«Per far valere le loro ragioni, migliaia di docenti hanno scelto il rifiuto di sottoporsi alle procedure di valutazione scientifica. E’ sembrato essere lo strumento di pressione meno penalizzante terzi incolpevoli (studenti). Che cosa sta succedendo? Poiché ai dati della VQR è legata la ripartizione delle risorse agli atenei, e quindi il budget per assunzioni e progressione delle carriere, si è creata la seguente situazione, più o meno chiaramente proposta negli atenei: “se volete, potete non fornire i dati della ricerca, però così rischiate di danneggiare voi stessi e i vostri allievi”. Come ricatto fattuale e morale, che vanifica ogni dialettica negoziale negli atenei, non c’è male. La cosa è talmente indecente che il Presidente della CRUI ha scritto al Ministro perché si diano risposte al malessere dei docenti. Presidente, Lei è stato un autorevole docente universitario. Sa di che cosa si parla. Usi la sua moral suasion perché il Parlamento metta riparo ad un’ingiustizia che i professori universitari italiani non meritano.»

Riceviamo e volentieri ripubblichiamo la lettera dell’Onorevole Eugenio Mazzarella apparsa sul Corriere della Sera del 30.01.2016

Lettera_a_Mattarella_300116

Illustre Presidente Mattarella,

mi rivolgo a Lei su una questione dell’università italiana, che, per i motivi che Le illustrerò, rasenta l’umiliazione. Questione che conosce, per una lettera a Lei firmata da oltre quattordicimila docenti. Prima di arrivare al punto più dolente, riepilogo la situazione. La Pubblica Amministrazione, nella crisi del Paese, ha fatto sacrifici importanti: un pressoché generale blocco del turn over e un altrettanto pressoché generale blocco degli stipendi dal 2010. In concreto si è percepito per sei anni gli stessi emolumenti. Con l’ultima Legge di stabilità questa stagione di “fermo immagine” al 2010 per il pubblico impiego si spera si avvii a chiudersi, riattivando una fisiologia della dinamica salariale che chi vive di reddito fisso sa quanto pesi. I sacrifici fatti sono stati consolidati, con senso di responsabilità dei diretti interessati: di un quinquennio di arretrati neanche l’ombra, ma solo il riconoscimento giuridico, agli effetti economici del quinquennio di blocco, ai fini del ricalcolo retributivo. Ma non per tutti. Ne sono esclusi i professori universitari. Per loro lo sblocco salariale non comporta riconoscimento giuridico del quinquennio trascorso. I danni che ne derivano sulla prospettiva di una carriera media dei docenti sono quantizzabili sulle due voci a più di 90.000 euro netti (il calcolo è su un professore che abbia adesso 55 anni). La maggior parte dei docenti dovrà peraltro aspettare fino alla fine del 2017, quasi due anni, per l’’aumento previsto, che si avrà scaglionato nel tempo: mediamente 105 euro mensili invece dei circa 365 se fosse riconosciuto giuridicamente il periodo 2011-2015; una perdita di 260 euro mensili. Oltre al danno la beffa: nello stesso tempo gli stessi docenti devono impegnarsi in una procedura di valutazione del loro lavoro­ – per gli addetti VQR, valutazione qualità della ricerca – per un quinquennio che agli effetti giuridici ed economici non esiste! Più che uno schiaffo economico e giuridico, è uno schiaffo morale a studiosi, docenti e ricercatori, giù decimati dai tagli all’università. Ma il peggio è il motivo per cui mi sono risolto a scriverLe. Per far valere le loro ragioni, migliaia di docenti hanno scelto il rifiuto di sottoporsi alle procedure di valutazione scientifica. E’ sembrato essere lo strumento di pressione meno penalizzante terzi incolpevoli (studenti). Che cosa sta succedendo? Poiché ai dati della VQR è legata la ripartizione delle risorse agli atenei, e quindi il budget per assunzioni e progressione delle carriere, si è creata la seguente situazione, più o meno chiaramente proposta negli atenei: “se volete, potete non fornire i dati della ricerca, però così rischiate di danneggiare voi stessi e i vostri allievi”. Come ricatto fattuale e morale, che vanifica ogni dialettica negoziale negli atenei, non c’è male. La cosa è talmente indecente che il Presidente della CRUI ha scritto al Ministro perché si diano risposte al malessere dei docenti. Presidente, Lei è stato un autorevole docente universitario. Sa di che cosa si parla. Usi la sua moral suasion perché il Parlamento metta riparo ad un’ingiustizia che i professori universitari italiani non meritano.

 

Eugenio Mazzarella

 

Pubblicato sul Corriere della Sera del 30.01.2016

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3 Commenti

  1. Da segnalare anche la Lettera aperta alla CRUI sul boicottaggio della VQR 2, diffusa dal CONPass:
    http://www.professoriassociati.org/?p=1074
    _______________________
    «… Adesso è ora di cambiare prospettiva. E ora, cari rettori, non solo che VOI dissotterriate la vostra testa, ma che una buona volta la alziate davanti al Governo… e all’ANVUR. Che la alziate su una schiena dritta a 180°.

    Dichiari ORA la CRUI con coraggio che l’iniziativa di non partecipare ORA alla VQR ha assunto dimensioni tali da svuotare di senso l’idea stessa di questa Valutazione e che in questi termini – cioè in presenza della protesta – le Università non potranno garantire la trasmissione dei dati, siccome incompleti e perciò falsanti. Anche le Università che le hanno tutte perché non c’è equità nel partecipare senza concorrenti. La VQR va sospesa fino alla sua modificazione. Partecipata.

    I Rettori prendano atto e dichiarino che fino a quando tutto il maltolto non ci sarà restituito e fino a quando non si valuteranno i progressi non si potrà partecipare. TUTTO il maltolto va restituito. Restituito senza i soliti giochetti che scaricano sui singoli Atenei i costi del ripristino degli scatti, degli adeguamenti stipendiali, delle progressioni di carriera, del diritto alla studio, del reclutamento dei non più giovani e meritevoli precari. Che la “classifica sia fatta sull’ordinamento sulle variazioni. Almeno.

    Non ostacolate NO_VQR.»

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