Siamo in grado di anticipare gli exploit e tonfi dell’FFO premiale 2016, quello che dettaglia la parte di finanziamento pubblico basato sui risultati della VQR 2011-2014. Sulla base di un documento fatto circolare da ANVUR presso gli Atenei e della bozza di decreto FFO messa a punto dal MIUR, abbiamo calcolato gli assegni dei 60 atenei statali. La peggiore -meno 44,11 per cento- è Siena, che eviterà il tracollo solo grazie ad una clausola di salvaguardia che limita la riduzione di FFO al 2,25%. Risulterà per molti una sorpresa il risultato di Milano Statale che si posiziona 54-esima su 60 atenei, con un FFO premiale che si riduce dell’11,26%, scendendo addirittura sotto i 50 milioni. Un exploit da registrare è quello di Catanzaro: più 42,5% rispetto allo scorso anno significano 2,2 milioni di euro in più che portano il premio per la ricerca a quota 7,8 milioni. Tra i grandi Atenei viene premiato Napoli Federico II: più 20% per un premio complessivo per la ricerca che supera adesso i 58 milioni. Arrivati a questo punto i lettori abituali di Roars si chiederanno: ma è tutto vero o è l’ennesima burla della redazione? Beh, i dati e i criteri dell’FFO premiale sono proprio quelli autentici. Non vi fidate? Non potete far altro che aspettare pazientemente la pubblicazione dei dati. Anche Redazione Roars ha deciso di adottare lo stile ANVUR: spiegheremo i dettagli intorno al 20 febbraio.
Ma chi proprio non ce la fa ad aspettare, può sempre andare a leggersi la “lezioncina di aritmetica” che abbiamo pubblicato poco prima di Natale. Forse comincerà a capire quale gioco di prestigio è andato in scena …
Ecco finalmente l’FFO premiale 2016. Siamo in grado di anticipare il documento più importante dell’università italiana, quello che dettaglia la parte di finanziamento pubblico basato sui risultati della VQR 2011-2014. Sulla base di un documento fatto circolare da ANVUR presso gli Atenei e della bozza di decreto FFO messa a punto dal ministero dell’Istruzione, è stato possibile calcolare gli assegni che saranno consegnati ai singoli 60 atenei statali.
Partiamo dai soldi. La parte di FFO dedicata a premiare la qualità della ricerca per il 2016 ammonta a complessivi 1 miliardo e 204 milioni di €, contro i circa 1.165 milioni del 2015. Una crescita del 3,4% rispetto all’anno precedente, cui hanno contribuito anche i 38 milioni che avrebbero dovuto essere spesi per le cattedre Natta, il cui iter è stato bloccato dalle dimissioni del governo Renzi. Il MIUR ha così coerentemente fatto confluire i soldi dedicati alle cattedre del merito nella parte del FFO che premia il merito nella ricerca.
Vediamo chi sale.
Se non consideriamo particolarmente significativo il dato delle due piccole università per stranieri, un exploit da registrare è quello dell’Università di Catanzaro: più 42,5% rispetto allo scorso anno significano 2,2 milioni di euro in più che assestano il premio per la ricerca a quota 7,8 milioni. Tra i grandi Atenei viene premiato Napoli Federico II: più 20% per un premio complessivo per la ricerca che supera adesso i 58 milioni. Tendenzialmente il ministero premia gli atenei del Sud. Tra le top dieci ci sono infatti Messina (+39,38%), e ben tre atenei partenopei: Napoli II (+34,01%), Federico II (+19,54%) e l’Orientale (+19,1%). Rappresentanti del nord solo Venezia, ma non Cà Foscari , bensì il più piccolo IUAV (+21,12%) e Genova (+16,51%). Delle università del centro troviamo solo Roma Tre (+14,51%).
Ed ora vediamo chi scende.
Perdono finanziamenti premiali a causa dei risultati peggiori nella ricerca molte piccole università sia del Sud (Molise, Teramo, Foggia) che del Nord (Udine). Risulterà per molti una sorpresa il risultato di Milano statale che si posiziona cinquantaquattresima su 60 atenei, con una quota di FFO premiale che si riduce dell’11,26% scendendo addirittura sotto i 50 milioni. Ma decrescono anche Urbino, Brescia, e Perugia. Anche Roma Tor Vergata, guidata dal rettore Novelli, già membro del consiglio direttivo di ANVUR, si trova in coda alla classifica degli atenei per qualità della ricerca. La peggiore è Siena -meno 44,11 per cento-, che eviterà il tracollo solo grazie ad una clausola di salvaguardia che limita la riduzione di FFO al 2,25%.
Commentando i primi dati VQR Andrea Graziosi, presidente ANVUR, aveva ascritto “Il recupero del Sud al buon funzionamento della Legge Gelmini sul versante management; la non rieleggibilità dei rettori e i consigli di amministrazione più stabili hanno consentito politiche rigorose sui bilanci, un buon recupero di fondi comunitari e migliori assunzioni: questa Vqr dimostra che le persone contano”.
Ed aveva lanciato un grido d’allarme. “Se adesso non arrivano fondi aggiuntivi gli atenei meridionali fermeranno la loro crescita: all’interno hanno fatto tutto quello che dovevano fare, ora hanno bisogno di investimenti”.
Al ministero lo hanno evidentemente ascoltato ed ora alle migliori università del Sud arriveranno fondi aggiuntivi.
Arrivati a questo punto i lettori abituali di Roars si chiederanno: ma è tutto vero o è l’ennesima burla della redazione? Beh, i dati e i criteri dell’FFO premiale sono proprio quelli autentici (calcolati sui dati distribuiti dall’ANVUR). E per quanto riguarda il testo, abbiamo anticipato quello che avresto letto su un noto quotidiano se il MIUR gli avesse fornito le stime del FFO premiale. Forse che abbiamo la sfera di cristallo per anticipare quello che scriveranno i giornalisti? No, niente sfera: ci è bastato adattare, con qualche modifica, un articolo che il noto quotidiano aveva dedicato alla distribuzione dell’FFO 2014.
Non vi fidate? Non potete far altro che aspettare la pubblicazione dei dati. Anche Redazione Roars ha deciso di adottare lo stile ANVUR: spiegheremo i dettagli intorno al 20 febbraio.
Ma chi proprio non ce la fa ad aspettare, può sempre andare a leggersi la “lezioncina di aritmetica” che abbiamo pubblicato poco prima di Natale. Forse comincerà a capire quale gioco di prestigio è andato in scena …
È arrivata la bufera,
è arrivato il temporale,
chi sta bene e chi sta male,
e chi sta come gli par…
https://www.youtube.com/watch?v=nBLn9HLBh88
La conclusione? I ricercatori del sud si sono fatti furbi e hanno adottato gli stessi sistemi in vigore da tempo al nord (ricerche indirizzate verso temi più facilmente accettabili dalle riviste di classe A, società di firmatari di un solo articolo ecc.). In molte università del sud, negli ultimi anni, docenti inglesi, americani e perfino svedesi hanno organizzato seminari in cui spiegavano come si poteva più facilmente pubblicare in una rivista di classe A. La qualità, naturalmente, non aveva alcuna incidenza: le “furbate” sì. Questo exploit delle università del sud sono una riprova della loro effettiva “arretratezza”, dei tentativi, riusciti, di colmare il gap con quelle del nord e della direzione che sta prendendo tutta la ricerca italiana. L’incremento del finanziamento degli atenei del Sud sancisce la fine della sana articolazione delle ricerche dei loro docenti. Adesso il Sud può essere orgoglioso: si è allineato ai sistemi del nord a loro volta molto più vicini a quelli anglosassoni. Quindi Graziosi ha ragione. L’opera dell’ANVUR ha internazionalizzato la ricerca nelle università italiane. Bella internazionalizzazione! Ah dimenticavo. Insegno in un’università del sud, tra quelle maggiormente premiate e credo di aver dato una notevole mano all’incremento degli FFO adottando le “furbate”.
Inviterei a leggere prima di commentare. Nella “lezioncina di aritmetica” (https://www.roars.it/una-lezioncina-di-aritmetica-per-il-consiglio-direttivo-dellanvur/) abbiamo mostrato che della “convergenza” proclamata da Graziosi resta ben poco quando si depurano i dati dall’illusione ottica prodotta dal fatto che la VQR 2011-2014 usa una diversa scala dei voti. È vero che la sociologia da salotto imbastita su classifiche mal digerite è diventato il leitmotiv del dibattito sull’istruzione e la ricerca, ma noi facciamo veramente del nostro meglio per mettere a nudo gli ingranaggi e spiegarne il funzionamento. È veramente terribile questo eterno presente in cui piovono in continuazione nuovi dati e nuove classifiche (giusti, sbagliati, pasticciati) e senza verificarne attendibilità e coerenza con il contesto e il passato ci si precipita ad interpretarli nei modi più disparati.
Rispondo alla provocazione sulle Università del Sud. Non credo sia giusto fare di tutta l’erba un fascio, come prova a dire qualcuno. Le furbate a cui si fa riferimento devono essere adeguatamente argomentate prima di essere spacciate come tali. L’arretratezza è forse del sistema Italia nella sua interezza e non certo imputabile solo alcune aree geografiche del Sud o del Nord. Piuttosto le considerazioni che leggo mi sanno di una guerra tra poveri che a poco serve a tutta l’Italia. Quindi, rigetto fortemente la critica gratuita contro il Sud, che forse si può più facilmente spiegare in una forma di rosicamento personale nel vedere Università giovani, poco blasonate e per giunta del profondo Meridione cercare di scuotere il sistema con uno scatto di impegno ed orgoglio evidentemente inaspettati. Buon 2017 a tutti!
Vale quanto scritto per altri: prima di pensare di essere di fronte a scatti di impegno ed orgoglio o a comportamenti riprovevoli sarebbe il caso di porsi due semplici domande. 1. Ma la classifica presentata da Roars ha senso? 2. Ma perché le università del Sud e le università per stranieri hanno avuto prestazioni comparativamente migliori delle altre, a parità di regole? La risposta sta nella “lezioncina”.
A leggere il commento dell’articolo sulla crescita del FFO premiale dedicato alla ricerca:
“Partiamo dai soldi. La parte di FFO dedicata a premiare la qualità della ricerca per il 2016 ammonta a complessivi 1 miliardo e 240 milioni di €, contro i circa 900 milioni del 2015. Una crescita del 3,4% rispetto all’anno precedente,….”
si direbbe che di una lezioncina di aritmetica ne avrebbero bisogno in molti nel nostro paese…
Grazie della segnalazione. E’ un refuso non un errore di calcolo. Il 3,4% è la percentuale giusta. Per errore era stato riportato il valore della sola parte A del FFO2015. Gli importi del FFO premiale (parte A e B)sono: per il 2016 1.204.025€ e per il 2015 1.164.692.491€. Corretto.
La “lezioncina” serve a dimostrare la falsità del riavvicinamento qualitativo delle università nord-sud attraverso delle percentuali ben indirizzate, se l’ho ben capita. Il fatto è che è innegabile la maggiore produzione “di qualità” (leggi pubblicazione in riviste di classe A) e il fiorire di pubblicazioni a più mani tra i ricercatori del sud. Oltre l’abbandono di alcuni temi di ricerca “classici”. La desertificazione delle biblioteche e degli archivi risale a pochi anni fa.
I fenomeni “opportunistici” ci sono stati ovunque. In particolare, la “lezioncina” mostra che la “scaltrezza” del Sud non è stata troppo maggiore di quella del Nord.
Forse lo schema nord-sud, i probi contro i furbi, non è sufficiente a comprendere i meccanismi in atto. La matrice va complessificata, tenendo conto almeno della dimensione di ciascun ateneo (per esempio) e interrogandosi non tanto (o non solo) sulle strategie individuali o collettive di massimizzazione dei risultati della ricerca, quanto sul rapporto tra il valore complessivo dei prodotti della ricerca e il contributo fornito dai dottorandi, assegnisti, e ricercatori precari o disoccupati, in ciascun ateneo. Sarebbe interessante poter scorporare le diverse componenti di questi dati aggregati e ragionarci su.
Lo ripeto: leggete la “lezioncina di aritmetica” (https://www.roars.it/una-lezioncina-di-aritmetica-per-il-consiglio-direttivo-dellanvur/) prima di lanciarvi nell’interpretazione di exploit e tonfi solo apparenti. Il cambio delle metriche rispetto alla vecchia VQR ha compresso i punteggi riducendo in modo illusorio le distanze tra i primi e gli ultimi.
Nessun tentativo d’interpretazione. Anzi, la constatazione dell’insufficienza di alcuni schemi interpretativi nel cogliere il rapporto tra lavoro precario e non nella produzione scientifica. Questione che la “lezioncina” non affronta.
La questione della precarizzazione del lavoro di ricerca è a mio parere centrale nella discussione sulle politiche della ricerca/funzionamento dell’organizzazione della ricerca. Con il terremoto del FFO non c’entra però.
Forse nella misura in cui ha a che fare con la qualità del reclutamento, ha una rilevanza, direi. Come lei stesso sostiene giustamente altrove, di fronte ai dati ufficiali. e poi le questioni non sono strettamente tecniche, per così dire. Buon anno, evviva le lezioncine aperte.
Invito a leggere un testo quanto mai attuale: “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti” del compianto Roberto Freak Antoni.
Intanto vi riporto questa: “Monte dei Paschi, tagliati fondi a tutti i ministeri per pagare gli interessi sui 20 miliardi di debito aggiuntivo”
Un caro saluto….e ricordatevi anche di Alberto Sordi: “Lavoratori…prrrrr!!!
l’ANVUR è stato una foglia di fico da quando è stata creato: valutare la produttività sulla base di due prodotti in 4 anni è come scegliere gli atleti per le olimpiadi sulla base del tempo che impiegano la mattina per andare da casa alla fermata dell’autobus.
Ma che giochino con i dati per portare acqua al mulino di Nannicini e Perotti è inaccettabile. Il presidente ANVUR e tutto il consiglio debbono essere dismessi per incapacità tecnica o malafede. Probabilmente entrambe.
Quindi il Catanzaro l’anno prossimo gioca il serie A? Milan Bicocca retrocede. E’ appassionante il campionato ANVUR, ricco di colpi di scena!
.
A questo punto io chiuderei Milan Bicocca. Cioè, non si può scadere così e pensare di restare aperti. Chi paga per tutte queste università poi? A meno di non farla comprare dai cinesi.
.
Tornando seri. La lezioncina spiega l’effetto ottico, e bisogna tenere a mente che nel restringere la scala dei voti sono scomparse le penalizzazioni (con segno negativo) per prodotti non presentati (o plagi, ma meno importanti direi), che i prodotti erano due invece di tre e che l’eccellenza ha riguardato una parte ancora minore di articoli in %, individuati con le famose cravatte. I voti si sono livellati su medie simili.
.
E’ vero che ci vogliono i dati per fare analisi più dettagliate per singola università, settore ecc… ma c’è da dire che la spiegazione anvuriana è poco credibile anche per un altro motivo. Qualcuno crede veramente che nel quadriennio 2011-2014 le università si siano organizzate-svegliate-abbiano avuto scatti d’orgoglio? Da quello che ricordo, eravamo impegnati ad adeguarci alla Gelmini (dic 2010), cambiando strutture e responsabili, a capire cosa fosse l’ASN partita nel 2012 e i cui risultati si sono visti nel 2014, a capire cosa fosse la vecchia VQR, i cui risultati si sono visti nel 2013 (!), salvo poi vedere che le regole di quest’ultima erano cambiate!
Ma quand mai.
.
Diciamo che la cosa positiva è che le università del Sud avranno più soldi. Ma si poteva anche dire che questo era lo scopo, sarebbe stato meglio di fare falsa propaganda.
Scusate, Milan Statale!
L’ho detto che ci sono troppe squadre, qua uno si sbaglia pure.
Visto l’exploit di Napoli Federico II, la più premiata (in percentuale) tra i grandi Atenei con Policlinico, mi piacerebbe sapere quanti GEV e/o sub-GEV appartengono a quella Università. Sicuramente è una coincidenza, ma sia il presidente CRUI, sia il presidente ANVUR appartengono alla Federico II.
Non c’era nemmeno bisogno di infiltrare i propri agenti nei GEV. Federico II avrebbe fatto comunque l’exploit grazie alla nuova scala dei voti VQR, come spiegato nella “lezioncina di aritmetica”:
https://www.roars.it/una-lezioncina-di-aritmetica-per-il-consiglio-direttivo-dellanvur/
Certo, concordo. Però converrai che la congiuntura astrale favorevole nei confronti della Federico II è comunque degna di nota.
Dai non potete chiedermi una volta la moltiplicazione con il risultato in inglese e la volta successiva 2-1 per accedere a ROARS … allora la lezioncina non l’avete capita :-)
@lilla qui ci vuole la goal thecnology per capire bene chi a vinto e chi ha perso …
Tornando seri bisognerebbe rifiutarsi di essere valutati in questo modo. Innanzitutto ci vogliono regole chiare, condivise e serie prima e poi fra qualche anno si valuta chi si è adeguato e chi no.
Non si può cambiare regole continuamente e senza nessun criterio e poi valutare un numero di prodotti ridicolo per ogni accademico. … ma cosa si vuole valutare? Non lo si capisce. si vuole valutare la capacità di respirare o la capacità di far progredire l’umanità con scoperte di un certo rilievo … qui abbiamo scoperto che c’è qualcuno che respira più profondamente … è questo un segno di vita o è gasping?
“bisognerebbe rifiutarsi di essere valutati in questo modo”
Ecco, appunto. Siamo stati tutti troppo soft nei confronti di questa deriva. Ho molti colleghi che pensano, temo proprio in ottusa buona fede, che per stanare gli improduttivi sia necessario fare queste cose ed usarle pure per valutare i singoli, etc. etc. In sostanza pensano che questa pessima valutazione sia l’unica alternativa a nessuna valutazione.
Purtroppo molti di questi sprovveduti colleghi sono in posizioni di responsabilità.
Sono curioso di vedere se alla prossima occasione ci sarà una maggiore comprensione del fatto che una valutazione sbagliata non è necessaria ed è comunque peggio di nessuna valutazione, dopo DUE valutazioni sbagliate.
E’ chiaro che non abbiamo più fiducia. Tutti. Con ragione. Non parlerei di furbate, se non in pochi casi, ma certamente la quantità è premiata più che la qualità, perché le riviste di fascia A non sono garanzia di qualità. A detta di chi è membro del comitato editoriale e deve accettare, su raccomandazione del potente, che poi restituirà il favore, lavori deboli.
Io sono EiC di una rivista nuova senza IF, SE di altre due (Q1 e Q2) e reviewer di fiducia di altre 4 (tutte Q1), e faccio review volanti spesso. Mi capitano pochi lavori di italiani e in genere non assisto al mercato delle pubblicazioni che c’è qui da noi. Ci sono colleghi (colleghi si fa per dire) che stanno pubblicando alche 10 paper all’anno.
Una nuova tendenza, l’ho scoperto parlando con un amico che lavora presso un service che fa traduzioni e proofreading, è quella di scovare articoli pubblicati da altri in italiano su atti di convegni di 20 anni fa e farli tradurre in inglese, aggiustare qualche numero e sottoporlo (anzi loro li sottomettono) a riviste Q1 o Q3 (ma anche Q3 e Q4 per fare numero).
La VQR almeno ha mosso l’economia dei traduttori…
Questo non lo sapevo, ma spiega la mole di articoli pubblicati da alcuni, anche 10 all’anno, appunto…
Dalle parti di Udine, qualcuno comincia a preoccuparsi della classifica delle variazioni della quota premiale. Una reazione del tutto prevedibile che evidenzia i pericoli di una gestione amatoriale della valutazione della ricerca. Il cambio delle regole provoca terremoti nella ripartizione dei fondi, subito interpretati come un giudizio di Dio da opinione pubblica e mezzi di informazione:
_______________
“Udine perderebbe addirittura il 16,78% dei contributi a causa delle *valutazioni negative* sulla ricerca“.
_______________
Difficile spiegare che era stato cambiato il metro per misurare i risultati. Quella anvuriana è una meritocrazia sgarrupata che genera classifiche ondivaghe e sociologia da salotto, se non da bocciofila. Con l’aggravante di un’agenzia che cerca di sfruttare le illusioni ottiche (il travaso di punti causato dalle nuove metriche) per rivendicare successi inesistenti (grazie ad Anvur chi stava indietro si è messo a correre più veloce di chi stava davanti):
___________________
https://www.roars.it/una-lezioncina-di-aritmetica-per-il-consiglio-direttivo-dellanvur/
https://www.roars.it/graziosi-scommetteva-sul-terremoto-dellffo-premiale-gia-a-marzo-prima-che-partisse-la-vqr/
___________________
Benvenuti nell’era della post-valutazione, la versione anvuriana della post-verità tanto di moda.
___________________
http://www.udinetoday.it/cronaca/finanziamenti-valutazione-triennale-qualita-ricerca-universita-udine.html
Non era tanto difficile capire che è cambiato il metro, sarebbe bastato leggere il post. Siamo definitivamente nell’era della post-lettura, tanto post che si salta direttamente tanto nel caso non si capirebbe.
Leggere per poi capire?!? Ma siamo matti? Perché capire quando basta guardare il numero di contatti del sito? Un numero alto rende certamente vera qualunque tesi sostenuta nel sito..
I contatti sono certamente moto alti (grazie!) ma la tesi qui sostenuta non è “Udine perderebbe addirittura il 16,78% dei contributi a causa delle *valutazioni negative* sulla ricerca“ quanto” è stato cambiato il metro per misurare i risultati per questo ci sono delle differenze”.
Ma certo… Quelli di UdineToday non hanno letto-capito il post, anche se ne hanno riportato la parte con le previsioni. Che sia stata la popolarità di roars (i.e., il puro dato quantitativo-bibliometrico) ad averli spinti era solo una supposizione – battuta…
Mi viene voglia di suggerire alla redazione, sfruttando la popolarità del sito, di fare un bell’articolo in analogia con l’atterraggio dei marziani (ovviamente in tema qualità della valutazione) e solo qualche giorno dopo chiarire che l’intento era di creare clamore per evitare ulteriori idiozie valutative future.
È una buona idea, ma non vorremmo scatenare il panico ;-)
Direi niente male. Ormai è roars a fare notizia prima del miur. Ed è davvero una vertigine vedere che l’edizione genovese del LaRepubblica, pubblica uno stralcio della tabella che RedazioneRoars aveva copiato, modificando ovviamente i dati, proprio da Repubblica!

Ancora altra fonte friulana:

Università d’eccellenza, il divario tra Nord e Sud: il Sole 24 Ore ha stilato le pagelle delle università italiane … buon ascolto!
http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/versioneoscar/universita-eccellenza-divario-nord-163550-gSLA4Kbu9B