Avrei voluto nascere maschio, per gli ovvi vantaggi sociali offerti dal ruolo, ma era tarda sera, e quel giorno, come al solito, il numero dei nati maschi aveva già superato il 50 per cento, e non ci fu niente da fare.
A scuola avrei scelto di studiare inglese, ma mi fecero notare che l’inglese si insegnava soltanto in metà delle classi, e la mia iscrizione non era arrivata in tempo. Ora conosco bene il portoghese, ma non mi capita molto spesso di usarlo.
In classe sedevo nella fila di destra: era quella cui toccava sempre la versione di greco più difficile. Mi piaceva parecchio un ragazzo della terza C, ma nella graduatoria dei maschi finivo sempre nella metà delle bruttine, e mi sono ritrovata con un secchione di quarta che alla fine poi ho dovuto anche sposare.
In vacanza andavo a Rimini, ma sempre nella seconda metà degli ombrelloni, quelli da cui si vede bene San Marino ma per il mare ci vuole il binocolo.
Per qualche tempo ho creduto nella politica, ma le coalizioni per cui votavo non arrivavano mai oltre il 49%.
Decisi di andare all’Università. A Medicina c’era il numero chiuso: sbagliai più di metà delle risposte perché non leggevo Novella 2000, e così dovetti iscrivermi a Biologia, però nel secondo gruppo, quello che faceva laboratorio a ora di pranzo e a ora di cena. Mi laureai con la gastrite, e concorsi al dottorato. Vinsi, ma metà dei posti era senza borsa, e per tre anni passai tutte le sere e i weekend a fare la babysitter.
Partecipai a molti concorsi: se c’era un posto arrivavo seconda, se i posti erano due arrivavo terza, e così via. Come premio di consolazione c’era sempre qualche breve contratto sottopagato, e così di mestiere faccio la precaria.
Per scrupolo ho tentato di entrare nel TFA, ma metà delle domande cui avevo dato la risposta corretta è stata annullata perché la risposta ufficiale era quella sbagliata.
Ora mi dicono che dovrei provare a chiedere l’abilitazione, ma le mediane del settore in cui il mio professore conta sono altissime, perché sono tutti tanto bravi (dice lui), mentre nel settore adiacente (dove non sono tanto bravi) le mediane sono bassissime, ma quelli del mio settore non passano mai, neanche se fanno le stesse cose.
Se avessi un po’ di fortuna potrei forse diventare ricercatrice a tempo determinato: ma poi soltanto uno su due ha il posto assicurato senza concorso, e l’altro deve fare un concorso in cui soltanto uno su due può restare nella propria sede. E già mi immagino a chi toccherebbe andarsene. Mio marito ha già detto che se vinco un posto fuori sede lui ai bambini non bada. Di bambini per ora in verità non ne abbiamo (l’andrologo ha detto che abbiamo una probabilità su due), ma non si sa mai…
Un’ottima descrizione ideologico (non in senso dispregiativo)-narrativa degli effetti di un governo puramente meritocratico (nel senso dispregiativo), dove la ‘presunta’ qualità di alcuni implica il diritto di governare gli altri. Giustamente al femminile e non solo per questione di genere grammaticale.
Che dire? Complimenti. Alla faccia dei “letterati” dell’area 10.
E’ buffo come sia paradossalmente simile, in alcuni punti, alla vera vita da precari..
Beh, io che ora sono strutturato ma con vita da precario alle spalle, confermo: è proprio così! Quando sei rpecario, sei sempre nella metà sbagliata.
By the way, Oriali non sarebbe mai entrato in nazionale, se guardavano alle mediane. Anzi l’Italia di Bearzot nel 1982 non ci sarebbe proprio andata ai mondiali.
E sopratutto Pablito Rossi (che NON è l’estensore del pezzo) non avrebbe avuto i numeri sufficienti (era da tre anni squalificato e non giocava) per essere selezionato. Per l’ANVUR vinceva il Brasile di Zico.
Ma sappiamo come e’ andata…alla faccia dell’ANVUR!
infatti..
Con tutto il rispetto, ma perche’ un mediocre dovrebbe diventare professore universitario? Capisco che gia’ ce ne sono, ma non mi sembra il caso di aumentare il numero!
Questa storiella non fa ridere, ed e’, per me, sommamente diseducativa. E’ fatta apposta per convincere le persone ad andarsene. A me l’hanno raccontata molte volte.
Mi viene da pensare al film di Sergio Leone “Il buono, il brutto, il cattivo” nella scena:
« Vedi, il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica…e chi scava. Tu scavi. »
http://www.youtube.com/watch?v=PV-IKWmFvvo
E’ molto interessante l’analisi che viene fatta del personaggio interpretato da Clint Eastwood (l’uomo senza nome) nella trilogia di Sergio Leone. Cito da Wikipedia: Solitamente viene dipinto come un “outsider”, spesso un fuorilegge. Caratteristicamente è bravo anche con le parole, utili spesso per i suoi fini, ma parla solo se strettamente necessario. Egli spesso gioca sporco, agisce con furbizia, e non ci pensa due volte a sparare per primo, se questo soddisfa il suo personale senso della giustizia. Egli esprime forza, autosufficienza e grandi doti di pistolero, ma si stacca da questo per quel che riguarda l’ambiguità morale.
Caro Luca, questa storiella non fa ridere neanche me. E’ per questo che l’ho scritta.
Forse sono tonto io ma non ho capito la morale della storia… A chi sotto la mediana va dato un posto perche’ e’ stato tanto sfortunato nella vita? Perche’ sarebbe giusto applicare la mediana del settore adiacente che e’ (guarda caso) piu’ bassa? Perche’ Oriali e Rossi sono stati la sorpresa del Mundial ’82?
Questa storia non ha UNA morale, ha UN morale. Basso.
Non è la storia della sfortuna, è una storia frequente. A me non l’hanno raccontata, io l’ho vissuta. La morale di questa storia è che se sei una persona che segue le regole, spesso non vai da nessuna parte, perché ci vanno gli altri, quelli che hanno saputo “giocarsela bene”. Quelli che presenziano mentre tu lavori, che pubblicano mentre tu scrivi, che vincono mentre tu arrivi seconda. Poi sicuramente ci sono mediocri anche fra i perdenti, almeno quanti ce ne sono fra i vincenti. Parafrasando Cipolla, la distribuzione è equa in tutte le caste…
Rispetto alla valutazione, l’altra morale è che VQR, ASN e quant’altro non pare siano state impostate al meglio per scovare la mediocrità dove si annida. Lettura personale, posso sbagliare.
Anzi almeno un esempio concreto lo voglio proprio aggiungere, perché non si pensi che mi riferisco solo all’accademia ;-)
Nella mia casistica personale all’estero ho collezionato anche “over-qualified”. Non sempre è un problema di mediane…