Volete laurearvi in ingegneria meccanica (o informatica) studiando con i professori che eccellono nella ricerca scientifica? Se acquistate in edicola la Classifica CENSIS-Repubblica 2015-2016, scoprirete che, se non volete salire fino a Trento, la vostra seconda migliore scelta è il Foro Italico di Roma. Peccato che quell’ateneo, specializzato nelle scienze motorie, non offra corsi di ingegneria e che nell’area dell’ingegneria industriale e dell’informazione disponga di un professore e tre ricercatori in tutto. Anche quest’anno il CENSIS ha diffuso le sue classifiche fai-da-te, i cui risultati paradossali, come denunciato l’anno scorso da Roars, sono diretta conseguenza di una metodologia non sostenuta da basi scientifiche. Secondo Repubblica la Grande Guida offre «Una raccolta di dati di qualità e notizie attendibili che aiutano genitori, future matricole e studenti a non annegare nel mare delle informazioni». Ne siamo sicuri?

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 Per saperne di più sulle classifiche CENSIS-Repubblica:

 

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43 Commenti

  1. La mia domanda è: è realmente possibile fare classifiche qualitative sensate delle università? Se per esempio il criterio è il numero di premi Nobel, cosa mi dice questa classifica se no so niente su finanziamenti, attrazione e reclutamento personale, rapporto studenti- docenti, amministrativi-docenti, assistenti-docenti, esistenza di campus, attrezzature di laboratori e biblioteche? I contesti nei quali lavorano in tutto il mondo migliaia e migliaia di docenti e di ricercatori universitari sono talmente diversi che soltanto standardizzandoli sarebbe possibile procedere alle classifiche. Altrimenti si comparano cani e gatti, canarini e alligatori. O no?

    • Non è importante che le classifiche siano rigorose, perché non sono strumenti di misura, ma di persuasione a favore di una distribuzione più ineguale delle risorse (ad ora, non le ho mai viste usare per caldeggiare una redistribuzione orientata verso un riequilibrio). Non conta il rigore scientifico, ma la loro efficacia presso l’opinione pubblica e la politica.
      Allo stesso tempo, esse debbono buona parte della loro efficacia proprio all’illusione di scientificità che le accompagna. Metterne in evidenza le falle scientifiche e tecniche serve a spezzare il loro incantesimo e a riportare il discorso sul piano razionale.

  2. Sono abbastanza dilettante dei metodi bibliometrici, su cui noi italiani, vedi ANVUR, ci siamo buttati con lo zelo dei neofiti, ma senza molta scienza e coscienza. Tra l’altro sono metodi assai complicati e spesso, ma non sempre, ascientifici e utilizzati spesso, a mio modo di vedere, senza molto raziocinio e buon senso.
    Da dilettante faccio alcune osservazioni, su cui imploro clemenza a chi ne sa più di me.
    Mi sono documentato sul mio profilo, Paolo Biondi, su SCOPUS, ISI, Google-Scholar:

    -è innegabile che il mio nome e cognome presentano molti omonimi, e che su tutte le precedenti banche dati occorre fare sul mio nome attenta pulizia
    -sulle prime due banche dati SCOPUS e ISI le pubblicazioni recensite, per me, sono solo quelle in inglese e non sono tutte, un numero minimo manca
    -su Google-Scholar a mio nome, una volta fatta la dovuta pulizia degli omonimi, risultano anche “che bello” alcune pubblicazioni in italiano e a cui tengo molto perché frutto di annosa fatica, come un testo UTET sulle Macchine Agricole, una monografia di PFE sui consumi energetici agricoli, spesso richiestami anche ora da alcuni (anche se ho terminato le copie disponibili)
    -francamente per l’apertura alle citazioni in Italiano a me sembra Google-Scholar superiore: perché non considerare dei trattati (modestissimo il mio), in cui spesso si riversa la conoscenza di una vita sulla materia e che spesso vengono segnalati come testi di riferimento di insegnamenti specifici presso molte Università italiane? O perché non considerare le citazioni in italiano di articoli in italiano?
    -che senso ha ignorare delle monografie (solo didattiche?) anche per i settori bibliometrici?
    -c’è qualcosa in questo metodo bibliometrico che si vuol spacciare per scientifico, che mi sfugge e mi sembra foriero di cattiva scienza e di incentivazione alla cattiva scienza: alle limitazioni del metodo si risponde dai bibliometristi con ulteriori complicazioni, sempre più complicate e lontane dalle realtà: il rasoio di Occam, mi sembra, non fa parte della cultura bibliometrica
    Sono d’accordo che qualsiasi metodo è imperfetto, ma SCOPUS o ISI sono spesso costruiti dal mondo anglosassone per il mondo anglosassone, come se questo fosse l’universo scientifico planetario: ma è così? Mi sbaglio o i cinesi fanno qualcosa in proprio?

    • Gli indicatori bibliometrici PS1 e PS3 della Classifica CENSIS soffrono di due tipi di problemi.
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      1. Scelta inadeguata degli indicatori (soprattutto PS1 e PS3).
      – PS1 (h-index normalizzato medio) è un unicum nella letteratura scientometrica mondiale, un’invenzione le cui distorsioni sono facilmente evidenziabili, https://www.roars.it/le-classifiche-censis-repubblica-sono-credibili/.
      – PS3 (citazioni/pubblicazioni) è del tutto inadatto a fare classifiche. Per evidenziare quanto fosse assurdo l’uso che ne aveva fatto Roberto Perotti nella sua Università Truccata, su Roars avevamo mostrato che, in base a questo indicatore, la superpotenza scientifica mondiale sarebbe l’Arcipelago Chagos (alcuni atolli dell’Oceano Indiano), https://www.roars.it/universita-cio-che-bisin-e-de-nicola-non-sanno-o-fingono-di-non-sapere/. Un paradosso non molto diverso dal Foro Italico che surclassa i Politecnici nella ricerca di ingegneria industriale e dell’informazione.
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      2. La base dati, Google Scholar è un prezioso strumento di ricerca bibliografica, ma le sue stesse caratteristiche (non da ultimo il fatto che non è noto cosa sia indicizzato e cosa no) lo rendono inadatto come strumento di valutazione bibliometrica. Non a caso, la letteratura scientometrica non annovera Google Scholar tra le basi dati utilizzabili per svolgere valutazioni della ricerca. Come scrive Diane Hicks,
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      ” [Google Scolar] is not in a form usable for structured analysis. Basically this is beacause GS is not built from structured records, that is from metadata fields. Rather that using the author, affiliation, reference etc. data provided by publishers, GS parses full text to obtains its best guess for these items.”
      http://works.bepress.com/diana_hicks/18
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      Ne abbiamo scritto più volte e il lettore interessato ad approfondimenti può soddisfare alcune sue curiosità recuperando un paio di articoli apparsi su Roars:
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      Primo Capitolo e il suo h-index
      https://www.roars.it/primo-capitolo-e-il-suo-h-index/

      Google Scholar: soluzione o problema?
      https://www.roars.it/google-scholar-soluzione-o-problema/
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  3. Se De Nicolao ha ragione (e io penso che ne abbia da vendere), vale a dire (traduco a mio modo): se è del tutto illusorio, ozioso e, alla fine, idiota discutere del “rigore” o dell””esattezza” delle “classifiche”, se queste ultime non sono altro che uno “strumento di persuasione”, ovvero politico, se tutto ciò è vero, non è forse giunto il momento di denunciare Sole 24.., Repubblica, Corriere della Sera etc. etc. per diffusione di bufale costruite ad arte e per i danni da queste provocate alle Università soprattutto meridionali?
    Poi una domanda a De Nicolao (del quale, ripeto, condivido la posizione): per contrapporsi all’efficacia dell’illusione di scientificità, è sufficiente smascherarne l’inganno? Di fronte al cinismo dominante che si fa beffe della “scientificità”, è sufficiente “spezzare l’incantesimo”?

    • Grazie di cuore. Avrei risposto allo stesso modo. So, però, che lo scientismo è di moda, tutto deve essere quantificato e misurato in qualche modo, altrimenti il ragionamento non vale. A che cosa può portare questo nei campi umanistici, è tra il grottesco è lo scandaloso, come quando in un ossario dove si mescolano i poveri resti di migliaia di prigionieri austro-ungarici (germanici, slavi- serbi cechi ecc., ungheresi, romeni, italiani …, già mescolati da secoli di convivenza) si vuole eseguire l’esame del DNA per determinarne l’etnia di appartenenza.

    • “non è forse giunto il momento di denunciare Sole 24.., Repubblica, Corriere della Sera etc. etc. per diffusione di bufale costruite ad arte”
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      Nel nostro piccolo ci proviamo (e non da ieri): il titolo della rubrica, non a caso, è “La bufala del giorno”. Purtroppo, siamo un guscio di noce che deve vedersela con le corazzate e le portaerei del Corriere, Repubblica, televisioni varie etc. Ma non per questo demordiamo.
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      “per contrapporsi all’efficacia dell’illusione di scientificità, è sufficiente smascherarne l’inganno?”
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      Decisamente no. Ma un conto è chiedere di cambiare l’agenda del discorso sull’istruzione avendo sotto mano dimostrazioni inconfutabili che le classifiche CENSIS e le statistiche strombazzate da Giavazzi, Abravanel, TreeLLLe sono inaffidabili, mentre un conto (assai diverso) è chiedere di cambiare registro venendo seppelliti dall'”autorevolezza” delle diagnosi dei Soloni di turno che citano classifiche vendute come scienza e numeri in libertà che nessuno si prende la briga di verificare.
      Insomma, noi di Roars facciamo la nostra parte (un po’ di pulizia del ciarpame che inquina l’informazione), ma è bene che gli altri facciano la loro, alzando la voce (piuttosto che niente, va bene anche un tweet, una condivisione su facebook oppure una semplice e-mail al direttore di Repubblica).

  4. A proposito di rankings, performance reviews (SUA, VQR…) ecc.

    http://www.washingtonpost.com/blogs/on-leadership/wp/2015/07/21/in-big-move-accenture-will-get-rid-of-annual-performance-reviews-and-rankings/

    Accenture is joining a small but prominent list of major corporations that have had enough with the forced rankings, the time-consuming paperwork and the frustration engendered among managers and employees alike.

    These companies say their own research, as well as outside studies, ultimately convinced them that all the time, money and effort spent didn’t ultimately accomplish their main goal — to drive better performance among employees.

    • Personalmente lo so dal 2007, quando ho partecipato al mio primo ed ultimo RAV come ‘presidente’ e membro attivo di un GAV di CdL. Il RAV mostrava punti problematici che non dipendevano e non potevano nemmeno essere migliorati dal CdL. Vice versa dove il CdL avrebbe potuto far qualcosa, questo qualcosa è affogato, direi definitivamente, nelle oltre cento pp. del RAV (alias paperwork). Anche perché da allora non si è fatto altro che alterare la fisionomia del CdL.

  5. Il manager e il dottore (“le classifiche CENSIS e le statistiche strombazzate da Giavazzi, Abravanel, TreeLLLe, e chi più ne ha, più ne metta….” ) sono ben lungi dall´essere “amici” e voler proteggere il povero Pink (l´ Università), il loro unico interesse consiste nell´iniettare la medicina e mandare in scena Pink, perchè é il loro biglietto per mangiare. Scienza o pseudo-scienza non ha nessuna importanza, purché “la medicina” faccia effetto il prima possibile.

    https://www.youtube.com/watch?v=iJZYG5qwHHI

  6. Caro De Nicolao, grazie per le risposte. Tengo a precisare che il mio non intendeva essere una critica, né un disconoscimento dell’attività di Roars, che, invece, apprezzo moltissimo.
    Le mie preoccupazioni nascono da riflessioni più generali sui limiti della “critica” (per quanto necessaria e meritoria) innanzi al cinismo di chi “sa bene quello che fa (ovvero costruire bufale), ma lo fa lo stesso” (come direbbe Peter Sloterdijk)

    grazie ancora

    • Non l’avevo percepita come una critica, ma come una buona occasione per richiamare il possibile ruolo del blog Roars. Insufficiente, da solo, a cambiare le cose, ma (forse) utile per accendere un po’ di luce e spronare ad alzare la testa (in tutti i sensi). Il cinismo ha buon gioco con le masse disinformate e amorfe. Sarebbe un piccolo successo se, grazie a noi, i lettori di Roars lo fossero un po’ meno della media.

  7. Grazie a Giuseppe per le risposte e la pazienza.
    Io, però, da fruitore di SCOPUS, ISI e Google-Scholar scrivo che Google-Scholar è meglio, in quanto:
    -mi fornisce le citazioni in italiano di articoli e monografie in italiano che nelle altre due banche dati sono assenti.
    Prendo atto che nel settore il sistema G-S ha poco credito e mi leggerò con attenzione gli articoli segnalati, ma almeno, dal mio punto di vista è l’unica piattaforma che mi da citazioni in italiano di lavori in italiano, che le altre piattaforme non mi danno anzi mi tolgono uno o due articoli in inglese.
    Tra l’altro degli articoli in inglese G-S mi da più citazioni di ScOPUS e ISI: anche qui G-S apre a citazioni in italiano.
    Mi leggerò gli articoli citati: ma da un semplice esempio (per Paolo Biondi)controllato con attenzione G-S è migliore: se per sbaglio o per bravura non lo so, però è migliore.

  8. Mi pare che non andiamo al cuore del problema, ma divaghiamo.
    Che Ike Antkare sia per G-S fraudolentemente un grande scienziato non mi risolve il problema. Nature rifiutò l’articolo di Fermi sul decadimento beta: non per questo Nature non vale nulla… O Science o Nature hanno pubblicato un lavoro fraudolento sulla “memoria dell’acqua” ma per questo sono da evitare…?
    Il problema caro Francesco non è aggirare o frodare alcuni sistemi a fin di bene o male, non è questo il problema.
    Il problema è: si possono contare le citazioni di lavori “scientifici”, per scopo puramente ludico? Come si possono contare?
    ISI e SCOPUS agiscono solo su riviste di una loro banca data (anche italiane) ma non tutte o non molte le italiane.
    G-S anche su moltissime riviste italiane e su monografie italiane.
    L’esercizio scolastico di un confronto per Paolo Biondi su ISI, SCOPUS, G-S delle citazioni di Paolo Biondi fornisce per G-S più citazioni corrette di quelle di SCOPUS e ISI.
    E’ migliore G-S ai fini citazionali per Paolo Biondi? La risposta è sì, fino a che non mi si dimostra che le citazioni di G-S per Paolo Biondi sono sbagliate. Il mio profilo su G-S è pubblico e tutti possono consultarlo, come quello su Scopus e ISI, che tutti possono ricavare, ma in questo caso tuttavia attenzione alle omonimie che non ho pulito.
    Il problema è “vogliamo giocare al grande gioco delle citazioni” quale è più esaustivo: comprendendo ovviamente quelle in italiano?
    Perché non provi con Francesco Sylos Labini sulle tre piattaforme?
    Posso concordare con te che se le tre paittaforme, ceelebrate o non, mi danno tutte per me citazioni molto o poco diverse, il gioco delle citazioni non è “scientifico”: eppure l’ASN ha messo mediane citazionali, e chissà che cosa ci riserva il futuro con le soglie… citazionali?

    • Sull’affidabilità/copertura di Google Scholar rispetto a WoS e Scopus c’è ormai ampia letteratura. Più o meno tutti concordano che il problema principale di GS è la cattiva qualità dei metadati. Che sono raccolti automaticamente da crawler. A questo si aggiunge la facile manipolabilità dei dati, provata dal caso di Ike Antkare, e in modo ancora più raffinato da Delgado et. al, 2014.
      Questa è la sintesi della rassegna condotta degli estensori di The metric tide (si legge qui a p. 6):
      “Various studies also investigate specific problems with GS. A general conclusion from the literature is that there is a lack of quality control in GS. There are many inaccuracies and errors. Jacsó (2006) for instance discusses the problem of incorrect citation counts in GS. The possibility of manipulating citation counts in GS is discussed by Beel and Gipp (2010a), Labbé (2010), and López-Cózar et al. (2014). GS is also criticised for its lack of transparency (e.g. Wouters & Costas, 2012). It is unclear what is covered by GS and what is not. Researchers also point out that cleaning GS data can be very
      time consuming (Li et al., 2010; Meho & Yang, 2007).

    • Chiaramente la rejection di un articolo di Fermi da parte di Nature o la pubblicazione di un lavoro errato non c’entrano assolutamente nulla con la qualità dei metadati di GS. Come scrive Alberto ci sono N lavori (N>>1) che mostrano che GS sia del tutto inaffidabile e manipolabile. Come d’altronde tutti i database costruiti in modo automatico. Lo stesso problema è presente in altri database/applicazioni come Google Flu Trends ecc. Non esiste paese al mondo in cui dati ufficiali sono estratti da GS. Anzi uno esiste: l’Italia.

  9. Ringrazio ovviamente tutti quelli che mi hanno risposto con molta cortesia finora sui miei problemi citazionali.
    Per me tuttavia il problema rimane uno solo:
    -quale è la piattaforma che fornisce le citazioni più esaustive di un autore: sia in inglese, che in italiano che anche in bulgaro… dovrei avere pure una pubblicazione in bulgaro…
    Ho capito e non lo metto in dubbio che G-S gode, a livello “scientifico”, di cattiva fama, ma le citazioni per Paolo Biondi di G-S sono le le più complete ed esaurienti, rispetto a ISI e SCOPUS.
    E’ ovvio che un singolo esempio non fa statistica, ma perché non proviamo a fare un confronto per un certo numero di autori, conosciuti, tra le tre piattaforme.
    Solo in caso di soccombenza di G-S mi darei per vinto e chiederei scusa, per la perdita di tempo, a chi mi risponde.

    • Sulle cantonate che possono derivare dall’uso di G-S, l’Università di Pavia offre un caso di studio abbastanza esemplare:
      https://www.roars.it/scholar-search-e-la-leggenda-del-rettore-fannullone/
      Sulla facilità di manipolazione fraudolenta, rimando ai riferimenti bibliografici segnalati da Baccini.
      Credo che in Italia dovremmo renderci conto che bibliometria e valutazione della ricerca non sono terreno vergine. È improbabile che un profano si svegli alla mattina ed abbia un’idea risolutiva che nessun altro aveva pensato e sottoposto a discussione. L’idea di utilizzare G-S (gratis, copertura anche delle letterature in lingua non inglese, etc) non è nuova. Per niente.

  10. Caro Francesco, parliamo della struttura del database (scusami):
    -quelli di SCOPUS e ISI indicizzano quasi l’universo delle riviste in lingua inglese, ma non l’universo delle riviste italiane: sarai d’accordo con me che questi database per noi italiani sono distorti?
    -da quello che ho visto G-S lavora su molte più riviste in italiano: l’universo delle riviste italiane è meno distorto in G-S?
    -è per questo motivo che anche il numero di citazioni di miei lavori in inglese è maggiore in G-S che in ISI e SCOPUS?

    Ho imparato dalla mia esperienza che non sempre occorre fidarsi, anche della letteratura, ma conviene fare il San Tommaso che vuol toccare e capire… so sempre di non sapere… e non saprò mai niente…

    • SCOPUS e ISI indicizzano una lista ben precisa le riviste internazionali. certo che c’e’ una distrosione per i campi che non pubblicano su riviste internazionali: non per noi italiani, ma per tutti i campi in cui non ci sono delle strutture di riviste internazionali. In questo senso sono database completi: indicizzano tutto quello che sta nella lista delle riviste.

      GS non e’ utilizzabile da un punto di vista scientio-metrico: non e’ completo, non e’ strutturato e’ affetto di bias di tutti i tipi ed e’ altamente manipolabile in quanto costruito attraverso un motore automatico.

  11. Eppur si muove diceva qualcuno: la mia esperienza costruita solo sul caso Paolo Biondi mi dice che G-S è meglio di Scopus ed ISI, sarà un caso, eppur si muove…

    Sposto la discussione su una ipotesi metafisica che vale poco perché supportata solo da male-congetture. Un collega mi diceva con cui discutevo poco fa’: la cattiva stampa su G-S è in parte dovuta al fatto che è una piattaforma gratuita, mentre SCOPUS ed ISI hanno costruito un business citazionale assai lucroso: non vogliono far entrare un concorrente a gratis che mette a rischio il loro business… Non so… sarà la solita maldicenza… in mancanza di riscontri oggettivi.

    • Caro Paolo, sai qual è il problema principale dell’università italiana: che ognuno trae conclusioni generali dalla conoscenza del particolare. Conosci i docenti del tuo corridoio? Bene il resto dell’università è diverso. Ma per fortuna per andare al di là delle chicchere da bar, c’è la letteratura scientifica. Mi sembra che ci sono state varie indicazioni a riguardo. Buona lettura.

    • Mi sembra che la questione sulle citazioni G-S vs Scopus/ISI per Paolo Biondi o chiunque altro mostri in modo esemplare le molte radici del problema delle classifiche degli atenei.

      1. estrapolare da casi particolari al generale.
      .
      2. dare per scontato che, solo perche’ piu’ soddisfacenti di G-S, ISI e Scopus siano una fonte affidabile per misure bibliometriche della qualita’ di un lavoro. Non necessariamente il male minore non e’ un male.
      .
      3. (il lato peggiore) dare per scontati i presupposti: e cioe’ che l’ analisi quantitativa delle citazioni sia una misura cosi’ significativa della qualita’ di una pubblicazione scientifica da poter essere utilizzata da sola.
      .
      4. perdere di vista che tutto il discorso qui nasce dalle classifiche giornalistiche piu’ o meno fasulle che dovebbero dare elementi di scelta per l’ iscrizione all’ universita’. Sotto questo profilo, la mistificazione maggiore non sta nella maggiore o minore oggettivita’ dei criteri scelti ma proprio nel presentare le classifiche finali con i loro numeretti che mettono in ordine uni-dimensionale un insieme composito di indicatori multi-dimensionali.
      Dal punto di vista delle classifiche, i dati relativi alla ricerca coesistono insieme a dati su molti altri indicatori altrettanto importanti per le future matricole. Ma non e’ che su quelli ci sia maggiore sicurezza circa l’ affidabilita’.
      .
      E alla base di tutto c’e’ poi una domanda semplicissima: chi usa la classifica Censis per iscriversi all’ universita’ ? Al di la’ delle questioni sulla scientificita’ o meno dei criteri, quanti docenti universitari utilizzano una qualsiasi classifica per consigliare i propri figli sulla scelta dell’ ateneo ? Io me ne sono guardato bene. E me ne guarderei bene anche se fosse il Politecnico a surclassare Foro Italico.

  12. Caro Francesco, mi pare che in ipotesi metafisiche si possa parlare di tutto anche del sesso degli angeli o di Dio (Allah è meglio lasciarlo stare) ed anche del business citazionale di alcune aziende… tra l’altro il danaro non olet… Rifiutare un argomento, per quanto sbagliato, è un atteggiamento… non costruttivo. Conviene ricordare la querelle Vavilov-Lysenko, che portò Vavilov a morire nei gulag staliniani o conviene ricordare quello che scrivono tutte le riviste quando regolamentano come si fa referaggio degli articoli sottoposti in valutazione di pubblicazione.

    Mentre mi accingo a studiare attentamente la letteratura segnalatami, ho fatto una ricerca su Francesco Sylos Labini in G-S e SCOPUS ed ISI, visto che sono il solo che ha voglia di farla: ed in SCOPUS entro solo in quanto la mia Istituzione è abbonata a SCOPUS e mi consente l’uso di SCOPUS, oltre ISI.

    Per F. Sylos Labini (astrofisico) e per opportunità non cito i dati assoluti, ma solo i rapporti dei dati G-S/SCOPUS, ottengo (la fretta mi può aver portato a degli errori e spero che NON MI SI SPARI ADDOSSO PER QUESTO):
    -Citazioni tutte: G-S/SCOPUS >>>>>>>2,6
    -Citazioni dal 2010: G-S/SCOPUS >>>>3,0
    -H-index totale: G-S/SCOPUS >>>>>1,6
    -H-index dal 2010 G-S/SCOPUS >>>>4
    -Pubblicazione più citata per G-S e Scopus: Scale-invariance of galaxy clustering, con 331 e 110 citazioni rispettivamente, rapporto 3,0 e, per curiosità, per ISI questa pubblicazione è citata 173 volte (abbiamo già una bella dimostrazione di funzionamento della bibliometria, la media dei tre dati è 205 con DS 114, pari al 56%).

    ISI è criptica per cercare F. Sylos Labini se si fa cerca con Sylos Labini F, si incappa solo in Sylos Labini Francesca, ed occorre fare un cerca con Labini FS per avere un qualcosa di sensato. Se si considera il rapporto ISI/SCOPUS, si ottiene in questo caso:
    -Citazioni tutte: ISI/SCOPUS >>>>>>>1,3
    -Citazioni dal 2010: ISI/SCOPUS >>>>0,54
    -H-index totale: ISI/SCOPUS >>>>>1,1
    -H-index dal 2010 ISI/SCOPUS >>>>2

    Ovviamente io non riesco a pulire eventuali errori per Francesco Sylos Labini né in G-S né in SCOPUS né in ISI anche per la fretta, ma vorrei che qualcuno mi chiarisse dove sono gli errori metodologici, numerici, citazionali, metadati… in questo caso specifico di G-S rispetto a SCOPUS, poi se ha voglia di ISI rispetto a SCOPUS.

    Grazie!

    Non voglio per il momento teorie o citazioni o rimandi o letteratura, ma verifiche su casi specifici e sperimentali: vorrei solo applicazioni verificabili da MODESTISSIMO sperimentatore quale sono.

    L’ho già fatto per Paolo Biondi e quello che ho visto per Paolo Biondi è che ci sono molte citazioni “italiane” in G-S, che mancano totalmente in SCOPUS e ci sono citazioni di Monografie in italiano in G-S che mancano totalmente in SCOPUS. E’ questo che mi fa favorire G-S rispetto a SCOPUS. Ripeto qui in maniera sintetica quello che in maniera più analitica ho scritto nel mio primo intervento più sopra e CHE FINORA È STATO IGNORATO.

    Se poi qualcuno pensa che la bibliometria sia SCIENZA, sui singoli dati che ho a disposizione, abbia il coraggio della professione di fede: e ovviamente avrà sempre e comunque il mio rispetto.

  13. C’erano una volta Michelson e Morley che avevano letto tutta la letteratura e vollero fare un esperimento per provare se l’etere esisteva. Dopo decennali esperimenti dimostrarono la costanza della velocità della luce e fu luce… che l’etere non esisteva.
    Ciao Francesco, buone vacanze.

    • No l’esempio credo sia fuorviante. Di “esperimenti” come quello proposto da Paolo Biondi su Paolo Biondi e su Francesco Sylos Labini ne sono stati fatti decine in letteratura, per autori, riviste, gruppi di autori, istituzioni, campi di ricerca. In un lavoro in uscita ne elenchiamo una quarantina. L’evidenza “sperimentale” prodotta da Paolo Biondi su Paolo Biondi e Francesco Sylos Labini, mi dispiace, ma non aggiunge proprio nulla a ciò che si sa già. La ruota c’è già non c’è bisogno di scoprirla ancora.

      Per un elenco molto ben fatto delle evidenze “sperimentali”, al momento, prego leggere pagina 72 e seguenti di questo http://www.hefce.ac.uk/media/HEFCE,2014/Content/Pubs/Independentresearch/2015/The,Metric,Tide/2015_metrictideS1.pdf.

    • E’ tipico della discussione sulla valutazione in Italia: partire da zero e iniziare l’esplorazione dei numeri complessi. La cosa che non si capisce e’ perche’ stimati docenti universitari si trastullino con questo passatempo invece di studiare.

  14. Caro Alberto il tuo tono molto tranquillo e disponibile lo accetto ed è prova di un docente che sa parlare sia ai colleghi sia agli studenti sia ai colleghi studenti. Quello che non accetto è un tono tolemaico io ho ragione e voi avete torto e, sottinteso, non capite niente: del tipo Giordano Bruno al rogo, Galileo interdetto a pubblicare, Vavilov in gulag a studiare…
    Quello che nessuna mi spiega o sa o vuol spiegare:
    -vantaggi e svantaggi delle varie piattaforme bibliometriche
    -perché G-S mi fornisce più citazioni corrette, comprese le citazioni italiane, delle altre due (almeno per Paolo Biondi)
    -perché in generale tra SCOPUS e ISI addirittura ci sono differenze elevate per diversi autori,ovvio la banca dati è diversa così abbiamo bibliometrie diverse: ma perché non si mettono insieme scientificamente per fare bibliometria scientifica?

    Quando ambedue mi rimandate alla letteratura, rinviate il problema, e consentitemi, chiedo scusa in anticipo, mi sembra che non sapete anche voi che cosa rispondere.
    Posso avere da te delle risposte molto semplici a queste semplici domande?
    Grazie
    Credo poi che il blog sta diventando un po’ monotono senza risposte chiare: quando faccio lezione agli studenti non è che mollo loro della letteratura da studiare, ma nei limiti delle mie capacità gliela dò digerita e sintetizzata: spesso con un’analisi critica della stessa.
    Ciao con molta stima

    • Caro Paolo, il rimando alla letteratura serve perché le risposte alle tue domande lì sono scritte. Le pagine citate rispondono precisamente a tutte le tue domande. E nella discussione alcune risposte erano già implicite.

      DOMANDA vantaggi e svantaggi delle varie piattaforme bibliometriche

      In linea di massima il vantaggio di GS è che non è a pagamento. Per alcune aree (non per tutte) ha maggiore copertura. I metadati che contiene sono di cattiva qualità. E’ facilmente “aggredibile” da malintenzionati. Metric tide spiega bene tutti questi punti.

      DOMANDA perché G-S mi fornisce più citazioni corrette, comprese le citazioni italiane, delle altre due (almeno per Paolo Biondi)

      vedi sopra. La tua esperienza per “Paolo Biondi” non è generalizzabile. Perché, come puoi leggere nella letteratura già citata, per alcuni settori la copertura di GS è inferiore.

      DOMANDA perché in generale tra SCOPUS e ISI addirittura ci sono differenze elevate per diversi autori,ovvio la banca dati è diversa così abbiamo bibliometrie diverse:

      è così. le diverse politiche editoriali danno risultati diversi. WoS (web of science) ha una politica molto più selettiva di scopus.

      DOMANDA ma perché non si mettono insieme scientificamente per fare bibliometria scientifica?

      Elsevier e Thomson Reuters non sono società scientifiche, ma due enormi società per azioni che “competono” come duopolisti di fatto. La tua domanda suona un po’ come la seguente: ma perché Mediaset e Sky non si mettono d’accordo e trasmettono le partite di calcio in modo tale che gli abbonati di sky vedano mediaset e viceversa?

  15. C’è un aspetto che, nei commenti, sembra passare sottotraccia, dal momento che ci si è soffermati di più sull’adeguatezza/inadeguatezza di G-S rispetto a SCOPUS e WoS. Se anche G-S diventasse sempre più affidabile ed accurato, e robusto rispetto alla letteratura grigia, mi sembra che rimarrebbe un elemento non superabile: quello per cui i parametri scelti da CENSIS attraverso Scholar Search per queste classifiche sono inadatti a rappresentare una struttura, essendo stati definiti per una valutazione del singolo ricercatore, e non per una struttura. Provando ad interpretare in modo corretto i valori che riporta CENSIS sul caso specifico, ho la conferma che ci sono quattro eccellenti ricercatori in ingegneria industriale e dell’informazione al foro Italico. L’errore (…) di CENSIS-Repubblica, per me, sta invece nell’assegnare sic et simpliciter questa eccellenza alla struttura (senza tenere conto dell’aspetto dimensionale), ed a riversarla sulla qualità dell’offerta didattica di un ateneo.

    • Certo, ma questo e’ un problema di tutte le classifiche delle universita’ che hanno dato luogo a una pseudo-scienza. I bibliometrici seri lo sanno e lo hanno denunciato (ad esempio il Manifesto di Leiden) anche se e’ grazie a loro che si e’ diffusa questa modo planetaria che infesta il dibattito pubblico sull’argomento.

  16. ciao a tutti, volevo descrivere la mia esperienza personale. come fisico, uso per lavoro i database specializzati, da un quarto di secolo o giu’ di li. quelli utili sono arXiv, inspire, sao/nasa ads e recentemente google scholar, tutti ad accesso libero. mi pare che questi ed altri database siano stati poi utilizzati per valutare le persone; mi sembrano strumenti non del tutto inutili ma di sicuro parziali e non progettati per quello. ho cercato sin dall’inizio di convincere chi voleva fare queste cose per il campo che mi riguarda (la fisica) ma non ho trovato mai il minimo di sensibilità; ho sempre sentito obiezioni del tipo: lo usano gli altri, oppure: ma quell’altro e’ a pagamento e quindi (?) meglio. ecco a me sembra che questo atteggiamento, che mi sembra quello di un burocrate insensibile e non quello di un collega, sia la vara radice del problema. per valutare le persone, quando serve farlo, bisogna prendersi responsabilità; aiutandosi quanto si vuole con uno strumento o con un altro, ma senza confondere i fini ed i mezzi! oltre a questo, trovo odiosa l’idea di sprecare soldi dei contribuenti senza alcun valido motivo

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