Ho l’onore di essere uno dei firmatari, insieme ad economisti, giuristi e intellettuali, dell’appello “Perché votare NO nel referendum costituzionale per la riconquista dell’autonomia politica ed economica del nostro paese contro la tirannia tecnocratica sovranazionale e dei trattati europei”.
J.P. Morgan Chase nel maggio 2013 ha suggerito di cambiare la cornice generale della convivenza civile e politica all’interno di ciò che rimane della residua sovranità popolare degli stati europei, specie nei paesi più fragili e periferici, e dunque di attuare un superamento definitivo delle Costituzioni nazionali ove ancora è presente il riconoscimento dei diritti sociali. La riforma costituzionale è ispirata da queste idee e il governo Renzi intende realizzare un progetto ambizioso e pericoloso: esautorare il Parlamento dalle sue fondamentali prerogative. In questo modo si avallano e si consolidano le “riforme” imposte dai trattati europei che esautorano le politiche economiche nazionali ed erodono i principi democratici costituzionali cioè: – le riduzioni delle tutele e del potere di acquisto del lavoro e delle pensioni; – l’esautoramento di ogni autonoma politica economica nazionale. In tal modo sono poste le premesse per la distruzione dell’apparato della ricerca scientifica, dell’istruzione, produttivo industriale, pubblico e privato, con il conseguente impoverimento generale, e si è preclusa al paese l’adozione di sue proprie politiche di sviluppo a tutto vantaggio dei paesi più forti dell’Europa, Germania in testa, che in questi anni hanno goduto, anche grazie a ciò, di un ulteriore vantaggio competitivo.
Questi provvedimenti vanno inquadrati nella logica propria della svolta liberista, che mira a liberare l’economia e il mercato dagli interventi della politica, favorendo la giustizia di mercato contro la giustizia sociale. Tuttavia i provvedimenti finora adottati hanno aggravato la crisi, tuttora in corso, oltre che reso ancora più ampie le disuguaglianze tra i paesi del Nord e del Sud Europa, spingendo questi ultimi in una posizione di crescente “mezzogiornificazione”, ossia sempre più nelle retrovie dello sviluppo.
Le Costituzioni, come la nostra, mirano invece a una democrazia sociale con un’economia mista e con una significativa presenza del pubblico nei settori nevralgici per l’economia e la società quali industria, scuola, ricerca, salute, credito, energia. In questo si traduce la forte affermazione di un principio di eguaglianza formale e sostanziale, di diritti e libertà nella I parte della Carta.
Votare NO nel referendum costituzionale significa, dunque, votare contro la tecnocrazia sovranazionale che, grazie alla presente manomissione della Costituzione potrà appoggiarsi ad una monocrazia nazionale, ancor più vassalla delle oligarchie europee che continuerà ad affossare lo sviluppo del Paese con ancor più risolutezza. Il NO nel referendum è un SI’ al rilancio della democrazia prevista nella nostra Costituzione fondata sulla sovranità popolare: ieri c’è stata la presentazione della campagna per il NO che spero sia il primo passo per aggregare le tante voci che chiedono democrazia e partecipazione.
(Una versione precedente è stata pubblicata su Il Fatto Quotidiano)
Premesso che non sono aprioristicamente a favore o contrario alla riforma costituzionale… sto ancora cercando di capire.
In che punto il ddl costituzionale approvato “esautora il Parlamento”?
Per approfondire, oltre al documento linkato sopra può leggersi questo: https://dl.dropboxusercontent.com/u/12973971/Referendum%20costituzionale/Trenta%20ragioni%20per%20il%20NO.pdf
“aggregare le tante voci che chiedono democrazia e partecipazione”. Spero che si dia voce anche ai tanti autorevoli giuristi che hanno firmato documenti per il sì senza che questi ultimi siano indicati per antidemocratici e fautori di una nuova dittatura. Ve ne ricordo alcuni: Franco Bassanini (Astrid/Roma La Sapienza), Raffaele Bifulco (Luiss), Roberto Bin (Ferrara), Massimo Bordignon (Milano Cattolica), Marco Cammelli (Bologna), Beniamino Caravita di Toritto (Roma La Sapienza), Massimo Carli (Firenze), Stefano Ceccanti (Roma La Sapienza), Vincenzo Cerulli Irelli (Roma La Sapienza), Mario Pilade Chiti (Firenze), Marcello Flores d’Arcais (Siena), Francesco Pizzetti (Torino), Tommaso Edoardo Frosini (Napoli Suor Orsola Benincasa), Tania Groppi (Siena), Angelo Panebianco (Bologna); Pasquale Pasquino (New York University); Mario Ricciardi (Milano)¸ Alessandro Sterpa (Tuscia), Fulvio Tessitore (Napoli Federico II), Luisa Torchia (Roma Tre), Tiziano Treu (Milano Cattolica), Paolo Urbani (Roma Luiss), Luciano Vandelli (Bologna), Salvatore Vassallo (Bologna).
In che senso dare voce? Hanno già tutti i mezzi di informazione del paese.
1. “Hanno già tutti i mezzi di informazione del paese”. Può darsi, ma se si seguono le trasmissioni televisive di approfondimento politico (RAi, Mediaste, La7) la percezione èp diversa e le voci per il NO prevalgono nettamente.
D’altro canto la maggior parte dei partiti strutturati come Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Movimento5Stelle, Sinistra Italiana, Minoranza DEM (non è un partito, ma si muove come se lo fosse) sono fortemente e militarmente schierati per il NO e molti dei loro leader sono in televisione (e sui giornali) in servizio permanente effettivo. Non cito Casa Pound, sindacati o altre organizzazione perchè tecnicamente non sono partiti.
2. “si traduce la forte affermazione di un principio di eguaglianza formale e sostanziale, di diritti e libertà nella I parte della Carta”. Mi è sfuggito qualcosa, ho letto, da non leguleio, il Testo di legge costituzionale : «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione». (16A03075) (GU n.88 del 15-4-2016 ), ma non ho trovato nessuna negazione di un principio di eguaglianza formale e sostanziale, di diritti e libertà.
Naturalmente è un mio limite….
Non ho capito cosa vuole da me e/o Roars.
sarà che le molteplici voci a favore del SI al referendum costituzionale suonano meno sonore per mancanza di buoni argomenti?
Perché , guardi, che la sua sensazione che ci siano molte più voci a favore del NO nei madia…è solo una percezione! I fautori del Si sono ampiamente maggioritari, nei media e soprattutto alla TV!
Trovo non solo perfettamente legittimo ma apprezzabile che gli esponenti di Roars, se lo ritengono opportuno, si schierino nettamente (Sylos Labini lo ha così già fatto, adducendo motivazioni fondamentali) in un momento in cui si è chiamati a dire nettamente no o sì a riforme smaccatamente di destra, paradittatoriali, commissionate-ordinate dagli ovviamente e radicalmente antidemocratici potentati economico-bancario-finanziari, dalle multinazionali e dagli USA, l’esecuzione perinde ac cadaver delle cui volontà è letteralmente la ragione d’esistenza della UE e, rimanendo a casa nostra, dell’arzillo-indistruttibile novantunenne e del pupazzo, boss ideale di uno dei partiti della sinistra europea turpissimamente rovesciatasi in destra.
Auguro a Roars di ricevere il numero più basso possibile di richieste di pubblicazione di documenti prodotti da promotori e tifosi della schiavitù volontaria (alla quale il popolo italico è già di suo tanto incline quasi per natura, oltreché per ragioni storiche di agevolissima individuazione). Peraltro, ritengo probabile che i suddetti promotori e tifosi tenderanno a tenersi alla larga dai “Roarsiani”, sapendo che in questo sito tira generalmente aria favorevole alle cause giuste, come tali più o meno duramente sfavorite dall’attuale, singolarmente squallido Zeitgeist
“Non ho capito cosa vuole da me e/o Roars”. Semplice. Che Roars dia voce anche a chi voterà NO e si schiererà per la Riforma Costituzionale. Spero (anzi sono convinto) che Roars lo farà, anche se il tono del suo commento depone per una certa insofferenza per chi non la pensa come lei.
Naturalmente è una mia impressione (sicuramente mi sbaglio).
Ma cosa vuole dire dia voce? Noi pubblichiamo quello che riceviamo se lo riteniamo opportuno e al momento non abbiamo ricevuto nulla dunque questa polemica è una inutile perdita di tempo.
vole dire a chi voterà SI … ?evidentemente
Sai com’è, c’è chi dice che i lapsus un certo significato ce l’hanno… ;)))
Grazie a F.Sylos Labini di avere introdotto la questione della riforma costituzionale: sono d’accordo con lui e con quanti, più autorevoli di me, hanno già preso posizione a favore di ‘ciò che resta della Costituzione e della democrazia in questo paese’.
“Codesto solo oggi possiamo dirti /ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.”
cfr. http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-05-18/democrazie-facciata-163726.shtml?uuid=ADSPvpJ&fromSearch
(Non credo che le ricadute sull’università dell’accelerazione autoritaria che la riforma imprime alla ‘governance’ si farebbero attendere molto…)
Forse questo post c’entra poco con i temi di ROARS, relativi alla politica universitaria (tutto è collegato, certo, ma più si amplia la prospettiva, più nel dettaglio ci si divide e si finisce col non influire minimamente. Questa è la mia opinione).
Poiché, nel contempo, si tratta di un tema così cruciale per ogni cittadino da meritare di essere dibattuto ovunque, preciso che personalmente voterò no al referendum costituzionale per un motivo molto specifico: questa riforma a mio avviso stravolge i delicatissimi e necessarissimi equilibri tra poteri che, bene o male, finora hanno funzionato in Italia, affidando a un (a mio avviso inaccettabile) Senato composto di amministratori locali dotati di immunità parlamentare il potere di nominare, da solo, ben 2 giudici della Corte Costituzionale (modifica dell’art. 135). Di questo si parla davvero pochissimo, ed è grave perché, mentre molti degli altri elementi negativi potrebbero, in futuro, venir meno se si riuscisse a trovare una maggioranza parlamentare in grado di modificare il vero obbrobrio partorito dal governo Renzi (la legge elettorale, c.d. Italicum), eliminando quel meccanismo di premialità al singolo partito che di fatto rende solo nominalmente parlamentare la forma di governo che avremo in Italia, ripristinare un corretto meccanismo di nomina dei Giudici della Corte Costituzionale non sarà facile.
Il post c’entra indirettamente con l’università. Ovvero, se cambia la modalità di governare, questo si rifletterà su tutto il Paese, Università inclusa. In bene o in male, staremo a vedere.
Nello specifico del commento, vorrei che si ricordasse sempre che questi famigerati “amministratori locali” non sono alieni venuti da chissà dove (magari…), ma rappresentanti eletti dai cittadini.
Moltissimi senatori sono stati precedentemente amministratori locali e, quando era possibile, hanno ricoperto entrambe le cariche. Non riesco proprio a vedere dove sia il problema… ma soprattutto perchè dovremmo preferire quello che abbiamo già (il porcellum) a questo nuovo meccanismo.
Bisognerebbe capire che il problema non è il meccanismo elettorale, ma come gli italiani scelgono i loro rappresentanti a tutti i livelli.
“Bisognerebbe capire che il problema non è il meccanismo elettorale, ma come gli italiani scelgono i loro rappresentanti”
____________________
Un argomento in base al quale dovremmo concludere che il meccanismo elettorale non conta più di tanto. Magari al bar della bocciofila qualcuno se la beve, ma altrove (Roars incluso) la vedo dura.
>Un argomento in base al quale dovremmo concludere che il meccanismo elettorale non conta più di tanto.
La legge elettorale in Italia è cambiata tante volte dal proporzianale classico (con vari aggiustamenti), all’uninominale al porcellum. E’ mai cambiato qualcosa di concreto nella politica italiana?
A volte alla bocciofila si capiscono cose che nei salotti buoni non si vedono nemmeno.
@ plymouthian “questi famigerati “amministratori locali” non sono alieni venuti da chissà dove (magari…), ma rappresentanti eletti dai cittadini”
Il punto è: eletti per far cosa? Un conto è fare il sindaco e governare una regione, un altro conto è nominare giudici della Corte Costituzionale. Non sono finezze, ma questioni molto sostanziose. Inoltre, affermare che, in un momento non glorioso per la classe politica italiana, quella locale ne rappresenti spesso se non sempre la componente peggiore non mi pare privo di fondamento. Di qui, anche, le perplessità sull’attribuzione a queste persone dei benefici dell’immunità parlamentare.
@fausto_proietti:
Una volta entrata in vigore la riforma, i cittadini sanno che quando eleggono gli amministratori locali danno loro la possibilità di essere eletti senatori.
Il punto è se gli italiani sanno quello che fanno quando vanno a votare allora il problema non si pone. Se non lo sanno (o non vogliono saperlo) allora il problema si pone con qualunque sistema elettorale.
Quanti amministratori locali sono stati “promossi” senatori o parlamentari solo perché avevano dimostrato di essere in grado di accumulare voti in elezioni locali?
“Il punto è se gli italiani sanno quello che fanno quando vanno a votare allora il problema non si pone”
______________________
No, non si può dire che una forma costituzionale vale l’altra purché gli elettori sappiano cosa fanno quando vanno a votare. Non si può semplificare in questo modo. Gli equilibri, i contrappesi e i controlli hanno funzioni di garanzia di tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini.
È bene che le decisioni su norme e cariche che incidono sull’intelaiatura di queste garanzie non siano nella disponibilità di chi non è espressione di una maggioranza significativamente più larga di quella che serve a governare. Ciò anche come tutela nei confronti di oscillazioni degli orientamenti elettorali che – in assenza di queste salvaguardie – potrebbero offrire a chi sale al governo i mezzi per alterare un equo gioco democratico. Costituzione e legge elettorale sono pertanto intimamente legate. Una legge elettorale che concedesse un eccessivo premio elettorale a chi vince di misura finirebbe per mettere le regole (e le cariche che ne devono garantirne il rispetto) nelle mani della maggioranza di governo, rendendo l’intero sistema più fragile.
A pagare il prezzo sono tipicamente le categorie socialmente ed economicamente più deboli (e quindi meno capaci di pesare nella designazione e nel condizionamento dei rappresentanti politici): la difesa dei loro diritti si trova a dipendere proprio dalle norme costituzionali che – una volta messe nella disposizione della maggioranza di turno – è più facile siano modificate a favore di chi è socialmente ed economicamente più forte. Inutile dire che tra le prime cose che vengono in mente ci sono sanità e istruzione, ma anche libertà di ricerca e di insegnamento.
@DeNicolao:
Gli equilibri si creano con il tempo, le leggi li possono indirizzare, ma non imporre. Per questo dico che va dato tempo a questa riforma, che secondo me punta a riequilibrare le forze in modo che finalmente qualcuno dovrà prendersi la piena responsabilità di governare. Se lo farà male, le garanzie previste dalla costituzione sono ancora tutte lì, non vedo assolutamente alcun pericolo. Le categorie “svantaggiate” potranno a quel punto capire che chi le governa non fa i loro interessi.
Infine, faccio notare come gli strenui difensori della costituzione citino spesso i padri costituenti, come se il lavoro da loro fatto fosse perfetto e guai a toccarlo.
Ma i padri costituenti non hanno messo la legge elettorale in costituzione. Delle due l’una, o hanno sbagliato o evidentemente non credevano che le due cose fossero così intimamente correlate. Quale delle due?
“Gli equilibri si creano con il tempo, le leggi li possono indirizzare, ma non imporre”
____________________________
Non riduciamo tutto a una notte nera in cui tutte le vacche sono nere. Le leggi stabiliscono le regole del gioco e fa certamente differenza porre nella disponibilità del Governo (basato su una maggioranza elettorale non necessariamente ampia) la nomina del capo dello Stato e di parte del CSM. Che questo sia un rischio non lo dico io, ma lo dicono 56 costituzionalisti, e non mi rassicura che Plymouthian dica “non vedo assolutamente alcun pericolo”.
____________________________
« … senza nemmeno riequilibrare dal punto di vista numerico le componenti del Parlamento in seduta comune, che è chiamato ad eleggere organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e una parte dell’organo di governo della magistratura: così che queste delicate scelte rischierebbero di ricadere anch’esse nella sfera di influenza dominante del Governo attraverso il controllo della propria maggioranza, specie se il sistema di elezione della Camera fosse improntato (come lo è secondo la legge da poco approvata) a un forte effetto maggioritario.»
http://www.libertaegiustizia.it/2016/04/24/sulla-riforma-costituzionale/
============================
“Le categorie “svantaggiate” potranno a quel punto capire che chi le governa non fa i loro interessi.”
____________________________
Se Plymouthian rileggesse il mio commento, vi troverebbe questa frase:
____________________________
«… a pagare il prezzo sono tipicamente le categorie socialmente ed economicamente più deboli (e quindi meno capaci di pesare nella designazione e nel condizionamento dei rappresentanti politici)»
____________________________
Non ci vuole molto a capire che le categorie svantaggiate sono proprio qulle che hanno più difficoltà a diagnosticare da dove e come deriva il sequestro dei loro diritti e che sono pure quelle che hanno più difficoltà a vederli rappresentati in ambito politico. Non si possono fare esperimenti sociali a cuor leggero con l’idea che i deboli possono capire che ci stanno perdendo, si fanno valere politicamente e poi si fa retromarcia senza troppe difficoltà. Non è per nulla così e le leggi costituzionali servono anche per questo.
============================
“Infine, faccio notare come gli strenui difensori della costituzione citino spesso i padri costituenti …”
____________________________
Io non ho citato i padri costituenti.
Torno alla mia domanda cha ha avuto solo un link e non una risposta. Dove si esautora il Parlamento? Il problema è che oggi ambedue i collegi sono eletti direttamente e domani non lo sarebbero più?… insomma è un problema di numero? 630 sono pochi ed è meglio 945 + senatori a vita (ma allora perché non 1.500).
Il documento linkato poi (letto, a dire il vero, velocemente) ha qualche passaggio che infastidisce.
Ad esempio… punto 12: per dire che non è vero che il ddl semplifica ma complica afferma che gli artt. esistenti usano 198 parole mentre il ddl 870!!!
Mi chiedo davvero che spessore abbia questa analisi (… seguendo il ragionamento, un testo di sole 4 parole… “fate come vi pare”… sarebbe perfetto!!!)
Altra riflessione: punto 11… per dimostrare che il procedimento attuale è veloce e non serve cambiarlo enumera i tempi medi dell’approvazione delle leggi di iniziativa governativa e di conversione di DL… ma cosa c’entra???
Il problema è che abbiamo un Parlamento (oggi… a Costituzione invariata) che non fa il Parlamento.
Esempio (visto che il testo si “riempie la bocca” di numeri): nel 2008, in UN INTERO ANNO, escludendo gli atti “eterodiretti” (autorizzazione alla ratifica, conversioni, leggi legate alla manovra finanziaria, legge comunitaria, istituzione di commissioni d’inchiesta) il Parlamento ha prodotto ben 4 (QUATTRO!!!) leggi senza una “guida” governativa (n.b. di cui una dichiarata incostituzionale!!!)
Leggi importantissime!!! pensate che tutte insieme raggiungono ben 7 (SETTE) articoli!!!
Insomma: in un intero anno i nostri parlamentari hanno avuto il tempo di produrre 7 articoli.
Forse a voi questo sta bene… a me no!
Ripeto: in che punto la riforma elimina la democrazia (avendo cura di motivare -e non di affermare- perché peggiora la partecipazione democratica atteso che il sistema attuale ha prodotto nel 2008 7 articoli in un anno)?
Non “elimina la democrazia” ma riduce gli spazi di democrazia in maniera evidente: la riforma costituzionale è complementare alla legge elettorale. “l’effetto sinergico della riduzione del numero dei senatori e il dominio sulla camera dei deputati assicurato dal premio rendono decisiva l’influenza della maggioranza di governo nell’elezione in seduta comune del Capo dello Stato e dei membri del CSM,
come anche nell’elezione da parte della Camera di membri della Corte costituzionale o di autorità indipendenti.”
“non abbiamo ricevuto nulla dunque questa polemica è una inutile perdita di tempo”.
Se non sbaglio il suo post è stato pubblicato il 30 maggio 2016 (oggi) alle ore 08:07, mi sembra difficile che alle ore 10 e 28 potesse già aver ricevuto articoli di commenti articolati.
Se questa è la sua preoccupazione riceverà articoli non si preoccupi.
Sinceramente non capisco come lo status quo, ovvero il porcellum senza premio, possa permettere a chiunque “la riconquista dell’autonomia politica ed economica del nostro paese contro la tirannia tecnocratica sovranazionale e dei trattati europei”.
Votare NO significa andare nuovamente alle urne per eleggere un parlamento altamente frazionato che sarà incapace di decidere e imporre alcuna politica se non quelle appunto calate dall’alto dai famigerati organismi sovranazionali.
Per favore, lasciamo le ideologie e le antipatie da parte e cerchiamo di essere concreti per una volta. Questa riforma non è l’ideale, ma è sicuramente un passo in avanti e merita almeno di essere messa alla prova.
I rischi di “tirannia” sono risibili, il Regno Unito non è sicuramente un grande esempio di democrazia, ma tutto si può dire tranne che sia una tirannia. Da tempo ha un sistema elettorale ben peggiore di quello proposto per l’Italia: uninominale secco per l’House of Commons, dove ovviamente hanno speranza solo coloro che sono scelti dai partiti principali e con il 37% dei voti l’ultima volta Cameron ha ottenuto la maggioranza assoluta, nomina del Re/Regina per i Lord (in passato era pure ereditaria! Baroni!).
“Questa riforma non è l’ideale, ma è sicuramente un passo in avanti e merita almeno di essere messa alla prova”
___________________
Confesso di avere già sentito altre volte queste parole e che, alla luce degli esiti che ne sono seguiti, mi viene da toccare ferro.
si tocchiamo tutto il toccabile :-) … vi saluto con la mia mano sinistra … ;-)
Caro Plymouthian, dai suoi interventi sembra che lei sia convinto del fatto che, a ottobre, saremo chiamati a votare per porcellum vs italicum. Le segnalo che si tratterà di decidere, invece, se mantenere la Costituzione della Repubblica così com’è ora, o se modificarla radicalmente.
>Confesso di avere già sentito altre volte queste parole e che, alla luce degli esiti che ne sono seguiti, mi viene da toccare ferro.
Confesso di aver sentito tante volte dire NO a qualunque cambiamento e non mi pare che le cose siano migliorate.
Ho sentito molte altre volte i governanti di turno lamentarsi che non potevano fare nulla di concreto perché la fiducia, il bicameralismo perfetto, le maggioranze variabili, etc… non permettevano loro di fare quello che avevano promesso.
Togliamo questi alibi e vediamo cosa faranno.
Ma che ragionamento è. Su questa linea, visto che ci siamo, togliamo pure il parlamento e facciamone un bivacco di manipoli. Così non ci saranno più alibi…
“vediamo cosa faranno”: questo mi ricorda Iva Zanicchi a proposito di qualcuno venuto prima di Renzi. A furia di vedere cosa faranno gli unti di turno, noi facciamp una brutta fine. Che il cambiamento sia comunque meglio è un argomento che non regge. Perché inseguire cambiamenti che peggiorano la situazione?
La retorica è esattamente la stessa della Legge Gelmini (ma guarda un po’): chi non vuole la riforma è un conservatore, il cambiamento è il bene, bisogna andare avanti sulla strada delle riforme ecc. Una riforma può migliorare o peggiorare le cose (Gelmini docet). Che poi lo stravolgimento della costituzione nasce da un parlamento illegittimo per l’incostituzionalità della legge elettorale e da una maggioranza costruita in maniera raffazzonata chiarisce perfettamente il problema.
L’incredibile, inqualificabile argomento “cambiamo, proviamo e poi stiamo a vede’, cambiamo comunque, chissenefrega in che direzione e se in meglio o in peggio, a me parrebbe in meglio ma magari mi sbaglio, cambiare comunque è bello, non aspettiamo altro da una vita, diamoci finalmente ‘sta botta de vita, è divertente e si deve perché il mondo cambia tanto tanto veloce” è diffusissimo.
Si ha a che fare (e il pupazzo, nonché i padroni extraitaliani degl’italiani di cui è sicario, ben lo sanno) con un popolo la cui levatura è indicata (anche) dall’enorme diffusione di un simile “”””argomento””””
Con ordine.
@fausto_proietti: i comitati del no spingono moltissimo sugli effetti del combinato “italicum”+”riforma costituzionale”. Molti danno ad intendere che una senza l’altra potrebbe essere accettabile. Mi sembra uno dei punti fondamentali. La Repubblica Italiana come è ora non funziona. Se votare NO vuol dire difenderla, allora spero ancora di più per una maggioranza di SI.
Se il senso è votate NO, così facciamo una riforma migliore allora possiamo discutere.
@tutti_gli_altri: il mio argomento è che la riforma rappresenta un passo avanti e funzionerà meglio dell’attuale legislazione per risolvere quei punti per cui è stata fatta senza implicare alcun rischio di dittatura. Agli scettici dico “aspettate e vedete”, visto che gli argomenti che portano sono “eventuali” pericoli e l’unico modo per smentirli in modo definitivo è questo. Siamo bravi tutti a prefissare scenari apocalittici in base a modelli che noi stessi creiamo a partire da ipotesi più o meno legittime.
(Che c’entra la Gelmini? era chiaramente una legge fatta con il solo scopo di governare i tagli che avevano già programmato e per quello ha funzionato…).
@ plymouthian
“Se il senso è votate NO, così facciamo una riforma migliore allora possiamo discutere.”
Il senso è: stiamo molto attenti prima di mettere mano a una cosa delicata come gli equilibri costituzionali.
La “governabilità” è garantita (anche troppo) dal c.d. italicum: il partito che vincerà il ballottaggio avrà la maggioranza per governare indisturbato. Eliminare, in aggiunta a ciò, con una modifica costituzionale e dunque sostanzialmente irreversibile, il doppio passaggio parlamentare per le leggi senza prevedere un contemporaneo rafforzamento dell’indipendenza della Corte Costituzionale secondo me è pericoloso. Ma noi italiani siamo grandi maestri nell’arte di piangere sul latte versato.
Ovvio che bisogna stare attenti ma insomma la costituzione è stata scritta da persone che avevano fatto la resistenza non da un parlamento illegittimo con una maggioranza raffazzonata. Al di là di ogni altra considerazione tecnica o meno questo semplice fatto basta e avanza.
Non c’è alcuna necessità di evocare scenari apocalittici FUTURI, con annesso rischio di sbagliare profezie. Basta e avanza osservare il chiaro e desolante scenario PRESENTE, che è l’ovvio precipitato degli inglorious thirty (Piketty), gli anni dell’enorme recupero-affermazione delle destre, in cui si innesta, con una coerenza e un tempismo di elementare evidenza, il pacchetto fucinato dal pupazzo. Il quale sta dove sta – non a dispetto, ma in virtù del suo bassissimo livello – anche per tradurre in FORMA costituzionale-istituzionale, nel paese la cui costituzione è in assoluto fra le più lontane da esso, lo “spirito” dei suddetti anni, di cui la cosiddetta iron lady e l’attorucolo hollywoodiano furono i prototrombettieri (“spirito” i cui CONCRETISSIMI effetti socio-economico-culturali sono già da tempo operanti in profondità da noi, ovviamente anche nell’àmbito di istruzione e università, e negli altri paesi europei).
Il suddetto pacchetto mira a far funzionare meglio la macchina statale, ovviamente nel senso di un’implementazione-turbovelocizzazione dell’attuazione del suddetto “spirito” fascioaziendal-economicistico-plutocratico-tecnocratico-straoligarchico-verticistico-antidemocratico-produttivistico (anche se grottescamente affidantesi a “ricette” economiche già abbondantemente risultate fallimentari agli effetti dell’incremento della produzione e della ricchezza, salvo quella di ristrette cricche beneficianti della paralisi o del semi-sfacelo del resto del corpo sociale).
La discussione “sì vs. no” può portare solo (ma non è poco) a rendersi e a rendere consapevoli che la posta in gioco reale-fondamentale è dare o negare un’ulteriore spinta allo Zeitgeist col vento in poppa dell’attuale fase storica. Dopodiché, ognuno può-deve legittimamente e insindacabilmente dire “a me non piace il modello di società, e ancor prima di mente, imposto da tale Zeitgeist, e quindi, non foss’altro per limitare i danni, voto no”, oppure altrettanto legittimamente e insindacabilmente (il mondo è bello, e allo stesso tempo un inferno, perché è vario) dire “per me la direzione imboccata da trent’anni è giusta e la assecondo-la alimento votando sì”. Sarebbe comunque già non poco, lo ripeto, che tanto chi voterà sì quanto chi voterà no arrivasse ad essere consapevole della COSA per cui o contro cui REALMENTE E IN ULTIMA ANALISI voterà (e ad ammettere che voterà per o contro QUELLA BEN PRECISA E GIA’ CONSTATABILISSIMA COSA)
Anche io voterò no e, oltre a ritenere, come Francesco Sylos Labini, che la riforma aiuti a proseguire nella direzione dello smantellamento dell’apparato della ricerca scientifica e dell’istruzione, il mio voto deriva anche da ragioni di ordine generale per cui rimando per esempio a:
http://www.iovotono.it/#!promuovi/p22cq
Non solo voterò no, ma ho già messo la firma sui referendum contro la Buona scuola (scadenza 18 giugno): è evidente che gli spazi di democrazia si stanno riducendo e ciò coinvolge direttamente il mondo dell’istruzione e della ricerca.
Tanto vale che dica anch’io che votero’ NO (e pohci giorni fa ho anche firmato contro l’Italikum senza pensarci troppo appena ho incontrato un banchetto fuori della metropolitana). Senza necessariamente condividere il tenore un po’ apocalittico del post originale, senza necessariamente ritenere opportuno fare una “tribuna politica” generale (con o senza par condicio :-) e forse OT su ROARS.
Al di la’ dei motivi generali (la politica e i politici italiani non hanno un problema di *governabilita’* ma di *rappresentativita’* e di *credibilita’* e la risforma costituzionale ed elettorale non migliora tali aspetti), cerchiamo di vedere qualche motivo piu’ ROARS-related a supporto del NO.
E comincio dal fondo col dire che, avendo spesso seguito gli iter delle leggi che riguardano la ricerca, e’ stato proprio il bicameralismo e la seconda lettura a salvarci spesso da disastri ancora peggiori.
Poi devo ancora capire che fine faranno i senatori a vita, alcuni dei quali sono degni eredi degli (piu’ numerosi nel Regno che nella Repubblica) scienziati-senatori come Volterra. Ce c’azzecca (cit.) Elena Cattaneo (che sperava nel “Senato della Conoscenza”, Corriere 19 dicembre) col dopolavoro dei consiglieri regionali ?
Ed il livore con cui taluni estensori ed estenditrici della risforma hanno deriso “i professoroni” non induce, ovviamente insieme ad altri aspetti del loro modus operandi, a ritenere che “pensino bene” in materia di universita’ e ricerca.
Concordo con Lucio Chiappetti: non si vede un problema di governabilità, si vede invece un grande problema di credibilità. Quando un parlamentare abdica all’uso del proprio cervello per seguire direttive di partito, perché pensa che sia giusto oppure perché ha paura di non essere ri-candidato o altro ancora, ed invece si racconta che c’è un problema di governabilità, allora c’è da preoccuparsi.
Il problema e la più grande preoccupazione in tutta questa storia sono gli italiani … la maggioranza dei quali se ne frega … nonostante che si sia iniziato 5 mesi prima del voto a discutere del referendum, credo che ci sarà il 50% o più degli italiani che non avrà voluto capire nulla, non avrà letto nulla e come dei pecoroni voteranno alla c.z.o di cane.
Il problema e la più grande preoccupazione in tutta questa storia sono gli italiani …è in linea di massima vero che moltissimi dei possibili problemi di questa riforma potranno essere corretti, se è il caso, rimettendo mano alla legge elettorale. Ma credete voi che chi sarà al governo cambierà spontaneamente la legge elettorale se non ci sarà una mobilitazione popolare? Gli italiani non sono come i francesi che quando si inc.z.a.o si mobilitano … Tutto ciò detto, l’inerzia e il menefreghismo degli italiani non può essere una argomentazione per votare No al referendum. Bisogna argomentarlo diversamente. Nemmeno l’argomento dell’Europa tecnocratica e vampira è un argomento valido. Io voglio credere ancora in una europa che unisce i popoli e che aiuta a progredire tutti, anche i più deboli. Se questa riforma costituzionale ci mette nelle mani dell’europa, ben venga! Meglio le mani della Merkel che quelli di …. e qui potrei fare un elenco lunghissimo che va da De Mita a Dalema passando per Berlusca e per finire a Renzi …per nominarne qualcuno … per il momento voterò SI, ma studierò e non è detto che cambi idea
ATTENZIONE: Renzi ha chiesto (ed ottenuto) il parere positivo di circa 100 GIURISTI.
Bene, costituiscono (parte) della dottrina, hanno pubblicato, hanno insegnato, ma soprattutto hanno avuto POSTI FINANZIATI durante il loro cammino.
Ora Renzi non finanzia posti e chiude l’università.
Dove li prende i prossimi 100 GIURISITI quando tra 5 anni questi saranno andati in pensione e quelli dopo non avranno preso il posto?
Renzi, che per caso i professori sono utili solo quando fanno comodo a te?
Allora vedi che finanziare l’università (tutta, non solo giuristi ma in questo caso anche i giuristi) è importante?
Condividete?
“Le modifiche costituzionali – combinate con la nuova legge elettorale e con le riforme della Pubblica Amministrazione –realizzano una grande concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica e dei componenti della Corte Costituzionale. ”
SE SARà COSì SI POTRà CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE.
“Va ricordato, poi, che molti partiti hanno assunto una deriva oligarchica, sono in mano a gruppi di potere ristretti e, spesso, ad un unico capo politico.”
LA DERIVA L’HANNO ASSUNTA CON LA COSTITUZIONE ATTUALE
“Il Parlamento viene ricondotto alla funzione di ratifica dei provvedimenti del Governo, nel quadro di un generale soffocamento del ruolo delle autonomie regionali e locali. Se a ciò si aggiunge il potere dei capi di partito di determinare i candidati e le liste ci si accorge del passaggio da una democrazia rappresentativa ad una democrazia dell’investitura (il capo – e non il popolo- sceglie i parlamentari).”
PERCHè ADESSO NON è GIà COSì. E POI POSSIAMO SEMPRE VOTARE LA SQUADRA CHE CI PIACE DI PIù, BASTA SAPERLO CHE SI VOTA LA SQUADRA E NON IL SINGOLO.
“Tutte le opposizioni, di sinistra, di centro (liberali), di destra (Forza Italia) Federaliste (Lega), nonché quelle non classificabili negli schemi canonici (Cinque Stelle) si sono espressi contro. ”
QUESTO NON E’ UN ARGOMENTO. SE PROPRIO VOGLIAMO FARE DEMAGOGIA DICIAMO CHE QUESTO MI SEMBRA UN PREGIO PIù CHE UN DIFETTO.
… ho studiato un po’, ma per il momento voterò ancora SI … vedremo
Il sistema delle regole rende più o meno facili le degenerazioni. Se in una situazione si manifesta una deriva, non è sensato facilitarla con la scusa che è già in atto. E votare favore di una modifica costituzionale che consente pericolose concentrazioni di potere con l’alibi che la legge elettorale tanto può essere cambiata mi sembra un tantino ingenuo. Io non amo mettere la testa nelle fauci del leone.
… io in realtà sento già l’alito pesante del leone :-)… non vi sembra che abbiamo già la testa nelle fauci del leone?
Vorrei sentire argomenti convincenti. Io penso che il rischio di una dittatura è bassissimo proprio perché facciamo parte dell’europa. Mi sbaglio?
Dipende cosa si intende per dittatura chiaramente. Sicuramente l’Europa, attraverso l’imposizione di limiti alla capacità dei governi di ricorrere a deficit fiscali e ad accumulare debiti, il risanamento di bilancio, e in genere le politiche di “austerità” ha già grandemente limitato l’azione dei governi nazionali. Draghi parlava di politiche con il pilota automatico: “l’Italia prosegue sulla strada delle riforme, indipendentemente dall’esito elettorale … il processo delle riforme continua come se fosse inserito il pilota automatico”. Cosa a mio parere semplicemente incredibile.
Bisogna votare NO per mandare via Renzi, colui che disse che “l’università italiana fa schifo”. Non dimentichiamoci della vergogna delle 500 “cattedre del merito” (Natta), uno schiaffo a tutti gli abilitati alle funzioni di ordinario che si vedono insultati in questo modo dal presidente del consiglio. Ogni docente universitario che abbia un po’ di dignità deve votare NO.
Roars è un bellissimo sito che tratta di temi importanti per noi studiosi e docenti. A mio parere sarebbe bene che rimanesse una sede libera di discussione e non si trasformasse nell’ennesima testata più o meno militante. Le ragioni del No che hai esposto sono interessanti ma altrettanto lo sono quelle del Sì. Potremmo iniziare a discutere di questo e inondare il sito di appelli per il Sì o per il No, citare Rousseau e Montesquieu,di Rivoluziona francese e americana, di bicameralismo perfetto e di rappresentanza, ma non credo sia la sede giusta.
Roars discute di temi di politica dalla sua fondazione: strano davvero a non essersene accorti !
Sylos Labini ha fatto una dichiarazione di voto spiegando la connessione della riforma costituzionale con i destini di formazione e ricerca. Una connessione che merita sicuramente la riflessione di Roars, vista la sua importanza. Io mi sono associato alla dichiarazione di voto per il no spiegando. che lo faccio su Roars proprio perché condivido l’esistenza di questa connessione. A proposito di “testata più o meno militante”, faccio presente che non c’è stata una presa di posizione della redazione e che nessun commento a favore del sì è stato censurato. Sarebbe forse preferibile che gli interventi si focalizzino sulle ricadute della riforma su istruzione e ricerca. Ma anche ricordare le uscite sui “professoroni” mi sembra lecito in questa sede. E se poi qualcuno vuole citare Rousseau, ce ne faremo una ragione.
Rafforzo. Nessuna presa di posizione della redazione. L’articolo di FSL è categorizzato come opinione.
Credo anche io che esista una relazione, complessa e difficile da ricostruire, tra assetto delle regole costituzionali di un paese e condizioni in cui si sviluppa la ricerca di una paese. E per questo anche io mi associo qui alla dichiarazione di voto per il no.
http://www.iovotono.it/#!promuovi/p22cq
La riforma costituzionale non riguarda, come spesso si afferma da parte di tutti, principalmente la abolizione del Senato (peraltro rimane con altre funzione e non direttamente eletto), ma il bicameralismo perfetto, i referendum abrogativi con un diverso quorum più facilmente raggiungibile, l’abolizione del CNEL (vi invito a navigare sul loro sito, vedere cosa ha prodotto in circa 60 anni e diventerete per il si senza se e senza ma), la riforma del titolo quinto (con la fine della follia della legislazione concorrente, dei continui ricorsi alla Corte Costituzionale da parte della presidenza del Consiglio e delle regione ed i venti sistemi sanitari regionali, diverse politiche energetiche, etc ), diverse modalità di elezioni del Presidente della repubblica con maggioranze più ampie (3/5 dei votanti) rispetto a quelle previste attualmente, abolizione delle Provincie, etc.
Sicuramente non riguarda l’elezione diretta del premier e la legge elettorale che, come è noto, non è costituzionalizzata ed è legata alla legislazione ordinaria. Pertanto analizziamo questa frase che sembra la sintesi dell’opinione dei fautori del no. “Sarà difficilissimo spiegare agli italiani che tra parlamento monocamerale, deputati nominati, e sostanziale elezione del premier, la Repubblica svolti verso un sistema autoritario senza contrappesi”.
a) Il premier, come oggi, ottiene la fiducia dalla sola Camera (quella eletta) e non è direttamente eletto. E’ molto comico che chi non vuole l’elezione diretta del Premier poi critica l’attuale Presidente del Consiglio perché non è stato eletto (un po’ di coerenza non sarebbe male). In ogni caso perché parlare di sostanziale elezione del premier? Il premier viene eletto dalla camera con un sistema sostanzialmente simile all’attuale.
b) I deputati sono nominati. Atteso che la legge elettorale non è costituzionalizzata, ma è modificabile con legge ordinaria, i deputati che fanno parte della maggioranza, quella che dà la fiducia al Governo, sono per oltre il 70% eletti con le preferenze e non nominati. Mi spiego: L’italicum (peraltro in attesa di valutazione da parte della Corte Costituzionale) prevede al primo o al secondo turno un premio di maggioranza del 54% per cento (340 deputati su 630). Di questi 340, possono essere designati dal partito non più di 100 (i capolista dei 100 collegi), non più del 29%, i rimanenti 71% saranno eletti con il sistema delle preferenze (quello amato dai proporzionalisti). Faccio presente che con il Porcellum (il sistema con cui siamo andati a votare negli ultimi 11 anni) i nominati erano il 100% e con il Mattarellum il 25%. Dove è lo scandalo se oggi al massimo il 29% dei deputati della maggioranza sono nominati? E’ vero che diverse sono le percentuali degli eletti delle minoranze, ma dire che l’attuale sistema elettorale sia facilitatore di svolte autoritarie è una perfetta bufala.
c) Con il sistema elettorale attuale, l’Italicum, (ripeto legge ordinaria e non oggetto del referendum confermativo costituzionale) vince sempre e solamente Renzi (è un refrain che ripetono gli antirenziani in servizio permanente effettivo) per cui il sistema è illiberale. Peccato che le attuali stime mettono sulle stesso piano tre diverse forze (PD, M5S, Centro destra unito) e l’attuale legge permette a tutte e tre di competere alla pari per lo stesso obiettivo. L’unica cosa che l’attuale legge non permette è: 1) tutti hanno vinto; 2) l’irresponsabilità di chi assume il governo del paese, legato sempre ad equilibri instabili; 3) il ricatto permanente delle forze marginali (come succede oggi con l’attuale sistema e come è successo nella Prima repubblica); 4) la necessità del consociativismo (vero male della prima repubblica fautore di buone leggi, ma anche di numerose e pessime leggi di spesa) e che continua anche oggi con la non vittoria di Bersani. Mi spiegate perché il sistema è poco democratico e fautore di svolte autoritarie se permette a tre diverse forze di vincere chiaramente le elezioni se prendono oltre il 40% al primo turno ed oltre il 50% al secondo turno ed a qualsiasi forza che prende il 3% di essere rappresentata in Parlamento?
… Non ho visto risposte alle chiare e lucide argomentazioni di Nicola Ferrara a favore del SI.
… per il momento voterò SI.
Quando voteremo per le governative sentiremo le proposte sull’Università da parte dei tre schieramenti (PD-Partito della Nazione? Movimento 5 stalle e Centrodestra/Ronald de noi altri) e voteremo di conseguenza. Uuna volta al governo non si avranno più scuse del tipo : non mi lasciano lavorare. Spero
vivaddio un po’ di discussione politica!
premetto e ribadisco che sono totalmente d’accordo con tutte le osservazioni postate qui da FSLabini, ma proprio tutte, e da G.DeNicolao, che ringrazio per mantenersi su un piano di ferma e civile razionalità; sottoscrivo anche le più specifiche e calzanti note del post di L.Chiappetti e pure quelle, forma garibaldina a parte, di Ciro; la posta in gioco convolge scuola, università e ricerca nella misura in cui sono articolazioni fondamentali della costruzione e veicolazione del consenso, attraverso la produzione e diffusione di un sapere condiviso e della epistemologia (o anche ideologia) sottostante; dittatura: non sempre le cose si presentano allo stesso modo; nell’EU del XXI secolo non è forse necessario ricorrere a gazzarre, mascheramenti e parapiglia organizzati: le decisioni strategiche sono prese altrove, comunque; però non sempre va tutto liscio: vedi qua http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/03/francia-bloccata-per-il-jobs-act-da-pensioni-a-lavoro-quando-le-proteste-hanno-costretto-i-governi-a-ritirare-le-leggi/2781645/ – gli italiani forse, azzardo, sono più disincantati e più attaccati al loro particolare, si limitano quindi a disertare le urne, ma potrebbe non bastare: mi permetto di aggiungere un link allusivo ed erudito che ho trovato in rete http://www.history.ucsb.edu/faculty/marcuse/niem.htm [grazie dell’ospitalità, scusate per la lunghezza, ps: i link al sito iovotono nel mio browser non funzionano :( comunque VOTO NO lo stesso :) ]
Non mi appassiona il dibattito che si aperto su qualcosa – SI o NO al Referendum costituzionale – che dovrebbe appartenere alla coscienza civile di ogni cittadino: non ho tempo di leggere, forse non ho voglia, i tanti tecnicismi presenti nel documento proposto. Non so se fa bene ROARS a schierarsi, io vedo le cose male “politicamente” meglio “storicamente”. Conosco solo la Repubblica con i tanti mali (ma anche con tanti pregi superiori) succedutisi: un proporzionale puro, con leggi elettorali votate dalle maggioranze pro domo sua, un Porcellum che è un disastro: due camere contrapposte (Parlamento e Senato) con maggioranze diverse, un paese bloccato. C’è necessità di un miglioramento che viene da una trattativa e da compromessi spesso deprimenti, con due passaggi nelle camere ed infine pure un Referendum. Sono stanco di chiacchiere, si propone una riforma che finora è stata approvata dai rappresentanti del popolo. Io non sono un tecnico di leggi costituzionali ed elettorali. Ho votato un partito per una rappresentanza parlamentare. Faccia il Parlamento, mi si chiede di votare per un Referendum io sono per il SI. Lascio ai capiscioni il solito dibattito bizantino di cui siamo maestri in Italia del perché è tutto sbagliato. Ed allora? Viva Berlusconi ed il Porcellum, Mattarellum, Renzellum… via il Senato, si alla terza camera del Terzo Stato e alla quarta degli immigrati? Fate voi… la democrazia rappresentativa dovrebbe chiudere quando il corpo votante è meno del 50% del corpo elettorale? Arriveremo a camere votate da meno del 20% del corpo elettorale? Va tutto bene? E via di seguito…
Roars non si schiera. C’è l’opinione di Fsl. E due dichiarazioni di voto di due membri della redazione.
Segnalo l’articolo di Guglielmo Forges Davanzi che riprende e elabora alcuni dei temi che ho discusso nel mio post:
“Va chiarito che il documento di J.P. Morgan è estremamente rilevante, anche al di là del progetto di riforma costituzionale, perché aiuta bene a comprendere i processi di depoliticizzazione in atto: ovvero processi che demandano a tecnici non eletti la gestione della politica economica, a condizione che quest’ultima sia concepita in modo da “non essere invisa alle banche centrali””
http://temi.repubblica.it/micromega-online/nel-nome-di-j-p-morgan-le-ragioni-economiche-della-controriforma-costituzionale/