Nella legge di stabilità il governo risponde alla protesta dei docenti universitari per il blocco degli scatti stipendiali con una norma che trasforma di nuovo in biennali, ma a quota invariata, gli scatti triennali delle legge Gelmini, con la conseguenza che verrebbe recuperata in 10 anni la decurtazione stipendiale corrispondente alla perdita dei 5 anni di anzianità cancellati dal blocco “giuridico” degli scatti del D.L. n. 78/2010. Parallelamente viene concesso un contributo “una tantum” di circa 2500 euro lordi, da erogarsi nel biennio 2018-2019, ma esso rappresenta solo il 40 % di quanto il docente avrebbe ricevuto in media, in un biennio, in assenza del blocco suddetto. Il rimedio proposto non pare accettabile perché modifica ancora una volta la progressione economica nel nostro stato giuridico senza risolvere il problema. Di fatto esso si limita a rinviare la restituzione del “maltolto” a tempi biblici, e non per tutti. Sarà importante che il mondo dell’università dia una risposta forte, se non vuole lasciar passare l’idea che ci possono mettere i piedi sulla testa come e quando vogliono.
Nella legge di stabilità per il 2018 appena approvata, il governo risponde alla protesta dei docenti universitari per il blocco degli scatti stipendiali con una norma che trasforma di nuovo in biennali, ma a quota invariata, gli scatti triennali delle legge Gelmini: così si anticiperebbe la maturazione di tali scatti di un anno ogni 2, con la conseguenza che verrebbe recuperata in 10 anni la decurtazione stipendiale corrispondente alla perdita dei 5 anni di anzianità cancellati dal blocco “giuridico” degli scatti del decreto-legge Tremonti n. 78/2010. E’ vero che parallelamente viene concesso un contributo “una tantum” di circa 2500 euro lordi, da erogarsi nel biennio 2018-2019: ma facciamo notare che esso rappresenta solo il 40 % di quanto il docente avrebbe ricevuto in media, in un biennio, in assenza del blocco suddetto.
A mio avviso la proposta va respinta. E mi perdonerete se ne parlo come se ne fossi coinvolto anch’io. In realtà al momento del blocco ero già in pensione, ma resto innamorato della istituzione che ho servito per 50 anni e continuo a sentirmi coinvolto. Il rimedio proposto non pare accettabile perché modifica ancora una volta la progressione economica nel nostro stato giuridico senza risolvere il problema. Di fatto esso si limita a rinviare la restituzione del “maltolto” a tempi biblici, e non per tutti.
1) alla fine dei 10 anni, a partire dal 2020, coloro che hanno maturato 5 scatti in più avranno semplicemente raggiunto il corretto bilanciamento tra lo stipendio percepito e quello di diritto: lo Stato quindi continuerà ad erogarci nel frattempo uno stipendio ridotto e perciò, nella sostanza, ci sta solo promettendo che tra 10 anni smetterà di rubarci una parte dello stipendio. E tutto quello che ci è stato già rubato e continuerà ad essere rubato da qui al 2030? Per recuperarlo dovremo aspettare ancora qualche anno in più maturando (chi può) ulteriori scatti, nella speranza che la salute ce lo consenta. In pratica è come se lo Stato ci firmasse una serie di cambiali, esigibili a tempi variabili ma comunque successivi al 2030!
2) di fatto con questo meccanismo non viene resa una lira a coloro che sono andati in pensione, o che ci andranno da qui in poi. Ma non solo, perché non riusciranno a recuperare lo stipendio perduto neppure coloro che sono quasi arrivati a fine-carriera, cioè all’ultima classe stipendiale: per fortuna (si fa per dire!) sono pochi, a causa dell’alta età media di ingresso nei ruoli.
3) l’unica cosa positiva è che il Senato ha cancellato la dicitura di “premiali”, originalmente attribuita ai nuovi scatti, che avrebbe attribuito a questi aumenti stipendiali una caratteristica che per loro natura, a leggi vigenti, non hanno e non debbono avere. Non erano tali secondo il DPR 382/1980 che li ha istituiti (erano automatici perché solo funzionali a permettere stipendi bassi di ingresso, che diventavano confrontabili con quelli dei colleghi dell’Europa occidentale soltanto a fine carriera) e non lo erano neppure secondo la legge Gelmini che li ha trasformati in triennali e non più automatici. La norma originale della legge di bilancio modificava addirittura la natura delle cifre all’uopo destinate nel bilancio degli atenei, prevedendo che, nell’ipotesi di mancata attribuzione della classe, la somma corrispondente restasse nelle disponibilità dell’ateneo: un chiaro invito ai Rettori a non concedere gli scatti al fine di utilizzare per altri fini le somme così risparmiate.
4) molti commentatori evidenziano, come del resto diceva la versione originale della stessa relazione illustrativa del disegno di legge, che la abbreviazione della carriera economica ivi proposta va soprattutto a vantaggio dei giovani. Ciò è verissimo: è senz’altro positivo un avvicinamento degli stipendi dei futuri giovani ricercatori italiani a quelli degli altri paesi della UE. Però così stando le cose il loro aumento di stipendio viene pagato di fatto dagli altri docenti in ruolo che non riescono a recuperare il proprio, ed appare molto comodo per lo Stato fare bella figura con i soldi altrui. Dalle mie parti si dice che “è facile fare il finocchio con il c . . o degli altri”!
Sarà importante che il mondo dell’università dia una risposta forte, se non vuole lasciar passare l’idea che ci possono mettere i piedi sulla testa come e quando vogliono.
Paolo Gianni
Professore Associato di Chimica Fisica in quiescenza c/o l’Università di Pisa
Nel 2014 inviai una lettera piuttosto risentita al prof. Carlo Ferraro, leader del Movimento per la Docenza Universitaria. Peccato non averla, essendo stata risucchiata da un indirizzo istituzionale cessato, ma credo lui la possegga.
Nella lettera io, mite democristiano honoris causa, dicevo a Ferraro di smetterla con i minuetti con il potere e di organizzare una lotta dura e pura, bloccando completamente un semestre in tutti gli Atenei pubblici. Il suo modo di condurre questa lotta mi sembrava infatti farraginoso e troppo, come dire?, diplomatico.
Non è il caso che ricordi che le altre categorie lavorative non sono diplomatiche verso di me, se devono scioperare: it’s not personal, it’s business.
Ecco, sarebbe occorso, seppure in via comprensibilmente graduale, ricorrere al tradizionale tipo di lotta di cui sono piene le pagine di storia sindacale europea.
Forse una pruderie perbenista liberal-vittoriana ha impedito di traslare questa lotta al mondo dei cosiddetti “baroni”? Ci siamo dimenticati della china di rango (e passi, che un po’ ce lo meritiamo) ma soprattutto di dignità che abbiamo disceso in questi anni? Ci siamo dimenticati che (misurati gli stipendi a quel che facciamo e a come e dove lo facciamo, anche in mancanza perenne di adeguati fondi di ricerca) noi siamo giunti (soprattutto guardando i nostri colleghi tedeschi, svizzeri, francesi ecc.) a lambire uno stadio pre-proletario che rischia soprattutto di perpetuare la proletarizzazione dei nostri giovani colleghi precari?
I risultati della sceneggiata dello scorso sciopero (altro minuetto barocco) e soprattutto dell’ultima finanziaria sono sotto gli occhi di tutti.
Rientriamo in possesso delle nostre Facoltà (lo so, fa un po’ Pantera anni Novanta) e, una volta per tutte, ribelliamoci.
Le forme di lotta e gli scioperi devono fare i conti con le norme che li regolano. Il “minuetto barocco” è stato concepito in modo da superare il vaglio della Commissione di garanzia. Non era scontato, tanto è vero che la Ministra ha messo in dubbio la liceità dello sciopero in relazione sia alle modalità che al soggetto proclamante fino a quando (e persino dopo che) ha ricevuto l’autorizzazione della Commissione di garanzia:
https://www.roars.it/fedeli-su-legittimita-sciopero-sto-ancora-aspettando-la-riposta-del-garante-laveva-gia-ricevuta-e-noi-la-pubblichiamo/
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Sappiamo tutti che ci vorrebbe “ben altro”, ma 12.000 docenti che scioperano non si erano mai visti negli ultimi 25 anni. Chi pensa di saper fare di meglio non ha che da farsi avanti, direi.
D’accordo per l’abolizione della figura dei ricercatori a tempo determinato: ha innescato nervosismo e creato situazioni insostenibili. Di fatto, ha accelerato la carriera di questi rispetto a quella dei ricercatori a tempo indeterminato.
Credo anche che non si possa accettare quanto predisposto dalla legge, con discriminazione a sfavore di chi sta terminando la carriera, per motivi di giustizia. Inoltre, il lavoro è già stato svolto e, a posteriori, si decide che non verrà retribuito secondo quanto prima prestabilito…
Condivido pienamente.
Certo pero’ che per onesta’ intellettuale bisognerebbe comunque dire che in finanziaria ci sono 90 milioni in due anni per recuperare gli scatti stipendiali, e che “Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione, per gli anni 2018 e 2019, del Fondo di cui all’articolo 1, comma 207, della legge 28 dicembre 2015, n. 208.”. L’art 1 comma 207 era quello che istituiva le tanto vituperate cattedre Natta.
In pratica, lo sciopero dei professori ha ottenuto che sui futuri FFO graveranno scatti biennali invece che triennali, e che i soldi per le cattedre Natta (che nel bene o nel male servivano ad ampliare il corpo docente) siano stati spesi per recuperare in parte gli scatti stipendiali, e non, come aveva proposto qualcuno ad assumere nuovi ricercatori:
https://www.roars.it/petizione-alla-ministra-fedeli-destinare-i-fondi-natta-e-iit-ai-giovani-ricercatori/
Adesso mi chiedo se il movimento per la dignita’ della docenza, come detto piu’ volte, fara’ azioni altrettanto forti per chiedere di ridurre la precarieta’, visto che nella finanziaria per gli RTD ci sono meno soldi che per il recupero degli scatti, e ne servirebbero molti di piu’. Oppure se continuera’ a mobilitarsi per riavere subito il rimanente degli scatti persi e continuare a rimandare al futuro il futuro dei precari che lavorano con loro. Oppure, accontentandosi di quanto ottenuto, non fara’ niente.
Ci vuole un po’ di coraggio, ad affermare che le cattedre Natta “servivano ad ampliare il corpo docente”
Diciamo piuttosto che avrebbero rimpiazzato una minima parte dei colleghi che andavano in pensione.
Le cattedre Natta servivano a creare una nuova casta di metabaroni (peraltro nominato dal presidente del consiglio, vero esperto contemporaneamente in tutte le discipline universitarie). Cioè, a creare ulteriori disparità e ingiustizie.
Con una cattedra Natta si potevano finanziare 3 o 4, forse 5 RTDB, non credi che se l’obiettivo era quello di ampliare il corpo docente si saarebbe scelta questa strada?
E’ una vittoria che questa elemosina sia stata sottratta a questo fondo con finalità inique. Sia chiaro che Ferrero (il cui lavoro apprezzo), per quel che riguarda il reclutamento per ora si è riempito solo di belle parole. Capisco benissimo l’amarezza e la rabbia dei non strutturati (chi poco, chi meno, lo siamo stati tutti). Però considerate anche che, una volta che cade la certezza del diritto (e non avere gli scatti nega retroattivamente i diritti), dicevo, quando comincia a venir meno la certezza del diritto, beh… allora anche diventare strutturati a tempo indeterminato, significa esserlo nel senso letterale del termine, cioe’ precari con altro nome. Cioè che ti potrebbero licenziare in qualunque momento (Jobs act docet). Quindi, un po’ di cautela, per favore. Sono il primo ad osservare che si può sopravvivere anche senza gli scatti, e che da precari non si sopravvive. Ma l’uguaglianza dei diritti non significa togliere i diritti a chi li ha, per non darne a chi non ne ha.
(mi dilungo, scusate) E’ pericoloso farsi abbagliare da uno specchietto per le allodole come le cattedre Natta. E’ altrettanto pericoloso, sia chiaro, pensare che la faccenda degli scatti risolva tutto. Ripeto, cautela!
Ciao Franco, grazie per la risposta equilibrata.
Nelle cattedre Natta siamo d’accordo sul fatto che il processo di selezione era terribile e non si poteva difendere, tanto che anche il parlamento ha cambiato idea. A questo punto, rimaneva da decidere cosa fare di quei soldi, e qui riprendo il discorso sullo sciopero.
Tra tutti i problemi dell’universita’ il movimento per la dignita’ della docenza ha dato la priorita’ agli scatti stipendiali. Personalmente credo che sia stata una brutta scelta, nel metodo, perche’ non si chiedevano risorse aggiuntive (anzi, Ferraro ha pure fatto notare che c’e’ gia’ un tesoretto dentro agli atenei). Nel merito, perche’ se giochi in un gioco a somma zero e difendi solo la tua causa, stai sottraendo risorse alle altre.
E questo, Franco, non e’ un discorso astratto (togliere diritti a chi ne ha per darli a chi non ne ha) e’ un discorso pragmatico sul cosa chiedere in una protesta: il professore strutturato sciopera per ottenere di usare le poche risorse che ci sono riaffermando il proprio diritto e non per allargarlo a piu’ persone.
Poi, come te dici, sugli altri temi il movimento ha speso belle parole, vediamo ora come si comporta.
Se il movimento adesso si ferma, conferma di essere stato solo un movimento corporativo interessato al proprio stipendio. Se insiste solo sulle proprie rivendicazioni (come questo articolo) secondo me si infila in un vicolo cieco. Se allarga il conflitto agli altri temi, perdera’ parte della sua base, ma potrebbe guadagnarne tra precari e studenti.
D’accordo, grazie a te, vedremo.
La situazione certo non lascia ben sperare. Ma è anche vero che la storia ci insegna che spesso rivoluzioni strutturali hanno avuto origine all’inizio da movimenti minimalisti o relativamente corporativi o, adirittura, “integrati nel sistema”.
Perchè il goveerno ha scelto la linea dell’elemosina e non quella dello scontro frontale? Opportunità elettorale? Non ne sarei così sicuro. Teniamo presente che, più i docenti scioperano, più la contropare ci guadagna (economicamente parlando). Non è che temono che la protesta si estenda e che i vari fronti si unifichino?
Sembra un po’ fantascienza, ma se invece fosse così, non mi dispiacerebbe.
Certo che prendere i soldi dalle Cattedre Natta ha una certa valenza simbolica (in vari sensi, compreso quello che osservi tu, cioè non destinare i soldi al reclutamento di ricercatori). E qui il simbolismo è significativo, perchè sarebbe bastata una “partita di giro” per far figurare i soldi come se arrivassero da altra parte.
Signori, un mio amico Ordinario, alla mia ironica richiesta circa il fatto che mi doveva restituire la trattenuta da me subita per aver scioperato alla luce dei benefici che lui, non scioperante, ne stava traendo, mi ha risposto: ” e chi ti ha detto che le previsioni in finanziaria sono dovute al tuo sciopero?!”.
Pur mantenendo l’amicizia, ne ho tratto un chiaro insegnamento circa la nostra situazione, laddove circa il 20% di noi (se non erro ha scioperato), ringraziamo il cielo che sia servito a qualcosa ed impariamo a differenziare le nostre fonti di reddito!
Lo dico soprattutto da vecchio ricercatore in attesa di ennesima bocciatura alla ASN perché sgradito al gruppo che controlla il mio settore.
Rispetto alla questione della ‘premialità’, faccio presente che l’art. 6, comma 14 della legge Gelmini recita così:
‘La valutazione del complessivo impegno didattico, di ricerca e gestionale ai fini dell’attribuzione degli scatti triennali di cui all’articolo 8 e’ di competenza delle singole università secondo quanto stabilito nei regolamenti di ateneo. In caso di valutazione negativa, la richiesta di attribuzione dello scatto può essere reiterata dopo che sia trascorso almeno un anno accademico. Nell’ipotesi di mancata attribuzione dello scatto, la somma corrispondente e’ conferita al Fondo di ateneo per la premialità dei professori e dei ricercatori di cui all’articolo 9′
Dunque l’unica novità che avrebbe introdotto lo scampato inserimento in finanziaria dell’aggettivo ‘premiale’ sta nel fatto che, se premiali, gli scatti per definizione non possono essere attribuiti al 100% del personale; se invece, come ora, sottoposti a valutazione, ci saranno delle soglie o dei requisiti previsti da ogni Ateneo, superate le quali o posseduti i quali l’attribuzione dello scatto è automatica (in ipotesi, potranno avere lo scatto anche il 100% dei docenti, se tutti superano dette soglie o hanno detti requisiti). Ciò non toglie che gli Atenei possano decidere di alzare l’asticella, ad esempio escludendo dall’attribuzione dello scatto tutti coloro che non hanno pubblicato nel triennio almeno X prodotti: in quel caso, a legislazione vigente, gli scatti non attribuiti finiranno nel fondo di Ateneo per la premialità, quindi non esattamente, come prevedeva l’articolo poi emendato della finanziaria, nella libera disponibilità dell’Ateno, ma quasi…
Sono Antonio Carrassi della Statale di Miano e devo dire di non condividere il commento, che ho trovato ingeneroso, del Collega Matteo Napolitano nei confronti di Carlo Ferraro,Collega che ha dedicato tempo ed energie a favore di tutti noi.
Sono entrato in ruolo nel 1990 e non ricordo in questo lunghissimo lasso di tempo, ed a maggior ragione dopo la 240/2010,da parte di alcuna Associazione Accademica dal CUN o dalla CRUI,una singola presa di posizione chiara, documentata, perseverante come quella proposta da Ferraro.
Ringrazio molto il Collega Carrassi; ovviamente concordo con lui sul fatto che nessuno ha fatto nulla prima di Ferraro (non abbiamo un Sindacato o un’Associazione Nazionale come i magistrati o i diplomatici, ecc.); e naturalmente non c’è nulla di personale contro il prof. Ferraro, persona altamente stimabile solo che si veda al metodo con cui ci ha informato tempestivamente su tutto in questi anni.
Ma: io ho letto praticamente tutta la documentazione da quando il Movimento è nato, fino all’ultima lettera di fine anno, e la mia persuasione che ci fossero troppi minuetti (è un aggettivo forse troppo tersicoreo per l’Accademia, ma non me ne viene un altro) è maturata man mano che vedevo le cose evolvere in maniera non certo positiva ai nostri fini. Passavano i governi, passavano i ministri, restavano i peones.
Carlo Ferrato non poteva rispondere alla mia lunga accorata lettera; ma mi sarei giovato di una sua risposta anche alla luce di quello che si è ottenuto e di questo dibattito.
E quello che si è ottenuto, ahimé, è elemosina. Ci hanno detto (scusate se banalizzo): “Tenete, con quest’aumento mensile pagatevi un abbonamento basic a Sky o a Mediaset”. E fine.
Le considerazioni del Collega Paolo Gianni, che qui ringrazio, sono condivisibili per la loro schiettezza e chiarezza. Lui ci pone davanti a una risultante algebrica, e questa risultante a mio sommesso avviso è una sconfitta del movimento, prevedibile fin dalle modalità dello sciopero (e in tema di “dialogo” con Commissione di Garanzia forse ci sarebbe ancora molto da dire).
Prendiamo coscienza di questa situazione (anche alla luce del ben altro trattamento che altre categorie, cui saremmo equiparati, ricevono); pacatamente riconosciamo il fatto che abbiamo perso, e agiamo di conseguenza negli ambiti di ciò che la Legge ci consente.
Ringrazio nuovamente il Collega Carrassi per le sue osservazioni.
@leobowski:
“Adesso mi chiedo se il movimento per la dignita’ della docenza, come detto piu’ volte, fara’ azioni altrettanto forti per chiedere di ridurre la precarieta’”.
Lei ha colto il vero problema!
Sono d’accordo!
Anche perché,
un precario non ha la “forza contrattuale” di protestare, per il Ministro è “nulla”,
soprattutto in considerazione del fatto che molti rtd sono ormai scaduti e quindi “disoccupati”; da cosa si dovrebbero astenere (sciopero) se non riescono a lavorare?
L’unico interlocutore serio è lo strutturato, che può scioperare e far sentire la propria voce con azioni forti (sciopero), in difesa di quei soggetti che non possono protestare (poiché disoccupati anche se molto titolati).
Dipende dalla sensibilità o dalla mancanza di sensibilità dello strutturato ordinario, che dovrebbe agire con strumenti forti (sciopero) che lui ha e che il precario scaduto ormai disoccupato non ha più.
Sulla stampa ha fatto più rumore il caso dello scandalo di diritto tributario che non “lo scatto dello stipendio”.
Alcuni, in questo sito, mi hanno accusato apertamente di avere un “odio di classe”, quando io contestavo lo sciopero “di chi ha e vuole di più”.
Purtroppo, ho avuto ragione io, purtroppo;
avrei voluto avere torto e dire “sciopero giusto, gli scatti sono l’unica priorità”,
ma ciò non è e non era nella realtà delle cose.
Il problema è il reclutamento, non lo scatto (cmq un diritto ma non la priorità).
Messaggio per tutti:
Avete fatto lo sciopero per gli scatti!
Avete risolto il problema?
Qual è ora la priorità?
Ciao Anto, diamoci del tu.
Anche io sono rimasto allibito da risposte che ho ricevuto quando ho sollevato queste questioni con i miei “colleghi” strutturati.
Quando fai notare il dato oggettivo (“sciopera per ottenere di usare le poche risorse che ci sono riaffermando il proprio diritto e non per allargarlo a piu’ persone”, ho detto sopra) le risposte sono sempre scomposte.
Forse dovresti chiedere a chi ti accusa di avere odio di classe quante pubblicazioni ha firmato da solo, e quanto invece della sua posizione (che oggi gli permette di avere degli scatti stipendiali) lo deve a quei precari intorno a lui per cui si e’ dimenticato di richiedere qualche diritto. Speriamo, come dice Franco (anche se io sono molto piu’ pessimista), che sia solo l’inizio.
@leobowski:
grazie per la tua sensibilità,
che molti altri ordinari o cmq strutturati che scrivono su questo prezioso sito, purtroppo, non hanno.
[…] a loro favore da parte del ministero, ottenuto grazie alla legge di stabilità 2018, non è stato ritenuto sufficiente, nonostante la previsione di un aumento nel corso degli anni della retribuzione della docenza […]