Segnaliamo ai lettori il testo del rapporto redatto dal CUN sullo stato del sistema universitario nel triennio 2017-2019, presentato presso il MIUR lo scorso 30 gennaio.

Cun_biennio2017_2019

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4 Commenti

  1. “Per quanto riguarda le progressioni di carriera, il documento suggerisce inoltre un’applicazione permanente della procedura di chiamata di cui all’art. 24 della l. n.240/2010 a tutte le chiamate di docenti in possesso dell’ASN già in servizio presso l’istituzione di appartenenza, previa soppressione del vincolo del tetto del 50% per tale utilizzo delle risorse”.

    In effetti, con l’aumentare degli abilitati a spasso, le procedure selettive per PA e PO cominciano a creare qualche imbarazzo ai Dipartimenti e alle commissioni designate dai Dipartimenti, quando il locale è impresentabile o meno presentabile di altri potenziali concorrenti. L’idea è quella di sopprimere i concorsi universitari, sostituendoli con le progressioni di carriera, nella speranza che il locale presto a tardi riesca ad abilitarsi. Il cursus honorum dei più fortunati sarà: abilitazione di seconda fascia, concorso di ricercatore B, PA ex lege dopo tre anni, previa procedura valutativa, PO con procedura valutativa. Il tutto in loco. C’era una volta l’Università …

    • Separare le progressioni di carriera dai concorsi sarebbe sacrosanto: ci vorrebbero, per le immissioni in ruolo, veri concorsi nazionali (con vere risorse), e automatismi con semplice verifica di requisiti per le progressioni. Invece adesso si chiamano concorsi cose che sono delle autentiche farse: le piace di più così? Quanto al ‘tutto in loco’, questo è il vero problema del nostro sistema universitario; ma non mi pare che prima del 2010 le cose fossero molto diverse. Con un concorso nazionale si potrebbe provare ad ovviare anche a questo.

  2. La locuzione « progressione di carriera » non esisteva quando esisteva l’Universita’. Il passaggio da Ricercatore ad associato ad ordinario può essere raccontato e percepito come progressione solo in un’aberrante logica municipale, purtroppo prevalsa dal 1998, quando tutto ebbe inizio. E’ davvero sconcertante constatare che oggi questa aberrazione sia il pensiero dominante. Ai più sembra ovvio. Pardon: sacrosanto

  3. Non sono vecchia, ma ho esperienza dell’accademia: cambiano le leggi, ma di fatto vi è un controllo ferreo da parte di una autoproclamatasi élite sui concorsi in Italia. Quel che avveniva prima era che veniva data la possibilità anche a persone non sponsorizzate da appartenenti all’élite di avere il proprio riconoscimento. Dovevano solo lavorare di più degli altri. Oggi, quel che avviene, è che queste persone vengono fermate, senza alcun problema, remora morale, sulla base di criteri che tutti conosciamo grazie alle vergognose registrazioni ed intercettazioni.
    Il sistema è talmente malato, marcio, che c’è solo da sperare che cada naturalmente. Ma ci sono troppe persone cointeressate, troppi che hanno ceduto ai ricatti, troppi che si sono avvantaggiati… Pensate forse che i concorsi vengano annullati? Ma quando mai!

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