Sulla rivista Nature è stato da poco publicato uno studio che ha analizzato l’occupazione accademica e la formazione dottorale dei docenti di ruolo di tutte le università statunitensi che hanno conseguito il dottorato nel decennio 2011-2020. Per l’assunzione di docenti negli Stati Uniti quantifica che
“La maggior parte degli accademici di ruolo negli Stati Uniti ha conseguito il dottorato in un piccolo gruppo di università d’élite .
Nel complesso l’assunzione di docenti di ruolo negli Stati Uniti è dominata da una piccola minoranza di università statunitensi che formano una grande maggioranza di tutti i docenti e siedono in cima a ripide gerarchie di prestigio. Solo cinque università statunitensi formano più docenti americani di tutte le università non statunitensi messe insieme. Se allarghiamo lo sguardo dai campi a interi settori, le disuguaglianze nella produzione di docenti aumentano ulteriormente, riflettendo le posizioni delle università d’élite ai vertici di molteplici gerarchie di prestigio correlate tra i vari campi. In linea di principio, le università sono in condizioni di parità sia come produttori che come consumatori nel mercato dell’assunzione di docenti. Tuttavia, i modelli di assunzione dei docenti osservati indicano che il sistema è meglio descritto come una struttura universale nucleo-periferia, con un modesto scambio di docenti tra le università del nucleo, una sostanziale esportazione di docenti dal nucleo alla periferia e una scarsa importazione in senso inverso o dall’esterno degli Stati Uniti.
Lo studio rileva che il mondo accademico statunitense è caratterizzato da una disuguaglianza estrema nella produzione di docenti, con l’80% di tutti i docenti statunitensi formati in appena il 20,4% delle università. Il prestigio dell’università dove si è conseguito il dottorato sembra essere un aspetto fondamentale nell’assunzione dei docenti. Un’analisi di rete mostra che i dati rivelano
“strutture di rete caratterizzate da un nucleo strettamente connesso di università di alto prestigio che scambiano docenti tra loro ed esportano docenti verso università della periferia della rete ma raramente li importano da queste”.
Le università più prestigiose sono anche quelle con la più alta consanguineità accademica, per il semplice motivo che non ci sono altre università abbastanza prestigiose da cui scegliere.
Questo studio suggerisce quindi che, anche in un modello di meritocrazia come il sistema accademico statunitense, il luogo di partenza spesso determina in larga misura il livello di carriera.
mi sfuggono alcune cose: Sylos Labini cita il caso come esempio di buona prassi o di malcostume universale? e come si rapporta alla mania per punteggi e graduatorie che infetta ormai tutti i sistemi universitari (proprio a partire dal modello USA, credo)? e quindi a che cosa corrisponde il “prestigio” esattamente? per non parlare d’altro (quoziente docente-studenti, livelli stipendiali, risorse per didattica e ricerca, ecc.)