Oggi, in piu di 500 città in tutto il mondo si tengono manifestazioni in sostegno della grande Marcia per la Scienza nata negli Stati Uniti «in protesta contro il crescente negazionismo climatico, contro le conseguenti politiche energetiche ad alto impatto ambientale e i consistenti tagli alle politiche ambientali, in particolare al Climate Action Plan. La marcia nasce anche contro i tagli all’istruzione e alla ricerca, e l’incremento delle spese militari». Numerose le adesioni in Italia, tra cui alcuni enti di ricerca, atenei e il Consiglio Universitario Nazionale. Nicola Casagli, con il suo consueto humour, ci fornisce una lettura novecentesca di come marciano i ricercatori italiani, alle prese con i primi risultati della VQR e con le nuove linee guida per l’accreditamento dei dottorati di ricerca.

Scena 1: dialogo tra gerarchi in marcia: «Ragazzi è uscito il decreto sull’accreditamento del dottorato?». «Sì capo. Adesso li riduciamo per bene». «Nei collegi adesso possono partecipare solo quelli che superano le soglie VQR».«Io ci ho inserito i titoli congiunti, quelli doppi e lo co-tutele per l’internazionalizzazione autarchica». «Vediamo Quanto Resisterete!» (VQR)

Scena 2: proletari in marcia del quarto stato di Pellizza da Volpedo. «Ragazzi, come è andata l’Abilitazione Scientifica Nazionale?». RTD-B: «Vaff … Male! Mi hanno fatto fuori perchê mi mancava un criterio sui titoli aggiuntivi». RTD-A: «E io non ero congruente con il Settore Scientifico Disciplinare».

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2 Commenti

  1. La domanda è sempre la stessa: Che fare?
    Credo che si debba convergere verso una serie di punti concordati da difendere con forza perché si possa continuare a fare ricerca e a trasmettere agli studenti meritevoli, porre in condizioni di costruire la loro vita quelli che, per meno opportunità, hanno più difficoltà.
    Che Fare? Ora, nell’immediato, mentre scelte che apparentemente colpiscono noi, puntano al cuore di interi territori, discriminati.

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