L’istituzione di ANVUR e l’avvio della VQR avrebbero dovuto costituire un fattore di sviluppo e crescita dell’università e della ricerca italiane. Le scelte adottate dall’Agenzia negli ultimi mesi non hanno favorito la cooperazione e la condivisione degli obiettivi da parte di molti dei soggetti valutati. Lettere come quella che segnaliamo sono un segno dei tempi e dovrebbero suonare da campanello d’allarme per ANVUR: se si vogliono ottenere risultati positivi occorre almeno in parte correggere la rotta.


“Caro prof. Colozzi,

ti ringrazio dell’invito a far parte dei valutatori del Gev, un invito che tuttavia non posso accettare.

In primo luogo, perché non considero i membri del Gev in alcun modo legittimati a valutare la ricerca sociologica italiana.”

Come sai bene, non siete stati selezionati a svolgere tale ruolo da una comunità di pari in virtù delle vostre capacità scientifiche, qualità morali ed esperienza di valutatori (esperienza che, sulla base dei vostri curricula, mi rimane oscura). Con tutto il rispetto che devo a dei colleghi, non mi sembra azzardato affermare che il vostro profilo scientifico, compreso quello del vice-presidente dell’Anvur, è largamente interscambiabile con quello di diecine, anzi di centinaia, di sociologi italiani. L’unica ragione per cui sedete nel Gev è che siete stati scelti dal Consiglio direttivo dell’Anvur nominato dal governo Berlusconi. Una scelta dunque indirettamente politica: e chiunque conosca anche approssimativamente la geopolitica della corporazione sociologica italiana, considerando che il vice-presiente dell’Anvur era l’unica rappresentante della sociologia nel Consiglio direttivo dell’Anvur, non si meraviglierà della composizione del subGev14.

Ma la vostra mancanza di legittimazione non è soltanto sostanziale. E’  anche legale-procedurale. La recente, non chiusa, vicenda della classificazione delle riviste di sociologia mostra che avete ignorato, disatteso e violato le norme e i criteri che voi stessi vi siete dati, che avete pervicacemente rifiutato di fornire dati e chiarimenti sulle procedure che avete seguito, che avete opposto un ostinato silenzio alla richiesta di accesso ai verbali dei vostri lavori, anche quando proveniva da un numero molto ampio e qualificato di colleghi.

Uno spregio delle forme più elementari non solo della correttezza professionale, ma anche del diritto.

Permettimi di dire, a questo proposito, che ho trovato particolarmente grottesco il tuo richiamo “a scrupolosi criteri per evitare conflitti  d’interesse”, quando tu e diversi dei tuoi colleghi non vi siete fatti alcun scrupolo di valutare riviste del cui comitato scientifico ed editoriale eravate membri. Un po’ di pudore talvolta sarebbe salutare.

Non entro nel merito di molti altri aspetti discutibili dell’operato dell’Anvur, già notati da numerosi commentatori, a partire del costo abnormemente alto della macchina valutatrice. Noto soltanto, a questo proposito, che stipendi come quelli del direttivo dell’Anvur (210.000 euro annui per il presidente, 178.500 per il vicepresidente e gli altri membri, che presumibilmente si aggiungono ai loro stipendi accademici o alle loro pensioni) non sembrano in sintonia con il momento di così gravi difficoltà economiche che sta attraversando l’università e, più in generale, il paese.

Per tutti questi motivi, caro prof. Colozzi, sono obbligato a declinare il tuo invito. Poiché la tua è una comunicazione ufficiale, non vedo alcuna ragione per mantenere riservata la mia risposta.

Con i più rispettosi saluti,

Pier Paolo Giglioli

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