L’ASN 2.0 rivela il sogno anvuriano: la perfetta automazione bibliometrica ope legis. Sostituire imperfetti e inefficienti commissari umani, che pretendono di intervenire in deroga ad un algoritmo, con un algoritmo. I robot anvuriani pensano meglio dei professori e saranno presto tra noi.

icub_bersaglioGiunti all’attivazione del marchingegno bibliometrico ASN 2.0, come insegna la Legge di Murphy – e, ovviamente, gli anvuriani la conoscono bene – possiamo vaticinare che ASN 2.0 non potrà che essere migliore (sic!) della versione ASN 1.0. Infatti, come già giustamente trattato in ASN 2.0: il labirinto della follia non solo ASN 2.0 ha gli stessi attributi del precedente marchingegno ma è ben oltre!

ASN 2.0 ambisce alla perfetta Automazione bibliometrica: un marchingegno così perfettamente vincolante che è forse possibile – bisogna chiederselo – classificarlo al grado 8 di automazione “creativa” secondo Amber & Amber, Anatomy of automation, Prentice-Hall, 1962. Tale automazione sarebbe in grado di valutare e creare manufatti originali; notare che i gradi 9 e 10 “dominio” corrispondono ad HAL9000 di 2001 Odissea nello spazio e, infine, alla distruzione dell’umanità (Matrix).

Infatti, il processo automatico ASN 2.0 messo in atto dall’ANVUR, consente di minimizzare gli interventi dei mortali (umani! e per questo fallaci) commissari visto che, assicurano gli anvuriani, ASN 2.0 dovrebbe funzionare perfettamente anche da solo! In fondo, pensandoci bene, sembra difficile immaginare che vi possano essere ragioni qualitative oggettive ma non bibliometriche, non algoritmiche, che possano portare i succitati mortali commissari ad arrogarsi il diritto d’intervento oltre il marchingegno anvuriano. Il sogno anvuriano della perfetta automazione ope legis, si potrebbe realizzare con ASN 2.0. Infatti, con ASN 2.0 potrebbe succedere – il vaticinio del marchingegno ASN 2.0 è – che ogni candidato ammesso venga dichiarato idoneo automaticamente!

Dunque, anche a rischio di esser tacciati di catastrofismo antidiluviano, lasciandoci trasportare avanti e indietro nella storia anvuriana, ricordiamo il precedente vaticinio (sic!) lanciato ben tre anni or sono con la petizione di noi mortali No alla robotizzazione dell’Università e della Ricerca e rinnoviamo il nostro appello ai futuri decisori: mortali commissari, anche se foste anvuriani! tornate tra noi mortali.

La sola possibile chance di noi umani è quella di creare o pensare sfumature impercettibili alle macchine.

La concorrenza delle macchine, che lavorano di più e meglio di noi, è sempre più spietata e tutti i posti di lavoro compresi quelli nell’ambito della ricerca e della valutazione della ricerca sono a rischio. Come ben illustrato nel reportage Il pianeta dei Robot su “Presa Diretta” robot e algoritmi prenderanno il nostro posto praticamente in tutti i settori professionali. Non è lontano il futuro: i robot possono già essere medici, operai, segretarie, cuochi, giornalisti, traduttori e professori. I robot pensano meglio di noi !?

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Certamente, perderemo milioni di posti di lavoro e questo sarà l’effetto della diffusione dei robot e dell’intelligenza artificiale secondo un rapporto diffuso dal World Economic Forum quest’anno. Anche un recentissimo studio della  Bank of  England sul futuro dell’occupazione ci dice che digitalizzazione, automazione ed informatizzazione dei processi metteranno a rischio complessivamente, un terzo dei posti di lavoro. Esattamente su questa linea si sviluppa, inesorabile il progetto ASN 2.0 ovvero il sogno anvuriano di un perfetto automatismo nella ricerca e nei processi complessi non esclusi i processi valutativi. Qui habet aures audiendi, audiat! E per chi ha gli occhi per guardare non faccia finta di non vedere!

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22 Commenti

  1. Io propenderi per il grado 9.3: intermedio tra la distruzione di pochi esseri umani e l’ intera umanita’. Qui siamo probabilmente alle migliaia.
    .
    Per quel che riguarda il lavoro creativo delle commissioni, non mettiamo limiti. Non resteranno disoccupati. Avranno da giustificare giudizi di non pertinenza ad un SSD, e tutta una serie di restrizioni maggiori per ridurre ulteriormente il numero dei sopravvissuti alla parte completamete deterministica dell’ algoritmo.

  2. “Brave New World is a novel written in 1931 by Aldous Huxley and published in 1932. Set in London in the year AD 2540 (632 A.F.—”After Ford”—in the book), the novel anticipates developments in reproductive technology, sleep-learning, psychological manipulation, and classical conditioning that combine profoundly to change society. Huxley answered this book with a reassessment in an essay, Brave New World Revisited (1958), and with Island (1962), his final novel.” Wikipedia …
    In these books the ASN 2.0 was already described and … finally it is now a reality! :-)

  3. La bibliometria avrà anche dei grossi limiti, ma almeno è obiettiva ed ugualmente spietata con tutti. Basta trovare i parametri giusti (non ci sono solo h-index, citation index e n. di pubblicazioni) che tutto il balletto delle commissioni finirebbe e, soprattutto, non ci sarebbe piu una sola commissione a decidere le (pre)sorti di tutti.

    • Ci sono sempre dei lettori che riescono a spiazzarci con la loro ironia, travestendosi da ciechi “adoratori bibliometrici”. Ma non ci ingannano. Chi ha una minima pratica scientifica non può essere così ottuso da credere a simili scemenze. Grazie comunque. Per un attimo ci ero cascato.

    • A volte l’ ironia è così ben nascosta che non riesco a coglierla (mio limite).
      Bibliometria obiettiva per cosa ? unicamente per definire i parametri numerici che utilizza (e anche qui ci sarebbe da dir, vista la comparsa di “decisioni” riguardo l’ inclusione o mno di una rivista nei database Scopus o ISI. Da qui a pensare che misuri il valore di uno studio, se non di uno studioso c’e’ un salto logico completamente ingiustificabile.
      .
      La speranza che con un po’ più di applicazione si possa trovare il “parametro bibliometrico perfetto”, quello che eliminerà il bisogno di qualsiasi commissione umana, è tragicomicamente uguale al sogno di Lombroso di poter usare la fisiognomica per valutare il potenzile criminale di una persona da misure “oggettive” di dati craniali.
      .
      In ogni modo, non è nemmeno spietata con tutti. Chi, darwinianamente, si adatta trova il modo di aggirare, e usare a proprio vantaggio anche la bibliometria.

    • Dal punto di vista del mantenere le promesse di valutazioni imparziali, direi che la bibliometria è anche un po’ matrigna. Rivolgendosi a lei, verrebbe da recitare:
      ___________
      “Perchè non rendi poi
      Quel che prometti allor? perchè di tanto.
      Inganni i figli tuoi?”

    • A volte l’ ironia è così ben nascosta da essere … borderline :-)
      Io in qualche vecchio intervento avevo proporto una formula magica … adesso no la ricordo più, ma posso sempre inventarne una, qui sul momento.
      Avrà l’abilitazione chi superare il fattore 1000 (lo chiamiamo Abilitorum subitile number, Asn) moltiplicando l’h-index (Hi) per l’età del parente più anziano della linea materna o paterna (old relative (Or) il quale verrà autamaticamente scelto dal sistema, come Scopus o Wos per intenderci.
      quindi:
      Asn = Hi x Or
      Se Asn > di 1000 : abilitazione automatica!!

    • … scusate, scusate, mi perdonerete … anche se = a 1000 si avrà l’abilitazione … non sono mediane sono soglie :-) scusate; scusatemi tanto per il marchiano eorrore

    • Come detto (e ripeto) “la bibliometria ha dei grossi limiti”. Tuttavia al momento, vista anche la precedente esperienza con asn 1.0, preferisco questi limiti a quelli umani (e non credo di essere il solo).
      Dato che la selezione darwiniana purtroppo per ora riguarda solo i candidati e non i commissari, che dire? Solo speriamo bene e che Dio che la mandi buona (la commissione ovviamente…).

  4. Perchè l’impegno profuso nella critica (magari giusta, magari sbagliata, magari banalmente opinabile) della ASN 2.0 poi però partorisce solo un topolino (o manco quello) in termini di proposte alternative realizzabili?

    Leggo sempre da Roars la seguente auto-definita “soluzione”:

    “Riformulare adeguatamente parametri e le loro soglie affidando la loro determinazione al CUN. Scegliere parametri autocertificabili come il numero di pubblicazioni appartenenti a determinate tipologie chiaramente specificate. Modificare la portata della qualifica di rivista scientifica e cancellare gli elenchi delle rivista di eccellenza.”

    Ora cosa è questa se non una frase totalmente inutile, priva di una concreta utilità, banalmente tautologica (“riformulare adeguatamente parametri” ah si? adeguatamente? io pensavo che andavano riformulati a muzzo), se non dannosa?

    Nel mio ambito disciplinare la cosiddetta lista delle riviste di fascia A è enorme, se fosse ridotta ad un 10% delle riviste attualmente contenute permetterebbe di indicare chiaramente chi fa ricerca seriamente e chi no. E quindi come criterio necessario non sufficiente per l’abilitazione andrebbe benissimo. Invece, la “soluzione” di Roars è l’opposto: non bisogna discernere tra chi pubblica su riviste internazionali con editorial board prestigiosi il cui accesso è estremamente competitivo dal giornaletto ultralocale che non è altro che una working paper series travestita da rivista.

    • Eppure l’italiano non è difficile. Proviamo a chiarire:
      “Riformulare adeguatamente parametri e le loro soglie affidando la loro determinazione al CUN.”
      Spiegazione: la determinazione dei parametri deve essere definita dalla comunità scientifica in autonomia. Non da un comitato di salute pubblica. Allo stato l’unica istituzione che è rappresentativa della comunità accademica in questo paese è il CUN.
      “Scegliere parametri autocertificabili come il numero di pubblicazioni appartenenti a determinate tipologie chiaramente specificate.”
      Spiegazione: se proprio si vogliono usare soglie, queste devono essere definite su insiemi ben specificati (tipologie di pubblicazione; per esempio le note a sentenza sono conteggiabili? le recensioni? i libri, le curatele). Le tipologie di prodotti sono definite dalla comunità scientifica (vedi sopra). Le soglie devono riguardare la produzione (numero di prodotti) e non le citazioni.
      “Modificare la portata della qualifica di rivista scientifica”
      Spiegazione: la definzione di rivista scientifica all’epoca del documento definita da ANVUR era errata. Quindi andrebbe riformulata. Ovviamnete deve essere la comunità scientifica a farlo (vedi sopra).
      “Cancellare le liste di riviste di eccellenza”
      Spiegazione: usare le classifiche di riviste per giudicare del contenuto è una pratica che non ha alcuna base scientifica (ovviamente, ognuno è libero di credere alla magia, ma non è accettabile che all’ambulatoria della USL si mettano sciamani a curare le persone).
      Se poi avrà la bonta di rileggere altre parti di quel testo, capirà il senso complessivo.

  5. @”Le soglie devono riguardare la produzione (numero di prodotti) e non le citazioni.”
    Non sono completamente d’accordo. Il numero di prodotti o l’h-index creato con lavori in collaborazioni più o meno fittizie (courtesy author-sheep (errore voluto)) è pur sempre un dato “drogato”.
    Bisogna contare solo i lavori in cui l’autore ha dato un contributo significativo!
    Per esempio nell’ambito dei lavori che contribuiscono a determinare l’-h-index bisognerebbe conteggiare solo quelli in cui il candidato è primo o ultimo autore (in molti settori bibliometrici ormai sono queste le posizioni di rilievo degli autori). Così se uno ha h-index 50, ma fra i primi cinquanta lavori non è quasi mai in una posizione di rilievo fra gli autori, questo sarà meno premiato di uno in cui il suo h-index è formato quasi esclusivamente da lavori veramente importanti per il suo CV.
    Per esempio un PI e un suo post-doc potrebbero avere lo stesso h-index, ma il PI fra questi lavori ha sempre la posizione di rilievo (ultimo autore) e il post-doc avrà qualche primo nome e molti lavori in cui non occupa una posizione di rilievo.
    In sintesi, sia per il numero dei lavori che per l’-hindex è importantissimo determinare il contributo degli autori. Se la posizione nella lista degli autori non è standardizzata (in qualche settore, pochi, è così), il candidato potrebbe, per esempio, procurarsi una dichiarazione degli altri autori che gli riconoscono il ruolo di PI.

    • “solo quelli in cui il candidato è primo o ultimo autore (in molti settori bibliometrici ormai sono queste le posizioni di rilievo degli autori).”

      Molti non vuol dire tutti. E se continuiamo a suggerire metodi pseudo-automatici basati su tradizioni diverse (e che sono anche cambiate nel tempo) non si va da nessuna parte.
      .
      Inoltre sarebbe veramente simpatico non cascare nell’ abitudine anvur-ministeriale di fare le regole ex-post.
      Se adesso si decide (per i prossimi N anni) che ci sono delle regole, queste non si possono applicare per chi si presenta *adesso* ad una ASN.
      .
      Comunque, io di ordine dei nomi, ma anche di dichiarazioni a piè pagina sul contributo dei singoli autori, non saprei bene che farmene. Con il potere che ha, il capo di una struttura può tranquillamente pretendere che il suo contributo venga considerato il più importante. O viceversa può pretendere una posizione importante tra gli autori per un o una preferito/a. Inutile, se il punto di partenza e’ il sospetto, o se c’e’ malaffare (ed esiste, su queste cose, sia da noi sia all’ estero), non esistono metodi automatici. Che invece penalizzano i più deboli.
      .
      La soluzione più semplice a questi apparentemente insolubili problemi è di guardare cosa fanno fuori dei nostri confini. Qualcuno conosce sistemi civili in cui reclutamento o promozioni siano affidati a robot ? Io no. Ci si fida di commissioni e panel di esperti. Che ci mettono la faccia e la perdono se fanno cavolate (qualche volta succede).

    • uhm quindi il primo premio va al barone che e’ all’ultimo posto in tutte le pubblicazioni di tutti i suoi allievi?
      Wow!

      Devo dire che la regola di cui sopra, io non l’avevo mai sentita. Quella del primo autore si’, ma dell’ultimo proprio mai.

      Per altro, quando si tratta di veri lavori in collaborazione, che si fa?

    • La questione degli autori multipli nei calcoli ASN è un vero scandalo italiano. Fermo restando questo, il valore che in alcune discipline si attribuisce all’ultima posizione nella lista degli autori è cosa nota.

  6. Giusto. Tutto condivisibile. Ma se voi proponete che “Le soglie devono riguardare la produzione (numero di prodotti) e non le citazioni.” Io faccio notare che per evitare le cordate fittizie di courtesy authoship: “Bisogna contare solo i lavori in cui l’autore ha dato un contributo significativo!
    Per esempio nell’ambito dei lavori che contribuiscono a determinare l’-h-index bisognerebbe conteggiare solo quelli in cui il candidato è primo o ultimo autore (in molti settori bibliometrici ormai sono queste le posizioni di rilievo degli autori).”

  7. Purtroppo, frasi come questa: “La bibliometria avrà anche dei grossi limiti, ma almeno è obiettiva ed ugualmente spietata con tutti. Basta trovare i parametri giusti…” sono affermazioni gravi che non possono ancora passare sotto silenzio! Il lettore (anonimo!?) ritiene dunque che basta un buon robot, ben addestrato, per giudicare il valore di un ricercatore ? Analogamente, in un contesto istituzionale, in seguito all’aver espresso forti perplessità nell’utilizzo di automatismi nei processi valutativi, quali l’utilizzo di soglie e metriche bizzarre, mi son sentito dire che noi matematici non siamo abituati all’inesattezza e che i procedimenti statistici, anche se hanno dei grossi limiti sono meglio che niente.

    La mia risposta a questo genere di obiezioni (assumendo la buona fede degli interlocutori) è che la valutazione dell’attività di ricerca o altre attività creative o complesse influenza fortemente tali attività creando illeciti e storture che sono ben peggio della non valutazione: “quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere” disse il filosofo austro-anglosassone.

    Affidare la valutazione della ricerca a robot è un crimine contro l’umanità !

    Sarà, forse, per questo che in tutti i paesi civili austro-anglosassoni tali automatismi sono banditi dalle buone pratiche e l’intervento del decisore umano è inalienabile e denominato “peer review” o valutazione tra pari ? o, forse, si ritiene che i robot siano ormai nostri pari (sic!).

  8. Non dobbiamo dimenticare che ci sono anche i 6 criteri scelti dalla commissione tra i 12, che, al contrario, possono essere specificati e valutati soggettivamente dalla commissione, Il premio, la partecipazione a gruppi di ricerca nazionali o internazionali, l’esperienza professionale, et cetera, sono criteri del tutto generali che la commissione, una volta insediata, specifici, dopo averne scelti sei. E valuta a sua discrezione.
    Quindi, all’automatismo sul superamento delle mediane si contrappone questa selezione, specificazione e valutazione soggettiva dei sei titoli. E cosa accade in un settore bibliometrico se le mediane sono brillantemente superate e si ottiene una valutazione non ottimale sui titoli e la bocciatura? Riappariranno i mille ricorsi robot o non robot?

  9. avrei bisogno di aiuto…premetto che non sono uno specialista di abilitazione.

    per raggiungere i valori soglia delle pubblicazioni ho diverse monografie quando come valore soglia a me ne basterebbe una solamente….
    mentre ho delle mancanze di contributi con articoli su riviste dotate di codice Isbn ecc….

    è possibile indicare una monografia come appartenente ad articoli e libri ecc? ovvero se è una monografia non posso considerarla articolo o simile?

    grazie

    cioè

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