Dunque sono uscite le mediane. Non quelle dei cosiddettisettori non bibliometrici”, però. Non sappiamo esattamente perché e certo ci si può sbizzarrire in ipotesi, molte, probabilmente, fondate. Qui tuttavia, mentre attendiamo i numeri della seconda ruota, vorrei portare l’attenzione su un aspetto delle mediane di questi settori che, mi pare, non viene mai rilevato (o al limite è considerato un errore, a tutt’oggi però mai corretto, forse anche perché sarebbe difficile farlo con una semplice passata di bianchetto).

I candidati per le abilitazioni per la seconda fascia nei settori non bibliometrici non avranno come soglia di riferimento – come avviene invece nei settori bibliometrici – la mediana della fascia per cui intendono abilitarsi, ma quella della fascia superiore.

“Nelle procedure di abilitazione per la seconda fascia, per i settori concorsuali di cui all’allegato B […], l’abilitazione può essere attribuita esclusivamente ai candidati: […] i cui indicatori dell’impatto della produzione scientifica complessiva presentino i valori richiesti per la prima fascia […]” (DM 76, Art. 6, comma 4, lettera b).

In altre parole, per avere l’abilitazione scientifica da associato si deve risultare almeno altrettanto produttivi della parte più produttiva degli ordinari del settore.

Può darsi che, a conti fatti, le mediane delle due fasce si rivelino assai vicine o persino invertite. Se così fosse, tuttavia, l’unico senso di questa sorprendente prescrizione ­– innalzare la soglia – ­ sarebbe vanificato. Supponiamo dunque che la mediana della prima fascia sia più alta. La prima conseguenza è che effettivamente rappresenterà un filtro  più stringente. Ma è la sola conseguenza?

Chi presenterà la domanda per l’abilitazione da associato sarà ufficialmente qualificato per presentarla anche per ordinario. Ragioni di carattere politico-contingente dissuaderanno molti dal farlo, ma almeno due effetti vanno messi in conto. Il primo è che con ogni probabilità le commissioni da ordinario dovranno avvalersi della facoltà di fissare criteri più restrittivi. Il secondo è che chi otterrà l’abilitazione da associato sarà ufficialmente “overqualified” rispetto al ruolo cui ambisce.

Il criterio della mediana, lo abbiamo visto, è quanto di più improprio si sia potuto escogitare ed è del tutto fuori dalle cosiddette “migliori pratiche” internazionali, cui evidentemente si guarda solo a parole e quando conviene. Non vale la pena di tornare su questo. Ricordiamo solo che è ben possibile che qualcuno non superi queste soglie perché ha preferito scrivere un libro invece di tre articoli o perché ha preferito pubblicare in certe riviste invece che in altre, ora piazzate in fascia A in base a non si sa bene quali criteri  (e anche sulla questione delle classifiche e della loro “obiettività” è inutile tornare adesso, come pure sull’inquietante esistenza di un gruppo “Riviste e libri scientifici” cui è demandata la sanzione della non scientificità di alcune sedi di pubblicazione). Passerà invece facilmente la mediana quantitativa chi abbia magari accumulato pubblicazioni di poco conto o si affretti a farlo (come opportunamente consiglia la Guida galattica per aspiranti professori) nei tempi enormemente dilatati previsti da un bando che rende valutabili per il calcolo degli indicatori i titoli prodotti “fino alla data di presentazione della domanda”.

Come che sia, la mediana – quel numero che ancora non è stato reso noto – c’è e varrà da parametro oggettivo. Di fatto, senza alcun riguardo all’oscurità della sua origine, la sua semplice esistenza assume una funzione di discrimine: c’è chi sta sopra e c’è chi sta sotto. Diversità di ruoli, aspettative, prospettive d’azione, credibilità e prestigio individuale si legano d’ora in poi alla mera escogitazione di questo numero. Al di là della “validità scientifica della cifra” (in questo caso, come sappiamo, del tutto screditata), gioca qui quello che si chiama il “valore sociale della cifra” (A. Ogien), ossia il fatto che, indipendentemente da tutto, essa obbliga a prendere posizione nei suoi riguardi: chi vorrà farne a meno dovrà assumersi il carico di contestarla e chi vorrà farne uso avrà il vantaggio di poterla spendere come riferimento oggettivo, neutro, vero, secondo le caratteristiche che in generale si tende ad attribuire alle cifre.

A maggior ragione, a quelli che supereranno la mediana da ordinario sarà difficile negare l’abilitazione ad associato. Chi si assumesse la responsabilità di dichiarare insufficiente la loro cospicua produzione non potrà, per lo meno, sfuggire all’accusa di uso baronale del potere, contro il quale, precisamente, le mediane sono state concepite. Avremo di conseguenza una massa di abilitati senza sbocco, ai quali sarà stato detto che sono “oggettivamente” più qualificati di molti dei professori di ruolo. Infatti saranno “oggettivamente” più qualificati di quegli associati che, pur raggiungendo magari la mediana della loro fascia, non raggiungono la mediana da ordinario, inopinatamente assunta a soglia di accesso tout-court. E saranno anche “oggettivamente” più qualificati di quel numero di ordinari che si colloca al di sotto della mediana della loro fascia, la quale però adesso non è più soltanto questo, ma è la condizione minima per l’abilitazione alla docenza in generale, fosse pure la fascia inferiore.

Lo scenario prossimo venturo vedrà quindi, da un lato, un certo numero di interni “oggettivamente” squalificati: perché non hanno pubblicato molto o magari perché hanno preferito scrivere un libro invece di tre articoli o pubblicare in certe riviste invece che in altre (almeno per certe discipline umanistiche, le riviste le si sceglieva – ma davvero dobbiamo parlare al passato? – non per lo standard misurato da qualche agenzia privata o governativa, ma per le idee assai poco neutre assunte a guida: riviste militanti avevano un valore e una funzione corrispondenti a un vero e proprio programma politico-culturale e a questo si era invitati a collaborare… Athaeneum, Logos, Temps modernes, erano così – ma di queste cose, abbiamo detto, è inutile parlare). Dall’altro lato avremo invece una massa di gente “oggettivamente” superqualificata, che dall’esterno, forte del suo diritto, preme alle porte. La persistenza degli “zombies accademici” sarà inevitabilmente in questione e qui, come si ha la lucidità di ammettere, ci sarà da consumare anche qualche inevitabile ingiustizia: una bomba a orologeria, una tensione innescata dall’alto, dei cui danni si potrà fare il conto solo a distanza, anche se alcuni li avvertiranno da subito.

A latere, c’è da chiedersi se – tra i tanti tratti da “sentenza suicida” della strategia perseguita da Anvur e Ministro (molti dei quali ora ben riassunti in questo articolo) – non ci siano anche gli estremi per contestare sotto il profilo giuridico, da parte dei candidati, la ragionevolezza di un requisito che per l’accesso a un ruolo prescrive il possesso delle caratteristiche proprie del ruolo superiore, anzi della sua “parte migliore”.

 

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34 Commenti

  1. Oh, bella. Quest’altra grande perla di saggezza mi era sfuggita. Sicché l’asticella di riferimento di un ricercatore che intenda farsi abilitare per la seconda fascia non dovrà essere la mediana degli associati ma quella degli ordinari? Kostoris, Jappelli e gli altri compagnucci della parrocchietta ANVUR sembrano fare di tutto per fare sì che i ricercatori italiani, da ora in poi, li accolgano negli atenei con ricchi assortimenti di frutta e ortaggi. Nell’attesa, che ne direbbe ROARS di coordinare un santo mega-ricorso?

  2. In effetti anch’io avevo notato la discrasia, e l’avevo interpretata come un mero refuso. In effetti, oltre alle ragioni indicate nell’articolo, mi sembra che ciò trovi conferma nello stesso sistema del reclutamento: se, in base all’art. 4, lett. a, dell’allegato B del regolamento “criteri e parametri”, l’Anvur deve calcolare, anche per i settori non bibliometrici, la mediana dei PA, ciò non può avere altro significato che quello di utilizzare tale mediana, ai fini della valutazione dei candidati all’abilitazione per la seconda fascia. Se questa interpretazione è corretta, quindi, si tratta effettivamente di un mero refuso, che, forse (ma su questo ho qualche dubbio), può essere corretto in via interpretativa, senza necessità di interventi formali (leggi: nuovo provvedimento ministeriale, che intervenga ad apportare la correzione).

    • Non c’è contraddizione. Il superamento delle mediane si riferisce a tutte le pubblicazioni del candidato, il quale ne selezionerà alcune da presentare alla commissione perché siano valutate nel merito. Per i settori non bibliometrici, potrebbe verificarsi il paradosso di pubblicazioni di comodo stampate nei mesi che mancano alla scadenza del bando con il solo scopo di superare la mediana (basta superarne una sola per i settori non bibliometrici) e che poi ci si guarda bene dal presentare alla commissione a cui si trasmettono solo il lavori “buoni”. Per maggiori dettagli consiglio la lettura dell’ottimo (e a tratti esilarante) articolo di Enrico Carloni:

      Guida galattica per aspiranti professori
      https://www.roars.it/?p=10868

    • In generale trovo l’idea di applicare indici quantitativi (metrici) come la mediana a settori dove tali indici non esistono (se intendiamo con questo settori non bibliometici) assurda. Atteggiamento che ha realisticamente partorito un obrobrio. In tal caso l’unica soluzione che vedrei io è l’utilizzo di commissioni esclusivamente internazionali, con soggetti che non abbiano mai avuto rapporti (libri, monografie, ecc…) con in candidati. Complesso, ma a regime possbile (quando cioè la coda di aspiranti non sarà frutto di anni di blocco della carriera). Ma mediane calcolate sul nulla vi prego no!

  3. In effetti la cosa è poco chiara. Essendo in un settore bibliometrico non me ne sono curato. In effetti poi non avendo indici bibliometrici (cioé quantificabili numericamente) è la mediana di che?

    Tuttavia dissento con il solito paragrafo ‘diamola addosso alle mediane’. Quoto

    ‘ Ricordiamo solo che è ben possibile che qualcuno non superi queste soglie perché ha preferito scrivere un libro invece di tre articoli o perché ha preferito pubblicare in certe riviste invece che in altre, ora piazzate in fascia A in base a non si sa bene quali criteri (e anche sulla questione delle classifiche e della loro “obiettività” è inutile tornare adesso, come pure sull’inquietante esistenza di un gruppo “Riviste e libri scientifici” cui è demandata la sanzione della non scientificità di alcune sedi di pubblicazione). Passerà invece facilmente la mediana quantitativa chi abbia magari accumulato pubblicazioni di poco conto o si affretti a farlo (come opportunamente consiglia la Guida galattica per aspiranti professori) nei tempi enormemente dilatati previsti da un bando che rende valutabili per il calcolo degli indicatori i titoli prodotti “fino alla data di presentazione della domanda”.’

    Ora gli indici sono # pubblicazioni, #citazioni, contemporary h index. Ebbene in nessuno di questi c’è una valutazione della rivista (notate che non di cita IF o altro). Quindi parlare di fascia A delle riviste che ci azzecca? Ovviamente è vero, potendo aspettare fino al novembre si potranno aggiungere papers. Ma quanti? E comunque ciò influirebbe solo su 1 dei 3 indici (# pubbl) dato che il #citazioni e men che meno l’h_c index non possono fluttuare per poche settimane di pubblicazione (un articolo per essere citato deve essere pubblicato e poi un nuovo articolo scritto, citare il precedente, ed essere pubblicato ed entrare in scopus/wos…entro novembre?). Quindi dovendo superare 2 soglie su 3 credo che la cosa abbia effetto pressoché irrilevante. Le pubblicazioni di poco conto, e sarebbe il caso di smetterla con questa storia, NON VENGONO CITATE, e se invece vengono citate allora chi decide che sono di poco conto? E’ l’impatto sulla comunita scientifica che determina il valore di una pubblicazione ovvero #citazioni. Nuovamente lo scrittore di articoli scarsi ma compulsivo avrebbe sì un indici spaventosamente alto, ma gli altri no. E ancora, pensare di caversela affrentandosi adesso a pubblicare serve a nulla.

    Qualcuno in un post mi ha detto che qui si discute in modo oggettivo dei dati…uhm…

    Per i non bibliometrici a quanto ne so avete invece ragione da buttare…strana cosa davvero

    • Stef: “gli indici sono # pubblicazioni, #citazioni, contemporary h index. […] Qualcuno in un post mi ha detto che qui si discute in modo oggettivo dei dati…uhm…”

      Ad essere oggettivi, bisogna ricordare che citazioni e contemporary h-index non sono nemmeno menzionati nei settori non bibliometrici, per i quali gli indici sono (nell’interpretazione ANVUR, che però non è sicura, come discusso in “De Trinitate”, https://www.roars.it/?p=10236):

      a) il numero di libri pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti la data del bando;
      b) il numero di articoli su rivista e di capitoli su libro dotato di ISBN pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti la data del bando;
      c) il numero di articoli su riviste appartenenti alla classe A pubblicati nei dieci anni consecutivi precedenti la data del bando.
      (Delibera ANVUR n. 50 del 21/06/2012, http://www.anvur.org/sites/anvur-miur/files/delibere/delibera50_12_0.pdf)

    • Io mi riferisco a quanto scritto nel post, che ribadisce il concetto chiaramente estrapolando a tutti i settori.
      Ops…no…ho riletto ed ho frainteso io. SORRY!!!!

      Come già detto altrove non so molto dei settori non bibliometrici e concordo con voi 100% sullo scarso valore di calcoli quantitativi in settori dove la quantificazione (bibliometrica) è per definizione non possibile.

      E allora sì, la cosa delle riviste A è una bioata!

    • ciao Giuseppe scusa ma sapresti dove trovare la classifica delle riviste per classe (A,B etc), punto c dei requisiti?

  4. “Le pubblicazioni di poco conto, e sarebbe il caso di smetterla con questa storia, NON VENGONO CITATE, e se invece vengono citate allora chi decide che sono di poco conto?”

    Caro Stef, hai mai sentito parlare di cordate di persone che si citano a vicenda? In generale, sulla bibliometria e altri indicatori, hai mai sentito parlare della legge di Campbell?

    http://en.wikipedia.org/wiki/Campbell%27s_Law

    E’ per questo che la bibliometria ANVUR non è solo una buffonata, ma avrà conseguenze tragiche sul nostro lavoro di ricerca.

    • Quindi gli indicatori bibliometrici non servono,punto,stando a Campbell. E comunque a ben vederla la legge dubito si applichi al caso delle pubblicazioni. Se mi trovi un metodo per scrivere velocemente roba di poco conto ed essere citato dalla comunità internazionale (differenza non da poco con Campbell) beh ti prego parliamone a 4 occhi.

      Sulle cordate hai più o meno ragione. Io in effetti avrei tolto le autocitazioni (cosa possibilissima ma un po’ più complessa da farsi). Quanto alle cordate fra 2 gruppi che dire trovo assai improbabile che possano avere un reale impatto sull’h index se non a valori bassi dello stesso. A meno che questi non pubblichino come pazzi e si citino in continuazione. Realistico? Forse. Quanti casi conosci? Che reale impatto ha sugli indici? Eppoi smettiamole con le eccezioni super estreme. Non esiste al mondo metodo che possa tener conto di tutto! Tant’é vero che l’abilitazione non si basa (o dovrebbe basarsi) solo sulle mediane.

      Indubbiamente una cosa è vera in tutto ciò: appartenere a gruppi numerosi e prolifici agevola…ma non può diventare né una colpa per il soggetto che ne trae (spero con merito) vantaggio, né per gli indici in sé.

      Ok, bene ditemi quali conseguenze tragiche avrà che siano PEGGIORI delle conseguenze dei concorsi vecchio stile. Vorrei esempi (realistici).

    • Come detto sopra, ho frainteso il testo. Per i settori non bibliometrici concordo appieno con l’autore del post

  5. Non ricordavo il punto. è, a dir poco, irragionevole che un aspirante PA in un settore non bibliometrico debba misurarsi con gli indici che, in un settore bibliometrico, gli permetterebbeo di aspirare al ruoli di PO.

    Mi sto facendo un’idea: il Ministro non poteva fermare il corso della legge Gelmini, perchè sarebbe stato mediaticamente ucciso; ma, secondo la più italiana delle tradizioni, è consapevole (o, forse, addirittura aspetta) che lo faccia una TAR.

    Il problema vero è che l’Italia si dimostra sempre più un paese dove è enormemente difficile (impossibile?) programmare la propria vita professionale; il tutto con evidenti ricadute su quella illusoria “qualità della vita” di cui si gloriano ancora i nostri genitori, ma che la generazione dei trentenni – cui appartengo – non sa dove stia di casa.

  6. scusate l’ignoranza………c’è un raggruppamento concorsuale che ha # pubblicazioni = 1, #citazioni = 0,04, contemporary h index = 0………………… questo significa che con 1 pubblicazione all’anno si supera lo sbarramento?

    • Il primo indice è una pubblicazione in 10 anni non all’anno, però non basta ci vuole anche una citazione in 25 anni. Se la citazione è stata fatta negli ultimi 4 anni si fa pure l’en plein (3 su 3). L’anvur è una cosa seria!

    • Il settore è estimo di agraria e l’indice è proprio 1 (una) pubblicazione dal 2002 al 2012 (nel mio settore il numero è invece 42, due settori bibliometrici prorio confrontabili..). Il CUN aveva messo in piedi una serie di criteri minimi quantomeno più equilibrati. Da notare i settori di fisica. Mannella e Rossi ci hanno propinato un grafico che ci mostrava come h_c andava benissimo a fisica e poi se vai a vedere le mediane dell’anvur ti ritrovi gli h_c fisici da 3 a 21. Che obiettività!
      A proposito di questo post sui settori non bibliometrici: giurisprudenza di Roma 1 non ha a associati…

    • ok, grazie veramente…….adesso ho capito che è una gran buffonata!
      Con questo sistema gli “ultraprotetti”, oltre ad essere bravissimi, potranno affermare in giro di aver superato anche lo sbarramento dell’anvur.

    • Infatti due SSD non verranno confrontati. Quello sì sarebbe assurdo. Ti faccio notare che il grafico di Mannella e Rossi è relativo all’andamento dell’ h_c in relazione all’età accademica non al SSD. Immagino che sia relativo ad uno specifico SSD di fisica (o a SSD analoghi)

    • 1400 fisici non sono pochi e difficilmente sono solo di settori affini. Nel grafico si possono contare bene 14 con h_c=1 su tutte le età. Avrebbero dovuto dire di più visto che hanno collaborato con ANVUR e ANVUR ha usato il loro lavoro per usare h_c per tutti i settori.

    • Mettiamola così, avrebbero dovuto specificare i settori utilizzati. E magari indagare la cosa anche entro settore (almeno alcuni abbastanza numerosi). Detto ciò h-index sappiamo essere funzione dell’età (accademica/scientfica) quindi non va bene per confrontare PA vs PO vs RIC. Normalizzare come si divena in origine dividendo h/età è una furbata. Ovviamente i più anziani (quindi in genere PO > PA > RIC) sono più penalizzati dato che anche un paper di 2-3 anni, molto citato, verrebbe penalizzato alla stregua di uno di 20 anni fa (come contributo all’h). Non ho idea se esistano alternative migliori, ma tra le 3 versioni l’h_c è indubbiamente quella più bilanciata. Se non fosse così, potreste spiegatemi perché? Ovviamente rimanendo vincolati all’uso di indicatori bibliometrici che sennò ci perdiamo.

  7. Ognuo sta solo nell’accademia, trafitto da un mediana ed è subito notte fonda!
    Sono convinto che bisogna fare pressione affinchè le commssioni facciano la loro parte prendendosi tutte le responsabilità che la lege da ai commissari! Fare in mod che gli altri parametri siano dirimenti:… fondi ricerca, felloship, partecipazione a comitati editoriali, etc…
    I vari SSD hanno le mediane che si meritano| Se sono esatte ed avere un hc index di 0 è motivo di preoccupazione per il settore stesso.

    • Secondo me invece è un problema per tutti. Dove ci sono mediane alte si tengono fuori senz’altro ricercatori in gamba. Non esistono mediane per la spartizione delle risorse invece. Il settore da 1 può abilitarne tanti quanti il settore da 50.

    • Credo che il concetto di mediana entro SSD sfugga ai più. Se partiamo dall’assunzione, realistica nella stragrande maggioranza deiSSD, che i ricercatori di un dato SSD abbiano produttività analoga alle altre fasce allora avere mediane di riferimento alte/basse non costituisce di per sé un problema. Tutto è relativo all’andamento di tali indici entro il SSD. Quindi laddove sono alte vuol dire che il SSD tende a produrre molto (per tipologia di articoli, argomenti, livello di cooperatività, ecc.) e come tale anche il ricercatore candidato deve avere indici analoghi. Laddove sono basse le mediane, difficilmente si può pensare che tutti i ricercatori/associati abbiano livelli più alti dei colleghi. Quindi non è il valore della mediana a definire di per sé il filtro quanto tale valore in rapporto alla distribuzione degli indici in quel SSD. Quindi h_c = 0 può non essere poi così basso (lo so sembra un paradosso) se la stragrande maggioranza dei ricercatori di quel SSD ha in effetti h_c=0…dopotutto se questa è la mediana dei PA perché vi aspettate che i ricercatori abbiano madia(na)mente h_c >> 0? Il problema è che questi SSD producono davvero nulla, come ben dice Paolo.

      Per la spartizione delle risorse c’è stata il VQR. Anche lì ci sarebbe da commentare, ma indubbiamente chi h_c=0 difficilmente avrà presentato i 3 paper pro capite. Da cui penalizzazione Ateneo e meno fondi.

      Io personalmente renderei il VQR più selettivo (perché 3 papers soli?) e vincolante per una % del FFO molto più alta. Ma questa è un’altra storia

    • Rimane il fatto che l’analisi “bibliometrica” dell’ANVUR ha scorporato settori dichiarati bibliometrici che, fino a prova contraria, rimangono autentiche sacche di privilegi. Se non c’è altro su cui ragionare a che servono i PO in questi settori? E se c’è altro su cui ragionare perchè mettere dei requisiti così a cavolo?

    • Scusami ma non capisco il tuo post. Di quali settori stiamo parlando? In che senso privilegi? Eppoi ragionare di che? Mi sono perso.

    • Stef: “Se partiamo dall’assunzione, realistica nella stragrande maggioranza deiSSD, che i ricercatori di un dato SSD abbiano produttività analoga alle altre fasce allora avere mediane di riferimento alte/basse non costituisce di per sé un problema.”

      Nel mio settore concorsuale, le mediane per l’abilitazione di II fascia sono circa uguali a quelle per l’abilitazione di I fascia. Il blocco dei concorsi ha ingolfato la II fascia di colleghi che valgono come un I fascia. A farne le spese chi cercherà di ottenere l’abilitazione di II fascia. La razionalità del sistema delle mediane dà troppe cose per scontate:

      – che i SSD siano bibliometricamente omogenei
      – che non ci siano stati tappi nel reclutamento
      – che tutti abbiano popolato correttamente i siti docente

      Temo che la realtà sia ben diversa.

  8. Sono uscite le mediane non-bibliometriche, primi dubbi:
    settore 11/A1 l’unica differenza tra PA e Po è un articolo in più (PA 2 libri, 18 articoli, 1 art. serie A — PO 2 libri, 19 articoli, 1 serie A). Possibile ??? In pratica tutti quelli che concorrono per PA possono farlo anche per PO.
    Seconda questione: quanti parametri si devono superare 1 o 2 ?
    Terza questione: le riviste serie A sonos tate già definite ?

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