E’ partita il 25 ottobre la campagna “Voglio Restare“. Firmata da circa centocinquanta studenti, dottorandi, assegnisti, ricercatori precari e strutturati e lavoratori della conoscenza, la campagna lanciata da “una generazione che non si arrende” intende aprire il dibattito su come “cambiare il paese per non cambiare paese”. Per chi volesse partecipare alla discussione l’appuntamento è per il 10 novembre a Firenze. Per leggere o aderire all’appello potete cliccare qui.

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5 Commenti

  1. C’è un problema di incompatibilità tra noi (intendo chi fa ricerca) e la classe dirigente.
    “Questo paese è troppo piccolo per noi due” (come dicono nei film Western).
    Se vogliamo restare in Italia (o tornare, per quelli che sono già partiti), la soluzione più semplice è mandare via questa classe dirigente incapace, e sostituirla con una migliore.
    Ma qualcuno ha già sentito qualche esponente politico dire che cosa intende fare per la ricerca, l’università e la scuola? io no!
    Di politici e non-politici che dicono che questa classe dirigente dev’essere sostituita ce ne sono tanti, e sono d’accordissimo con loro nella loro pars destruens. Mi piacerebbe però sentire anche qualche proposta positiva, una pars costruens che per ora latita.
    Manca nei montiani, che porterebbero avanti questa riforma sbagliata, manca nella destra che ha sempre tolto fondi alla scuola e all’università pubblica e ha fatto le riforme Moratti e Gelmini, manca nella sinistra che ha fatto i suoi danni con la riforma Berlinguer, e manca in Beppe Grillo, che finora non ha detto nulla in proposito ma probabilmente toglierebbe i fondi pubblici alle università (le università che non riescono a mantenersi devono chiudere, e poi c’è già Wikipedia, no?)

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