I ricercatori si lamentano per la pochezza dei finanziamenti in Italia. Ma, nelle more che aumentino, sarebbero utili anche interventi semplici, a bassissimo costo. Seguono tre esempi. 1. Migliorare le strategie di finanziamento: il governo ondeggia fra proclami di nuovi investimenti (2,5 miliardi di euro, di cui 1/4 alla ricerca sanitaria; ottima scelta!) e strane operazioni, impensabili in altri paesi, come quella di creare nelle aree di Expo-Milano un polo di ricerca investendo 1,5 miliardi di Euro in 10 anni, da attribuire ad un ente privato, l’Istituto italiano di Tecnologia, senza un bando competitivo. Oppure, bypassare la legge nazionale per l’assegnazione del ruolo di professore universitario, investendo 38 milioni di euro nel 2016 e a 75 a partire dal 2017 per 500 cattedre da retribuire con stipendi maggiori rispetto a quelli dei “professori normali”. Sono chiamate cattedre “del merito”; ma perché quelle tradizionali cosa sono, del demerito? 2. Centralizzare valutazione e finanziamento dei progetti, togliendo dalle mani delle solite consorterie politiche e scientifico-accademiche il potere di elargire finanziamenti in maniera “controllata”. 3. Verificare gli esiti scientifici dei finanziamenti erogati.
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I ricercatori si lamentano per la pochezza dei finanziamenti in Italia (per favore, leggete e, se credete, firmate su questa pagina). Ma, nelle more che aumentino, sarebbero utili anche interventi semplici, a bassissimo costo. Seguono esempi.
- Migliorare le strategie di finanziamento
Il governo ondeggia fra proclami di nuovi investimenti (2,5 miliardi di euro, di cui 1/4 alla ricerca sanitaria; ottima scelta!) e strane operazioni, impensabili in altri paesi. Vediamone alcune.
– Creare nelle aree di Expo-Milano un polo di ricerca investendo 1,5 miliardi di Euro in 10 anni, da attribuire ad un ente privato, l’Istituto italiano di Tecnologia, senza un bando competitivo. Ma gli stessi che danno tutti questi soldi ai privati e senza bando, sanno che i “progetti di rilevante interesse nazionale” (PRIN, per tutte le aree del sapere), hanno avuto un finanziamento triennale di soli 92 milioni di euro. I ricercatori (affamati dopo tre anni di blocco!) hanno presentato oltre 4.400 progetti e fatti due rapidi calcoli, la cifra copre meno del 5% delle richieste; e sarà già tanto se i singoli ricercatori dei progetti vincitori avranno 30 mila euro/anno per tre anni per affrontare i costi della ricerca e pagare i loro collaboratori. Ridicolo!
– Bypassare la legge nazionale per l’assegnazione del ruolo di professore universitario, investendo 38 milioni di euro nel 2016 e a 75 a partire dal 2017 per 500 cattedre da retribuire con stipendi maggiori rispetto a quelli dei “professori normali”. Sono chiamate cattedre “del merito”; ma perché quelle tradizionali cosa sono, del demerito? Se si pensa che i concorsi universitari non siano fatti seriamente, perché non cambiarli, cosi da beneficiarne tutti?
Insomma, i soldi spendiamoli bene.
- Centralizzare valutazione e finanziamento dei progetti
Sono anni che si chiede la costituzione di un’agenzia unica, pubblica, indipendente per l’assegnazione dei fondi di ricerca che, solo nel campo biomedico, sono attualmente distribuiti da MIUR (tutti con bandi e commissioni diversi), Ministero della Salute, CNR, AIFA, Regioni. Una simile agenzia è operativa in tutti grandi paesi e serve non solo ad implementare eventuali strategie generali d’investimento (vedi punto precedente) ma anche a garantire una gestione uniforme e trasparente dell’assegnazione dei fondi. Potrebbe essere costituita facilmente col contributo dei migliori ricercatori (non necessariamente solo italiani) e toglierebbe dalle mani delle solite consorterie politiche e scientifico-accademiche il potere di elargire finanziamenti in maniera “controllata”.
- Verificare gli esiti scientifici dei finanziamenti erogati
Alcuni anni dopo l’attribuzione dei fondi, è indispensabile la verifica rigorosa dei risultati ottenuti.
L’agenzia unica per la ricerca servirebbe anche a questo. Nei bandi successivi, chi non ha prodotto adeguatamente non potrà presentare richieste o partirà penalizzato. L’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA), in collaborazione con fondazione GIMBE, ha appena svolto un’analisi pioneristica sull’esito dei progetti che ha finanziato nel 2005-2009. I risultati, ottenuti con un solo borsista, avanzano dubbi sulle scelte degli anni precedenti, ma possono essere molto utili per le scelte future. Che aspettiamo a verificare l’esito di tutti i finanziamenti pubblici? Costerebbe pochissimo ed introdurrebbe rigore e trasparenza, di cui c’è fame.
Questo stesso articolo è stato pubblicato lo scorso 2 maggio su http://www.fivehundredwords.it.
scusate se insisto, ma a me pare che bisognerebbe partire dalla natura fondamentalmente diversa della ricerca nelle scienze umanistiche (ricerca di base, individuale, con ricadute tecnologiche vicine allo zero, applicative a distanza di tempo, ma indispensabile alla cultura complessiva e alla ‘vision’ come si dice ora del paese e delle sue classi dirigenti) e nelle altre scienze (dure, esatte, naturali, empiriche, ecc.); finora la prima è stata costretta a subire i parametri delle seconde: classificazione delle riviste, peer review, criteri pseudobibliometrici, mito dell’oggettività, della quantificazione, delle ‘griglie’ valutative… e altre amenità; sul piano dei finanziamenti creazione ex nihilo di carrozzoni/potentati per intercettare megafinanziamenti (so di qualcuno che alla fine non è riuscitoneanche a spenderli i soldi prinescamente ricevuti); diciamo basta! stabiliamo che per la ricerca di base nelle discipline umanistiche occorrono tempo, libertà e fondi per acquistare materiale librario, svolgere qualche missione di studio e, soprattutto, aiutare i giovani dopo la laurea e il dottorato; distribuiamo più finanziamenti individuali (nazionali e di ateneo), o addirittura – come accade per i medici se non erro – stabiliamo un benefit addizionale direttamente sullo stipendio, proporzionale al ruolo, all’anzianità e alla produttività scientifica e soprattutto a tempo (per esempio con verifica quinquennale). Sembra così assurdo?
Caro Truschitta: fa specie che nessuno abbia detto beo per le chiamate da fuori, perché chi può chiamerà gli amici o gli allievi emigrati. Poi vedremo qua cHe combinano.
Nessuno dice beo sulle stupidissime asn. Sulle carriere rovinate di migliaia di persone. Silo una minoranza si è ribellata, molto tiepidamente per giunta. A nessuno importa più nulla al di là drll’arraffare cio che si può come del resto avviene nella politica nazionale.
Libertà, risorse, giovani ricercatori con posto fisso.
Mi sembra sufficiente e servono meno soldi che per IIT e megaprogetti.
L’assurdo non è che si vogliano introdurre deboli incentivi per il merito, come le cattedre Natta, ma che tutti debbano avere eguale stipendio indipendentemente dal merito. Nei paesi competitivi come gli USA i professori contrattano singolarmente
“Nei paesi competitivi come gli USA i professori contrattano singolarmente”
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Nei paesi competitivi come gli USA, il 76% della docenza universitaria è affidata a professori precari, spesso al di sotto della soglia di povertà (la retribuzione media per tenere un corso è $2,700).
https://www.roars.it/homeless-prof-nelle-universita-usa-il-76-dei-professori-sono-precari-spesso-sotto-la-soglia-di-poverta/
https://www.roars.it/il-25-febbraio-i-docenti-precari-usciranno-dalle-aule-per-protesta-negli-usa/
Negli USA ci sono università di eccellenza che fanno ricerca di eccellenza e danno lauree di eccellenza e quindi assumono persone di eccellenza pagandole stipendi di eccellenza e ricaricano sugli studenti da eccellenza i costi da eccellenza.
E poi ci sono college che danno un po’di istruzione superiore ad un numero di laureati molto maggiore che in Italia, avvalendosi di professori a contratto meno pagati per contenere i costi.
Il sistema USA ha senso: uno può scegliere se comprare una Ferrari, o una BMW o una FIAT. Il sistema italiano ricorda il modello sovietico dove c’era solo la Lada-Vaz eguale per tutti (eccetto i dirigenti del Partito dell’Uguaglianza)
Dato il livello di fesserie che riesce a scrivere si capisce perché non ce la fa proprio a firmarsi con nome e cognome
abcd: «Negli USA ci sono università di eccellenza che fanno ricerca di eccellenza e danno lauree di eccellenza e quindi assumono persone di eccellenza pagandole stipendi di eccellenza»
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Mi spiace smentire questa visione favolistica:
«Even prestigious schools rely heavily on adjuncts [precari], especially for teaching classes of freshmen and sophomores. At Harvard, adjuncts accounted for 57 percent of the faculty in 2005; at Boston University that year, they made up 70 percent.»
Per chiarire meglio:
«Tenure-track professors are hired by universities to do a combination of teaching and research and to help their departments develop. Pending a major review of their performance after five or six years – when they try to win tenure, which pretty much guarantees a job for life – tenure-track professors are essentially full-time members of the faculty. Their positions usually come with a range of benefits like health insurance and periodic semester-long sabbaticals.
On the other side of this divide, adjunct faculty members (whose positions are sometimes described by other labels such as “lecturer,” “contingent faculty,” or “instructor”) are exclusively teachers. They generally work on a system of semester-to-semester contracts, rarely enjoy benefits, and often are considered part time, regardless of the amount of teaching they do.»
http://archive.boston.com/news/education/higher/articles/2011/04/17/universities_rely_on_adjunct_professors_to_do_most_of_the_teaching/
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abcd: «… e ricaricano sugli studenti da eccellenza i costi da eccellenza»
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Sul ricarico, invece, “d” ha ragione (omettiamo “abc” perché ancora una volta mostra che è l’abc quello che gli manca).
Ottimo. In questi casi di smisurata e devota ammirazione per sistemi del genere, il consiglio è un biglietto di sola andata per gli US.
I nostri cervellini rimasti non saranno neanche in grado di comprendere una tale perdita e si consoleranno facilmente.
@SylosLabini & @DeNicolao: sono quasi sempre d’accordo con voi e apprezzo molto, anche in questo caso, le vostre repliche; perciò mi piacerebbe sapere se ritenete i contenuti del mio post qua sopra (che non è stato commentato da alcuno) del tutto irricevibili o assurdi, alla stregua di quelli del post precedente sull ASN che verrà (del pari zerocommentato); apprezzo ROARS anche quando non condivido tutto e non intervengo per vanità, ma perché spero di trovare repliche utili a rendere più ‘complesso’ il mio punto di vista.
a me sembrano del tutto sensati. Avendo già il mio daffare a replicare ai commenti insensati, quando leggo quelli sensati respiro profondamente e con soddisfazione, pensando che posso far riposare i polpastrelli ;-)
grazie! peccato che il buon senso ormai abbia sempre meno corso e spazio (e non solo all’università!).
abcd: “e ricaricano sugli studenti da eccellenza i costi da eccellenza.”
Realtà: “e ricaricano sugli studenti ricchi, o indebitati, i costi da eccellenza”.
abcd: “uno può scegliere se comprare una Ferrari, o una BMW o una FIAT.”
Realtà: “SE UNO È RICCO, può scegliere se comprare una Ferrari, o una BMW o una FIAT”.
O
1) l’università è un affare, allora lo stato se ne frega e solo i riccones e i plurimegameritevoli accedono alla costosa (presunta)eccellenza, mentre gli altri si arrangiano;
oppure
2) allo stato interessa formare cittadini dignitosamente competenti nelle materie che hanno scelto, quali che esse siano, in modo che si abbia una ripercussione positiva del sapere nella società a tutti i livelli. Promuove altresì le eccellenze senza togliere nulla agli altri.
Quando lo stato taglia (come mai?,) allora propaganda lo splendido modello 1, criminalizzando il modello 2 che diventa padre di tutte le nefandezze.
Speriamo che sia finalmente chiaro.
Novantaquattro minuti di applausi!!!