Segnaliamo ai lettori i comunicati dell’Associazione Ricercatori a Tempo Determinato relativi a legge di stabilità, attualmente in discussione, e PRIN. Inoltre pubblichiamo anche la lettera inviata dall’Associazione al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.
2015-11-11_ARTeD_Comunicato_Legge_stabilita
è inutile,
in Italia, affinché qualcosa cambi occorre un evento eccezionale, imprevisto, che sconvolga gli equilibri, es. Tangentopoli negli anni 90, oppure altro.
Immaginiamo che l’esame di avvocato, che si svolge a metà dicembre in tutta Italia, stessi giorni, venga impedito per una nevicata consistente in 2 o 3 corti di appello.
Che si fa?
Si annulla tutto?
Sicuramente ci sarebbero polemiche, ne parlerebbero i giornali, e forse si penserebbe a modificarlo per la prima volta, dopo tanti anni, per una causa naturale, che nulla ha a che vedere con il sistema di svolgimento.
Oppure delle iniziative eclatanti: Bruciare le proprie pubblicazioni dinnanzi a Montecitorio per far vedere la fine della carriera dei precari che hanno prodotto tanto, ma che va in fumo ugualmente.
Oppure una bella operazione di polizia con arresti per Parentopoli Universitaria in tutta Italia.
Non sono cose che mi auguro, ma sono le uniche che potrebbero, se non altro, fare riflettere su un cambiamento urgente.
Secondo me fare dichiarazioni a favore di una singola categoria, in questo caso gli rtdb, non può che creare divisioni. Per esempio che senso ha rivendicare gli eventuali residui di fondi che ancora nessuno ha visto. Ogni ateneo saprà utilizzare i fondi residui secondo necessità, non esageriamo.
Il risultato è che le 1000 posizioni nel frattempo son diventate 800 a favore degli enti di ricerca. Speriamo che questi 800 rtdb rimangano, anche perché pare che per ora siano la novità più concreta della legge di stabilità.
Condivido che le risorse vadano protette dall’ assalto di che e’ gia nel sistema e vuole essere promosso. In particolare le promozioni in prima fascia non possono essere fatte sulla pelle dei nuovi reclutamenti, mentre forse un minimo di flessibilità forse potrebbe essere concessa per la promozione di abilitati di II fascia).
Cosi’ come e’ scritto l’ articolo 17 rischia di travisare il senso della legge, considerando che gli associati nei consessi accademici di norma pesano parecchio, mentre le persone che ancora devono entrare non sono rappresentate da nessuno. In questi casi, lo sappiamo tutti, finiscono per prevalere logiche corporative.
Quindi tu eri contro il piano straordinario di associati. Giusto?
Caro Angel
Le garantisco che non ero contro tale piano proprio perché straordinario, anzi lo avrei finanziato di più, anche perché c’era stato un blocco che aveva colpito pesantemente i ricercatori. Non sarei stato molto favorevole ad un piano analogo per la prima fascia, anzi personalmente sarei favorevole a mettere ad esaurimento l’attuale ruolo di prima fascia, magari creando una ristrettissima classe eccezionale come in Francia.
Grazie della precisazione. Ora è tutto chiaro.
@p.marcati
condivido,
è per questo che nella ASN, in moltissimi casi, anche se l’abilitazione, formalmente era aperta anche ai non strutturati, se c’era da sacrificare qualcuno (intendendola in modo errato come selezione concorrenziale del tipo “facciamoli fuori il più possibile), hanno, a parità di curriculum, bocciato i non strutturati.
Ciò sulla base del ragionamento “tanto non faranno atti di ritorsione, in quanto più li boccio, più rimarranno fuori dal sistema”.
Il Presidente dell’ANVUR, Fantoni, ritiene invece che l’ASN abbia -in modo del tutto innovativo – aperto la possibilità di una carriera accademica anche al personale non in organico:
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“l’abilitazione ha aperto la possibilità di una carriera accademica anche al personale [non] in organico, offrendo all’università ampia scelta per il futuro reclutamento. Un ingresso di questo tipo da personale non accademico non era mai avvenuto nel nostro paese. Questo credo che sia un fatto molo rilevante. Questa operazione ha aperto ai non strutturati. e quindi, diciamo, in qualche modo è andata contro le baronie – fatemelo dire da accademico – in maniera sostanziale rispetto a quello che era stato il passato.”
http://webtv.camera.it/evento/6508
in effetti interpreterei l’asn in maniera più articolata rispetto ad un semplice blocco verso gli esterni:
1- contentino verso coloro (i più attivi) che sono in terra di nessuno con contratti precari
2- ritorsione verso una parte del settore disciplinare non rappresentato in commissione, dunque come regolamento di conti
3- ritorsione verso ricercatori il cui capo è andato da poco in pensione
4- blocco verso i non strutturati in genere, salvo contentino di cui sopra
5- rinvio ulteriore dei problemi del reclutamento (effetto cortina fumogena)
6- differenziazione interna e creazione di un sistema di serie A ed uno di serie B
7- paradossale apertura di forme di reclutamento parallele (chiamata diretta)
Tutti questi fenomeni sono veri ma non generalizzabili a tutti i settori. Alcune di queste cose in certi settori sono sempre successe con qualsiasi metodo di reclutamento. Ci sono settori dell’accademia italiana in cui il concetto di scuola si e’ spesso confuso con altri meno presentabili e in cui non sono infrequenti pratiche di “pulizia etnica”. Ci sono in alcuni SSD scuole di dimensioni parossistiche, in cui un abnorme potere politico ha portato alla presenza di un una quantità esagerata di ricercatori focalizzati sulla medesima classe di microproblemi.