Un articolo sul Corriere della Sera  sostiene che ” C’è un tesoretto nascosto nella ricerca italiana … è un tesoro di 4,5 miliardi di euro”.

Riportiamo di seguito una lettera che il Senatore a vita Elena Cattaneo ha  inviato al Corriere della Sera per spiegare l’assenza del tesoretto, insieme con uno stralcio del suo intervento al Senato, e a seguire la presa di posizione dei presidenti degli Enti di Ricerca e della CRUI sulla vicenda. Invece di cercare di confondere le acque (torbide)dei presunti tesoretti degli enti di ricerca bisognerebbe ritornare a quanto dichiarato dal Ministro Giannini poco prima del Referendum (quando si dice la sfortuna) e dunque al suo defenestramento

Il cosiddetto ‘tesoretto’ di 450 milioni dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) potrà essere messo in parte a disposizione al resto del mondo della ricerca italiana. Lo ha detto il ministro per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Stefania Giannini, nell’audizione in Senato sul finanziamento della ricerca pubblica. “Sono pienamente convinta che sia giunto il momento di ragionare sulla possibile destinazione di questi fondi, da rimettere in gioco per il mondo della ricerca di base. Questa – ha detto il ministro nel corso dell’audizione – mi sembra un’operazione non solo possibile ma auspicabile, me ne farò personalmente carico perchè mi sembra corretto”.


Caro direttore,

sostenere che le università e gli enti di ricerca pubblici italiani, che ogni giorno piangerebbero miseria, hanno accesso ad un «tesoro segreto» di 4,5 miliardi di euro, costituito dalla liquidità disponibile nei loro conti bancari, è fuorviante. Il dato della liquidità di ciascun ente è privo di senso se non si specifica se, e in che misura, essa sia già impegnata per progetti di ricerca e se — ad esempio — non vadano sottratti gli accantonamenti obbligatori per legge. Tacendo dell’entità della quota vincolata si lascia intendere che tutti gli enti, chi più chi meno, ricevano troppi soldi dallo Stato e siano portati a generare «tesoretti». Invece, non è così, di tesoretto a ben vedere ce n’è per un solo ente. Vediamo i dati.

Prendiamo il caso del CNR, primo in classifica — secondo l’articolo del Corriere — fra gli enti di ricerca per disponibilità liquide: i 456.885.203 di euro in cassa sono formati per 416.976.764 dai Tfr dei dipendenti, inclusi nel bilancio del loro ente che agisce da sostituto d’imposta come prevede la legge. Non è come il caso dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) che, come ormai noto, ha accantonato 452.202.000 (a cui si aggiungono le risorse ex-Iri, equivalenti a 128 milioni di euro finite nelle casse di IIT invece che per il potenziamento della rete nazionale della ricerca) per il sovradimensionamento delle risorse pubbliche di cui è da oltre un decennio beneficiario. Cifra, che a differenza di quanto scritto, non deriva solo dalla fase iniziale di startup, ma da un metodico accantonamento del surplus dei trasferimenti, come risulta nell’aumento della liquidità disponibile nei suoi conti bancari per una cifra media di 20 milioni euro/anno, almeno a partire dal 2006. Come metro di paragone ricordo che i progetti PRIN per la ricerca libera su tutte le discipline hanno avuto, dopo anni di blocco, dallo Stato 100 milioni su tre anni.

Prendiamo il bilancio del terzo in classifica per liquidità, l’INFN, pari a 351.985.857 di euro. Come scrive la Corte dei conti nella sua relazione di monitoraggio, tale somma è sostanzialmente tutta impegnata per attività pluriennale (deriva infatti da bandi competitivi per progetti finanziati ai bravi ricercatori dell’Istituto). Come evidenziato dalla Corte, ad esempio per il 2015, avanzano solo cifre molto piccole — nel caso citato 8 milioni — che servono ad un ente della dimensione di INFN a fronteggiare rischi, oneri e imprevisti.

La musica non cambia se guardiamo alla disponibilità degli atenei, per quanto riguarda l’università di Milano, di cui ho diretta conoscenza. A proposito del suo avanzo di amministrazione 2015, scrive l’università nella nota integrativa al bilancio: «Si ricorda che il cda nella seduta del 23 febbraio 2016 ha approvato una prima destinazione dell’avanzo ad utilizzazione vincolata per 305.467.561,86 euro. Tenuto conto che l’avanzo d’esercizio è stato determinato in 353.217.959,88 euro, il Consiglio è chiamato a deliberare sull’assegnazione della restante quota di 41.750.398,02 euro, escluso il fondo di riserva pari a 5 milioni». Ovvero, avendo riscontrato un avanzo di cassa superiore a quanto previsto e già impegnato per ricerca, stipendi e altri tipi di spesa nel 2016, l’università destina subito a scopo utile la differenza, impegnandola ad esempio per interventi di edilizia e di recupero e messa a norma del patrimonio edilizio in gran parte storico, e non a trasferirla in un conto bancario dove giacerà per anni inutilizzata. Scrivere infine che la crisi del governo Renzi, forse salvando i fondi del tesoretto IIT, «in realtà ha salvato tutto il mondo della ricerca perché, come un domino, il caso si sarebbe dovuto scaricare sugli altri» è dunque pura fantasia. A meno che non si pensi, seriamente, che si possa sottrarre il Tfr ai dipendenti, o cancellare impegni presi su progetti pluriennali di ricerca.

Elena Cattaneo

Docente alla Statale di Milano e Senatore a vita


Stralcio dell’intervento al Senato del Senatore a vita Elena Cattaneo 

“il «Corriere della Sera», circa l’esistenza di un tesoro segreto, pari a 4,5 miliardi di liquidità nelle mani delle università e degli enti di ricerca pubblici italiani. Ebbene, se fosse vero, significherebbe che da anni tutta la comunità scientifica e universitaria sarebbe complice di una gigantesca operazione di falsificazione della verità, di enti che falsamente piangono miseria con l’intento di ingannare i cittadini e, soprattutto, i decisori pubblici (quindi voi, colleghi) per accumulare, anche in tempi di crisi, montagne di denaro in banca come tanti insaziabili zio Paperone. In realtà, si tratta di una colossale distorsione dei fatti che inquina il dibattito pubblico e spiace che una testata come quella del «Corriere della Sera» vi si sia prestata. Si tratta di una ricostruzione anomala che fa male alla ricerca e al Paese che sembra ispirata dal solo fine di confondere le acque sull’abnormità finanziaria e di accantonamento di denaro pubblico da parte di un singolo ente, l’Istituto italiano di tecnologia”

 


LE RISPOSTE ALL’ARTICOLO DEL CORRIERE SUI TESORETTI DELLA RICERCA PUBBLICA DA 4,5 MILIARDI

Ricerca: Inguscio (Cnr), non abbiamo certamente tesoretti = (AGI) – Roma, 13 feb. – “Non abbiamo certamente tesoretti”. Lo ha detto Massimo Inguscio, presidente del Cnr e della Consulta degli enti pubblici di ricerca, rispondendo ai giornalisti in merito al presunto tesoretto da 4,5 miliardi che gli enti di ricerca e le universita’ pubbliche avrebbero a disposizione in base ai propri bilanci, secondo un articolo pubblicato dal Corriere della Sera lo scorso 6 febbraio. Intervenendo in una conferenza stampa nella sede del Cnr, Inguscio ha aggiunto che le risorse cui faceva riferimento il quotidiano “restano li'”. Gaetano Manfredi, presidente della Crui, ha poi precisato: “Abbiamo degli obblighi di accantonamento e i dati che sono emersi sono relativi a giacenze di cassa”. (AGI)

Ricerca: presidenti enti, non esistono tesoretti Bisogna saper legge bilanci (ANSA) – ROMA, 13 FEB – Non esistono i presenti tesoretti degli enti pubblici di ricerca: lo hanno detto oggi a Roma, presso il Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr), in una conferenza stampa gli stessi presidenti degli enti pubblici di ricerca, rilevando che tutto è scritto nei bilanci, che sono pubblici e trasparenti e che soprattutto bisogna saper leggere. “Abbiamo denari pubblici spesi fino all’ultimo centesimo e in una situazione nella quale siamo valutabili in un contesto sia nazionale che internazionale”, ha detto Massimo Inguscio, presidente del Cnr e della Consulta dei presidente degli enti pubblici di ricerca, che ha organizzato l’incontro insieme alla Conferenza dei rettori. Anche per il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Roberto Battiston, “una lettura corretta dei bilanci degli enti indica con assoluta evidenza che non esistono tesoretti. Bisogna considerare – ha aggiunto – che i fondi stanziati dagli enti per i progetti pluriennali vengono allocati ma non spesi”. (ANSA).

 

RICERCA: BATTISTON (ASI), NESSUN TESORETTO, LEGGERE BENE BILANCI = Roma, 13 feb. (AdnKronos) – I bilanci degli Enti di ricerca italiani, e quindi dell’Agenzia Spaziale Italiana, “mostrano con certezza che non esistono tesoretti”, quindi, “bisogna saper leggere un bilancio”. E’ il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, a rispondere così alle domande dei giornalisti, a margine della conferenza stampa al Cnr sulla ricerca pubblica italiana, riguardo la notizia di un tesoretto da 4,5 miliardi di euro non speso dagli enti pubblici di ricerca. Battiston segnala che “addirittura l’Asi deve fare bilanci triennali perchè i programmi che affronta durano almeno tre anni e sono programmi internazionali” quindi soggetti a “tempi differenti da un normale bilancio di una comune società”. “La verità -incalza- è che bisogna saper leggere i bilanci”. Il mondo della ricerca italiana “ha il massimo impegno nello sfruttamento dei fondi che gli vengono assegnati. Non è assolutamente vero che esiste un tesoretto” ribadisce il numero uno dell’Asi”. “L’analisi corretta del dato, fatta con un minimo di occhio critico, dimostra chiaramente che il residuo di fine anno di fondi non impegnati di un programma triennale è trascurabile rispetto all’investimento, occorre leggere il dato con l’occhio di chi sa leggere un bilancio e la notizia è infondata” taglia corto Battiston ricordando che i bilanci sono pubblicati. (Ada/AdnKronos)

 

RICERCA: INGUSCIO (CNR), SOLDI PUBBLICI SPESI FINO A ULTIMO CENT = Roma, 13 feb. (AdnKronos) – “I soldi pubblici che ricevono il CNR e gli altri Enti di ricerca sono spesi fino all’ultimo centesimo. Non abbiamo nessun tesoretto“. E’ secca la risposta del numero uno del CNR e Presidente della Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca, Massimo Inguscio, anche lui intervenuto riguardo la notizia circolata in questi giorni di un ‘tesoretto’ da 4,5 miliardi di euro nelle casse degli Epr e mai speso. Gli Enti di ricerca si muovono “in un contesto nel quale siamo valutabili sia a livello nazionale che internazionale” ha ribadito Inguscio parlando alla conferenza stampa al CNR sullo stato, i risultati e le risorse della ricerca pubblica italiana. All’incontro hanno preso parte i vertici dei maggiori Enti di ricerca italiani, dal CNR All’Asi all’Ingv, dal Crea all’Infn, e i Rettori delle maggiori Università italiane, tra cui il Rettore de La Sapienza, Eugenio Gadio, che hanno rimarcato “l’infondatezza dell’esistenza di un possibile tesoretto” accantonato dagli Epr.

Enti di ricerca: nessun “tesoretto”, spendiamo tutti i fondi Manfredi (Crui): “Abbiamo degli obblighi di accantonamento” Roma, 13 feb. (askanews) – “Tesoretti gli enti pubblici di ricerca non ne hanno. Tutto il resto è scelta politica: stiamo a vedere dove va il dibattito, ma la politica è una cosa diversa. Noi non abbiamo certamente tesoretti”. In un incontro al Cnr su “La ricerca pubblica italiana: risultati, obiettivi e risorse”, il presidente del Cnr e della Consulta dei presidenti degli enti pubblici di ricerca, Massimo Inguscio, ha smentito che gli enti di ricerca italiani abbiano nei propri bilanci un “tesoretto segreto” da 4,5 miliardi, come ha scritto nei giorni scorsi un quotidiano. Inguscio ha spiegato che gli enti “spendono fino all’ultimo centesimo” i fondi pubblici e che quello che rimane in cassa sono risorse da non considerare spendibili perchè già allocate per progetti che si sviluppano in più anni. “Abbiamo degli obblighi di accantonamento e i dati emersi sono relativi a giacenze di cassa”, ha precisato il presidente della Crui, Gaetano Manfredi.

 

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7 Commenti

  1. Pare che l’unico ad avere tesoretti sia l’ITT. Gravissimo fondi rimangano parcheggiati (per salvate filiali di qualche istituto di credito?) . Forse un controllo da parte della Corte dei Conti sui bilanci di alcuni atenei porterebbe però sorprese. Forse i fondi in parcheggio sono molti di più.

  2. Ogni tanto dai soliti ben noti ambienti milanesi vengono fatte uscire bufale sull’ università e la ricerca italiane, con il Corriere sembre ben disposto a fare da megafono.
    A pensare male si fa peccato ma spesso ci si coglie… Credo che qualcuno sulle cattedre Natta ancora non si sia dato per vinto e sta ricominciando una campagna di stampa per spianare il terreno all’ ennesimo trasferimento di fondi pubblici verso la ben nota università privata milanese.
    Occhi aperti perchè temo la sorpresina sia in arrivo.

    • @marcati sono perfettamente d’accordo. Quello che trovo sconcertante che anche su roars, che seguo e ammiro, a volte si cita corsera come fonte autorevole. In realtà è un dei giornali più faziosi, autoreferenziali, decotti gerontocentrici, filo bancari e della vera casta che io conosca. E’ diventato da 20 anni un giornalaccio meneghino. Citare poi Gian Antonio Stella, come troppo spesso accade è autolesionistico. Lui parla sempre e comunque male di unipubblica: Ovviamente le uniprivate sono un’altra cosa per costoro. Provate a cercare GAS scrivetegli che c’è del marcio in Unipub e accorrerà. In attacco a prescindere. Perchè questi:lui Rizzo Romano cercioBattista non vengono rottamati. Chissà quanto giovani meglio di loro ..ma questi resistono e condannano. Sulla vicenda di Maio dimostrano di non essere più credibili (non so . Lo stesso vale per tutti i giornali di regime corrsera, republ, sole24 (giornale di un sindacato ma citato addirittura da Mattarella in apertura di anno). Il li leggo sempre o quasi tutti (compreso l’ancora decorosa Stampa). Il fatto fazioso a volte, ma l’unico controaltare.
      Viva roars viva unipubblica!!!

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