Uno dei punti della bozza di legge delega all’esame del Consiglio dei Ministri tocca la riforma degli organi collegiali della scuola italiana, con l’obiettivo di ridurli a meri organi consultivi. Ma questo non è affatto il primo tentativo di ridurre la rappresentanza degli studenti e dei genitori: ed ecco che dalle ceneri della scorsa legislatura rispunta il ddl Aprea-Ghizzoni…

Dalle ultime notizie, pare che il Governo abbia pronto un disegno di legge delega su temi riguardanti l’istruzione, l’università e la ricerca. Questa delega, come abbiamo già scritto, non è un semplice riordino della normativa esistente, ma una riforma a tutto campo.

In particolare, è prevista anche la riforma degli organi collegiali della scuola:

h. per quanto riguarda la materia dell’istruzione, semplificazione dell’organizzazione amministrativa e dei procedimenti nelle seguenti materie:

2. organi collegiali della scuola, con mantenimento delle sole funzioni consultive e superamento di quelle in materia di stato giuridico del personale e di quelle rientranti nelle materia di competenza regionale;

[…]

5. contabilità delle istituzioni scolastiche;

Questo è uno dei pochi punti dove lo schema di legge delega rivela chiaramente gli indirizzi politici che si intendono perseguire: non sarebbe infatti il primo tentativo di ridimensionare o abolire gli spazi di rappresentanza riservati agli studenti e ai genitori all’interno della scuola.

Gli osservatori più attenti potrebbero infatti vedere in questo punto della delega un tentativo surrettizio di reintrodurre il disegno di legge Aprea-Ghizzoni sotto altra forma. Originariamente, il PDL 953 – presentato il 12 maggio 2008 dalla deputata PDL Valentina Aprea, a inizio della XVI Legislatura – prevedeva un significativo ridimensionamento della rappresentanza di genitori e studenti con l’eliminazione degli organi collegiali e delle assemblee garantite come diritto, la facoltà delle scuole di trasformarsi in fondazionil’ingresso di soggetti privati nei Consigli di Istituto, trasformati in Consigli di Amministrazione (poi Consigli dell’Autonomia).

L’iter del disegno di legge in Commissione Cultura alla Camera fu piuttosto lungo e travagliato. Il PD, invece che opporsi a questo ddl, preferì far proseguire l’esame in Commissione Cultura addirittura in sede legislativa, ovvero con la facoltà di approvarlo senza il voto dell’Aula. Dopo numerosi emendamenti, e mantenendo comunque forti criticità, il risultante testo unico (Aprea-Ghizzoni), risultato della fusione di più ddl, fu approvato dalla Commissione Cultura della Camera, passando al Senato nella sua ultima versione: lì fu subito affossato dallo stesso PD che lo aveva approvato alla Camera.

Tuttavia, lo scenario prospettato dalla legge delega pare persino peggiore di quello previsto dal ddl Aprea-Ghizzoni. Mentre il PDL 953, anche nella sua formazione originaria, prevedeva una nuova composizione degli organi collegiali, ma non una riduzione dei corrispondenti poteri, lo schema di legge delega parla esplicitamente di mantenimento delle sole funzioni consultive dei detti organi collegiali. Anche la contabilità delle istituzioni scolastiche – attualmente regolata dal Decreto Interministeriale 44/2001 – sarà compresa nelle materie interessate dalla delega legislativa.

Non è facile figurarsi che cosa questo vorrà dire in concreto per la scuola italiana. Sicuramente gli studenti e i genitori perderanno l’opportunità di far sentire la propria voce nei confronti della burocrazia scolastica, già spesso insensibile agli interessi degli studenti, come si può evincere dagli episodi – anche oggetto di articoli di stampa – riguardanti l’eccessivo costo dei libri di testo e l’illegittima richiesta di contributi economici alle famiglie. La rappresentanza scolastica, poi, è la prima esperienza “democratica” che si sperimenta da adolescenti (nel bene e nel male!) e contribuisce pure a creare quella “coscienza critica” che si vorrebbe misurare (?) con i tanto discussi test. D’altronde, il mantenimento delle sole funzioni consultive del Consiglio di Istituto e dei Consigli di Classe è l’ammissione del fallimento di ogni forma di partecipazione elettiva all’interno della scuola.

Ci si potrebbe anche chiedere dove e a chi andranno a finire i poteri del Consiglio di Istituto, ad oggi vero e proprio board dell’istituzione scolastica. Chi ratificherà i documenti fondamentali come il bilancio della scuola o il Regolamento di Istituto? Chi approverà i contratti sottoscritti dalla scuola?

La risposta a tutte queste domande risiede per ora nel campo della pura speculazione. Che si vada verso un maggiore accentramento dei poteri nelle mani dei dirigenti scolastici, che tuttavia il MIUR non è nemmeno in grado di reclutare senza sprofondare nell’inferno dei ricorsi amministrativi? Oppure ci si dirigerà verso un nuovo centralismo ministeriale, sconfessando la linea dell’autonomia scolastica?

Quello che è certo è che bisognerà stare con gli occhi aperti. Nel Paese della riforma permanente, l’incertezza normativa regna sovrana.

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3 Commenti

  1. Giuste ma incomplete osservazioni. Tra gli organi collegiali c’è anche il Collegio dei docenti che da tempo si tenta di ridimensionare in ogni modo sottraendogli le potestà deliberative in marito alla didattica (quelle in merito all’organizzazione sono già in gran parte sparite) con la scusa che si tratta di organo troppo ampio, litigioso e che paralizza le scuole. In realtà quello è l’unico baluardo contro le “dittature” delle dirigenze, che a volte, diciamo così, sono esperte, a volte… un po’ meno, a volte sono interessate alla qualità, altre alla quantità, e contro decisioni che passano sopra la testa dei docenti senza coinvolgerli nelle decisioni che riguardano l’attività quotidiana, ledendo il principio costituzionale della libertà d’insegnamento.

    • Sì, forse questa omissione è dettata da un mio “pregiudizio” personale. Essendo stato rappresentante degli studenti in Consiglio di Istituto di un grosso liceo scientifico milanese, NON ho avuto prova di indipendenza, né di saggezza, da parte del Collegio Docenti.

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