Nonostante nelle passate legislature, dal 2013 in avanti, siano stati fatti degli sforzi economici importanti per rimpinguare il Fondo statale integrativo (FIS) che finanzia le borse di studio, questi non sono stati e non sono sufficienti. Né bastano i 20 milioni di euro di incremento previsti nell’attuale disegno di legge di bilancio. Occorrono 90 milioni di euro per coprire il fabbisogno finanziario delle regioni per la spesa per il DSU. E’ una cifra irrisoria se comparata all’investimento degli altri paesi europei nel sostegno agli studi: 2 miliardi di euro in Francia, 1,9 miliardi in Germania. E’ una cifra irrisoria se l’azione di governo mira ad un effettivo sviluppo del Paese che non può che fondarsi sull’assioma: prima l’istruzione.
Errata corrige (14.11.2018): non sono previsti nel disegno di legge di bilancio 2019, 20 milioni aggiuntivi per il FIS, differentemente da quanto indicato nella prima versione dell’articolo. Di seguito il testo dell’articolo con dei piccoli cambiamenti per tener conto di questo aggiornamento.
Il Governo, nel Documento Programmatico di Bilancio 2019 [d’ora in avanti DPB], esplicita le misure che intende intraprendere per rispondere alle Raccomandazioni del Consiglio Europeo. Alla Raccomandazione fatta all’Italia di “[…] promuovere la ricerca, l’innovazione, le competenze digitali e le infrastrutture mediante investimenti meglio mirati e accrescere la partecipazione all’istruzione terziaria professionalizzante.” (racc. 4) risponde Con una serie di interventi, nei quali sono compresi:
“Lotta all’abbandono scolastico e potenziamento del Sistema integrato di educazione ed istruzione. Incremento delle risorse per la concessione di borse di studio per gli studenti meritevoli, ma privi di mezzi e semplificazione delle procedure amministrative per la loro erogazione”
Tutte azioni assolutamente condivisibili. Magari non sufficienti ma di certo necessarie.
Il DPB 2019 specifica anche attraverso quali interventi il Paese raggiungerà gli obiettivi stabiliti da Europa 2020 e, in particolare, come otterrà il 26-27% di popolazione laureata nella fascia di età 30-34.
Fonte: Eurostat.
Precisato che il target nazionale di Europa 2020 è stato già conseguito dall’Italia nel 2016-17, come si può osservare dalla figura 1, seppure ben lontano da quello fissato da Europa 2020, pari al 40%, tra le misure si indicano:
Ampliamento della platea di studenti universitari beneficiari dell’esenzione prevista dalla no tax area. Incentivi alla stabilizzazione, da parte delle Regioni, del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio
Punto primo, nel disegno della legge di bilancio 2019 non si fa menzione alcuna dell’ampliamento della cosiddetta no tax area, punto secondo, cosa mai vorrà dire “incentivi alla stabilizzazione, da parte delle Regioni, del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio”? Non si capisce, considerato che l’ammontare del FIS è stabilito dallo Stato e le Regioni debbono contribuire al finanziamento delle borse di studio, con risorse proprie, in misura pari ad almeno il 40 per cento rispetto all’assegnazione statale[1].
Il forte timore è che si voglia semplicemente “stabilizzare” il FIS, che tradotto equivale a non aggiungere un euro rispetto a quanto già iscritto a bilancio; contrariamente a quanto affermato nel DPB 2019 (dove tra le misure si cita l’incremento delle risorse per borse di studio), nel disegno di legge di bilancio 2019 del FIS non c’è traccia.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare: dal governo Letta in avanti sono stati fatti degli sforzi finanziari (mai visti in passato) che hanno portato a quota 234 milioni di euro il FIS nel 2018[2]. La figura 2 parla da sola – negli ultimi sette anni il Fondo è aumentato del 44% -, e altrettanto eloquente è la corrispondente percentuale di studenti borsisti sul totale aventi diritto, pari al 96,5% nel 2017/18 (ancor più apprezzabile se si considera l’incremento del numero di idonei di circa il 14% rispetto all’anno precedente).
Fonte: Uff. VIII – MIUR; elaborazione Osservatorio su dati Ufficio Statistica e Studi – MIUR per il calcolo della percentuale.
*A questi devono aggiungersi 3 milioni di euro previsti a Bilancio per la mai avviata “Fondazione articolo 34”.
**Dato provvisorio.
Warning 1: l’attuale ammontare del fondo statale non è ancora della capienza necessaria a far scomparire definitivamente la figura dello studente avente diritto alla borsa ma non beneficiario, peculiarità tutta italiana. La stima è presto fatta: il fabbisogno finanziario necessario a coprire la totalità delle borse di studio ammonta a 454,4 milioni di euro[3], al netto delle entrate da tassa regionale per il DSU, in base al calcolo effettuato dal MIUR nel 2017. Posto che il FIS deve coprire il fabbisogno per il 71,43%[4], che sono iscritti attualmente a bilancio 237 milioni di euro (234 milioni sul capitolo FIS più 3 milioni su quello relativo alla Fondazione articolo 34), occorre un ulteriore stanziamento di quasi 90 milioni di euro. Da notare che si tratta di una sottostima, poiché il fabbisogno è stato calcolato su dati “vecchi”, relativi al 2013/14-2014/15.
Warning 2: non è mai confluito nel FIS il 3% delle somme del Fondo unico giustizia (FUG) versate da Equitalia Giustizia allo Stato; quanto prescritto dalle legge di conversione del “decreto-legge Istruzione” nel 2013, è rimasta lettera morta[5]. Non si tratta probabilmente di grosse cifre, facendo un conto spannometrico sulla base dei dati pubblicati sul sito del Ministero della Giustizia, ciò non toglie che dal 2013 (sic) mancano all’appello delle risorse. A quando l’attuazione?
Warning 3: prima l’istruzione! O prima la formazione dei giovani, che dir si voglia. Su null’altro si può fondare una visione di sviluppo del Paese.
* Le opinioni espresse sono quelle dell’autrice e non impegnano l’Istituto di appartenenza.
[1] Cfr. il D.lgs. 68/2012, art.18, co. 1.
[2] La legge di stabilità per il 2014 incrementò il FIS di 50 milioni di euro, la legge di bilancio per il 2017 di ulteriori 50 milioni e la legge di bilancio per il 2018 di altri 20 milioni di euro.
[3] Si precisa che nel calcolo del fabbisogno regionale effettuato ai fini della ripartizione del FIS, ai sensi del Decreto interministeriale 11 ottobre 2017 n. 798, si tiene conto oltre che della spesa per borse di studio, della spesa figurata per contributi di mobilità internazionale, per studenti borsisti disabili e della spesa per posto letto per studenti idonei alla borsa fuori sede.
[4] Decreto interministeriale 11 ottobre 2017 n. 798, art. 2, co. 3: «Il fabbisogno finanziario “netto” […] è coperto: per il 71,43% dal fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio (FIS) in proporzione al fabbisogno stesso; per il 28,57% dalle risorse proprie delle Regioni, le quali sono tenute a contribuire in misura pari ad almeno il 40% dell’assegnazione del fondo integrativo statale».
[5] Legge di conversione 8 novembre 2013 n. 128, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, art. 2, co. 2-quater: «Dopo il comma 1 dell’articolo 48 del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, è inserito
il seguente: “1-bis. L’Agenzia versa il 3 per cento del totale delle somme di cui al comma 1 al fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio”».