Riceviamo da Paolo Tedeschi, ricercatore di Storia Economica presso l’Università di Milano Bicocca.

Gentile Redazione,

in allegato trovate il verbale relativo ai criteri di valutazione stabilito dalla commissione di Storia Economica 13 C1 (sede sorteggiata è l’università di Messina).

a) I criteri identificati fanno riferimento alle “pubblicazioni scientifiche” e agli “altri titoli” e riprendono quanto pubblicato a livello di norme e circolari dal giugno dell’anno scorso in poi, comprese raccomandazioni CUN. Resta qualche dubbio sulla modalità di indicare tutti i criteri come se avessero pari valore quando invece provengono da fonti che hanno una forza giuridica diversa;

b) Di originale c’è un richiamo relativo al prestigio delle riviste basandosi anche sui criteri stabiliti dalle associazioni degli Storici economici (SISE) e del pensiero economico (AISPE): richiamo significativo (ricordo che siamo nella mitica area 13, quella delle riviste più che pazze) che pone però la questione se si possa o meno derogare alla discutibile (eufemismo) classificazione stabilite dall’Anvur.

c) Sulla qualità della pubblicazioni si identifica poi una griglia di quattro livelli che è interessante, ma lascia qualche dubbio in merito alla compatibilità col fatto di essere in un settore non bibliometrico ovvero all’impossibilità di inserire valori numerici derivati dai classici (e spesso discutibili) indici bibliometrici. Da ciò deriva che la commissione stabilisce la collocazione delle pubblicazioni nelle quattro fasce, ma i criteri indicati espongono sempre a ricorsi legati alla diversa “interpretazione” dell’impatto della pubblicazione sulla comunità scientifica, soprattutto a livello internazionale. E in ogni caso se per gli articoli in volume, le monografie e i trattati scientifici esiste di fatto una discrezionalità/libertà di valutazione della commissione, per gli articoli in rivista resta il problema della compatibilità con le riviste “pazze” Anvur. Segnalo in proposito che la fascia A delle riviste pazze Anvur comprende di fatto solo otto riviste realmente accessibili per gli storici economici e quindi capita spesso che l’eccellenza degli storici (ad ex. riviste pubblicate a Cambridge con rilevante IF) non coincida con la fascia A stabilita dall’Anvur.

d) Si attribuisce, come fatto da altre commissioni, un valore alla didattica fatta in Italia: resta però il problema che tale voce non è stata mai indicata dalla normativa perché alla base c’era la volontà di premiare i più giovani (spesso non incardinati) che proprio per questo beneficiano di un calcolo delle mediane apppositamente corretto (se questo sia giusto o meno è ovviamente un altro discorso). Da ciò deriva anche il fatto che molti non hanno inserito il dato nel CV perché ritenuto non rilevante. Si apre in questo caso l’ampia questione relativa al fatto che le commissioni possano valutare caratteristiche del candidato non richieste dai bandi e quindi non inserite dai candidati più “ingenui”(di norma i più giovani) che hanno dimenticato di inserire tutto il loro CV nella domanda di abilitazione (seguendo al vecchia regola che è meglio ripetere due volte la stessa cosa e/o indicarla inutilmente che dimenticarsene).

e) Resta infine un dubbio che è valido per tutte le delibere delle commissioni che sono state pubblicate fino ad oggi (sia settori bibliometrici che non bibliometrici): letta una simile delibera cosa può far pensare ad un candidato di ritirarsi visto che è scritto tutto quanto già si sapeva al momento della presentazione della domanda, ovvero il candidato non ha avuto di fatto alcuna indicazione in più rispetto a novembre 2012? Quest’ultimo punto si inserisce sul problema dei possibili ricorsi che riguarda ovviamente tutte le commissioni. E’ chiaro che tutte le volte che non si chiarisce bene ai candidati cosa si chiede si aumentano le probabilità di ricorsi che danneggiano tutti i candidati: da ciò deriva l’auspicio che eventuali giudizi negativi siano, come peraltro richiesto dalle norme, motivati molto chiaramente e non in forma generica. Una “bocciatura” chiaramente motivata resta comunque amara e poco digeribile, ma genera al massimo un ricorso che risponde al giudizio negativo contestandone la validità senza necessariamente coinvolgere gli altri candidati. Al contrario a fronte di indicazioni generiche il ricorso passa necessariamente per un confronto con le valutazioni attribuite ad altri candidati se non per un terribile “j’accuse” all’attività complessiva della commissione. Il rischio è chiaramente quello del “blocco” di tutte le abilitazioni di quel settore disciplinare (almeno per quella determinata fascia). Si noti infatti che tale “blocco” puo’ essere anche “indiretto”: tipico in proposito il caso in cui il giudice amministrativo riconosca al ricorso il diritto di essere valutato, ma non sospenda comunque gi effetti (ovvero la validità) del lavoro svvolto dalla commissione e quindi il giudizio dato agli altri candidati. Quale università chiamerà infatti un abilitato “sub-judice”? In un ambito di risorse molto scarse, i docenti degli altri settori disciplinari avranno infatti gioco facile a rinviarne la chiamata a quando l’esito del ricorso sarà definitivo.

 

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3 Commenti

  1. La griglia di quattro livelli a me sembra del tutto insensata, non “interessante”: si può considerare un criterio dire che “le pubblicazioni di livello eccellente sono quelle riconosciute come tali” (chiunque e dovunque le si riconosca come tali)? Dovrebbe trattarsi di criteri di giudizio DELLA COMMISIONE, non del rimbalzo di giudizi altrui.
    **
    Ma il vizio è in origine: la griglia non è una pensata della Commissione, che non si è affaticata su questo, è semplicemente quella contenuta nel DM 7 giugno 2012, n. 76, su «criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale» (e presente in forma quasi identica già nel bando della VQR):
    1. Le pubblicazioni di livello eccellente sono quelle riconosciute come eccellenti a livello internazionale per originalità, rigore metodologico e rilevanza interpretativa; oppure quelle che hanno innovato in maniera significativa il campo degli studi a livello nazionale.
    2. Le pubblicazioni di livello buono sono quelle di importanza internazionale e nazionale riconosciute per originalità dei risultati e rigore metodologico.
    3. Le pubblicazioni di livello accettabile sono quelle a diffusione internazionale o nazionale che hanno accresciuto in qualche misura il patrimonio delle conoscenze nei settori di pertinenza.
    4. Le pubblicazioni di livello limitato sono quelle a diffusione nazionale o locale, oppure in sede internazionale di non particolare rilevanza, che hanno dato un contributo modesto alle conoscenze nei settori di pertinenza.

    • Sì sì per la VQR volevano copiare la classificazione del RAE/REF http://www.ref.ac.uk/panels/assessmentcriteriaandleveldefinitions/, ma non sanno neanche copiare. E soprattutto sembra che l’estensore abbia difficoltà logiche serie. Pensate se uno stuendete scrivesse una frase così “Le pubblicazioni di livello eccellente sono quelle riconosciute come eccellenti”.

      Quality that is world-leading in terms of originality, significance and rigour.
      Quality that is internationally excellent in terms of originality, significance and rigour but which falls short of the highest standards of excellence.
      Quality that is recognised internationally in terms of originality, significance and rigour.
      Quality that is recognised nationally in terms of originality, significance and rigour.
      Quality that falls below the standard of nationally recognised work. Or work which does not meet the published definition of research for the purposes of this assessment.

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