Il Partito Democratico «si riserva di presentare le proprie proposte durante le prossime settimane dopo aver completato una doverosa campagna di ascolto, coinvolgimento e partecipazione». Questa è la premessa del documento che dichiarava di sintetizzare  considerazioni e proposte emerse durante il dibattito svolto il 26 Febbraio presso la Sede Nazionale del PD. Un documento di sintesi che però ignora del tutto il dibattito, dato che è al 99% il risultato di un copia-e-incolla da un documento risalente ad un mese e mezzo prima. In altre parole, il PD organizza una campagna di ascolto, coinvolgimento e partecipazione, ma le conclusioni del “percorso condiviso” erano state scritte da tempo e aspettavano solo di essere tirate fuori dal cassetto.


Paradossi


Su Roars abbiamo da poco segnalato uno strano paradosso temporale (La “Buona Università”: un precotto confezionato a gennaio?). I punti fondamentali della bozza della “Buona Università” anticipati da Repubblica sono tutti reperibili in un file pdf, che, se si dà fede alle sue proprietà, risale al 12 gennaio scorso ed è stato generato dal computer del sottosegretario agli affari regionali Gianclaudio Bressa (PD). È però Francesca Puglisi (Responsabile nazionale Scuola del PD) a rivendicare la paternità del documento, non senza accusare la Redazione di Roars di averlo trafugato:

Gianclaudio Bressa è il mio compagno. Il suo nome appare semplicemente perché mi hanno rubato l’Ipad e lui mi ha regalato il suo pc portatile personale (comprato regolarmente con soldi suoi…eh) con cui ho scritto insieme ad altri la bozza di documento che voi avete trafugato.

Lasciando da parte le accuse gratuite e diffamatorie, torniamo al cuore del problema. Ci troviamo di fronte a un paradosso, perché, nelle intenzioni del Partito Democratico, le proposte sulla Buona Università avrebbero dovuto essere frutto di un “percorso condiviso” la cui prima tappa era stata la giornata di ascolto YOUniversity.lab, tenutasi il 26 Febbraio presso la Sede Nazionale del PD. A quanto pare, invece, era tutto già stabilito e quello dell’ascolto era solo un rituale.

Francesca Puglisi, però, nega con decisione:

La giornata di ascolto è stata finta? No. Ascolto vero, a cui hanno partecipato 150 tra associazioni, istituzioni e enti di ricerca. Gli interventi sono disponibili nella pagina web dedicata all’università del PD. Sulla base di ciò che abbiamo ascoltato, miglioreremo il documento e convocheremo nel mese di Giugno una giornata aperta per lavorare in tavoli tematici. Da lì uscirà la nostra proposta.

Per fortuna, c’è un modo molto facile per verificare se l’ascolto è stato vero oppure finto. A valle della giornata di ascolto, è stata pubblicata una “Sintesi della giornata di ascolto sul’università e la ricerca promosso dal Partito Democratico”. Non è nemmeno necessario trafugarla, dato che è agevolmente reperibile in rete, per esempio qui.

Per capire quanto attento sia stato l’ascolto, confrontiamo il documento di “Sintesi della giornata di ascolto sul’università e la ricerca promosso dal Partito Democratico” con il documento “La Buona Università e la Buona Ricerca” uscito dal computer di Bressa il 12 gennaio scorso.

Nella prima pagina della Sintesi, vengono enunciati nobili intenti di ascolto:

Una buona riforma che riesca ad intervenire con efficacia non puo’ infatti essere calata dall’alto come troppo spesso è avvenuto ma necessita di un percorso condiviso simile a quanto è stato effettuato per La Buona Scuola.

Si ricorda anche la coralità della partecipazione che ha visto rappresentate un po’ tutte le categorie del mondo accademico:

Le proposte avanzate dal mondo accademico sono state moltissime: nel corso del dibattito sono intervenuti rettori, direttori di dipartimento, docenti, ricercatori, studenti, rappresentanti sindacali, ricercatori e dirigenti degli Enti di Ricerca.

La premessa si chiude con la presentazione della struttura del documento:

Dopo una breve introduzione che offre un quadro della situazione italiana, la sintesi ha raggruppato le proposte in 11 aree tematiche.

Per tutte le 11 aree tematiche, è possibile trovare  un corrispettivo nel documento di gennaio. Ma la chiave del confronto riguarda il testo delle restanti quattro pagine. Come dettagliato nell’appendice di questo post, il 99% del documento di sintesi è ottenuto tramite un semplice copia-e-incolla di pezzi presi dal documento di gennaio.

L’unica lieve differenza che siamo stati in grado di rilevare riguarda il passaggio sull’auspicata uscita dell’università dalla pubblica amministrazione, che nella sintesi ha visto l’aggiunta di una frase (il grassetto è nostro):

Su poco più di 2.000 parole usate per sintetizzare la giornata di ascolto, l’unica frase significativa che non sia riconducibile al copia-e-incolla consta di 13 parole:

Questo non vuol dire deregolamentare il sistema, ma ottimizzare e semplificare le regole.

In conclusione, il “vero ascolto” ha partorito una sintesi così composta:

  • un po’ più di 2.000 parole, frutto di copia-e-incolla da un documento scritto un mese e mezzo prima;
  • 13 parole nuove (meno dell’1% del totale).

Immaginiamo la soddisfaziome delle “150 tra associazioni, istituzioni e enti di ricerca”, i cui interventi hanno pesato per meno dell’1% contro il 99% e più di contenuti precotti.

Ciò nonostante, chi pensa che la giornata di ascolto sia stata un rituale inutile, si sbaglierebbe. Se da un lato la sostanza del dibattito è stata ignorata, la giornata di “ascolto” ha consentito di legittimare come frutto di “percorso condiviso” i punti programmatici scritti dalla Puglisi “insieme ad altri” a metà gennaio. Non era certo previsto che il clamoroso “copia-e-incolla” finisse sotto gli occhi di tutti.

Nel suo benvenuto a YOUniversity.lab, Francesca Puglisi aveva preannunciato una seconda giornata di “ascolto”:

Sara nostra cura fare una sintesi di ciò che oggi ascoltiamo e arrivare ad una giornata in cui elaboreremo nel profondo cio che dagli interventi di oggi inizierà ad emergere

Elaborare nel profondo“. Parole suggestive, senza dubbio, ma se l’oggetto dell’elaborazione è il risultato di un “copia-e-incolla”, la metafora perde un po’ del suo fascino Adesso che abbiamo capito come funziona il metodo del (non)ascolto targato PD, suggeriamo, molto rispettosamente, di risparmiarci un secondo rituale. Perché perdersi dietro decine di interventi? Basta che ci mandino le conclusioni già stabilite in anticipo.


 APPENDICE: Confronto tra la Sintesi della giornata di ascolto (26/2/15) e il documento “La Buona Università e la Buona Ricerca” (12/1/2015)

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31 Commenti

  1. “Una buona riforma che riesca ad intervenire con efficacia non puo’ infatti essere calata dall’alto come troppo spesso è avvenuto ma necessita di un percorso condiviso simile a quanto è stato effettuato per La Buona Scuola”
    ====================
    Beh, se il percorso condiviso della Buona Scuola è stato davvero simile a quello che qui viene smascherato per la Buona Università, i motivi dello sciopero degli insegnanti diventano un po’ meno incomprensibili.
    http://www.repubblica.it/politica/2015/04/19/news/riforma_scuola_renzi_su_sciopero_meglio_errore_che_paralisi_non_comprendo_gli_insegnanti_-112322320/

    • Toglierei il “se”. E’ ormai diventata una pessima pratica a diversi livelli (non solo scuola e università) di elaborare strategie, all’ interno di think-thank opache, ristrette e assolutamente poco rappresentative, su cui poi costruire “consenso” attraverso metodi di finto ascolto. Delle “Fondazioni politiche” e del loro ruolo di incubatrici di proposte (e della loro opacità) si è parlato proprio nei giorni scorsi su alcuni giornali. Per la Buona Scuola e Buona Università, i debiti nei confronti delle linee-guida confindustriali, fatte proprie da alcune di queste, sono evidenti a chiunque legga i documenti.
      .
      Questo non vuol dire che non ci possano essere buone idee anche in casa Confindustria. Il problema non è l’ esistenza di lobby. Ma del modo non trasparente con cui contribuiscono alle decisioni.

  2. Io sono iscritto al PD (Circolo di Bruxelles), ma è notorio che la funzione di elaborazione e validazione democratica delle politiche sta andando vieppiù scemando (eufemismo), sebbene non fosse il pezzo forte – diciamo – nemmeno nei vecchi partiti di origine.
    Una volta, almeno, c’erano i “Forum tematici”, previsti dallo Statuto, ora è tutto ancora più casual (e quindi, come vediamo, più “personalistico”). Ho saputo della giornata del 26 febbraio solo il giorno dopo, da un casuale scambio di commenti su Facebook.
    Quando c’erano l'”Unità” e “Europa”, perlomeno, circolavano dei dispacci informativi e delle “riflessioni strutturate” che raggiungevano più facilmente una platea di individui interessati.

  3. Francesca Puglisi:”la bozza di documento che voi avete trafugato.”
    ====================
    Dato che la Redazione ritiene “spiacevole” essere accusata di un reato, facciamo notare che la bozza della Buona Università (del cui trafugamento veniamo accusati del tutto gratuitamente dalla Senatrice Puglisi) circolava in rete già da venerdì scorso, come dimostrato dal seguente Tweet:

  4. Questo falso lavoro di “ascolto” è identico a quello già operato nel caso delle riforme di PA e scuola. Quindi niente di nuovo nel cielo del PD renziano. Nel caso dell’ascolto sulla “Buona Scuola”, poi, alcuni contributi (quelli presentati dal comitato per la LIP: per una scuola democratica) sono stati addirittura considerati irricevibili e quindi pubblicamente ignorati. Una cosa vergognosa.

  5. A me pare che il progetto sia in perfetta continuità con la legge Gelmini. Questa aveva cominciato a spostare sui Rettori la governance assoluta degli atenei, ora il processo si compie.
    Con l’inserimento dei professori universitari nel personale contrattualizzato, questi vengono definitivamente inquadrati come personale dipendente dei rettori, con buona pace della libertà didattica e di ricerca, del non obbligo di giuramento, costituzionalmente garantiti. Certo, i Rettori sono eletti da noi. Ma, fino a quando ? Purtroppo dovrebbero essere proprio loro, i Rettori, i primi a protestare. Invece gongolano, è evidente che preferiscono il ruolo di superiori gerarchici a quello di garanti della libertà didattica e di ricerca affidato loro dalla tradizione.
    Complessivamente mi inquieta un poco il fatto che ora metta mano ad una università stremata uno che si rivolge alla ” House ofe Representatives” chiamandola ” Chamber of Deputies”. Dà un’idea della concezione di rappresentanza che ha questo signore. Se i parlamentari, alla fin fine, sono tutti “vice” dell’ esecutivo, cosa volte che siano i professori ?

  6. Secondo me il documento è, appunto, piuttosto confuso, e quindi non è possibile discutere nel merito senza prima aver chiarito i punti più delicati.
    .
    Uno dei punti più delicati di tutti è quello dell’ “uscita dalla PA” che potrebbe essere stato (mi auguro) male interpretato, probabilmente perché scritto male. Nel documento originale si diceva:
    .
    “Restituire autonomia agli Atenei con l’uscita dell’università dal campo di applicazione del diritto amministrativo (cioè dalla pubblica amministrazione).”
    .
    in quello modificato:
    .
    “Restituire autonomia agli Atenei con l’uscita dell’università dal campo di applicazione del diritto amministrativo (cioè dalla pubblica amministrazione). Questo non vuol dire deregolamentare il sistema, ma ottimizzare e semplificare le regole.”
    .
    L’intenzione, che corrisponderebbe alle numerose richieste, anche di Roars, riprese più volte anche dal CUN (Barbati ad es.), dovrebbe essere quella di semplificare e derogare ad alcune regole troppo restrittive e inadeguate al contesto universitario, non di far uscire l’università dalla PA. Cosa che io personalmente non condividerei mai, come penso la maggior parte di noi. L’Università Pubblica è una conquista di Civiltà.
    .
    Il Jobs Act non si applica alla PA, salvo ripensamenti, e quindi non vedo cosa c’entri con noi.
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    La contrattualizzazione esiste nella Scuola, ad esempio, ma anche questo punto rimane confuso e non lo trovo neanche più nel documento. In ogni caso chi avanzasse la proposta dovrebbe spiegarci in cosa la contrattualizzazione del personale migliorerebbe l’esistente rispetto alla visione d’insieme, e cioè: alzare il numero di laureati, di ricercatori, di docenti, la mobilità, l’internazionalizzazione, ecc…
    .
    Anche il punto sulle tutele crescenti è molto oscuro: sembra riprendere il testo di cui si parlava tempo fa, sul Professore Unico (PU!) con avanzamenti di carriera per step di valutazione. Dalla discussione che abbiamo avuto qui, si vedeva che le criticità erano molte e nel documento non ne vedo affrontata casomai neanche una. Ancora una volta, poi, non vedo analisi o argomenti per sostenere che un’azione del genere migliorerebbe il numero di laureati, di ricercatori, di docenti, la mobilità, l’internazionalizzazione, ecc…
    .
    Infine, si dice da tanto di risistemare la giungla delle figure precarie: ebbene questo non richiede molte rivoluzioni, se non una razionalizzazione dell’esistente in una figura unica pre-ruolo, con l’abolizione degli assegni di ricerca, o il ritorno alla figura a tempo indeterminato a basso costo (0,4).
    .
    Sottoscrivo e applaudo Nicola Casagli: per favore basta con rivoluzioni dannose e continue, c’è bisogno di stabilità, di poter lavorare pianificando la propria attività con regole certe, chiare, trasparenti e durevoli nel tempo.

  7. E poi: se davvero si fosse voluto discutere e ascoltare, avendo già qualche idea (legittimo, ci mancherebbe), non sarebbe bastato inviare la bozza di documento – che era pronta già da un mese e mezzo – a tutti i partecipanti registrati? In un qualsiasi convegno, anche il più scarso, non si mandano i materiali preparatori proprio per discutere e ragionare? Almeno si sarebbero avute (sempre ammesso che potessero interessare) le opinioni dei partecipanti su “perle” come uscita dalla PA (= privatizzazione) e JobAct universitario. Ma evidentemente il problema era proprio questo: si sapeva perfettamente che certe cose sarebbero state sommerse da una marea di critiche (costruttive), e si è preferito nasconderle.

    C’è qualcosa di molto, molto semplice che si può fare in questi casi, anziché esercitarsi nel mirror climbing: basta dire “abbiamo fatto degli errori, ce ne scusiamo e desideriamo partire davvero dalla discussione, dunque sgomberiamo il campo dall’ipotesi di uscita dalla PA e dal JobAct, che erano solo delle prime ipotesi che non riproporremo, per ripartire da un dialogo vero e trasparente e trovare assieme soluzioni ai problemi”. Ammettere gli errori è saggio, ma purtroppo non sembra essere la strada scelta. Piuttosto pare che ci si intestardisca a difendere l’indifendibile (attenzione però: siamo nel mondo dell’Università, la credibilità dovrebbe essere un valore particolarmente importante) e addirittura si preannunci per giugno una “Leopolda universitaria” con “tavoli tematici”.

    Ho idea che se continua così ci siederanno solo i soliti potentati con i quali si ha l’impressione che si stiano facendo sottobanco i soliti accordi, e per qualcosa di più occorrerà… pagare delle comparse. Per venire alla giornata del 26 febbraio c’era gente che ha passato la giornata in viaggio e ha speso dei soldi, e che ora è molto, molto infastidita dall’essere presa in giro (visto anche che avete confermato, con l’interessato placet dei rettori, il taglio tremontiano degli stipendi… altro che FFO stabile o “150 milioni del governo”… una parte molto rilevante, ricordatevi, ce la mettono ogni mese i lavoratori di tasca loro!).

    Se continua così a giugno, cari colleghi, la giornata d’ascolto facciamola in strada davanti alla “leopolda universitaria”, che magari è la volta che un minimo ci si ascolta davvero.

    Sperando in una onesta ammissione e in una “svoltabuona” (ma non verso il burrone), cordiali saluti alla Senatrice Puglisi (se è lei che scrive e ci legge).

    Massimiliano Tabusi, Rete29Aprile

    • Sono d’accordo.
      .
      Noi sui tetti nel 2010 c’eravamo, così come eravamo nelle aule e negli incontri con gli studenti a spiegar loro cosa stavamo facendo e cosa stava succedendo.
      Contro il blocco degli stipendi, che possiamo chiamare sol suo vero nome, ossia taglio degli stipendi o riduzione degli stipendi, ci siamo, e le firme sono tornate a salire, arrivando a 18000 dieci giorni fa.
      .
      Aspettiamo dunque chiarimenti e documenti con proposte e analisi più dettagliate da condividere e discutere insieme.

  8. dimenticavo:
    Il jobs act (ma io lo chiamo JAB ACT) FINORA NON SI APPLICA all’università e alla scuola, ma la domanda sorge spontanea: e se la valutazione per step dovesse essere negativa che succede? Dopo la buona s(cu)ola la buona università

  9. Il ventilato docente unico a tutele crescenti (così pare)! Ci mancherebbe anche questa prospettiva archeologica: il docente unico universitario non esiste nel mondo occidentale, e l’idea ci ricorda le reiterate proposte Cipur e Cnu del secolo scorso per promuovere oves et boves (chi non riusciva a vincere concorsi per professore ordinario). Proposte del genere, e non tanto vagamente “de sinistra”, sono sempre naufragate e comunque vale la pena di ribadire che il docente unico non potrà mai trasformare i somari in corsieri.

    • docente unico vuol dire abolire qualsiasi cosa prima del PO e gestirlo con contratti o di pochi mesi/anni (prima del PA), oppure formalmente a tempo ind ma con rinnovo del contratto soggetto ogni anno all’università cioè al rettore/presidi (PA)
      uscire dalla pub.amm. vuol dire permettere alle uni di fare quel che vogliono con i nuovi assunti

  10. Le Università sono Enti Pubblici, non è possibile prescrivere “l’uscita dell’università dal campo di applicazione del diritto amministrativo (cioè dalla pubblica amministrazione)” per la contraddizion che no’l consente.
    Uno potrebbe allora pensare di trasformarle in Fondazioni, cioè in Enti di Diritto Privato, ma temo ci sia parecchio misunderstanding e parecchia ideologia del laissez-faire poco utile, qui, che oscura la vista. Urge ragionamento lungo, quantomeno in forma di articolo.

    • Uno potrebbe allora pensare di trasformarle in Fondazioni, cioè in Enti di Diritto Privato, ma..
      —————-
      Infatti, anche solo il patrimonio immobiliare delle Università è pubblico e se qualcuno lo vuole se lo deve quantomeno comprare. Un Rettore, chiamato a gestirlo, non può ne regalarselo e nemmeno regalare a qualcuno.
      Il Diritto Privato si può applicare giusto agli assegnisti. Pensare al reclutamento nella docenza da li è a mio avviso preoccupante.

  11. sinceramente non riesco a stupirmi del fatto che si parta da un prodotto pre-confezionato

    le persone di cui parliamo fanno parte di una segreteria di partito che sta tranquillamente discutendo, come se fosse un fatto normale, se mettere la fiducia all’esecutivo (???) sulla legge elettorale (il precedente ben noto e’ Mussolini con la legge Acerbo nel 1923)

    ci aspettiamo condivisione da queste persone, che non rispondono piu’ neppure a norme elementari di dignita’ politica? l’autoritarismo non e’ alle porte, e’ gia fra noi, e lo sara’ anche sull’universita’

    se saranno tutti d’accordo bene, altrimenti metteranno la fiducia e andra’ bene lo stesso

    • La mia personale sorpresa sta nel fatto che “150 tra associazioni, istituzioni e enti di ricerca”, come sostiene la Senatrice Puglisi, pensino che ci sia una genuina volontà di dialogo. Sarà la forza della disperazione ma il PD ha chiuso ogni possibilità al dialogo bruciando il residuo di credibilità che aveva ereditato da una classe politica sicuramente meno arruffona.

  12. Potrebbe essere molto utile se si potessero riunire di nuovo dei rappresentanti delle stesse “150 tra associazioni, istituzioni e enti di ricerca” per un vero dibattito sulla vera buona università` che
    commenti le preposte del PD e (se fosse possibile una sintesi) formuli un vero documento .
    Non ho riflettuto su quale potrebbe essere il momento giusto per rendere
    il più` incisiva possibile una iniziativa del genere. Conviene aspettare che le proposte del PD siano più` concrete o e` meglio prevenirle?
    ROARS potrebbe fare da organizzatore?
    Fabio La Franca

    • In effetti, visto che al PD conoscono solo il copia e incolla da documenti precotti, non sarebbe male se qualcuno capace di articolare un pensiero facesse una lista di interventi urgenti su cui esiste un diffuso consenso. Già i soli documenti CUN offrirebbero diversi spunti. A qualcuno dei nostri rappresentanti CUN potrebbe persino venire un coccolone per l’emozione, se scoprisse tutto d’un tratto di non aver buttato via il suo tempo. Ma i nostri colleghi del CUN non devono temere. Se il loro lavoro venisse finalmente valorizzato, avremo la sensibilità e la delicatezza di farlo capire con gradualità in modo che possano abituarsi ad un’idea così sconvolgente ed imprevista.

  13. @Thor. Non dimentichiamo che nella Federazione Russa non hanno avuto scrupolo a trasferire tutti i beni dell’Accademia delle Scienze ad una Agenzia nelle mani del governo che riduce fortemente l’autonomia della ricerca.
    Di seguito quello che dice Wikypedia.
    http://en.wikipedia.org/wiki/Russian_Academy_of_Sciences
    On June 28, 2013, the Russian Government unexpectedly announced a draft law of dissolution of the Russian Academy of Sciences (RAS) founded in 1724 and establishing a new “public-governmental” organization with the same name. During this reform, all buildings and other property of the Academy will be taken away under control of a government-appointed official.[14] The reform is allegedly authored by Mikhail Kovalchuk, brother of Yury Kovalchuk, known as Vladimir Putin’s personal banker.[15] Mikhail Kovalchuk was repeatedly rejected during elections to the Academy.[16] Simultaneously, a new law regulating the status of the new organization was submitted for approval by the Russian Duma (the Parliament of the Russian Federation) and was submitted for approval the following week. After the acceptance of this law, a liquidation process of the Academy should be completed within three months.

    The law puts severe restrictions on the autonomy of academic institutions in Russia and deprives RAS of the control over all of its material assets. All the existing institutions of RAS are offered to move away from the new organization, to subordinate them to a special administrative Government agency, “Agency of Scientific Institutions”, and to subject to a selection compliant with certain conditions defined solely by this agency. The functions of this agency are not well-specified in the law.[17]

    The draft law, which fundamentally changes the system of science organization in Russia, has been prepared and examined without discussion with the scientific community. Even the public structures created by the Ministry of Education and Science for consultations with the representatives of the scientific community have not been involved in a discussion of the draft law and have not been informed on its existence. The Academy also has not been informed on the existence of the project.

    This piece of legislation, accompanied by the unusual haste with which it was announced and put through the first stage of approval (described by some as “Blitzkrieg”), created a considerable worry in the academic community and a strong rejection by many leading Russian and foreign scientists.[18]

    A large group of members of the Russian Academy of Sciences announced their intention not to enter into a new academy after the reform.[19]

    Many world’s leading scientists (including Pierre Deligne, Michael Atiyah, Mumford, and others) have written open letters which referred to the planned reform of the “shocking” and even “criminal”.[20]

  14. Un primo commento che mi e’ venuto leggendo questa “bozza trafugata” di “Buona Universita’ e Ricerca” e’ … che per fortuna si parla poco o meglio niente degli Enti di Ricerca (e della unica cosa utile che servirebbe dai tempi di Ruberti, ossia lo stato giuridico comune tra Universita’ e EPR).
    Forse che scampiamo all’enesima (mala) riforma ?

    Un secondo commento vedendo questa label di “Buona” (scuola, universita’, ecc.) e’ che mi fa venire in mente che nel paese di Trafficanti (1: storico – esiste davvero) c’era un vecchia insegna di un negozio che vantava di vendere “vino buono” (http://tinyurl.com/l3jnxa2). Forse potremmo fare come quell’altro negozio aperto dopo, che ha messo l’insegna “vino cattivo” (http://tinyurl.com/mh56cgw).

    Sulla “uscita dalla pubblica amministrazione” e sulla scarsissima volonta’ di ascolto da parte del Governo, posso solo ricordare che quando usci’ la lettera Renzi-Madia sulla Pubblica Amministrazione, era possibile inviare commenti … ma NON ERANO ACCETTATI allegati pdf … evidentemente un documentino ben formattato ed articolato (sui problemi specifici della ricerca) come questo http://sax.iasf-milano.inaf.it/~lucio/INAF/Riforma2014/lettera-ricerca.pdf
    non interessava.

    Forse era meglio http://sax.iasf-milano.inaf.it/~lucio/INAF/Riforma2014/gatti.html

    Alla senatrice Puglisi, se ancora ci ascolta, vorrei suggerire di parlare da una parte con la sua collega “a vita” Elena Cattaneo, e dall’altro col vicepresidente della sua Commissione, che conoscono da dentro, rispettivamente, Universita’ e Ricerca.

  15. La buona scuola del PD è una scuola-azienda dove i dirigenti scolastici hanno pieni poteri, possono reclutare e ovviamente anche rimuovere il personale.
    Nel DDL si legge “Il dirigente scolastico assume un ruolo centrale per la
    determinazione del fabbisogno e della migliore offerta formativa dell’istituzione scolastica e la sua funzione è rafforzata, al fine
    di garantire una gestione immediata ed efficiente delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali a disposizione, fermo restando il livello unitario nazionale del diritto allo studio”. ” Il dirigente sceglie i docenti che risultano più adatti a soddisfare le esigenze delle scuole e propone….”

    Già adesso molti dirigenti scolastici tengono in pugno gli insegnanti, favorendo quelli amici e ostacolando gli altri, figuriamoci con la buona scuola! Mi chiedo chi e come controllerà o valuterà l’attività dirigenti?

    Temo che anche la buona università che ha in mente il PD sia una università-azienda con Rettori sempre più gestori unici, legittimando e legalizzando quello che già accade in molti atenei.

  16. Certo che in tutta questa storia il PD e la senatrice della Repubblica, Francesca Puglisi, non ci fanno una bella figura…..

    Prima la senatrice ci invia una e-mail dove si legge che” il PD vuole avviare questo percorso costituente coinvolgendo tutti voi per individuare i nodi da sciogliere, le proposte da supportare, le cose da cambiare e quelle da migliorare”. Poi veniamo a scoprire che il documento programmatico sulla buona università era già stato preparato un mese prima e l’incontro altro non era che un avvenimento di facciata! Non c’è che dire, proprio una bella presa per i fondelli. In altri paesi c’è chi si dimette per molto meno.

    Forse sarebbe ora di preparare un documento serio sulla “buona politica”, anche se un ossimoro del genere non è roba da poco!!

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