L’epistemologo Telmo Pievani, uno di cui ci si può fidare, mi assicura che stiamo attraversando una fase propizia per le scienze (specie la biologia), mentre il confine tra ricerca pura e applicata va rapidamente assottigliandosi. E un non scientista come il sottoscritto (seppure convinto con il sociologo Pierre Bourdieu che «il lavoro scientifico è essenzialmente un’attività letteraria e interpretativa») si limita a prenderne atto.

Ben diversa la faccenda relativa alla retorica dell’invenzione prodottizzata[1], su cui crescono business spudorati e vagamente truffaldini, promossi da personaggi in bilico tra il tecno-stregone e l’affarista. Figure recentemente tratteggiate dal cyber-critico di Stanford Evgeny Morozov come gemmazione dell’attacco concentrico alla politica e allo Stato sociale da parte dei finanzieri di Wall Street in combutta con gli imprenditori al silicio dell’omonima Valley[2]. Il tutto confezionato nella tesi ricattatoria che opporsi all’innovazione «equivarrebbe a far fallire gli ideali dell’Illuminismo, con Larry Page (Google) e Mark Zuckerberg (Facebook) nei panni di novelli Diderot e Voltaire in versione nerd»[3].

Ma l’età dell’innocenza “tech” è stata lesionata da “l’affare Snowden” (il tecnico CIA che rivelò il piano del governo americano, in collaborazione con le multinazionali Big Data, per costruire un apparato di controllo planetario che ci intrappoli tutti). Allo stesso tempo il disincanto investe anche l’enfasi innovativa e il premio Nobel Paul Krugman si chiedeva su Repubblica del 26 maggio 2015 «se la rivoluzione tecnologica non sia stata gonfiata in maniera fuorviante». Dunque, opera di furbacchioni camuffati da innovatori. Come ha dimostrato  l’economista Mariana Mazzucato smascherando il più celebrato tra i Leonardi del XXI secolo; lo Steve Job che ha costruito il suo smartphone facendo incetta di invenzioni provenienti dal settore pubblico (e pure senza pagare le royalties): dal touch-screen sviluppato dall’Università del Delaware al navigatore Gps, progettato dal dipartimento della Difesa USA. Insomma, packaging, restyling, marketing. “Cooptazioni funzionali”, nel lessico di settore. Pure operazioni commerciali, altro che scoperte rivoluzionarie! A conferma dell’attitudine di buona parte del presunto hi-tech a praticare l’affarismo dietro il paravento misterico che affascina e seduce i disinformati, dribbla ogni verifica. Soprattutto quando si tratta di privati lautamente finanziati dalla mano pubblica. Come nel caso nostrano dell’Istituto di Tecnologia e del suo intoccabile direttore scientifico (nell’ambiente, Kingolani), che nei giorni scorsi ci hanno presentato  la meraviglia del robot fisioterapista Humana[4], presto destinato a essere riprodotto in trenta esemplari trenta (mentre le stime 2017 parlano di un mercato mondiale di migliaia di pezzi per 39 miliardi $[5]), che al prezzo di 100mila€ – stando ai professionisti medici – assembla su poltrone basculanti applicazioni arcinote: tipo la pedana Lybra di Fisiomedica2000, quella stabilometrica ACM, i test del Delos Equilibrium Board.

Un giochino appreso dai maestri multinazionali del business tecnologico. E quando il Parlamento voleva vederci più chiaro nei conti da nababbo di Morego (al 90% erogazioni statali) è subito scattata l’azione di una vasta rete protettiva; dove spicca il trio di ex burlandiani embedded Basso-Pastorino-Tullo[6], a difesa del tesoro IIT: milionate di finanziamento pubblico a un privato operante in totale opacità. Mentre la ricerca nazionale muore per anemia finanziaria.

Però guai a dirlo, visto che la vera start-up tecnologica dell’Istituto è la funzione propaganda; pronta a trasformarsi in ufficio voci per silenziare con abili perfidie i critici (dalla senatrice Cattaneo al sottoscritto); ogni richiesta di controllo democratico su quanto deciso in collina. Che neppure sgocciola sul territorio: il partner per gli umanoidi fisioterapisti è il milanese Gruppo Dompé.

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[1] Cfr.Mariana Mazzucato, Lo Stato innovatore, Laterza Roma-Bari 2013 – «Il genio e l’avventatezza di Steve Jobs sono riusciti a produrre profitti e successi in grande quantità solo perché la Apple ha potuto cavalcare l’onda di imponenti investimenti pubblici nelle tecnologie rivoluzionarie che sono alla base dell’iPhone e dell’iPad»

[2] E. Morozov, Silicon Valley: i signori del silicio, Codice, Torino 2017 «la vera natura della segreta alleanza tra il neoliberismo e la Silicon Valley emerge in tutta la sua chiarezza nel dibattito in corso sulla Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP)»

[3] Ivi pag. 5

[4] http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2017/05/20/arrivano-sul-mercato-robot-fisioterapisti-dell-iit-movendo-avvia-produzione_lxD7jn3XVC5FzeJWthjZEJ.html

[5] Cfr. Alec Ross, Il nostro futuro, Feltrinelli, Milano2016 pag. 45

[6] I deputati genovesi renziani Lorenzo Basso e Mario Tullo, il civatiano Luca Pastorino: Tutte creature di Claudio Burlando.

 

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7 Commenti

  1. Caro Pellizzetti, sono d’accordo con te. Questa nostra realtà è tutta narrazione e ortodossia. La medicina in particolare è scientista e narrata. Raccontano i giornaloni che abbiamo una delle migliori strutture sanitarie al mondo. Dimenticando che nei criteri pesano principalmente le % di investimento in sanità in rapporto al pil e il numero di medici e operatori sanitari. In realtà medici ne abbiamo troppi (solo la Grecia ne ha-aveva più di noi) mancano gli infermieri. Restiamo per numeri (cioè personale sanitario) ad ottimo livello. Questi parametri sono quelli che pesano di più: Pil e personale (come la fama nel ranking sulle università). La salute “reale” pesa poco e come potrebbe spiegare un epidemiologo non ortodosso (cioè uno scienziato) dieta clima etc. sono i fattori che probabilmente contano di più. Vale a dire la nostra terra, il nostro clima, la nostra dieta ci fanno (probabilmente) vivere più a lungo, ma il merito sembra essere della sanità. Intanto se un medico non è provaccini lo radiano. La sanità italiana è quella rappresentata dalla paziente di napoli e dalle formiche…ah la ministra manderà degli ispettori, ma i dirigenti medici non hanno indennità di responsabilità??! Ce ne fosse uno che si dimette..o che venga radiato. Se non vaccini ti radiano.
    ps molti anni fa c’era una collana della feltrinelli si chiamava medicina e potere. In quella sede si discuteva scientificamente..adesso se non sei ortodosso ti radiano..Che ne pensi?

  2. E’ bello, in un momento di stanchezza, connettersi a Roars e leggere un articolo come questo…
    Se ci poniamo la domanda ‘a che serve Roars?’, per quanto mi riguarda una risposta ce l’ho: connettersi e leggere un articolo che afferma per iscritto cose che io pensavo da almeno venti anni, è una sensazione impagabile. Farsi beffe di chi riserva a uno Steve Jobs o un Mark Zuckerberg la stessa devozione
    che noi riservavamo ad Albert Einstein o a Carl Friedrich Gauss, è semplicemente grandioso. Non importa il seguito che avrà questa denuncia, per quanto mi riguarda mi soddisfa già solo il fatto di sapere di essere almeno in tre (io l’autore dell’articolo e il redattore di roars che lo ha approvato…). Ciò che è brutto infatti è scoprire di essere i soli a pensarla in un certo modo.

  3. Permettetemi di iniziare con una battuta: solo Larry Page? E il cofondatore Sergey Brin dove lo lasciamo? ;)

    Battute a parte, io ignoro gran parte delle vicende IIT-iane, ma qualcosa su Google, Apple (e altre che non cito per semplice noia) penso di conoscerla, almeno semplicemente per aver vissuto durante la loro ascesa, decrescita, ascesa, dominio etc…
    – Viene imputata loro la colpa di aver attindo ad ampie mani a fondi pubblici (vero) ma… è una colpa?;
    – Viene imputato loro di non aver fatto altro (bhe hanno fatto anche altro) che assemblare vari “pezzi” scoperti, sviluppati da altri (vero) ma… è una colpa (anche quell’inetto di Dante, si parlo di tal Alighieri, non ha mica inventato nulla con la sua Commeddia (ometto di proposito l’etichetta Divina), ha solamente disposto delle parole – inventate da altri – a suo piacimento!).
    – …

    Mi domando: Apple, Google, Facebook etc. fanno scienza? Bhe, quasi sicuramente “non solo” e altrettanto quasi sicuramente non in maniera esclusiva!

    Apple è stata capace di enormi operazioni di marketing, ma non so se ricordate cosa fossero gli “smart” phone prima dell’epoca iPhone: quelli che iniziavano ad usare i touch screen erano talmente scomodi da usare che quasi sempre si preferivano i classici cellulari con tasti “fisici”. Si narra che google fosse pronta con il suo primo smartphone android più o meno nello stesso periodo in cui uscì il primo iPhone ma, avendo visto le potenzialità del rivale, abbiano deciso di mandare a monte tutto e riprogettarlo quasi per intero, per uscire dopo un annetto con qualcosa degno di competere! Oggi non saprei se meglio uno o l’altro… probabilmente è solo una questione di gusti. Scienza? Mi devo ripetere: non solo e non in maniera esclusiva ma io direi “c’è anche” della scienza oltre che solo tecnologia.
    Riproponendo il paragone precedente, ricordate l’accozzaglia di parole usate dalla maggior parte dei contemporanei di Dante? No! lo sapevo, c’è voluto lui e pochi altri!
    Ancora, qualche commento sopra si parlava di Enstein, Gauss… Non ne posso avere la certezza, ma sento nel cuore che avrebbero lodato il loro iTelegraph o il loro smartTelegraph (e coloro che li “avevano resi possibili”) in quanto avrebbe agevolato non poco lo scambio delle loro idee rivoluzionarie con i colleghi. Magari Einsteinsarebbe riuscito nell’impresa di sfornare la “teoria del tutto” o magari non avrebbe neanche formulato le sue ipotesi sull’effetto fotoelettrico e sarebbe rimasto un ignoto fisico o impiegato dell’ufficio brevetti, chi lo sa!
    Meglio Einstein o Gauss o Larry Page o Sergey Brin o Steve Jobs o Steve Wozniak o Dennis Ritchie o Brian Kernighan o Richard Feynman… (mpossibile rendere la lista esaustiva)?
    Bhe qui la risposta ce l’ho sicura: IMPARAGONABILMENTE tutti loro!

    Per concludere e, scusandomi dell’essere stato prolisso, tornare alle vicende dell’IIT: spero che ci siano argomenti più validi (e io sono sicuro che esistano) per muverne delle critiche che non siano un mero paragone ad aziende private che hanno attinto ad ampie mani a fondi pubblici (e magari a volte violando qualche brevetto dei concorrenti) ma che pur non avendo fatto esclusivamente scienza (ma ne hanno anche fatta), sicuramente hanno cambiato, no, sarebbe meglio dire stravolto il modo di relazionarsi della nostra specie “sociale”.

    Giusto per curiosità, per i paladini del “non hanno fatto nulla di notevole”: per una settimana intera impostare la deviazione di tutte le telefonate verso il proprio numero fisso di casa e spegnere lo smartphone.
    – Come? non avete ne’ smartphone ne’ cellulare? Chapeau
    – Come? lo avete fatto e ne siete usciti indenni? Chapeau!
    Ovviamente non vale deviarle sul numero di casa quando siete a casa e sul numero dell’ufficio quando siete in ufficio; e non vale neanche farsi prestare lo smartphone da qualcuno!

    • sandroamt: «Per concludere e, scusandomi dell’essere stato prolisso, tornare alle vicende dell’IIT: spero che ci siano argomenti più validi»
      ____________
      Dal punto di vista della scienza, IIT rende meno del Politecnico di Bari


      https://www.roars.it/iit-un-eccellenza-da-100-000-e-ad-articolo-due-volte-meno-efficiente-del-politecnico-di-bari/
      ______________________
      Dal punto di vista della tecnologia, lascio la parola al Direttore Scientifico dell’IIT:
      ______________________
      “Tra quindici anni avremo un robot intelligente in ogni casa. Un umanoide da 5mila euro. Una macchina che collaborerà nei lavori domestici, che curerà gli anziani, come una badante. E fra trent’anni – dice Roberto Cingolani, il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova – saremo pronti per il grande salto: un robot ricoperto di tessuti biologici, sotto la pelle fibre organiche come i muscoli, capaci di farlo muovere. Sarà forte e intelligente come noi” […]
      “Sarà un prodotto a metà strada fra l’automobile e lo smartphone – dice – e potrebbe essere l’occasione per riconvertire gran parte degli impianti dell’industria automobilistica oggi inutilizzati”. […]
      “Entro fine anno [eravamo nel 2015] avremo il primo robot di plastica. Un robot che – ha detto il direttore scientifico dell’Iit – costerà come uno scooter». Una variante di iCub, l’umanoide simbolo dell’istituto, meno sofisticata ma molto più economica, pensata per usi domestici.”
      ____________________
      Poi arrivano le critiche della Senatrice Cattaneo e la risposta di IIT è questa:
      ____________________
      «iCub è stato pensato come piattaforma di ricerca per gli studi di intelligenza artificiale, controllo automatico, visione, ecc. e come tale è stata “data” alla comunità scientifica che “a sue spese” ne ha comprati circa trenta.»
      ____________________
      Come avevamo scritto su Roars:
      ____________________
      Ricapitolando: a maggio del 2015 il Direttore Scientifico IIT dichiarava che “Entro fine anno avremo il primo robot di plastica. Un robot che costerà come uno scooter” e che dovrà “riconvertire gran parte degli impianti dell’industria automobilistica “. Oggi, più di anno dopo, scopriamo che “iCub è stato pensato come piattaforma di ricerca“. Insomma iCub è una piattaforma o uno scooter? E l’industria automobilistica italiana sarà riconvertita alla produzione di iCub? E la rinascita italiana è compresa nel prezzo? E il tutto avverrà entro fine del 2015, del 2051 o magari del 2150?
      https://www.roars.it/il-robot-che-costera-come-uno-scooter-ma-che-e-la-piattaforma-per-la-rinascita-dellitalia/
      ____________________
      E non è solo Roars ad avere dei dubbi:


      «Di fronte a un investimento di decine di milioni di euro tra passato, presente e futuro, come quello per i robot promessi dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) […] Chi è del campo resta perplesso di fronte a investimenti pluridecennali su un progetto incerto, di cui non si comprende lo scopo, fermo alla ricerca del millennio scorso, senza mercato né all’estero né in Italia.»

      https://www.roars.it/il-sole-24-ore-denuncia-il-bluff-della-robotica-umanoide-fiore-allocchiello-di-iit/

    • ma infatti, la quotazione più corretta del mio intervento sarebbe stata questa:
      sandroamt: «Per concludere e, scusandomi dell’essere stato prolisso, tornare alle vicende dell’IIT: spero che ci siano argomenti più validi (e io sono sicuro che esistano)»
      Paragonare IIT ad apple o google o altre aziende (che oggettivamente stanno tracciando la storia della nostra epoca) per dire che IIT è il male allo stesso modo di tali aziende, è a dir poco indecoroso nei confronti di quelle aziende ed altrettanto generoso nei confronti di IIT che probabilmente non sarà ricordato da praticamente nessuno nel corso della storia.
      Il senso dell’articolo l’avevo letto (magari sbagliando) in questo modo: “IIT è/sarà la nuova apple o google (che sono il male) italiana!” bhe io dico magari fosse così… purtroppo non lo sarà!

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