assedioDopo lunghi mesi di assedio da parte dei numerosi critici, la VQR 2011-2014 (esercizio di Valutazione della Qualità della Ricerca promosso dall’ANVUR) arriva alle battute finali. Ma il malcontento non sembra placatosi, anzi: i detrattori stanno attaccando su almeno tre fronti, mentre l’Agenzia ha rinviato due volte la chiusura della prima fase (selezione e invio dei prodotti che saranno sottoposti a valutazione): la prima volta al 15 febbraio, la seconda a fine febbraio.

L’anno scorso la VQR è stata nel mirino di diversi critici, ma con l’inizio del nuovo anno e l’approssimarsi della chiusura della prima fase il malcontento non sembra diminuire, anzi. Le iniziative che si propongono di catalizzare le numerose espressioni di malcontento sono almeno tre. Animate da ragioni leggermente diverse, propongono strategie di boicottaggio leggermente differenti – ma l’una non esclude l’altra.

Il primo fronte di protesta è stato inaugurato dal sito Firmiamo.org, in polemica con “una politica di progressiva riduzione delle già scarse risorse coperta dalla parola d’orine del merito”, ma anche contro l’attacco al diritto allo studio, l’esacerbarsi delle differenze territoriali, l’enfasi sulla retorica dell’eccellenza a spese della giustizia sociale. Il sito, che finora ha raccolto 400 firme di accademici (in lento ma inesorabile aumento), invita i professori a non offrire la loro disponibilità come valutatori – o di dimettersi, nel caso l’abbiano già fatto.

Il secondo fronte di protesta è quello inaugurato dal prof. Carlo Ferraro, il ‘condottiero’ della battaglia per il reintegro degli scatti stipendiali dei docenti. Questi erano stati congelati a causa delle politiche di austerity dal 2011 fino al 2015 – più a lungo di qualsiasi altra categoria della Pubblica Amministrazione – comportando un danno economico pari a diverse decine di migliaia di euro e, come Ferraro ama ricordare, un danno alla “dignità della professione accademica”. Ferraro e i suoi commilitoni non ritengono sufficiente lo sblocco previsto dal 2016: gli stipendi torneranno infatti ad aumentare, ma senza tenere conto dell’anzianità accumulata nel quinquennio 2011-2015, il cui riconoscimento è invece rivendicato da questo gruppo di critici. La modalità di protesta in questo caso è piuttosto semplice: rimuovere tutti i prodotti della ricerca caricati sul sito.

Il terzo fronte, promosso dalla Rete29Aprile, sfrutta l’hashtag #VQRstaiserena – giocando con ironia sulla celebre frase pronunciata ad Enrico Letta per assicurargli che non avrebbe inteso soffiargli la poltrona di Primo Ministro. La R29A, da sempre critica versa la valutazione promossa dall’ANVUR, contesta tanto le carenze tecniche e i costi ingenti della valutazione quanto i suoi usi al fine di mascherare il contenimento della spesa – oltre a contestare l’idea che la ricerca possa essere valutata molto ma finanziata molto poco. La proposta di boicotaggio, veicolata anche da un breve videomessaggio su YouTube, è piuttosto semplice, e muove dalla constatazione che l’ANVUR, forse per “dribblare” il malcontento divampato l’anno scorso negli atenei, ha dichiarato che i responsabili delle strutture potranno valutare anche coloro che non hanno selezionato i prodotti della ricerca, scegliendoli al loro posto. In parole povere: non importa se vuoi protestare contro la VQR rifiutandoti di fornire i tuoi dati, perché noi bypassiamo la tua ‘obiezione di coscienza chiedendo i tuoi dati ai tuoi superiori. Dunque, visto che il sistema non ha bisogno dell’apporto dei singoli ricercatori, questi sono invitati a non selezionare i prodotti migliori da sottoporre a revisione, e che il tempo è una risorsa preziosa e limitata, il video invita a scaricare il barile addosso ai direttori delle strutture – ben sapendo che una massa critica di boicottaggi potrebbe comportare l’ingolfamento di tutta la procedura.

Sarebbe un errore pensare che la VQR viene boicottata da chi ha paura della valutazione. Proprio oggi infatti, per mezzo della sua bacheca di facebook, ha dichiarato la sua intenzione di boicottare la VQR anche Giuseppe Mingione, Ordinario di matematica all’Università di Parma nonché uno degli scienziati più influenti al mondo secondo la nuova edizione di The World Most Influential Scientific Minds 2015 (riferita al biennio 2013-2014). Dichiarazione a cui peraltro è seguito un interessante scambio di commenti con la collega matematica Susanna Terracini, newcomer nel Direttivo ANVUR, secondo la quale la protesta sarebbe insensata poiché “1) La quota premiale FFO ed i termini con cui è agganciata alla VQR sono regolati dalla legge Gelmini [NdR in realtà l’aggancio è determinato dalla l. 98/2013, art. 60]”, quindi “boicottare o ritardare la VQR 2011-14 ha l’unico effetto di fare utilizzare a più di 6 anni di distanza i risultati della VQR precedente”; inoltre , scrive Terracini “2) I “prodotti della ricerca”, cioè le pubblicazioni, vengono selezionate dalle strutture su proposta degli autori. Se gli autori non propongono i prodotti da selezionare le strutture possono farlo al loro posto. E, secondo me, lo faranno”.

Articolo apparso originariamente su UniNews24

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16 Commenti

  1. Se c’è il rischio che le strutture aggirino gli autori selezionando i prodotti al posto loro, forse gli autori potrebbero selezionare i prodotti peggiori.
    Potrebbero le strutture non solo selezionare (il che sarebbe già gravissimo) al posto di autori che per protesta non hanno selezionato, ma deselezionare quanto selezionato dagli autori e selezionare altro?

    • Alla domanda: Credo proprio di sì. Per esperienza personale, anche se limitata perché ogni dip. può fare a modo suo, so che ci sono ‘comitati’ designati a valutare ciò che è più conveniente per la struttura in termini di punteggi vari, che poi, graziosamente, viene sottoposto, se sottoposto, all’attenzione dell’autore interessato per conferma. In genere, abbondano i commissioni di ogni tipo, che malgrado loro diventano una sorta di eminenze grigie, anche se, considerata tutta la burocrazia, direttori ecc. e gli stessi consigli devono per forza affidarsi anche a commissioni.
      Quanto all’intervento di F.Felici, a proposito di Orcid, a me non è sembrato difficile né ottenerlo né associarlo né disassociarlo. Devo però aggiungere che il risultato finale non lo conosco, perchè siccome tutto è in continuo mutamento (vantaggio e svantaggio dei documenti informatizzati, puoi mettere e togliere quando vuoi, se sei autorizzato a farlo), non so in quale fase ho agito, e non ho tempo per stare sempre a ricontrollare. Mi piace di più discorrere con voi.

  2. tanto per gradire…. La VQR si autoaffonderà. A me che mi sono divertito (?) a tentare il caricamento dei prodotti (non a confermarlo) sull’interfaccia fornita da CINECA (che è il PET-THERAPY di Anvur figlio di MIUR) non è sfuggito che i dati sono prelevati dalla pagine della bibliografia individuali del sito personale docente. Sarei disposto a scommettere sul numero di errori di trascrizione di codici WoS e Scopus, omissione di Abstracts e quant’altro. Veramente molto divertente… senza questi elementi il caricamento è impossibile, da parte di chiunque. E ho detto tutto.

    PS: ma che ci hanno chiesto a faer di associare l’ORCID se poi non lo usano?

    PS2: non una parola di istruzione, naturalmente.

  3. chiedo scusa per la poca chiarezza.. Associare l’ORCID è banale e molti, me compreso, l’avevano fatto anni fa. Invece, un involontario esperimento mi ha dimostrato inconfutabilmente che il sistema pesca i dati della pubblicazione caricata non dal data base ORCID (da cui la richiesta di associazione) ma da ciò che il singolo docente ha caricato dalla sua pagina personale. Ergo. l’associazione è inutile e, forse, pretestuosa. A meno che non intendano usarlo per impadronirsi comunque del prodotto in caso di boicottaggi vari. A pensar male….

    • Pensavo che l’Orcid servisse per disambiguare, per identificare senza possibilità di errore, e a livello mondiale, l’autore o il coautore di un lavoro, o comunque qualcuno che fa o produce qualcosa, anche per tutelargli la proprietà intellettuale. Dopodiché, associandolo ad una banca dati qualsiasi (ad Iris – come avevo fatto e poi disfatto – o altro), l’Orcid collega la persona a quei dati. E infatti, se è fatto per disambiguare e se questo è veramente importante per il MIUR, a prescindere dalle attuali vicende della nostra vqr, perché ora serve ora non più? perché prima era tassativo averlo e poi non più? perché si pasticcia intorno a un procedimento in fondo non complicato? O forse i numeri stanno diventando troppi e fanno inceppare qualcosa? Si continua a giocherellare sulla nostra pelle, a quanto pare.

      “impadronirsi comunque del prodotto” … Per farne cosa? Per la valutazione? Ma questo si può fare anche senza l’Orcid. Il cosiddetto prodotto dovrebbe essere di pubblico dominio ed accessibile a tutti, senza nessun ostacolo, dal momento che è stato realizzato con finanziamenti pubblici.

  4. Visto che vengo tirato in ballo, provvedo a precisare la mia posizione, abbastanza semplice.

    Io mi rifiuto di partecipare ad una qualsiasi valutazione sulla ricerca nel momento in cui:

    1) Questa non si leghi ad alcun reale meccanismo premiale.

    2) Non è stato riconosciuto il lavoro svolto in cinque anni precedenti, senza che nessuno mi abbia spiegato neanche il perché, cioè mi sono stati cancellati 5 anni di anzianità, anche a fini pensionistici, per tutta la carriera futura.

    3) Non mi siano stati dati fondi per effettuare la ricerca su cui dovrei essere valutato.

    4) In particolare, ma questo è personale, nel momento in cui, pur avendo una produttività scientifica ritenuta molto alta, l’ateneo in cui lavoro, con i suoi particolari regolamenti, non mi riconosce neanche l’incentivazione (cosa per me di puro valore simbolico, data l’esiguità delle cifre in questione).

    Potrebbe essere anche la più efficiente valutazione del mondo, ma al momento, per semplici ragioni di dignità professionale e personale, non ci sono le basi per un discorso simile.

  5. il rettore di Padova ci ha comunicato che “la CRUI ha chiesto ed ottenuto l’attivazione di un tavolo tecnico ministeriale sul recupero degli effetti giuridici degli scatti, che elabori soluzioni eque e sostenibili”

    qualcuno ha ulteriori conferme e notizie?

    sembra un primo parziale successo del movimento di protesta, ma alle parole seguiranno i fatti?

    o e’ solo un modo con cui ministro e CRUI stanno cercando di imbrigliare la protesta?

    • Tavolo ministeriale? Ma per discutere di cosa? Non capisco. Tu lavori 5 anni e non li riconoscono e si fa un tavolo? I rettori potrebbero e dovrebbero semplicemente chiedere la restituzione del maltolto, senza se e senza ma.

    • Un tavolo non si nega a nessuno. Ma se mandano questi segnali è perché sono tutt’altro che sicuri di portare in porto quella carretta del mare che è la VQR.

    • Mi sembra il segnale che adesso sono preoccupati e cercano appunto di placare gli animi mostrando qualche risultato, fosse anche solo simbolico (un tavolo non è detto che porti a qualcosa). Per i docenti, è la dimostrazione che non è certo questo il momento di gettare la spugna.

  6. chiedevo appunto conferme, noi a Padova abbiamo avuto la notizia esattamente come l’ho scritta, se sia un tavolo con la crui e/o con i sindacati non si sa, se questo tavolo sia solo virtuale o abbia dei tempi definiti non si sa

    a me sembra un segnale di debolezza, del fatto che i rettori stanno perdendo il controllo degli atenei e quindi lo sta perdendo anche il ministro, nonostante stiano cercando con ogni mezzo di sminuire la portata della protesta e di fare pressione sui docenti

    e’ difficile fidarsi delle buone intenzioni, perche’ questo tavolo avrebbero potuto ben chiederlo prima che fosse approvata la finanziaria

    concordo con De Nicolao che e’ necessario andare avanti con la protesta e l’idea di astensione dalla VQR, finche’ non vedremo fatti concreti, manca piu’ di un mese e anzi girano gia’ voci di allungamenti, quindi potremo verificare

    ma almeno qualcosa si sta muovendo e di questo dobbiamo ringraziare tutti i colleghi che si stanno astenendo dalla VQR nonostante le pressioni, manifestandolo ai propri vertici accademici, e il collega Ferraro per come ha gestito finora la vertenza

  7. […] Non voglio, dunque, essere valutata? No: non voglio essere valutata così. Voglio essere valutata dai miei pari, in un dibattito libero e aperto, e non da funzionari governativi, ossia da pari che non sono più tali, perché la loro autorevolezza non dipende più dalla bilancia della loro acribia, ma dalla spada di una nomina statale. Nel XX secolo ci sono stati periodi in cui lo stato ha preteso di distinguere la scienza buona da quella cattiva: tedeschi, italiani e russi dovrebbero averne memoria. Il sistema attuale usa mezzi più morbidi, ma il suo scopo è il medesimo: costringere la ricerca entro un modello ideologico che sarebbe insultante chiamare aziendalistico. Contro questo modello, contro la scienza di stato, faccio obiezione di coscienza. […]

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