Il CUN giudica non adeguato per le esigenze del sistema universitario il pur apprezzabile piano straordinario per l’assunzione di 1600 RTDb inserito nel decreto “Milleproroghe”, con un investimento previsto di 95.5 ML €, e del tutto insufficiente il finanziamento di 15 ML € riservato ai RTI in possesso di ASN, commisurato a circa 1000 RTI, perché non consente la progressione di carriera dei 4200 ricercatori ad oggi abilitati e perché eccessivamente dilatorio.

Il Consiglio chiede un più consistente piano di reclutamento di RTDb, stabile e continuato negli anni, oltre a un intervento legislativo che, attraverso un congruo e immediato finanziamento, attribuisca ai RTI che conseguono l’ASN il diritto di essere valutati ai fini della chiamata nel ruolo dei professori di seconda fascia.

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23 Commenti

  1. A me pare che questo documento, del 20 febbraio scorso, sia ampiamente superato dai tragici avvenimenti in corso. Ma, in linea di principio, sarebbe stato forse e comunque opportuno ricordare brevemente, in apertura, la fisionomia lentamente destrutturata negli anni della docenza univesitaria, fino ad arrivare a quella attuale, caotica e aleatoria.

  2. Apprezzo che il CUN si spenda per chiedere assunzioni in questo periodo difficile. E’ giusto, specie per certi settori. Non apprezzo, invece, che si faccia riferimento al possesso dell’ASN per la progressione carriera. L’abilitazione è stata concessa o negata in modo arbitrario, sia per l’impossibilità di leggere in breve la produzione, sia perché ogni commissione ha introdotto dei criteri che permettessero in modo rapido di escludere alcuni, sia perché forse ci sono state indicazioni per non far passare troppi (?). Un’intera generazione in alcune discipline, dopo tanto lavoro, è stata ‘saltata’, per arrivare ai giovani che, senza passare per forme di selezione ben più severe, come i concorsi, si sono ritrovati associati, lanciati verso una rapida carriera.
    Non è il momento di un atto di coraggio? Di riconoscere che si è agito male, non per il bene dell’istituzione? Di riportare un minimo di serietà? Di riparare ciò che si può?

  3. Sono lieto che la terribile situazione del Covid stia cominciando a far riflettere sul mondo patetico di pulci, cavilli e freni che avevamo – anzi avevano – costruito in tanti settori, inseguendo l’idolo illusorio della iper-regolamentazione di tutto. Pan-penalizzazione, coltivazione della cultura del sospetto ed in definitiva del disprezzo per l’essere umano: imprenditori sotto processo per aver rischiato, sindaci sotto processo per aver agito, e, venendo a noi, docenti universitari sotto schiaffo continuo e soggetti a controlli umilianti sulla produzione scientifica, quasi potesse essere parcellizzata e ridotta ad un numero della produzione seriale, quasi che il più sia sempre meglio del meno.
    Ora ci troviamo di fronte a esami di profitto e di laurea che dovremo fare chissà come, lezioni da tenere da casa, con meno materiale a disposizione, e ad un quadro che fotografa l’imperfezione e fragilità umana, che i contatori di zampe delle mosche avevano voluto ottusamente ignorare, non ricordando nemmeno l’idea platonica della materia che si ribella alle idee pure del creatore.
    Parlo da RTI con ASN: per noi, la necessità ottusa di essere sottoposti a nuovo giudizio locale dopo che la commissione nazionale aveva detto che siamo Professori Associati, e dopo che il nostro incardinamento (e relativa previsionale di spesa) esistono già, derivava proprio dalla diffidenza culturale verso una figura “di ruolo”, quindi privilegiata e perciò travagliescamente da punire, come se questo ruolo non fosse stato spesso conquistato con lacrime e sangue dopo lungo precariato e fosse stato donato come nell’80 (ma esistono ancora ricercatori dell’80?).
    Per cui trovo normale che ora, riposta l’ansia repressiva e constatato che serve gente titolata per fare il doppio di ore di lezione – e constatato l’ovvio che l’RTI con ASN è titolato al ruolo di Associato almeno quanto un RTDb con ASN (se non di più, volendo proprio estremizzare, avendo il primo vinto un concorso a vita ed il secondo no), si richiede un normale meccanismo di passaggio in ruolo come Associati, opportuno e necessario, essendo irrazionale (e forse incostituzionale, come sapremo dal giudizio pendente) il contrario. Quindi massima pressione e condivisione su questo punto: siamo titolati, dall’anno prossimo possiamo essere tutti in ruolo a doppio carico di lezione e impegni: non lasciamo ridurre nè rallentare le procedure di chiamata dal Covid, siamo finalmente di nuovo pragmatici, e alfine insistiamo perché le chiamata sia per tutti coloro che hanno dette condizioni di titolarità sostanziale e formale.
    Ottima anche la pressione a favore dei RTDb, s’intende, non ne parlo solo perché non è la mia situazione.
    Su un precedente intervento: non mischiamo le carte. L’ASN è lo strumento attuale, sarà imperfetto ma ha prodotto molti abilitati, e gli interni con ASN devono passare al nuovo ruolo. Chi non ha l’ASN non ha, purtroppo, voce in capitolo su questo passaggio. Il tema a monte della correttezza o meno dell’ASN come strumento di giudizio è altra cosa, è mare aperto. Capisco la rabbia di chi non ha l’abilitazione, perché gli è stata ingiustamente negata o per altre ragioni: io sono un sondato di lungo corso che di guerre ne ha vinto, ma ne ha anche perso. Voglio solo dire: distinguiamo ciò che è pragmatico e possibile richiedere oggi sulla base dell’esistente impianto normativo, dalle lamentazioni generali, magari anche condivisibili, sul sistema, che richiederebbero un suo ripensamento.

  4. Contesto con indignazione l’intervento sopra. Ha prodotto abilitati: lei è il perfetto ‘prodotto’ di questo sistema. Non le importa se bene o male, ma per lei ha funzionato, quindi, pragmaticamente, lei è già associato!!! Ma sa che le commissioni dovevano dare solo l’idoneità? Che sono stati riconosciuti non idonee persone che hanno lavorato per anni, facendo per molti anni lavori doppi pur di poter fare ricerca? Vede siete proprio voi che impedirete una riforma dello scandalo che è diventata l’università.

    • Cara collega, sono stato anche bocciato prima di essere abilitato. E la parte schifosa del sistema la conosco tutta. Parlo solo del meglio che si può fare obbiettivamente oggi.
      Evitiamo di affermare chi è prodotto di cosa, senza conoscersi. E di fare schieramenti tra abilitati e non. Parliamo di cose possibili in piena crisi Covid (non certo riforme strutturali, purtroppo)

  5. La vera ingiustizia è RTDa + Abilitazione= disoccupato quando scadrà 1 dei 2.
    Se un RTDa ha preso l’abilitazione, qualcosa vale e non merita di uscire dal sistema.
    Almeno gli RTI stanno dentro per sempre.
    RTI, vi capisco, ma, per favore, NON lamentatevi!!!!!!! Potete fare dell’Università il vostro lavoro!
    Il precario (per giunta abilitato), No!
    Basta!!!!!!!!!!!!

    • Verissimo. La stessa distinzione tra A e B è insensata.
      Io ho solo detto che la proposta CUN, per i soggetti che già la legge attuale pone in condizioni (RTI e RTDb) è sensata e opportuna.
      Poi a livello di riforme tanto andrebbe fatto: l’abilitazione è uno strumento che in mani sbagliate può diventare omicidi tra cosche; il RTD più ASN dovrebbe poter passare a PA senza distinguere tra due figure A e B, studiate per creare uno stress da produttività abbastanza distonico rispetto all’abito mentale della qualità.
      Parlo solo del possibile, e non dimentico di essere stato, prima di un RTI+ASN, un candidato ASN bocciato ed un assegnista di ricerca con futuro a vista, e prima un contrattista, e prima un dottorando, per 10 lunghi anni prima di entrare in ruolo.

  6. gmanca. Mi dispiace. La frase poteva esser mal interpretata.
    Però, ci hanno fatto ingoiare tante cose per emergenza. Prendere un po’ di tempo per rivedere radicalmente tutto è a mio parere saggio.
    Ho buone ragioni per contestare l’asn, che non è concorso, ed appunto perciò ha reso possibili abusi.
    Dovremo riflettere su cosa sta accadendo, più che sui nostri casi particolari. Ciò che è successo nella asn non riguarda singoli.

    • Mariam: L’ASN, in ugual misura nelle due fasce, è stata spesso un accoltellamento dietro l’angolo di studiosi riconosciuti per il loro contributo alla ricerca, che stavano nel posto sbagliato, e la esaltazione a genio di autentiche piante di basilico che stavano nel posto giusto.
      In mano alle persone giuste, invece, ha consentito di mettersi in luce a commissari di profilo raramente alto, che hanno agito per serietà, coscienza e non per giocare a Risiko (ci siamo capiti) e così, imparzialmente, hanno aperto la via a candidati di profilo obbiettivamente alto, ripulendoci dai geni … che devono ancora dimostrare di esserlo.
      Ma, se così tanto dipende dalla levatura – o meno – dei singoli, ovvio che il sistema non funziona bene. Quando ho scritto, in sintesi, “molto bene l’iniziativa del CUN”, lo ho fatto per segnalare che può risolvere facilmente e secondo diritto, se accolta dal legislatore, la posizione di due categorie, ad una delle quali appartengo, ma mai ho scritto nè riterrei che i problemi dell’Università finiscono li… Solo so che i cambiamenti strutturali richiedono più tempo, e una ampiezza di vedute che spesso scarseggia ed è difficile in questi frangenti. Sono stato a lungo un RTI senza ASN, ed un ‘pugnalato nazionale alla schiena’ pur a fronte di prodotti della ricerca evidenti, e sulla assurdità di questo status potrei dirti tutto, anche quello che non hai scritto …

  7. Quando un Ateno ha a disposizione gli RTD, in base a quale logica distribuisce RTDA e RTDB?
    Di solito si fa cosi: si distribuisce in base alle simpatie, antipatie e convenienze, giochi di potere.
    Ad esempio: la facoltà x mi sta antipatica per vari motivi, vendetta e a questa solo RTDA.
    La facoltà Y, alla quale devo un favore o dalla quale ho troppe pressioni o ricatti, RTDB.

  8. Aggiungerei un elemento alla discussione che considero importante. Se non sbaglio, sin dall’entrata in vigore della legge 240/2010 (la cosiddetta legge “Gelmini”) è stato vietato ai ricercatori RTI di partecipare a concorsi per RTDb.

  9. Ma infatti dispiace vedere che una iniziativa corretta del CUN debba scatenare paradossali reazioni negative fuori contesto proprio di chi non vi rientra, che trasmettono l’idea falsata di una “guerra” tra strutturati e precari, e di una “guerra” tra abilitati e non, che non esiste nei fatti e tanto meno nelle norme proprio perché, come correttamente segnalato da ultimo, nemmeno le norme – saggiamente, in questo – mettono in competizione RTI e RTDB, e la competizione tra abilitati e non è esclusa in radice dalla mancanza, nei secondi, del titolo.
    Posizioni assurde, tanto più – come mi sono sforzato di far capire – che le carriere di tutti noi hanno passaggi temporali diversi, e perciò aspettative di volte in volta diverse (il precario vuole diventare legittimamente strutturato, lo strutturato vuole altrettanto legittimamente progredire, perchè molto ha lavorato e prodotto) che ancora una volta rendono assurda e fuorviante l’immagine di una contrapposizione.
    ASN: come ho scritto, nella mia esperienza di studioso brizzolato posso dirne tutto il male e tutto il bene, è strumento imperfetto e migliorabile, ma consentire a tutti gli RTI con ASN di essere sottoposti alla chiamata per idoneità ex art. 24 di legge è solo conseguenza possibile dell’esistente, e non vedo come possa danneggiare o toccare chi non ne ha il titolo.
    Non vanno bene gli “sfogatoi”, forse resi possibili solo da un uso non commendevole dall’anonimato.
    Per i giovani RTD: riflettete, non è una colpa avere un’età in cui c’erano, magari dopo tanto precariato spesso più duro e discontinuo del vostro, i concorsi da ricercatore a tempo indeterminato.
    Per chi non ha l’ASN: non è una colpa averla conseguita, magari a giusto coronamento di tanto impegno di ricerca e didattica, come in moltissimi casi è avvenuto: le ingiustizie anche gravi pur troppe volte riscontrate non consentono di generalizzare negando in generale che il titolare di ASN lo sia legittimamente e meritatamente, o affermando che il suo titolo non debba avere il valore dirimente che gli è stato conferito dalla legge.
    Quanto infine all’affermazione di anto, può solo rispondersi che anche nel mio ateneo, come in quello del prof. De Nicolao, non mi sembra proprio funzioni così.

  10. un po’ di anni in A, poi un po’ di anni in B e poi PA mi sembra giusto . PA direttamente è una ingiustizia. 10 anni di PA e poi PO è un po’ troppo. 7 anni di PA e poi PO se abilitato mi sembra OK. C’era una proposta del genere in giro o mi sbaglio

  11. Ripeto. Il sistema è sbagliato. Continuare mantenendo l’asn come dato buono e capace di premiare il merito mi pare come cucire con aghi spuntati.
    Non credo di sbagliarmi.
    Ho visto carriere rapidissime, grazie alla asn. Altre bloccate. Non vi era merito da una parte e negligenza dall’altra.
    Ho visto persone con la asn non passare mai di ‘grado’, altri subito dopo l’abilitazione. Non vi erano priorità per esigenze didattiche. Anzi. Io non riesco a dire che va bene.

  12. Gente che meritava. ma anche gente che NON meritava (aveva spalle coperte) e non sapeva che sarebbe arrivata ASN è rimasta fottuta.
    Ora il problema è gente che non merita ma sfrutta furbescamente Asn. Un modo per limitare i danni è evitare a questi carriere troppo rapide.

  13. Sì. Certo.
    Non capisco perché per i giovani ci siano automatismi che non hanno mai funzionato per noi.
    Loro DEVONO progredire. Per noi ci sono stati esami tosti, una severissima selezione delle pubblicazioni fatta già da chi ci seguiva, lavoro tanto lavoro. Non capisco anche perché lo Stato per cui abbiamo lavorato ci mortifichi

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