Segnaliamo ai lettori il DDL d’iniziativa dei senatori DI GIORGI, MARCUCCI, ALBANO, BERTUZZI, BORIOLI, CANTINI, CARDINALI, CIRINNÀ, COCIANCICH, COLLINA, CONTE, CUCCA, CUOMO, D’ADDA, DALLA TOR, DALLA ZUANNA, DEL BARBA, FASIOLO, FATTORINI, FAVERO, FEDELI, GRANAIOLA, IDEM, LEPRI, LUCHERINI, MATTESINI, Mario MAURO, MOSCARDELLI, ORRÙ, PADUA, PAGLIARI, PALERMO, PEZZOPANE, PUPPATO, ROMANO, SAGGESE, SCALIA, SCILIPOTI ISGRÒ, SOLLO, SPILABOTTE, VALDINOSI e AMATI, relativo all’incentivazione all’insediamento di università straniere in Italia, in nome dell’ “internazionalizzazione” del sistema universitario. Una corsia ad hoc, per la quale sono previste norme derogatorie anche relative ai rapporti di lavoro.
Sarebbe già tanto non bocciare con metodi più o meno sleali i colleghi stranieri bravi che si presentano ai nostri concorsi, come insegna il recentissimo caso del prof. Leinkauf in Normale (vd. Roars del 17 aprile 2016).
Ci sarebbe però da precisare che in questo caso non sono stati gli italiani a bocciare il prof. Leinkhauf. Sul sito della Scuola Normale si trova la commissione (e anche il bando, che Leinkhauf diceva essere stato pubblicato confidenzialmente, qualunque cosa voglia dire. Per questo mi è venuta voglia di guardare)
http://www.sns.it/sites/default/files/documenti/12-10-2015/dd_453-5ott2015-commissione_m-fil-06_.pdf
Su tre membri, due stranieri.
È giusto indignarsi, ma a ragion veduta e dopo aver controllato i dati.
Tra i proponenti… Scilipoti…
Ho avuto modo di conoscere personalmente il caro Mimmo Scilipoti.
Una volta, quando era candidato per l’Italia dei Valori, andai presso il suo studio a Vigliatore per portare dei documenti da parte di un mio zio. Ebbene, lo Scilipoti esibiva nel proprio studio una pergamena nella quale era riportata la sua carica di magnifico rettore di una fantomatica “Università Peloritana” (non ricordo esattamente il nome).
All’epoca ero dottorando presso l’Università di Messina e, incuriosito dalla cosa, cercai di trovare tracce di questa, a me ignota, università messinese.
Inutile dire che non trovai nulla al riguardo.
Beh, sono il perfetto pendant delle norme per incentivare la chiusura delle istituzioni accademiche nostrane, oramai in pieno corso. Se ne sentiva proprio il bisogno, non c’è che dire. Con molte università alla canna del gas, sono però ottimista: di fronte al baratro, ci sarà, tempestiva, una reazione compatta della classe docente universitaria dello Stivale, una straordinaria manifestazione di dignità e di schienadrittismo. Avanti tutta!
Vediamo alcune conseguenze teoriche probabili: insegnamenti che si svolgono solo in inglese (essendo istituzioni straniere, il dettato costituzionale non vale). Affluenza di tanti studenti, danarosi, considerate le probabili rette, attratti dal miraggio linguistico, per cui in italiano non sapranno dire nulla nell’ambito specialistico, oppure lo infarciranno d’inglese ancor più di quanto fa ad es. l’Anvur. Bisognerebbe sapere chi e cosa ha spinto il gruppo proponente a proporre. L’Australia è un paese emergente? Chi ha la pazienza di leggere bene la proposta, faccia i suoi commenti più pertinenti.
Nel corso di laurea triennale in cui insegno (presso un’università statale), da tre anni abbiamo attivato un corso di lingua inglese, GRATUITO, che consente di raggiungere il livello upper-intermediate (B2) della lingua e di iscriversi GRATUITAMENTE all’esame Cambridge First Certificate. Bene: su oltre 250 iscritti al primo anno, e circa 600 al triennio, il corso è stato frequentato da CINQUE studenti.
Morale: la danarosità non c’entra nulla; la maggior parte dei nostri studenti non ha capito (perché la maggior parte dei nostri colleghi non lo ha saputo insegnare) che oggi, se non si apre la testa oltre al giardinetto sotto casa, non si trova lavoro nemmeno in un bar. Altro che “miraggio linguistico”: qui il miraggio mi pare essere quello che promettono quasi tutte le università italiane, ovvero che ci si possa laureare 1) senza sforzo 2) in italiano, pensando poi di trovare lavoro.
Per poterle rispondere in maniera più appropriata, dovrei sapere in che tipo di CdL insegna. Io sono romanista, nel senso che mi occupo di lingue romanze e cose affini. Ciononostante oggigiorno, anziché dare per scontato che in questo genere di studi si sappia in partenza il francese, come era una volta, do per scontato ed esigo che gli studenti se la cavino coll’inglese. E tra le letture per l’esame ci sono sempre testi in inglese. Che su cca 600 studenti vostri soltanto 5 vogliano imparare l’inglese non so cosa significa, ma se fossero principianti assoluti o falsi principianti, forse si deve iniziare da un livello più basso del B2. E per far capire indirettamente che senza inglese non si funziona bene – secondo lo standard odierno – basta includere materiale bibliografico in inglese. Chi non lo sa lo impara in qualche modo. E questo non è incompatibile con una ottima competenza dell’italiano che è altrettanto e per altre ragioni doverosa. Il bilinguismo ben bilanciato è la cosa più normale del mondo, dagli analfabeti ai laureati.
non tassa lo straniero.
Sono favorevolissimo. Basta ai protezionismi, dettati quasi sempre dalla paura della concorrenza. La competizione non può che generare miglioramenti della qualità a beneficio di tutti, studenti in primis.
Sí, soprattutto la competizione in cui c’è chi corre con le mani legate dietro alla schiena.
No, con i piedi nel sacco forse è più difficile. Protezionismo … concorrenza … competizione e … populismo.