lauree sempre più fantasiose, cancellazione dei curricula, aumento vertiginoso dei requisiti minimi (il famigerato decreto 47/2013), aumento esponenziale delle carte da presentare e degli schemi da riempire, sanzione minacciata di chiusura di CdS o interi atenei, per non parlare del blocco del turn over e della “componente premiale” del “fondo ordinario” (un bell’ossimoro).
E) e dovrò anche spiegare ai colleghi fantasiosi che vogliono inserire insegnamenti qui e là cosa significa far quadrare DID, RAD, SUA e OFF.
.
Condivido, sottoscrivo e aggiungo che mentre giochiamo ad incastrare docenti, SSD, insegnamenti e azioni di riesame a 0 risorse dobbiamo anche pubblicare in fascia A!
Il RAD è una deriva da stato totalitario. In particolare, trovo vergognosi i limiti alla didattica erogata, che impediscono di offrire agli studenti insegnamenti in più(anche a costo zero).