Gentile redazione,
ho potuto apprezzare i vostri articoli su Roars, specie quelli sui quiz selettivi dei vari TFA, rigorosamente corredati da ausili statistici.
In merito a questo argomento e ai previsti nuovo concorsi per gli insegnanti, vorrei sottoporre alla vostra attenzione la condizione di questi ultimi, a partire dalla mia esperienza personale. Mi permetto di riepilogarle brevemente questi ultimi 9 anni di vita al Nord:
– 2003/2005: Brescia, supplenze da graduatoria di istituto di sostegno sino ad avente diritto;
– 2005/2011: Cremona, incarichi annuali su A037 (storia e filosofia nei licei)
– settembre 2011 (sinora) supplenze annuali in provincia di Torino.
Dunque già tre cambiamenti, l’ultimo dei quali dovuto alla situazione di settembre 2010 quando, oltre a rischiare di rimanere con 10 ore di supplenza (completai la cattedra in seguito ad assegnazione provvisoria), temevo di non lavorare l’anno seguente essendo terz’ultimo nominato della graduatoria.
Adesso… ulteriore sfida per me del concorso, che presenta per la A037 solo 8 regioni, di cui il Piemonte con 7 posti e la Lombardia con 12; numeri più abbondanti in Lazio e Campania (25 a testa).
Domanda ovvia ma ineludibile, per me come per tanti altri: in quale regione presentarsi?
Avvalendomi di un sito che fotografa il precariato su base nazionale, regionale e provinciale (il sito voglioilruolo.it) e cercando di ragionare sul rapporto aspiranti iscritti in graduatoria a livello regionale/numero dei posti , risulta quanto segue:
Numero abilitati Lombardia: 732 (di cui circa 300 la sola milano!)
Numero abilitati Piemonte: 285
A questi, bisogna aggiungere i candidati delle regioni non dotate di bando per la A037: Emilia (315), Veneto (283), Liguria (91), e potrei elencare il numero degli abilitati delle altre regioni.
Simulando possibili scenari di ‘confluenza’ dei prof verso le regioni che hanno bandito, si ottengono le seguenti ‘percentuali’ di vincita del concorso, e degli scenari possibili (ne ho calcolati diversi), a titolo esemplificativo ne descrivo due:
• candidati Piemonte+Liguria+Veneto= n.659 aspiranti, percentuale di vincita: 1,062%
• candidati Lombardia+metà E.Romagna+metà Veneto =n.1030, percentuale di vincita: 1,16%, che si riduce a 1,08% se si aggiungono i candidati del Friuli
Si potrebbero ovviamente immaginare INFINITI SCENARI , dal momento che :
a) ogni persona potrebbe scegliere anche regioni non confinanti con quella di iscrizione in graduatoria permanente, e si ipotizza che un consistente numero di persone che come me vivono al nord potrebbero decidere di presentarsi in regione Sicilia (che ne offre 17) o in Lazio, Campania, e via discorrendo.
b) Partecipano anche i laureati entro il 2001 non abilitati
c) Molte le ‘mine vaganti’, cioè i colleghi che vivendo in regioni in cui non c’è il bando per queste materie, sceglieranno una di quelle 8 regioni.
Vige sacrosanta la indeterminazione dei risultati, tra le cui variabili rientrano anche gli esiti delle tre prove previste, per cui quelle percentuali sono altamente falsificabili (immagino che anche chiunque potrebbe ipotizzare ulteriori variabili e/o fattori che riducono ulteriormente le percentuali, o le accrescano), con accurato sforzo eidetico.
Vorrei inoltre aggiungere che lo stesso sito indica in 4298 gli attuali abilitati in filosofia e storia iscritti in graduatoria e in 128 il totale nazionale dei posti nel biennio, banditi con questo concorso (altri 128 si presume saranno assegnati con la graduatoria permanente). Assumendo che il trend di assunzioni sia questo (circa 128 all’anno, sommando i due canali), se ne ricava che occorrerebbero circa 33 anni (di permanenza in graduatoria e/o assunzione tramite concorso), per poter i professori di filosofia e storia essere tutti assunti. Inoltre, tenendo conto che ai circa 4000 abilitati in GAE si devono aggiungere anche gli abilitati del TFA di quest’anno e dei prossimi, si potrebbe affermare che molti di noi abilitati resteremo precarizzati a vita, e che si sbagliano coloro i quali ritenevano che l’apertura dei TFA sottindesse la fine dei tagli o spiragli ulteriori per incoraggiare neolaureati e non all’insegnamento.
Non credo necessario aggiungere ulteriori commenti a questi dati, che potrebbero valere anche per gli abilitati delle altre materie, sia umanistiche che scientifiche. Era stato suggerito di bandire il concorso solo per le materie con effettiva penuria di abilitati, ma i ‘tecnici’ del Miur hanno invece scelto di portarci a questa lotteria fratricida, in cui oltretutto 50 minuti di fronte a un pc e 50 domande decidono delle nostre vite.
E ora arriva quella che potrebbe essere una ulteriore ciliegina che condannerà alla disoccupazione: il governo vorrebbe estendere il monte-ore settimanale dei docenti della secondaria a 22-24 ore, che è come dire un taglio di circa il 30% della pianta organica attuale. Insomma, non credo ci voglia molto a intuire che le recenti misure (non pagamento ferie, blocco scatti, creazione soprannumerari, riduzione monte ore settimanale per quasi tutte le materie, aumento numero degli alunni, ecc.) vadano a disincentivare ulteriormente la professione docente.
Gentile redazione, non intendo sottrarvi tempo prezioso e spero di non avervi annoiato con il mio sfogo, che spero sia interpretato nel modo dovuto: non vi sono, a quel che vedo, fattori che permettano di suggerire in quale regione un abilitato nelle mie materie dovrebbe ‘tentar la sorte’. Non mi aspetto suggerimenti in tale senso, ma solo che si possa evidenziare come questo concorso, fatto con queste regole, non serva minimamente a ridurre il fenomeno del precariato, e come non possa il ministro definirlo “un’occasione da prendere con saggezza”. Quale saggezza? Io vedo solo un accanimento verso la categoria degli insegnanti. Io, come molti altri nelle mie condizioni, si sentono sfiduciati che tutti si rendano conto come queste politiche di reclutamento siano simili in effetti a delle trincee montate e rismontate.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità.
Stefano Cristaldi
A proposito del “concorsone” faccio notare una cosa curiosa.
Se si vanno a vedere i programmi (Allegato 3, “Prove di esame e relativi programmi”, al DM 21 settembre 2012, n. 80), ad esempio, per la classe di concorso A346 (Inglese) si trova (cito testualmente):
-conoscere la cultura dei paesi in cui si parla la lingua oggetto d’esame […]
– saper leggere, analizzare e interpretare testi letterari […]
[…]
e così via per un totale di tredici punti. Insomma SI TROVA UNA LISTA DI REQUISITI MA NON SI TROVA UN PROGRAMMA. Un programma, come ben sa qualunque docente, e come anche definisce la Treccani, consiste ne “l’elenco degli autori, dei testi, degli argomenti prefissati come materia d’esame”. Perché quindi si è stilata una lista di requisiti e non un programma d’esame?
– perché non si conosce la differenza tra requisiti e programma?
– perché non si sa stilare un programma?
– perché non si vuole stilare un programma?
– perché non si può stilare un programma?
La cosa non è di poco conto perché aumenta la sensazione già netta di concorso come “terno al lotto”. Prendiamo, ad esempio, il requisito
“saper leggere, analizzare e interpretare testi tecnico-scientifici con riferimento ai vari linguaggi specifici relativi ai settori tecnici e professionali; ”
Un candidato dovrebbe quindi conoscere l’inglese tecnico-scientifico relativo a: elettronica, informatica, elettrotecnica, biologia, chimica meccanica, termodinamica, edilizia, automazione industriale, ragioneria, odontotecnica, cucina,… dimentico qualcosa? E questo è solo un requisito. Ce ne sono altri dodici.
Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti.
Caro Collega (Stefano Cristaldi), non vedo il problema.
Il concorso e`un`opportunita`. Se lei sara`bravo e fortunato lo superera`, altrimenti potra`cercarsi un altro lavoro. Le faccio notare che e`piuttosto normale per insegnanti di qualunque ordine e grado spostarsi da una regione all`altra, o addirittura da uno stato all`altro. E le assicuro che inseguire le opportunita`e`molto piu`divertente che inseguire un posto fisso. Cordiali saluti,
Opportunità, mobilità… belle parole.
Un mio giovane amico italiano, che è ricercatore a tempo determinato all’estero, vuole far domanda per partecipare ai concorsi italiani per l’insegnamento nella scuola. Ecco cosa scrive: “Ora sono alle prese con i moduli di inserimento degli articoli scientifici nella domanda, una follia pura, dove i campi che ti richiedono di inserire qualcosa non sono grandi abbastanza da inserire quello che ti viene richiesto. Cioè, è come se in una procedura di online-banking ti richiedono l’IBAN, tu provi a metterlo, e non ci sta. Infatti nei forum siamo tutti confusi (forum che esistono solo perche il tutto non è autoesplicativo). Ovvio che questo attirerà milioni di ricorsi, con costi economici, perdita di tempo ecc. Delirio.” Inoltre: “Per capire come iscriversi al concorso c’è un manuale-guida di 90 pagine.”
Io mi domando, a questo punto, dopo tutte le traversie dei testaggi TFA, dopo – per quanto riguarda l’Anvur – i ripetuti pasticci, l’incapacità di semplice calcolo, le sciocchezze di cultura generale, la supponenza a difesa della propria posizione, chi è che lavora in questi settori così delicati del Miur e dintorni? Non si devono affidare, e continuare ad affidare, a persone palesemente non all’altezza, che non ne azzeccano una nemmeno per sbaglio (nel caso di cui sopra non sono in grado di predisporre nemmeno dei moduli), compiti delicati come quelli che riguardano la sorte di migliaia di persone, in condizione di vulnerabilità per età o per posizione sociale. Oppure, nella peggiore delle ipotesi alla cui formulazione ci obbligano però i fatti, questo caos non è frutto di insipienza professionale (controbilanciata con documenti inutilmente prolissi) ma è creato ad arte.