«Le Linee Guida non chiariscono in modo definitivo soggetti, funzioni e modalità di utilizzo dei risultati della rilevazione delle opinioni degli studenti che, come previsto dal DPR 76/2010, devono servire per “la rilevazione della valutazione dei corsi da parte degli studenti” e non per quella dei singoli docenti, anche considerato che non è stata mai chiarita precisamente l’applicazione della disciplina vigente sulla privacy in questo contesto». È il CUN che in un suo parere datato 26 settembre lancia l’allarme sulle possibili finalità delle “linee guida” ANVUR in materia di rilevazione delle opinioni degli studenti, sulle quali si è da poco conclusa la consultazione “al fine di consolidarne l’impianto e gli obiettivi prima della loro adozione.” Il CUN scrive anche che la rilevazione delle opinioni di studenti e laureandi non va confusa con una valutazione oggettiva della qualità della didattica” e mette in guardia nei confronti del loro possibile uso “nella valutazione comparativa tra Atenei diversi“.

In un ennesimo slancio centralista e accentratore, ANVUR ha prodotto delle “linee guida” relative alle valutazioni rese dagli studenti, che – nell’intenzione dell’Agenzia – dovrebbero essere applicate da tutti gli atenei. Nel migliore stile dell’Agenzia, al nuovo parto è stata dedicata una “consultazione estiva”.

Dal sito ANVUR:

Le Linee Guida e le schede di rilevazione, progettate consultando studiosi esperti della materia, rappresentanti degli organi di valutazione degli Atenei, degli studenti e degli studenti valutatori, oltre che del MIUR e della CRUI, sono state oggetto di sperimentazione da parte dell’ANVUR prima di essere presentate all’intero sistema universitario. La sperimentazione  ha coinvolto quattro Atenei, diversi per caratteristiche e  collocazione geografica: l’Università degli Studi di Milano Bicocca; l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale; l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”; l’Università Telematica UniNettuno.

Le nuove Linee Guida, presentate il 3 luglio 2019, sono attualmente sottoposte a una fase di consultazione con i principali attori istituzionali di riferimento: MIUR, CRUI, CONVUI, CONPAQ, CNSU, CUN, CODAU al fine di consolidarne l’impianto e gli obiettivi prima della loro adozione.

La prima fase di consultazione, aperta anche alla comunità accademica, si è conclusa il 30 settembre 2019 con l’acquisizione da parte di ANVUR dei riscontri pervenuti.

Segnaliamo ai lettori il parere critico reso in merito dal CUN.

parerecunanvur

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15 Commenti

  1. E’ come se l’ANVUR fosse irresistibilmente affascinata dalle peggiori ipotesi possibili. I giudizi degli studenti dipendono da una miriade di fattori ed hanno poco a che vedere con una seria valutazione della didattica. Questa la si misura verificando il livello di preparazione raggiunto dagli studenti. Come nel caso della valutazione bibliometrica, che ha indotto un decadimento verticale della qualità della ricerca, dando particolare rilevanza anche ai voti degli studenti si finirà per abbassare drasticamente anche il livello dei corsi. Detto in soldoni con un esempio estremo, per quale motivo dovrei tarare il tipo di didattica del corso preoccupandomi di studenti che per loro gravi carenze non sono in grado di capirne neppure l’introduzione? Nell’esprimere la propria valutazione, lo studente riconoscerà i propri limiti o, tanto per dirne una, preferirà addossare la responsabilità dei suoi insuccessi al docente di turno? Se a un povero collega gli capita una classe di 200 studenti con un background di matematica praticamente nullo sarà indotto a proporre prove scritte banali più o meno precompilate e spargere 30 a piene mani (se ne intravede la possibilità). In una situazione del genere è facile prevedere che per certi corsi, notoriamente ostici, ci sarà una scarsa disponibilità di docenti.

    Evidentemente l’ANVUR gode nel vedere che le proprie decisioni hanno un effetto macroscopico sull’Università, è innamorata di numeri e numeretti, fa finta di credere che la valutazione fatta con numeretti sia la strada giusta. E anche qui inizia con il solito trucchetto: inizialmente si tratta di valutazione su scala macroscopica, di tipo prettamente statistico, e poi zac, con il solito colpetto di mano, il voto di Peppino inciderà in modo determinante su una miriade di aspetti, dalla carriera del singolo, fino aila determinazione delle varie classifiche.

    Qualcuno menziono’ che non siamo tutti Newton, Einstein o Galileo. Diciamo che sicuramente non lo è chi ha pronunciato questa frase, ma probabilmente non lo sarebbero stati neppure loro se nelle loro epoche avessero avuto l’ANVUR a dettargli le regole ad cazzum sia per l’attività di ricerca che didattica. Nell’università si fa e si insegna scienza, i numeretti per l’enalotto e la cabala dovrebbero essere estratti in altro sito ed influenzare, al più, lo stato da ludopatico di chi gioca con le slot machine.

    • Direi che Galileo ha avuto a che fare con ‘Teologi irati’ ed Inquisizione, quindi la vera scienza si è sempre trovata a combattere con il dogmatismo di strutture simil-Anvur.

    • … ma forse meno efficaci di Anvur. Se il Cardinal Bellarmino avesse condizionato la carriera accademica a una specie di ASN basata sulle riviste di classe A, classificando come tali solo quelle di orientamento tolemaico, ho il sospetto che noi saremmo ancora convinti che il sole gira intorno alla terra.

    • Io ho l’impressione che ANVUR SEGUA piuttosto che IMPORRE le cattive pratiche dei professori. Mi sono sentita dire dal direttore del dipartimento che anche per la progressione carriera si dovevano seguire i giudizi degli studenti. Non ripeto quello che già è stato detto riguardo all’interpretazione dei questionari da parte degli studenti, che generano risposte emotive. Mi mancava solo questa nuova sulla possibilità di interferire (da docente) nella valutazione di un collega. Il grande bar che è divenuta anche l’Università italiana, governata dal pettegolezzo, dalle leyende nigre su questo o quel professore, si anima in alcuni studi di colleghi, che hanno incontri con gli studenti, sui blog e siti degli studenti, letti persino dalle segreterie, che prendono parte per questo o quello, con un inquinamento delle attività non indifferente. Non parliamo cosa si scatena per i corsi per docenti, che sono pagati: sono i colleghi stessi a gestire e coordinare azioni di sabotaggio contro il collega prescelto per quella attività, i colleghi della scuola che dicono che sono più bravi dei colleghi dell’università per scalzarli e prendere il loro posto (un docente universitario non viene pagato, loro sì). I docenti universitari che attaccano violentemente loro colleghi a cui si è dato l’incarico di tenere corsi di aggiornamento per loro: sono tutti dicono scandalizzati per lo sperpero dei soldi dell’università!!!
      L’innamoramento per gli States ci costerà caro: svariati decenni fa, nei giornali americani si denunciava un professore di matematica che passava i compiti ai suoi studenti prima degli esami, ossessionato dalla valutazione delle performance. Qui da noi succede qualcosa di simile, ma meno al limite della denuncia.
      Un’ ultima parola sui convegni, grandi fiere della vanità: ho visto e sentito molto in questi lunghi anni. Il collega sminuito con un sorrisetto dal moderatore, non specialista della sua materia, oppure il collega relegato in ore di poco ascolto, il collega, lodato con iperboli, autore di una lezioncina, il collega sabotato da commenti udibili, che influenzano l’audience e destabilizzano lui … Ho capito con il tempo che il vero studioso … studia … in laboratori, archivi, biblioteche: ha poco tempo per queste recite. Pazienza ASN, pazienza avanzamenti carriera, lui studia.
      Vogliamo parlare della terza missione? Oggi improvvisamente tutti hanno interesse a occuparsi di ciò che disprezzavano: rapporti con le scuole, rapporti con il mondo del lavoro…Perché, beh, l’ho scoperto, nella nuova ASN, la novità sarebbe che verrebbe valutata anche questa. Si arriva a questo: qualcuno ha proposto un’attività, lo si lascia senza risposte per tanto tempo, poi gli si chiede il progetto, poi lo si lascia ancora senza risposte, poi gli si dice che c’è un altro progetto, poi il suo viene affossato (da chi? Non si sa. Si è deciso tutto altrove, fuori dai consigli, non di certo nelle mail stringate che ti hanno spedito, tutte piene di elogi). Una guerra snervante di mail può però costringerti alle dimissioni da una commissione in cui hai fatto bene (non a detta tua): un collega ha deciso di avere quella commissione ed estrometterti. Come mi ha detto collega di spicco alla quale mi rivolgevo per chiedere che ci fosse collaborazione per il bene della nostra facoltà: “non va così il mondo” (con grande risata per l’ingenua).
      Si sta dando mano libera al nulla, ma, fino a che non si avrà il coraggio di rifiutare il malaffare, perché questo è (ci sono crimini e reati che sono contro le persone) tutto continuerà come sta continuando.
      La mia triste conclusione è che tutti sono così immersi nella melma, che è così difficile denunciare senza essere accusati di invidia, che o ci saranno persone veramente capaci di dire che il Re è nudo, oppure tutto continuerà come è stato prestabilito da tempo.

  2. A domanda risposta: decisamente SI’. Un po’ di storia, per come l’ho vissuta (sebbene senza possibilità di comparazione), non fa male. Gli inizi è bene ricordarseli.
    Arrivavano, all’inizio della lezione, degli studenti incaricati, con questionari cartacei, il docente usciva, gli studenti presenti (dunque un campione degli eventuali esaminandi) ricevevano moduli e istruzioni, e senza consultarsi, ognuno compilava per conto suo. Ritiro dei questionari. Immissione dei dati in segreteria, accorpamenti in macrodati ecc. Poi giunse l’era proto-informatizzata. Moduli on line per gli studenti, da compilare obbligatoriamente, altrimenti non ci si poteva iscrivere all’esame. Anziché scrivere parole più meno sensate, si potevano anche scrivere stringhe tipo ABCD, EFGHI, …, che il ‘sistema’ accettava. Mentre, una volta elaborati, i dati accorpati erano consultabili da tutti i docenti, e la propria scheda dal solo interessato, ad un certo punto (di informatizzazione più avanzata), le schede individuali diventarono accessibili anche al coordinatore/presidente del corso di laurea, che ne poteva discutere coll’interessato/a. Comunque sia, non essendo vincolato dal segreto professionale, anche se si trattava di dati sensibilissimi alle volte, il coordinatore/pres. era nelle condizioni teoriche di poterne parlare con chiunque e dunque, sempre teoricamente e per ipotesi, i dati riservati potevano circolare. Ora, nell’era dell’iperdigitalizzazione (insulsa, alle volte), i moduli on line si possono compilare su qualsiasi coso, mentre si cammina per strada, o si attraversa, mentre si litiga o si discute o si scherza in casa, mentre si sta alla spiaggia. Senza questo, niente esame. Siccome mi è capitato, perché volevo fare un simulazione, di essere quasi invitata a compilare io il modulo su un docente mai visto né conosciuto (ovviamente non l’ho fatto), vi invito ad immaginare quanto peso gli studenti diano alla procedura. Tra l’altro non hanno idea di che cosa sia un credito, e pensano che credito si riferisca al numero delle lezioni. Poco male, tanto anche i docenti sono in media convinti di questo. Come potrebbero essere in futuro utilizzati questi dati così raccolti e poco affidabili, se non pericolosi, per loro natura, e centralizzati chissà dove (da Big Anvur o altra istanza irraggiungibile), è facile immaginarlo. Viva Orwell! Suggerirei di nascondere, a questo punto, i nomi anagrafici dei docenti e di assegnar loro un semplice numero. Così, nell’anonimato., tutto diventa ancor più scorrevole, senza impacci sentimentali.

    • Le valutazioni verranno ora rese pubbliche, ma, per non mettere nessuno alla berlina, si metteranno numeri: emergeranno così le criticità…che sarebbero poi persone in carne ed ossa e saranno queste, non i numeretti, ad avere conseguenze.
      Siamo già al peggio. Nel nome della produttività….

  3. Di questa possibile ulteriore deriva ANVUR noto alcune cose:
    – si conferma ancora una volta che ANVUR riconosce nella CRUI e non nel CUN il suo interlocutore principale, cosa discutibile sul piano istituzionale e formale
    – l’uso di acronimi ormai dilagante crea a volte simpatiche sovrapposizioni: ROS (Rilevazione Opinioni Studenti) fa subito venire in mente ROS (Reactive Oxygen Species), saranno altrettanto pericolose per la salute?
    – ANVUR non sa più cosa inventarsi, potrebbe prendere ad esempio il film comico TuttAPPosto e proporre una bella APP per valutare i docenti… così c’è anche la svolta digitale e abbiamo fatto tombola

  4. Impeccabile il commento di marco2013.
    Già da ora è possibile osservare – almeno nei Dipartimenti scientifici- che il gradimento degli studenti è direttamente proporzionale alla facilità dell’esame e alla demagogia del docente. Se questo dovesse essere elevato a sistema di valutazione sarebbe davvero la fine di una didattica che aspira ad un minimo di qualità

  5. Testimonianza personale.

    Un dirigente del MIUR illustrava ad una classe di circa 200 professori di scuola superiore le direttive del momento. Un docente si alza e dice
    “Tutti noi seguiamo i corsi di aggiornamento. Alcuni sono validi, altri no. Purtroppo il tempo e’ poco e vorremmo sapere come evitare questo tipo di situazioni”.
    La riposta fu
    “Non c’e’ soluzione perche’ non abbiamo ancora trovato un modo oggettivo di valutare i corsi di aggiornamento”
    Siccome ero presente, mi sono alzato in piedi, mi sono presentato come dirigente di ricerca, ed ho detto
    “Mi sembra giusto ascoltare gli studenti come avete detto e sottolineato a piu’ riprese. La domanda che mi pongo pero’ e’ perché non si considera l’idea di ascoltare gli insegnanti. Se degli insegnanti (gente laureata, spesso col dottorato e anche con esperienze universitarie) valutano negativamente un corso di aggiornamento, bisognerebbe tenerne conto. Limitarsi a permettere loro di esprimere un gradimento significa non ascoltarli”.
    Risposta
    “Ci penseremo”
    Siccome io sono fiducioso, spero che questi pensieri arriveranno ad una determinazione a favore delle persone piu’ importanti per il futuro del nostro paese: gli insegnanti.

    Come ha detto il vincitore del premio Asimov di quest’anno il professor Maffei, neurofisiologo, ex presidente dei Lincei, rivolgendosi a 100 studenti riuniti a Catania,

    “Secondo me la scuola e’ l’unico nucleo di resistenza etica al mondo contemporaneo”

    https://youtu.be/MRzB3DG57U8?t=3865

    (Peraltro, anche Feynman diceva cose molto simili, vedi p.e., https://www.linkedin.com/pulse/cosè-la-scienza-di-richard-feynman-francesco-vissani/)

  6. La valutazione dei singoli docenti in base alle opinioni degli studenti viene già attuata in alcuni casi/luoghi, e comunque è chiaro l’intento di premiare chi soddisfa i clienti… pardon, gli studenti.
    Che questa strada porti a diminuire il peso dei corsi, come è stato già detto, è ovvio a chiunque abbia buon senso.

    Aggiungo il fatto che, dopo tanto studio, sono riusciti a fare delle domande dove il “non” compare qua e là, a confondere il solito studente distratto.
    Questa domanda, poi…
    “Le lezioni rendono più interessanti i contenuti dell’insegnamento.”

    • che dire di: “i contenuti sono innovativi?”
      o di: “soddisfazione del (nei confronti del) docente”?

  7. Non si potrebbe fare una raccolta dei questionari di valutazione della didattica? Sono identici dappertutto o sono elaborati separatamente dai singoli atenei? Questo sì che sarebbe divertente e illuminante. “Le lezioni rendono più interessanti i contenuti dell’insegnamento?” è una perla. Ci aggiungerei: “Ti diverti a lezione proporzionalmente alle difficoltà dei contenuti?”, “Il professore ti restituisce il buonumore dopo aver litigato (eventualmente) con tuo padre/tua madre?” (N.B. parità di genere genitoriale), “Nelle ore di ricevimento del docente ricevi ascolto e consigli riguardo ai tuoi problemi sentimentali?”, “Ti è consentito usare il cellulare, pardon smartphone, durante le lezioni, per partecipare al chatting degli amici e così rafforzare il senso si solidarietà di gruppo?”.

  8. Le valutazioni dovrebbero essere nominali. Il valore di una valutazione anonima e’ nullo. Il docente ci mette la faccia nel tenere un corso. Lo studente dovrebbe fare lo stesso. E sarebbe opportuno anche avere le valutazioni del docente sulla classe.

  9. Exactly! Si eviterebbero una miriade di paradossi. Tra queste c’è una perla che va menzionata, si tratta dell’internazionalizzazione. Ci sono studenti dal terzo mondo che seguono corsi avanzati senza avere il benché minimo background, selezionati per delle fellowship e non a seguito di un’interview, che non di rado mostrerebbe la completa inadeguatezza (ma si sa è necessario saturare il numero di borse disponibili). Si tratta di una follia indotta dall’internazionalizzazione a tutti i costi fatta sulla pelle di giovani in notevoli difficoltà da tutti i punti di vista. Il risultato è che non pochi di questi studenti si ritrovano in una situazione di grande disagio, sostanzialmente emarginati, e magari indotti dalla situazione a raccontare ai parenti che vanno alla grande. Indovina un po’ quale sarà il voto di uno studente di questo tipo costretto a seguire corsi di cui capisce meno che nulla?

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