Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

 

Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi dei Professori Universitari di Area Medica (Area CUN 06-Scienze Mediche)

 

Lettera aperta al Ministro Giannini, al Presidente della CRUI e al Presidente del CUN della Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi dei Professori Universitari di Area Medica sull’ipotesi di riforma dell’accesso ai Corsi a ciclo unico di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria e del percorso formativo post-laurea

 

 

Al Ministro dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca

On. Prof.ssa Stefania Giannini

Al Presidente della CRUI

 Prof. Stefano Paleari

Al Presidente del CUN

Prof Andrea Lenzi

 

Illustre Signora Ministro, Prof.ssa Stefania Giannini, Magnifici Rettori, Ill-mo Presidente del CUN,

 

I Professori universitari di Area Medica sono sempre stati rispettosi delle modifiche normative delle procedure di reclutamento e degli ordinamenti, applicandoli rigorosamente con forte interesse anche per tutti gli aspetti innovativi e sperimentali didattici. Tuttavia, in questi mesi si è avuto l’applicazione di nuove normative e alcune nuove proposte riguardanti i corsi di studio universitari, che hanno destato tra essi crescente preoccupazione e disagio.

La stessa preoccupazione è espressa in questi giorni anche dal CUN e dalla CRUI.

L’attuale sistema formativo universitario dei Corsi di Laurea a ciclo unico di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria e dei Corsi di Specializzazione post-laurea ha conseguito negli ultimi decenni indubbio riconoscimento a livello nazionale ed europeo, testimoniato dall’elevata qualità delle prestazioni erogate nel nostro Sistema Sanitario Nazionale (il nostro sistema occupa il terzo posto nel mondo secondo la qualificata agenzia Bloomberg) e dall’ampia richiesta di professionisti italiani in Europa (secondo L’Organization for Economic Cooperation and Development, organo ufficiale dell’UE, quasi 5000 medici in 3 anni).

 

I Docenti Universitari di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria e, con essi, la Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi di Area Medica, esprimono la loro forte e responsabile preoccupazione per i provvedimenti in via di discussione/approvazione che se definiti nelle forme divulgate rischiano di incidere molto negativamente sulla qualità della Formazione Medica e Specialistica del nostro Paese.

La Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi di Area Medica ha pubblicato sul sito de “ La Repubblica” il 17 novembre u.s. una Petizione “MANIFESTO SULLA FORMAZIONE DI MEDICINA”, che ha raccolto in una settimana (17–24 Novembre ) 2805 firme di Professori e Ricercatori Universitari di Area Medica (http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2014N47026) a testimonianza della profonda preoccupazione che ha pervaso tutta la Comunità Accademica.

I Professori Universitari di Area Medica denunciano con forza che:

  1. La proposta di abolizione della selezione nazionale di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato sulla base delle effettive esigenze del SSN appare tuttora nebulosa e di dubbia applicabilità immediata, soprattutto nel ventilato “modello francese” in relazione (a) ai correnti ordinamenti didattici, che necessiterebbero di profondo e ponderato adeguamento; (b) alla carenza di strutture didattiche, capaci di accogliere un numero imprecisato e non programmabile di studenti; (c) alla mancanza di un numero di Professori di ruolo adeguato, al momento fortemente ridotto da anni di blocco del turnover; (d) alla qualità della didattica frontale, che rischia di diventare del tutto virtuale in un settore in cui cultura e professionalizzazione, teoria e pratica non possono essere distinte.
  2. I risultati della “nazionalizzazione” del concorso di ammissione alle Scuole di Specializzazione sono l’inevitabile conseguenza di un percorso di cambiamento, che ha aspetti positivi, soprattutto se condiviso e approfondito e che è stato, viceversa, condotto frettolosamente, con il concreto rischio adesso di un’ammissione di massa.
  3. La riforma della durata dei corsi di specializzazione di area medica, disposto da una norma perentoria, rischia di compromettere un’equilibrata redistribuzione delle attività formative e, conseguentemente, il futuro professionale e la competitività dei nostri giovani medici.
  4. L’attuale formazione degli Specialisti, in conformità con la riforma del 2005, prevede l’acquisizione di capacità professionali adeguate agli standard della formazione Europea e conseguente riconoscimento del titolo di specialista in ambito Europeo. Quanto attualmente ventilato nella proposta di riforma introdurrebbe di fatto due categorie di specialisti: una categoria A che, dopo una procedura selettiva di accesso in ambito nazionale, completi un percorso specialistico definito dal Consiglio della Scuola, in linea con gli standard Europei relativi agli aspetti teorici e professionalizzanti della formazione specialistica, che contempla un ampio ventaglio di esperienze formative in ambito universitario e in più sedi della rete formativa, incluse strutture di eccellenza nazionali ed estere; una categoria B, ammessa in sovrannumero alla scuola di specializzazione, con modalità di accesso non chiare, che svolge le sue attività professionalizzanti in un’unica unità operativa complessa con la unica supervisione del Responsabile dell’unità stessa e che accede alla sola didattica frontale in ambito universitario. Quanto attualmente ventilato nella proposta di riforma potrebbe non rispondere agli standard Europei e potrebbe pertanto non essere certificabile dai consigli delle Scuole di Specializzazione nel Supplemento al Diploma, rilasciato dalle Università ai sensi dell’art.11, comma 8, del DM 270/2004, che documenta l’intero percorso formativo svolto dallo specializzando nonché le competenze professionali acquisite. Inoltre, per il medico in formazione, un intervento di questo tipo si tradurrebbe in una forma di reclutamento precario “a basso costo” attuato per colmare buchi di organico negli ospedali.

 

Sulla base di tali considerazioni la Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi dei Professori di Area Medica ritiene inaccettabile la proposta di riforma attualmente in discussione, in quanto foriera di ulteriore confusione nella regolamentazione degli accessi alla formazione medica e a quella specialistica post-laurea e di grave sperequazione tra figure  professionali che, pure in possesso di un analogo titolo, si troverebbero ad aver completato un percorso formativo differente e non conforme agli standard Europei.

La Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi dei Professori di Area Medica chiede al Sig. Ministro, al Presidente del CUN e al Presidente della CRUI un incontro urgente per discutere di questi provvedimenti al fine di arrivare a soluzioni condivise e sostenibili per la revisione della formazione medica e specialistica post-laurea e dichiara che, in assenza di un adeguato riscontro, intraprenderà iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, alla luce della difficoltà oggettiva di garantire l’espletamento del proprio diritto/dovere di Docenti universitari secondo quanto previsto dalla Costituzione della Repubblica Italiana.

 

Roma, 4 Dicembre 2014

 

La Conferenza Permanente dei Presidenti dei Collegi dei Professori Universitari di Area Medica (Area CUN 06-Scienze Mediche)

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13 Commenti

  1. In realtà l’impianto disegnato dal ministro Giannini appare totalmente avulso dalla realtà, gli atenei non hanno in alcun modo la capacità di sostenere una domanda al primo anno tripla dell’attuale. Questo avrebbe effetti distruttivi non solo su Medicina ma anche su tutto il resto dei corsi di studio e non risolverebbe certo le problematiche legate all’accesso, mi pare pura demagogia.
    Anni fa in un convegno avevo proposto di portare la scuola superiore a quattro anni seguendo il resto d’ Europa e introdurre un anno di “preparazione” per vari indirizzi (umanistico, scientifico, biomedico, etc…) da svolgere presso i licei. Credo che ci siano tra i docenti delle scuole superiori ancora molte persone motivate e capaci per svolgere un lavoro di qualità. L’accesso arriverebbe a conclusione di un anno di lavoro specifico e garantirebbe meno casualità.

  2. Hanno la coda di paglia. Com’è che hanno ottenuto di interrompere con i test il regolare svolgimento dell’anno scolastico? Perché con il numero programmato non sono stati in grado di farli ai primi di settembre? Quale scientificità sta alla base delle domande proposte? Chi decide l’entità numerica degli ingressi?

  3. Voglio “partecipare a questa guerra, perché è questo che voglio fare, voglio stare in trincea, non voglio trovarmi al quartier generale o seduto in un albergo da qualche parte. Voglio essere, voglio rimanere attivo.” Bisogna fare qualcosa, altrimenti si andrà sempre peggio.
    “portare la scuola superiore a quattro anni … e introdurre un anno di “preparazione” per vari indirizzi (umanistico, scientifico, biomedico, etc…) da svolgere presso i licei.” è ottimo, ma avrebbe effetto fra 5 anni, qui per medicina bisogna agire subito. come? partiamo subito con la proposta dei quattro anni di liceo. subito, e nel frattempo ci si accontenta di selezionare in base alla carriera nelle scuole superiori e in base a TEST ATTITUDINALI, lasciando perdere test nozionistici. test attidudinali come fanno in altri paesi, es. svizzera.

    • Cosa ti fa pensare, mio omonimo anonimo, che i test attitudinali (whatever it means) siano migliori dei test “nozionistici”? e che gli anti-test a prescindere non scateneranno contro i primi la stessa ignobile gazzarra che si e’ abbattuta sui secondi?

  4. Per ora immobilismo
    “Test di medicina, Giannini: per ora confermato. Riforma “alla francese” dal 2016

    Alla fine dopo un susseguirsi di annunci sull’imminente abolizione del test di medicina con conseguente introduzione del modello francese, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini fa una parziale retromarcia e conferma per il prossimo anno una «prova selettiva» per iscriversi a medicina. Ha la meglio, perciò, almeno per ora, la Conferenza dei rettori delle Università italiane, che sul tema aveva appena inviato una lettera al ministro per chiedere la conferma del test …

  5. Segue: a parte il fatto che l’idea di sottoporre le persone a test attitudinali è da Aldous Huxley, il progetto dei quattro anni comporterà una terza media spostata a 17 anni, con conseguente abbassamento del livello culturale e della preparazione specifica, al quale non potrà certo rimediare un anno di orientamento appiccicato alla fine di un percorso al ribasso. Teniamo conto che alla nostra classe dirigente del valore della scuola non importa nulla: ammettono muri scrostati, classi da trenta alunni e chiusura al sabato per risparmiare sul riscaldamento. A loro importa solo di vendere prodotti informatici e di affermare che ci dobbiamo adeguare all’Europa. Riforme in condizioni simili non possono che avere esiti disastrosi.

    • La maggior parte dei Docenti Universitarî che ho conosciuto finora è concorde nella constatazione che nozioni – generali o specifiche – fino a poco più di un decennio fa date per presupposte sono invece assenti nella maggior parte degli Studenti dei primi anni di Università (ogni parte di questa affermazione è obiettiva). Nella mia ingenuità, mi verrebbe da pensare che sia quindi necessario allungare il tempo della preparazione alla Laurea (prima o durante l’Università); invece noto che si discute di abbreviare questa preparazione: sostituire un anno di Scuola Superiore con uno di preparazione può, nella migliore delle ipotesi, cambiare pochissimo (se introduce argomenti oggi non insegnati ne dovrà togliere altri oggi invece compresi nei Programmi). La necessaria e giustamente da tanti voluta preparazione all’Università deve per definizione, se vuol essere efficace, aggiungersi alla Scuola Superiore, quindi cominciare dopo la Maturità: che sia pensata come un anno (o, magari meglio, più di uno) valido per tutti o, con maggiore verosimiglianza, distinto a seconda delle Scuole se non addirittura dei Corsi di Studio, in tutti i casi equivale a far durare di più l’Università. Non riesco a vedere controindicazioni nell’idea di laurearsi con qualche anno in più

    • Domande? Quale domande? Hai solo criticato le proposte fatte. A parte che in the Brave new World non c’è nessun test attidudinale che io ricordi (l’ho letto un po’ di anni fa), siccome mi rendo conto che non è la soluzione, lo vedevo solo come temporaneo. Per quanto riguarda il numero di anni, sono del parere che non è la quaestione fondamentale. L’importante non è la quantità, ma la qualità e poi non c’è nessuna variazione di numero di anni. Accorciare a 4 anni la scuola superiore e fare un quinto anno di indirizzo specifico non aggiunge ne toglie anni alla carriera complessiva. Però ripeto, l’importante è avere degli obbiettivi chiari da raggiungere e fare di tutto per raggiungerli nell’ambito delle cose fattibili. I sogni aiutano a vivere, ma non risolvono i problemi reali.

  6. Caro Paolo,
    Non sono uno sfegatato fautore dei test atidudinali. Li usano in Svizzera, Germania, Austria, Australia etcc … ma questo non vuol dire che siano la panacea. Infatti li propongo solo come temporanei. Condivido molto di più l’idea di riformare le superiori con un 4+1, dove l’ultimo anno sia pensato soprattutto a fare in modo che glistudenti abbiano la possibilità di capire cosa fare da grandi e fare in modo che chi ha delle responsabilità sul futuro dei giovani (leggi docenti e formatori) abbia la possibilità di indirizzare e la responsabilità di prendere delle decisioni su come indirizzare i giovani. Nella mia visione, molti dei docenti (non tutti) dell’anno di indirizzo saranno docenti che conoscono i ragazzi da qualche anno e quindi potranno prendere una decisione più ponderata, insieme ai ragazzi stessi ed esperti dei vari settori. Troppo fumo?

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